Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
giovedì 20 dicembre 2018
Lotta di classe contro il ceto medio
A forza di dire che i ceti medi non esistono più ("Ma allora aveva ragione Marx!"), che la gobalizzazione neoliberale e la crisi del 2008 li ha annullati, che le diseguaglianze aumentano, si rischia di non accorgersi che la manovra economica del governo populista è una manovra lacrime e sangue proprio per il ceto medio ("Ma allora esiste ancora!"). Mentre i capitali sono già stati portati all'estero, per trovare i soldi del cosidetto reddito di cittadinanza, cioè la mancia elettorale (secondo le stime 58 euro a povero o finto povero) per comprarsi una clientela di elettori tra il sottoproletariato, i disoccupati, i finti poveri e finti nullatetenti tipo il capoultrà spacciatore e ndranghetista che bacia Salvini, dicevamo Robin Hood Di Maio e Pancio Salvini si apprestano a rubarli al ceto medio, attraverso il congelamento dell'indicizzazione delle pensioni normali, l'aumento dell'Iva, il taglio agli investimenti.
Il social(ista) Salvini
La pagina facebook di Salvini è uno strumento eccezionale per capire il fenomeno salviniano. Scordate la Lega di Bossi, siamo di fronte ad un fenomeno completamente nuovo, ad una sorta di comunismo qualunquista e reazionario, nell'esaltazione del popolo in quanto tale. Se le idee socialiste e comuniste difendevano i diritti economici del popolo, ma portavano avanti l'idea di un'umanità nuova che doveva superare le classi sociali precedenti e le loro identità culturali, comprese quelle popolari, il comunismo di Salvini esalta il popolo in carne e ossa in maniera totalmente acritica: tutte le cose che si sentono dire nei bar diventano l'enciclopedia evangelica per Salvini, non aver studiato diventa un titolo di merito, chi non sa sa e chi sa non sa, potrebbe essere il motto di Salvini, sempre a caccia di quelli che lui chiama i "professoroni" e i "tecnici". E se è vero che "gli intellettuali", "i radical-chic" (definizione che ormai comprende chiunque non la pensi come loro) possono essere odiosi e saccenti, cosa c'è di ancora più odioso di un ignorante saccente e arrogante che pretende di saperne di più di un medico, un economista?
Se la sinistra classica insieme alla lotta di classe contro i "padroni" accompagnava un'etica del lavoro, Salvini alimenta la nostalgìa di quando si andava in pensione a 50 anni, si poteva avere il posto fisso senza impegnarsi, parla più ai pensionandi e ai disoccupati che al mondo del lavoro, anche se molti ancora credono che questo lato sia più repertorio dei grillini, confidando appunto che la lega sia ancora quella di prima, la rappresentante dei ceti produttivi del nord. Invece l'alleanza giallo-verde si compenetra, crea un nuovo polo deciso a durare. Questa unione è un po' Toni Negri e un po' l'assistenzialismo democristiano.
Se la sinistra classica insieme alla lotta di classe contro i "padroni" accompagnava un'etica del lavoro, Salvini alimenta la nostalgìa di quando si andava in pensione a 50 anni, si poteva avere il posto fisso senza impegnarsi, parla più ai pensionandi e ai disoccupati che al mondo del lavoro, anche se molti ancora credono che questo lato sia più repertorio dei grillini, confidando appunto che la lega sia ancora quella di prima, la rappresentante dei ceti produttivi del nord. Invece l'alleanza giallo-verde si compenetra, crea un nuovo polo deciso a durare. Questa unione è un po' Toni Negri e un po' l'assistenzialismo democristiano.
martedì 27 novembre 2018
Crozza e le Iene, quando la comicità è di regime
Crozza e le Iene. Due figure che fanno più opinione di duecentomila laureati. Da una parte un comico di regime, dall'altra pseudogiornalismo scandalistico, ma sopratutto da una parte un comico al servizio di D'Alema, dall'altra una trasmissione di Berlusconi. In questi anni hanno tirato la volata ai grillini, ma sopratutto hanno massacrato Renzi. La chiave della politica potrebbe stare tutta qui, i grillini devono buona parte del loro consenso alle fake news sui social, ma la televisione in questi anni non ha perso il suo peso, a questo punto bisognerebbe chiedersi perchè il comico di D'alema e i talk-show di mediaset, le iene e "dalla vostra parte" di Del Debbio su rete 4, hanno fatto propaganda per il 5 stelle, quasi che D'alema e Berlusconi, pur di sbarrare la strada a Renzi, abbiano preferito spianarla ai grillini. Ora, improvvisamente Crozza attacca il governo, le Iene attaccano Di Maio, il comico genovese si tiene una porta aperta in realtà, fa uno sketch contro Toninulla, ma dove Casaleggio gli manda una mela per avvelenarlo, come a dire la mela marcia in un movimento sano, poi lo stesso Crozza riprende lo scoop delle Iene sul padre di Di Maio che assume in nero gli operai, ma lo mette sullo stesso piano del padre di Renzi, eppure lui archiviato dai tribunali e recentemente vincente di due processi per diffamazione contro l'amico di Crozza, il direttore del Fatto Quotidiano, Travaglio. Quindi Crozza fa la domanda fatidica, "ma non erano meglio quelli di prima, cosa ha fatto di male il padre di D'alema?", poi aggiunge lo specchietto per allodole "a parte fare un figlio?", ma il dado è tratto. Dall'altra parte le Iene, che per anni hanno tirato la volata ai grillini in chiave antirenzi e ora sputtanano i Di Maio. In tutto questo c'è la chiave di tutti questi anni, Berlusconi e D'alema, pur di sbarrare la strada a Renzi, hanno in questi anni favorito un movimento antidemocratico, estremista, di cialtroni incompetenti, nel più classico "tanto peggio tanto meglio", ora provano a rientrare dalla finestra, sempre coi loro manganellatori.
mercoledì 21 novembre 2018
Il cortocircuito cinese
Una modella cinese che prova a mangiare spaghetti italiani con le bacchette cinesi, poi ritenta con la pizza, ma non ci riesce, sorride comunque divertita. Questo lo spot di Dolce&Gabbana che ha suscitato la reazione indignata della Cina, sia il governo che i social asiatici, che hanno accusato gli stilisti italiani di razzismo.
Ma perchè? I cinesi, come qualsiasi paese dell'ex terzo mondo, si offendono se dipinti come non capaci di attuare una pratica occidentale, o se uno strumento cinese risulta inadatto ad un utilizzo occidentale, ma allo stesso tempo rivendicano orgogliosamente il proprio patriottismo e il loro antioccidentalismo. Dov'è il razzismo? Lo si può vedere solo se si ammette che l'occidente è la parte superiore del mondo e questo è un bel cortocircuito per chi allo stesso tempo alimenta il dogma antiimperialista, oppure se si pensa che uno strumento cinese vada bene ovunque, e questo è un bel cortocircuito se si afferma di non essere razzisti.
Ma perchè? I cinesi, come qualsiasi paese dell'ex terzo mondo, si offendono se dipinti come non capaci di attuare una pratica occidentale, o se uno strumento cinese risulta inadatto ad un utilizzo occidentale, ma allo stesso tempo rivendicano orgogliosamente il proprio patriottismo e il loro antioccidentalismo. Dov'è il razzismo? Lo si può vedere solo se si ammette che l'occidente è la parte superiore del mondo e questo è un bel cortocircuito per chi allo stesso tempo alimenta il dogma antiimperialista, oppure se si pensa che uno strumento cinese vada bene ovunque, e questo è un bel cortocircuito se si afferma di non essere razzisti.
lunedì 29 ottobre 2018
L'odio antiebraico emerge nelle società malate
Ebrei trucidati nella sinagoga a Pittsburgh da un fanatico di estrema destra, come nel 1982 a Roma, quando un commando palestinese assaltò la sinagoga uccidendo un bambino di due anni e ferendo 37 persone, come negli anni '40 e per millenni prima ancora. L'antisemitismo è la malattia dell'occidente, come del mondo islamico e dell'Europa orientale, esiste da sempre, viene messa in quarantena, ma poi quando insorge dalle fogne è il sintomo che la malattia è rientrata nella sua fase acuta, quando si diffonde trasversalmente vuol dire che una società è malata e non può essere relegato a una parte politica, finisce che il razzismo e l'odio etnico appartiene anche a chi è di sinistra, che viene contagiato, per cui per sfogare il proprio razzismo gli basterà dire che gli ebrei sono i banchieri, i capitalisti, gli imperialisti o più rozzamente i ricchi e il gioco è fatto, potrà farsi passare per "di sinistra" e servire la causa del nazionalsocialismo, vero punto di raccordo e punto di congiunzione tra il socialismo reazionario e il socialismo rivoluzionario che si esprime con l'odio antiebraico.
mercoledì 10 ottobre 2018
Da No global dico viva la globalizzazione
Ero un no global e sono rimasto un no gobal, peccato che ho diametralmente cambiato idea, o forse ne ho preso gli aspetti migliori. I No global, o meglio l'ala egemone di quel movimento, solevano dire "non siamo contro la globalizzazione, ma contro questa globalizzazione, cioè la globalizzazione liberale." E invece è proprio l'aspetto liberale della globalizzazione, il libero commercio, la rottura dei dazi doganali, la diffusione dei valori occidentali nel mondo come la libertà individuale, il meglio della globalizzazione, dove invece l'omologazione culturale, il governo mondiale, la diversità sottomessa all'uguaglianza, il pensiero unico populista, ne sono l'aspetto peggiore, mentre i nazionalismi, i particolarismi, le autonomìe hanno un valore intrinseco se integrate nella globalizzazione, mentre diventano deteriori se ne sono ostili, ottusamente autarchiche.
lunedì 1 ottobre 2018
Il 30 settembre 2018 nasce l'opposizione a questo governo di banditi
Due piazze, quella del Pd in piazza del popolo a Roma, e poi Anpi, Sentinelli ed Emergency che invece di scegliere un altro giorno decidono di sovrapporsi chiamando a raccolta la piazza del Duomo a Milano. Se hanno voluto la competizione interna alla sinistra, diciamo che si sono rotti le corna, 25000 a Milano, magari non 70000 a Roma, ma almeno 40000 a Roma. Eh niente, sì perchè cari amici de La Repubblica, della Cgil e dintorni, il Pd ha ancora un popolo, fatto di proletari non rimbecilliti, tanto ceto medio e perchè no anche l'elite, non quella di confindustria e del suo leader Boccia, che oggi si schiera con Salvini, che dai sondaggi sembra dominare, ma fino a prova contraria ha preso meno voti di Renzi il 4 marzo e forse non sta così mangiando in testa a Di Maio, avendo consegnato il nord al peggiore assistenzialismo democristiano, ma con metodi squadristi, del bibitaro di Pomigliano e di Savona.
Uno sguardo fotografico alle due piazze, quella di Roma vede tanti over 60, ma anche qualche under 40, quella di Milano sembra fatta solo di 40-50-60enni un po' sbandati, dall'aria trasandata, una sinistra incancrenita, fatta di una finta diversità al servizio del neototalitarismo uniformante, di un antifascismo monocolore e di un pacifismo ipocrita e unilaterale, di gente che magari ha votato i grillini fino a ieri, prepolitica, rancorosa e rabbiosa tanto quanto i banditi al governo.
Dall'altra parte il popolo del Pd chiede unità, Martina, Renzi, Gentiloni, Orfini, trovate la quadra, ma per cortesia, il grillino Emiliano e il serpente Franceschini fuori dai coglioni.
Uno sguardo fotografico alle due piazze, quella di Roma vede tanti over 60, ma anche qualche under 40, quella di Milano sembra fatta solo di 40-50-60enni un po' sbandati, dall'aria trasandata, una sinistra incancrenita, fatta di una finta diversità al servizio del neototalitarismo uniformante, di un antifascismo monocolore e di un pacifismo ipocrita e unilaterale, di gente che magari ha votato i grillini fino a ieri, prepolitica, rancorosa e rabbiosa tanto quanto i banditi al governo.
Dall'altra parte il popolo del Pd chiede unità, Martina, Renzi, Gentiloni, Orfini, trovate la quadra, ma per cortesia, il grillino Emiliano e il serpente Franceschini fuori dai coglioni.
sabato 22 settembre 2018
Il metodo sovietico-grillino
L'audio del portavoce 5stelle Casalino che dice che "i burocrati del ministero non ci danno i soldi per il reddito di cittadinanza e che vuoi che siano 10 miliardi (all'anno però), quindi nel 2019 ci dedicheremo solo a cacciare questi pezzi di m..." è innanzitutto un audio non rapito, ma volutamente fatto arrivare alla stampa dallo stesso Casalino, un messaggio per far trasmettere l'idea ai gonzi che li votano che se non ci sarà il reddito di cittadinanza, se l'economia ha ripreso ad andar male, se le promesse del governo non vengono mantenute è colpa dei sabotatori che si annidano dentro lo Stato, messi lì da quelli che c'erano prima della rivoluzione. E' il metodo sovietico, in Russia nel '900 quando l'economia andava male, quando i piani quinquennali non rispettavano il programma, quando le promesse del socialismo e del paradiso dei lavoratori non venivano mantenute, i dirigenti sovietici davano la colpa ai sabotatori interni, accusandoli di minare la produzione, oppure al complotto internazionale ordito dalle plutocrazie occidentali. Oggi al posto del produttivismo, dello sviluppo economico e del progresso si è sostituito l'ideale del sussidio, del pauperismo, della decrescita infelice, ma il metodo è lo stesso, al posto delle plutocrazie occidentali c'è l'Unione Europea, ma il complottismo è uguale.
Diego Bianchi sostiene i fascisti
La vicenda del cane della polizia chiamato X Mas, ha scatenato uno schema già visto e rivisto. Un consigliere del Pd ha fatto un'interrogazione, è emerso che X Mas era il nome del canile da cui proveniva, il consigliere ha rimarcato comunque l'inopportunità che un cane della polizia della repubblica italiana venga chiamato col nome di una nota organizzazione fascista e poi, scontato, è partito il fuoco incrociato. Da una parte gli sghignazzi goliardici dei consiglieri della Lega, che ironizzano bollando il consigliere Pd di aver accusato il cane di essere fascista, ma dall'altra parte ecco l'ausiliario dei leghisti, il komunistello all'amatriciana Diego Bianchi, in arte Zoro, che fa il pagliaccio per la Tv grillina La7, anche lui nella sua trasmissione ironizza come se il consigliere Pd avesse interpellato il cane e non la polizia. Che bella combriccola.
martedì 18 settembre 2018
La situazione politica in termini numerici
La situazione: Oggi partiamo da un'area governativa sostenuta da 20 milioni di persone (lega felpaputiniana-grillini-ala filo salvini di forza italia-Meloni e suoi i nazionalisti all'amatriciana), un'opposizione di nove milioni di persone, sette (in larga parte PdRenzi più Pd Martina, pd orfini, bonino, liberalsocialisti, sinistra cattolica della provaccini Lorenzin), più due l'ala liberal-conservatrice antipopulista di forza italia, poi 1,5 milioni di fuoco amico stronzo antiPd. Perciò, 20 fasciocomunisti rossobruni, 7 sinistra liberaldemoprogressisti più due milioni lib-con, 1,5 marroni, per il resto 500mila neocamorrafascisti, 500mila neoDc, centomila dignitosi, ma anche deliranti veterocom, più piccole minoranze sparse repubblicane, poi cattoretrograde, liste civiche improbabili, più 15 (QUINDICI) milioni di astenuti e/o indecisi.
All'interno dell'area fasciosovieticoortodossocomunista di governo troviamo circa sei milioni di minchioni che si ritengono di sinistra, i famosi voti persi dal Pd, i classici "delusi dal Pd e dalla sinistra", ma "nemmeno rifondazione era abbastanza de sinistra e antisistema per la mia panza revolucionaria", un'area di 10 milioni di "non toccatemi Salvini che gli darei anche la moglie", e quattro milioni di grillini veri e propri, tra i quali in realtà molti che vogliono solo mille euro al mese dallo Stato per non fare nulla e appena scoprono che non arrivano sparigliano e spariscono. In uno scenario del genere i grillini appaiono spacciati, a meno che non virano pesantemente sul sinistrismo guatemalteco fasciohippie alla Di Battista che tanto piace, cosa che faranno. Salvini è in cassaforte, risucchia da tutti gli alleati, finchè la gente non scoprirà che non può cacciare tutti gli immigrati e mandare tutti quei sessantenni livorosi che lo votano in pensione, d'altronde questo e quell'altro va contro l'interesse nazionale.
Interessante 15 milioni di astenuti, ma forse sarà così sempre. Onestamente non saprei dove recuperare i voti. I Martina, gli Zingaretti, i Franceschini, gli Orlando e il traditore Emiliano pensano che bisogna riprenderli dai sei milioni di Che Guevara de noantri che votano giggino. Io e probabilmente anche Renzi pensa a quei due milioni di liberali di forza italia stufi del doppio gioco di Berluscone e allergici a Salvini, i 500mila neoDC più sempre quei 15 milioni di astenuti... Ma forse prima di tutto anche compattare quei sette milioni, una situazione ribaltata rispetto a cinque anni fa, quando Renzi puntava a far uscire dal recinto la sinistra e Bersani a tenercela. Ora i renziani devono recintare e prendersi definitivamente il Pd. La traversata nel deserto è iniziata, perchè oggi sul piano culturale la situazione è ribaltata, ora sono i renziani a riprendere in mano l'analisi togliattiana (e non solo togliattiana) di un paese visceralmente reazionario, mentre la sinistra antirenzi riprende in mano la tesi bislacca del paese che va a destra perchè la sinistra non lo capisce o ne tradisce le spinte rivoluzionarie e anticapitalistiche, che in realtà non sono altro che spinte antimoderne e antioccidentali.
All'interno dell'area fasciosovieticoortodossocomunista di governo troviamo circa sei milioni di minchioni che si ritengono di sinistra, i famosi voti persi dal Pd, i classici "delusi dal Pd e dalla sinistra", ma "nemmeno rifondazione era abbastanza de sinistra e antisistema per la mia panza revolucionaria", un'area di 10 milioni di "non toccatemi Salvini che gli darei anche la moglie", e quattro milioni di grillini veri e propri, tra i quali in realtà molti che vogliono solo mille euro al mese dallo Stato per non fare nulla e appena scoprono che non arrivano sparigliano e spariscono. In uno scenario del genere i grillini appaiono spacciati, a meno che non virano pesantemente sul sinistrismo guatemalteco fasciohippie alla Di Battista che tanto piace, cosa che faranno. Salvini è in cassaforte, risucchia da tutti gli alleati, finchè la gente non scoprirà che non può cacciare tutti gli immigrati e mandare tutti quei sessantenni livorosi che lo votano in pensione, d'altronde questo e quell'altro va contro l'interesse nazionale.
Interessante 15 milioni di astenuti, ma forse sarà così sempre. Onestamente non saprei dove recuperare i voti. I Martina, gli Zingaretti, i Franceschini, gli Orlando e il traditore Emiliano pensano che bisogna riprenderli dai sei milioni di Che Guevara de noantri che votano giggino. Io e probabilmente anche Renzi pensa a quei due milioni di liberali di forza italia stufi del doppio gioco di Berluscone e allergici a Salvini, i 500mila neoDC più sempre quei 15 milioni di astenuti... Ma forse prima di tutto anche compattare quei sette milioni, una situazione ribaltata rispetto a cinque anni fa, quando Renzi puntava a far uscire dal recinto la sinistra e Bersani a tenercela. Ora i renziani devono recintare e prendersi definitivamente il Pd. La traversata nel deserto è iniziata, perchè oggi sul piano culturale la situazione è ribaltata, ora sono i renziani a riprendere in mano l'analisi togliattiana (e non solo togliattiana) di un paese visceralmente reazionario, mentre la sinistra antirenzi riprende in mano la tesi bislacca del paese che va a destra perchè la sinistra non lo capisce o ne tradisce le spinte rivoluzionarie e anticapitalistiche, che in realtà non sono altro che spinte antimoderne e antioccidentali.
giovedì 13 settembre 2018
La doppiezza comunista
Il grande capolavoro dei comunisti è stato quello di imporre a tutti l'idea che se non sei comunista o filocomunista non sei di sinistra, ma allo stesso tempo imponendo il sentimento e l'idea di un profondo disprezzo per la sinistra, in nome di una rivoluzione antisistema più ampia e totale che superasse i concetti in fondo borghesi e liberali di destra e sinistra. Questa è la vera doppiezza dei comunisti, capaci in questo modo di legare a sè cose diversissime tra loro, ma solo per controllarle, mantenendo di fatto un status quo cristallizzato, funzionale alla eternizzazione della loro burocrazia intellettuale, sindacale e politica. Da una parte l'eterno rimando a tempi migliori per l'ora X rivoluzionaria, dall'altra il soffocamento sul nascere di una sinistra liberale, realmente riformista e occidentale. Alla base una reiterizzazione di un apparato di potere che non ha più alcuna ragione storica di esistere, smentito dalla storia e anche dalle menti più lucide del marxismo revisionista, da Bernstein a Tasca e in parte da Gramsci e Giorgio Amendola, passando per figure come Renzo De Felice, ma che si mantiene in vita appunto occupando posti di potere nello stato liberaldemocratico, godendone di tutti gli agi e allo stesso tempo erodendolo, di fatto favorendo e alimentando le derive populistico-reazionarie delle masse, per poi presentarsi come il salvatore della democrazia.
mercoledì 12 settembre 2018
Destra e sinistra per Norberto Bobbio
Ritrovarmi tra le mani il libello di Norberto Bobbio "Destra e sinistra" scritto dal filosofo torinese nel 1994 è un'esperienza davvero gratificante. Farne un commento dopo averne riletto solo dieci pagine intrise di falsa modestia dove il mite e umile intellettuale risponde ai suoi critici può apparire presuntuoso, ma appunto, privo di falsa modestia. Il successo editoriale che ebbe questo libricino non stupisce affatto, dopo la caduta dell'Unione Sovietica molta gente si interrogava su cosa fossero la destra e la sinistra, a conferma che queste categorie cambiano a seconda dell'epoca storica e l'epoca storica cambia a seconda dei rapporti geopolitici mutati. Bobbio fornisce una risposta schematica, morale e restauratrice dei rapporti destra-sinistra dell'epoca precedente, quella della guerra fredda, avendo cura di proporla in una veste oggettiva, non moralisteggiante e questo è il segreto del suo successo. Molto più difficile convincere le persone che esistono tre sinistre e due destre o che cambiano a seconda dell'epoca o del fattore geopolitico. Per Bobbio non ci sono spazio ai dubbi, a dispetto della prosa non perentoria e dialogante, il contenuto è radicale ed estremizzante: la sinistra è l'uguaglianza, la destra è la diseguaglianza rappresentata anche dalla libertà quando non è al servizio dell'egualitarismo, cioè gli odiati liberal-liberisti ben rappresentati in quel momento storico da Berlusconi, un equivoco negli anni alimentato dallo stesso cavaliere, che la storia ha dimostrato appartenere più al populismo autoritario che al liberalismo, pur rimanendo valide oggettivamente le sue denunce nei confronti di una sinistra a sua volta illiberale. L'utilitarismo alla bisogna della politica del momento in questo libro è ai miei occhi evidente, ma sicuramente molta gente ci vide solo una nobile speculazione filosofica. Quindici anni fa da comunista ne criticai il moderatismo, che oggi appare solo nella forma. La libertà per Bobbio ha senso solo se al servizio di un fine superiore egualitario, nel senso totale del termine, per lui le dittature fasciste sono dittature dei ceti alti, quindi in fondo liberali e fascisti sono assimilabili, secondo l'analisi del comintern degli anni '20 che stalinisti elastici come Togliatti superarono più del socialista democratico Bobbio. Viene in mente la sorte del partito d'azione nel dopoguerra, ma anche quella del partito socialista, divisi tra personaggi succubi del partito comunista e "autonomisti" che rivendicavano la diversità dai comunisti e anche un fiero anticomunismo di sinistra. L'impressione è che Bobbio appartenesse più ai primi, anche se forse molti pensarono che stava tra i secondi.
martedì 11 settembre 2018
Sinistra sociale, sinistra identitaria e sinistra modernista
Lo scontro che si sta delineando, il conflitto interno alla sinistra che si sta raffigurando dentro il Pd in vista del prossimo congresso, ricorda incredibilmente quello visto al congresso di Chianciano del 2008 nel partito della rifondazione comunista. Stupiti? E invece pare proprio di sì.. Oggi come allora si scontrano tre idee di sinistra; Mettete per il momento da parte "destra" interna, "centro" interno" e "sinistra" interna, dimenticate al momento liberali, socialdemocratici e comunisti, accantonate riformisti, tatticisti e massimalisti, anche se ovviamente ci sono ancora molti fili conduttori con queste distinzioni del passato, ma lo scontro oggi è tra sinistra modernista, sinistra identitaria e sinistra sociale.
Dopo la debacle elettorale del 2008, Rifondazione comunista si ritrovò a interrogarsi sulle cause della sconfitta, l'analisi che ne fu fatta determinò ulteriori e ben peggiori sconfitte, portando il partito della rifondazione comunista sull'orlo della scomparsa.
La sinistra sociale, rappresentata da Paolo Ferrero, diagnosticò che si era stati troppo da Bruno Vespa e troppo poco nelle periferie. La colpa era del segretario Fausto Bertinotti, che aveva fatto un partito mediatico e non intriso nel tessuto sociale della sofferenza. Per inciso, Paolo Ferrero era stato un ministro del governo di centrosinistra, era stato un bertinottiano; non ricorda in tutto ciò Martina, ministro del governo Renzi che con aria da parroco di campagna oggi certifica il bisogno del Pd di ritornare nelle periferie con il capo cosparso di cenere? Ma in Rifondazione il rifugio nel movimentismo, nell'associazionismo e in iniziative volontaristiche di volontariato non si produssero in risultati elettorali, anzi il movimento interno denominato proprio "sinistra sociale" vide alla fine confluire molti suoi elementi direttamente e letteralmente nella destra sociale e non certo per caso.
Inutile davvero dire che l'attuale "governo del popolo" sta congelando il meno lacrimoso ma ben più concreto Piano Periferie messo appunto dal governo Renzi nel più totale silenzio mediatico, 1,6 miliardi per progetti edilizi e culturali che avrebbero dovuto partire nel 2019 riqualificando le zone più difficili d'Italia, inoltre si prepara ad abolire gli 80 euro per i lavoratori, quella cosa che fu definita "televendita" e "mancia elettorale" dai populisti e dalla "vera sinistra".
Ma torniamo al nostro viaggio dentro la sinistra, al congresso del 2008 c'era poi la sinistra identitaria, quella della falce e martello, quella del rifondiamo il PCI, quella del L'unione Sovietica e la storia non si tocca, quella conservatrice nel senso non deteriore del termine al quale io appartenevo. Era in realtà una opzione minoritaria ma come spesso capita alle opzioni minoritarie era anche l'ago della bilancia nello scontro tra sinistra modernista e sinistra sociale. E decise di schierarsi con la sinistra sociale, determinandone la vittoria al congresso, che vide l'elezione a segretario di Paolo Ferrero, ma per poi venire marginalizzata. Oggi nel Pd la sinistra identitaria è rappresentata da Orfini e dagli ex giovani turchi, in grado di capire a differenza della sinistra sociale che il populismo dei grillini è antisinistra e non è "compagni che sbagliano" o peggio "compagni traditi dalla sinistra", ma incapaci poi di fare quella scelta di campo a favore della sinistra modernista a causa una tendenza antiliberale di fondo irrisolta, tipica di quel marxismo indeciso se governare la modernità o esserne la leva che la sconfigge.
Ed eccoci alla sinistra modernista, al congresso di Chianciano era rappresentata da Nichi Vendola, quindi in un partito strutturalmente identitario-sociale non poteva che proporre una idea di sinistra modernista che in realtà fosse in fondo funzionale alla soppravvivenza della sinistra identitario-sociale, come il posteriore antirenzismo di Vendola ha certificato, anche se questo non veniva capito dai rivali di partito, mentre in un partito come il Pd, la proposta modernista può collocarsi in un'idea di governo della modernità, anzichè rovesciamento dialettico della modernità secondo la tradizione marxista.
Ma in cosa consiste la sinistra modernista? In sostanza nell'unione tra le idee libertario-liberal-liberiste e quelle socialiste, laddove il liberalismo puro non va identificato come destra, che invece è meglio rappresentata da un comunitarismo senza libertà che paradossalmente viene spesso identificato come"sinistra", ma come una sinistra anarchica convinta nell'autoregolamentazione del mercato e della democrazia. La sinistra moderna è però una sinistra che invece conosce bene i limiti della democrazia pura e diretta e del mercato puro, sapendo che la democrazia pura e diretta porta alla tirannìa dell'hitlerismo, del mussolinismo e dello stalinismo, che il mercato puro porta ai trust e ai monopoli, e sa, senza abolirli o soffocarli, governarli. Ma è anche una sinistra che non propone rotture rivoluzionarie verso le età intermedie per un ritorno ad un primitivismo tribale o a un universalismo assolutista, ma è consapevole dell'evoluzione che la storia comporta, degli elementi laici che si possono ravvisare nella tradizione giudaico-cristiana e al contrario del fondamentalismo e dell'intolleranza che al contrario l'ateismo può scatenare.
Dopo la debacle elettorale del 2008, Rifondazione comunista si ritrovò a interrogarsi sulle cause della sconfitta, l'analisi che ne fu fatta determinò ulteriori e ben peggiori sconfitte, portando il partito della rifondazione comunista sull'orlo della scomparsa.
La sinistra sociale, rappresentata da Paolo Ferrero, diagnosticò che si era stati troppo da Bruno Vespa e troppo poco nelle periferie. La colpa era del segretario Fausto Bertinotti, che aveva fatto un partito mediatico e non intriso nel tessuto sociale della sofferenza. Per inciso, Paolo Ferrero era stato un ministro del governo di centrosinistra, era stato un bertinottiano; non ricorda in tutto ciò Martina, ministro del governo Renzi che con aria da parroco di campagna oggi certifica il bisogno del Pd di ritornare nelle periferie con il capo cosparso di cenere? Ma in Rifondazione il rifugio nel movimentismo, nell'associazionismo e in iniziative volontaristiche di volontariato non si produssero in risultati elettorali, anzi il movimento interno denominato proprio "sinistra sociale" vide alla fine confluire molti suoi elementi direttamente e letteralmente nella destra sociale e non certo per caso.
Inutile davvero dire che l'attuale "governo del popolo" sta congelando il meno lacrimoso ma ben più concreto Piano Periferie messo appunto dal governo Renzi nel più totale silenzio mediatico, 1,6 miliardi per progetti edilizi e culturali che avrebbero dovuto partire nel 2019 riqualificando le zone più difficili d'Italia, inoltre si prepara ad abolire gli 80 euro per i lavoratori, quella cosa che fu definita "televendita" e "mancia elettorale" dai populisti e dalla "vera sinistra".
Ma torniamo al nostro viaggio dentro la sinistra, al congresso del 2008 c'era poi la sinistra identitaria, quella della falce e martello, quella del rifondiamo il PCI, quella del L'unione Sovietica e la storia non si tocca, quella conservatrice nel senso non deteriore del termine al quale io appartenevo. Era in realtà una opzione minoritaria ma come spesso capita alle opzioni minoritarie era anche l'ago della bilancia nello scontro tra sinistra modernista e sinistra sociale. E decise di schierarsi con la sinistra sociale, determinandone la vittoria al congresso, che vide l'elezione a segretario di Paolo Ferrero, ma per poi venire marginalizzata. Oggi nel Pd la sinistra identitaria è rappresentata da Orfini e dagli ex giovani turchi, in grado di capire a differenza della sinistra sociale che il populismo dei grillini è antisinistra e non è "compagni che sbagliano" o peggio "compagni traditi dalla sinistra", ma incapaci poi di fare quella scelta di campo a favore della sinistra modernista a causa una tendenza antiliberale di fondo irrisolta, tipica di quel marxismo indeciso se governare la modernità o esserne la leva che la sconfigge.
Ed eccoci alla sinistra modernista, al congresso di Chianciano era rappresentata da Nichi Vendola, quindi in un partito strutturalmente identitario-sociale non poteva che proporre una idea di sinistra modernista che in realtà fosse in fondo funzionale alla soppravvivenza della sinistra identitario-sociale, come il posteriore antirenzismo di Vendola ha certificato, anche se questo non veniva capito dai rivali di partito, mentre in un partito come il Pd, la proposta modernista può collocarsi in un'idea di governo della modernità, anzichè rovesciamento dialettico della modernità secondo la tradizione marxista.
Ma in cosa consiste la sinistra modernista? In sostanza nell'unione tra le idee libertario-liberal-liberiste e quelle socialiste, laddove il liberalismo puro non va identificato come destra, che invece è meglio rappresentata da un comunitarismo senza libertà che paradossalmente viene spesso identificato come"sinistra", ma come una sinistra anarchica convinta nell'autoregolamentazione del mercato e della democrazia. La sinistra moderna è però una sinistra che invece conosce bene i limiti della democrazia pura e diretta e del mercato puro, sapendo che la democrazia pura e diretta porta alla tirannìa dell'hitlerismo, del mussolinismo e dello stalinismo, che il mercato puro porta ai trust e ai monopoli, e sa, senza abolirli o soffocarli, governarli. Ma è anche una sinistra che non propone rotture rivoluzionarie verso le età intermedie per un ritorno ad un primitivismo tribale o a un universalismo assolutista, ma è consapevole dell'evoluzione che la storia comporta, degli elementi laici che si possono ravvisare nella tradizione giudaico-cristiana e al contrario del fondamentalismo e dell'intolleranza che al contrario l'ateismo può scatenare.
venerdì 31 agosto 2018
i discorsi alati di Veltroni
Volare alto e colpire basso. Questo è un vecchio rituale nella retorica dei dirigenti del partito comunista a cui Veltroni con i suoi ultimi interventi non si sottrae. Quale ingenerosità nel definirlo "l'amerikano" e il "nuovista" da parte di certi ottusi sinistri. Discorsi alati, storicisti, prenderla da lontano, dalla storia, per sferrare ben assestati calci nei testicoli. E allora "badate", "vedete", ma alla fine chi "ha parlato di rottamazione ha usato un termine estraneo alla nostra cultura che usò per primo Berlusconi", insomma Renzi è di destra, come Giorgio Amendola era di destra, poi tra 20 anni faranno proprie le sue teorie come hanno fatto con Amendola, ma poi di quale cultura "umanitaria" parla Veltroni, quella di Gramsci preso letteralmente a sassate dai suoi stessi compagni nelle carceri fasciste o quella di Terracini emarginato e ostracizzato per 20 anni, o quella di Tasca e gli altri espulsi nel '29, la nostra storia è sangue e merda, Veltroni facci il piacere, ti scandalizza la parola rottamazione, ma da quale paesaggio lunare provieni, con le tue figurine, con la tua idea regressiva di sinistra, con il tuo tatticismo non meno esasperato di D'Alema, vai a dormire, formaggino.
Togliatti e il catastrofismo comunista
Per capire la fascinazione per i grillini da parte di una certa parte del Pd forse bisognerebbe ricordare di come Togliatti tentò un'alleanza con i qualunquisti di Giannini nei lontani anni '40 e addirittura arrivò nel 1953 a proporgli di candidarsi come indipendente nelle file del Pci. D'alema, che non perde occasione di presentarsi come l'erede del Migliore, ha in una intervista recente rivendicato la sua linea di dialogo con i grillini non a caso con il precedente togliattiano. E allora per capire la natura di quello che si muove nel mondo degli umiliati e offesi da Renzi bisogna forse capire la figura di Togliatti, indubbiamente la figura chiave della sinistra italiana del novecento. Bollato come "socialdemocratico" dalla sinistra comunista, mai definizione poteva essere più fuorviante e fallace, ma lo stesso si potrebbe dire dei fratelli diversi D'Alema e Veltroni e tutti figli e figliocci del dirigente del comintern. Togliatti era un convinto bolscevico, un irriducibile stalinista, che seppe costruirsi un'immagine di gramsciano e costruire un'immagine di Gramsci a suo uso e consumo. Di socialdemocratico non aveva proprio nulla, come non la aveva il suo erede Berlinguer. La sua linea fu sempre quella del centro comunista, uno schema ripetuto nei decenni e ancora oggi tentato, allearsi con la "destra" interna per sconfiggere la "sinistra" interna e poi recuperare la "sinistra" interna per sconfiggere la "destra". Alla base di questo schema l'irriducibile teoria del catastrofismo economico, l'idea, smentita invece da Gramsci nelle sue riflessioni in carcere, che una crisi economica fosse il preludio della fine del capitalismo. Da questa teoria nasce tutta la linea politica degli ultimi dieci anni da parte dellla "ditta" o del "recinto" che dir si voglia, riformisti in tempo di ritirata strategica e rivoluzionari in tempi di crisi economica.
giovedì 30 agosto 2018
La domanda che nessun giornalista fa
Il tema dell'immigrazione ha ottenuto il monopolio mediatico, questa è la grande vittoria di Salvini, che ha imposto la sua agenda. Eppure, i dati del viminale, il ministero presieduto dall'ex leoncavallino, dicono che dall'inizio del 2018 solo poco più di 15000 richiedenti asilo sono sbarcati in Italia e 5000 sono stati accolti dalla Germania, zero dall'Ungheria di Orban. Allora il punto è, perchè nessun giornale riporta a caratteri cubitali questo dato, perchè nessun giornale chiede a Salvini, Grillo e Borghi: Volete uscire dall'Euro sì o no? E se non rispondete siete dei cialtroni, dei buffoni, dei pagliacci.
mercoledì 29 agosto 2018
La paradossale storia del tricolore
Il tricolore italiano si ispirò al tricolore della rivoluzione francese, era la bandiera della repubblica cispadana, che nacque su impulso della discesa di Napoleone in Italia, attraversata da ideali giacobini. Secondo alcune ricostruzioni storiche addirittura la scelta del verde, bianco e rosso fu dovuta al fatto che i sostenitori della rivoluzione francese in Italia erano convinti che fossero questi i colori della bandiera francese, che fosse la bandiera francese!
Non è curioso che oggi un governo che alimenta lo sciovinismo antifrancese si appropri del tricolore o sostenga la parte vandeana e reazionaria della Francia?
E non è divertente come la prima repubblica padana della storia avesse come simbolo il tricolore? :)
Ma il tricolore rappresenta anche perfettamente la lacerazione che da 100 anni attraversa gli eredi della rivoluzione francese, da una parte i sostenitori del sovranismo popolare e patriottico, dall'altra i sostenitori dei diritti umani universali, due ideali che nel 1789 erano uniti.
D'altra parte questa lacerazione iniziò anche prima di 100 anni fa, perchè 170 anni fa il marxismo volle dividere il popolo dalla patria, ma anche l'universalismo dai diritti umani e individuali, ne venne fuori un mostro che prendeva gli aspetti peggiori, la dittatura del popolo senza il patriottismo e l'universalismo e umanitarismo senza diritti dell'individuo.
Il fascismo invece dimostrò come non esiste solo la dittatura intesa come dittatura di una minoranza, ma se gli ideali democratico-patriottici espellono i diritti universali dell'individuo allora nasce una dittatura della maggioranza all'interno di una comunità chiusa.
Nel frattempo Stalin in Russia aveva recuperato il concetto di patriottismo, finendo con il costruire qualcosa di molto simile al fascismo e al nazismo, pur partendo da presupposti diversi.
Il recupero del patriottismo da parte dei comunisti fu però molto utile per sconfiggere proprio il nazifascismo, inoltre la tattica dei comunisti e di Stalin durante e immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, produsse involontariamente i primi germi di liberalismo all'interno dei comunisti italiani. Il ricongiungimento di patriottismo e popolo e la parziale riunificazione di universalismo con i diritti se non dell'individuo delle minoranze, fu un revisionismo che proprio il dittatore Stalin immise nella circolazione dei comunisti.
Non è curioso che oggi un governo che alimenta lo sciovinismo antifrancese si appropri del tricolore o sostenga la parte vandeana e reazionaria della Francia?
E non è divertente come la prima repubblica padana della storia avesse come simbolo il tricolore? :)
Ma il tricolore rappresenta anche perfettamente la lacerazione che da 100 anni attraversa gli eredi della rivoluzione francese, da una parte i sostenitori del sovranismo popolare e patriottico, dall'altra i sostenitori dei diritti umani universali, due ideali che nel 1789 erano uniti.
D'altra parte questa lacerazione iniziò anche prima di 100 anni fa, perchè 170 anni fa il marxismo volle dividere il popolo dalla patria, ma anche l'universalismo dai diritti umani e individuali, ne venne fuori un mostro che prendeva gli aspetti peggiori, la dittatura del popolo senza il patriottismo e l'universalismo e umanitarismo senza diritti dell'individuo.
Il fascismo invece dimostrò come non esiste solo la dittatura intesa come dittatura di una minoranza, ma se gli ideali democratico-patriottici espellono i diritti universali dell'individuo allora nasce una dittatura della maggioranza all'interno di una comunità chiusa.
Nel frattempo Stalin in Russia aveva recuperato il concetto di patriottismo, finendo con il costruire qualcosa di molto simile al fascismo e al nazismo, pur partendo da presupposti diversi.
Il recupero del patriottismo da parte dei comunisti fu però molto utile per sconfiggere proprio il nazifascismo, inoltre la tattica dei comunisti e di Stalin durante e immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, produsse involontariamente i primi germi di liberalismo all'interno dei comunisti italiani. Il ricongiungimento di patriottismo e popolo e la parziale riunificazione di universalismo con i diritti se non dell'individuo delle minoranze, fu un revisionismo che proprio il dittatore Stalin immise nella circolazione dei comunisti.
L'intersezione del centrosinistra contro la polarizzazione.
La lotta contro questo governo non passa attraverso sinistra contro destra, ma dimostrando che Salvini e Di Maio sono contro l'interesse nazionale, il buon senso, lo sviluppo economico. Belli i tricolori alla manifestazione di Milano, la sinistra del domani passa attraverso l'integrazione tra interesse nazionale e globalizzazione, mettendo nell'angolo nazionalismo ottuso e utopismo universalista. L'intersezione del centrosinistra contro la polarizzazione. Proviamoci.
mercoledì 22 agosto 2018
Liberal-leninisti
Liberali nei contenuti, ma leninisti nei metodi e nelle regole di partito. Questo a mio modesto parere dovrebbe essere la linea politica del Pd. Il Pd è stato duramente attaccato da sinistra, gli hanno detto che era un partito di destra, corrotto, berlusconiano, ma questa è politica, inutile piangere, quando il Partito comunista italiano veniva attaccato da sinistra rispondeva definendo i troschisti "canaglie fasciste", gli extraparlamentari di sinistra "fascisti rossi", non diceva "parliamone", non diceva "noi non cacciamo nessuno perchè siamo democratici". I D'alema, i Bersani, i Franceschini, gli Emiliano andavano cacciati a calci nel culo, trattati come quelli del manifesto nel 1969, magari rompendogli qualche ossa, poi quando gli hai rotto le ossa gli proponi un'alleanza contro il governo Di Maio-Salvini, ma si aveva paura di essere accusati di dittatura, ma in realtà si è passato per deboli, anzi, l'accusa di dittatura c'è stata comunque, ma si è passati pure per coglioni, allora meglio passare per dittatori, ma non per coglioni.
Chi nega il diritto a Israele di esistere è come Salvini
Chi accusa Salvini di razzismo ma al tempo stesso non riconosce il diritto a esistere di Israele e difende organizzazioni fasciste e terroriste come Hamas e Hezbollah è un ipocrita e un razzista anche lui. Ma la risposta non può essere quella di farsi gettare nelle braccia di Salvini e Orban, come molti ebrei stanno facendo, ma di rendere pan per focaccia: chi si autoproclama come la vera sinistra, chi accusa Israele di nazismo, chi bolla la sinistra liberale e riformista come destra, altri non è che un reazionario di destra, un antisemita, un razzista, che nega a Israele il diritto a esistere, che predica l'odio verso il progresso, lo sviluppo delle forze produttive, in nome della decrescita infelice, di un utopismo totalitario che annulla la diversità e si allea con il peggior populismo.
Tu a chi credi?
Se tutti gli economisti tranne Borghi ti dicono che uscire dall'Euro sarebbe un disastro per il tuo paese, tu cosa fai? Se il 99,9% dei medici ti dice che i vaccini fanno bene tranne uno scienziato pazzo che dice che provocano l'autismo, tu a chi credi? Se il 99,9% degli storici ti dice che l'Olocausto è esistito davvero, tu a cosa credi?
Renzi fa ridere, Salvini e Di Maio fanno piangere
Oggettivamente stavo pensando che Renzi fa ridere, o meglio, capisco che molti ridano quando parla, il suo ottimismo, il suo patriottismo di sinistra in Italia è considerato una cosa ridicola, poi gli hanno tolto ogni credibilità, perchè ha detto "Letta stai sereno", o "lascio la politica", non sto qui a spiegare perchè ha detto quelle cose e perchè si è smentito, ma gli hanno fatto il meme, la satira da social e quindi fa ridere. Ed è oggetivamente buffo. Ma fin qui tutto bene, finchè un politico fa ridere e finchè si può ridere di un politico vuol dire che i dati economici hanno tutti il segno più e che c'è libertà, quel bene che alcuni considerano di lusso, ma poi ti manca quando non c'è più e allora hai voglia a parlare di redistribuzione della ricchezza e uguaglianza. Ma è quando i politici fanno piangere, quando ti fanno fare la fine del Venezuela o della Grecia, quando sono degli analfabeti arroganti, quando è vietato ridere di loro, che allora le cose vanno veramente male e rimpiangi il politico che fa ridere e capisci che forse il tuo era solo italico piagnisteo.
La repubblica sulla luna
Non passa giorno che un esponente della maggioranza non attacchi il parlamento e la democrazia rappresentativa, gli investitori esteri stanno fuggendo dall'Italia, un ministro propone un piano in stile Varoufakis, il web è infestato da fake news e cosa chiede la Repubblica al segretario del Pd Martina? "Perchè Renzi non è andato a prendersi i fischi a Genova?" Ammiro la compostezza e la pacatezza con cui ha risposto Martina, ma io un sonoro ceffone a questi insolenti cazzoni non l'avrei risparmiato.
domenica 19 agosto 2018
Forche e tifo
Io onestamente ho appena visto un video dei funerali di Genova in cui c'è un gruppo di gente che acclama Salvini e Di Maio con un tifo da stadio, io non so se erano parenti delle vittime, ma non credo, penso che a un funerale di un parente si ha una maggiore compostezza, poi ho visto la stessa gente fischiare Martina, che mi è sembrato un gesto gratuito, in fondo è l'ultimo arrivato. Io non so cosa sta succedendo a questo paese, sopratutto al popolo, mio nonno era un operaio, ha fatto la quarta elementare e poi è andato a fare il garzone, si è specializzato come saldatore, fabbro e ferramenta, dopo la guerra insegnava negli istituti professionali, non l'ho mai conosciuto ma ne ho conosciuti i racconti e so per certo che non era così, non avrebbe fatto il tifo ad un funerale, era comunista e il suo motto era "fare del bene", anche i comunisti avevano la giustizia tra i loro valori, il chè è discutibile, ma avevano anche un certo stile distintivo, ma che giustizia è questa, di chi un minuto dopo la strage ha deciso che è colpa dell'Europa, di Renzi, di Benetton e della società autostrade, che faccia di tolla ha chi agita il cappio quando si opponeva con toni violentissimi alla Gronda, che avrebbe alleggerito il traffico sul ponte Morandi. Di certo sarebbe ingenuo pensare che è un rigurgito che viene solo dal basso, ci sono imprenditori come Cairo, ci sono intellettuali molto furbi, che stanno agitando le acque, ci sono ambiguità, c'è una situazione internazionale che corrisponde a quello che stiamo vivendo in Italia, per Lenin il popolo era una massa informe, solo gli intellettuali borghesi potevano plasmarlo al comunismo, per Gramsci invece esisteva una cultura popolare, forse non è un problema di classi sociali, ma quello che sappiamo è che c'è un consenso popolare a questo nuovo corso vendicativo e forcaiolo.
venerdì 17 agosto 2018
L'autocritica che non c'è stata
Tra gli errori di Renzi fortunatamente non c'è stato quello di aver fatto autocritica dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo. Quell'autocritica con cui i vari Berja di Gallipoli e Kruscev di Bettola lo aspettavano al varco per finirlo definitivamente. Perchè l'uso della parola autocritica non è stato affatto casuale.
Nella storia della sinistra, infatti, e in particolare dei comunisti, quando si parla di autocritica non si sta parlando di quello che si potrebbe letteralmente pensare. "L'autocritica" è sempre stato qualcosa di molto più pesante; è innanzitutto un rituale, una regola, chiunque venisse messo in minoranza nel partito doveva sempre fare pubblica e solenne autocritica, inteso come atto di sottomissione della minoranza verso la maggioranza, dell'individuo verso il collettivo, solo che Renzi, al momento, non è affatto stato messo in minoranza, pur essendosi dimesso da segretario, ancora nessun congresso o primarie lo ha messo in minoranza. Inoltre, chi gli chiedeva solennemente l'autocritica era ormai fuori dal partito, perciò l'autocritica da parte di Renzi non aveva alcun senso da un punto di vista storico e politico.
Un altro caso in cui nella storia della sinistra e dei comunisti si faceva autocritica era quando si era stati condannati a morte dal partito, la più famosa autocritica della storia della sinistra è infatti quella di Bucharin prima di essere giustiziato, dove l'ex pupillo del partito, si dichiara in toto colpevole e in torto, una sorta di confessione sul modello dei condannati dall'inquisizione cattolica. Anche questo caso non era quello di Renzi, anche se al Berja di Gallipoli sarebbe piaciuto.
Nella storia della sinistra, infatti, e in particolare dei comunisti, quando si parla di autocritica non si sta parlando di quello che si potrebbe letteralmente pensare. "L'autocritica" è sempre stato qualcosa di molto più pesante; è innanzitutto un rituale, una regola, chiunque venisse messo in minoranza nel partito doveva sempre fare pubblica e solenne autocritica, inteso come atto di sottomissione della minoranza verso la maggioranza, dell'individuo verso il collettivo, solo che Renzi, al momento, non è affatto stato messo in minoranza, pur essendosi dimesso da segretario, ancora nessun congresso o primarie lo ha messo in minoranza. Inoltre, chi gli chiedeva solennemente l'autocritica era ormai fuori dal partito, perciò l'autocritica da parte di Renzi non aveva alcun senso da un punto di vista storico e politico.
Un altro caso in cui nella storia della sinistra e dei comunisti si faceva autocritica era quando si era stati condannati a morte dal partito, la più famosa autocritica della storia della sinistra è infatti quella di Bucharin prima di essere giustiziato, dove l'ex pupillo del partito, si dichiara in toto colpevole e in torto, una sorta di confessione sul modello dei condannati dall'inquisizione cattolica. Anche questo caso non era quello di Renzi, anche se al Berja di Gallipoli sarebbe piaciuto.
domenica 5 agosto 2018
L'odio per la modernità alla base del neopopulismo
Il nostalgismo è una componente essenziale del nazionalpopulismo e del socialpopulismo. E' vero che questi movimenti si presentano come il "nuovo", ma questo solo in un'ottica di sostituire l'attuale ceto politico, giornalistico, scientifico ed economico con la loro burocrazia asservita; sono "rivoluzionari" nella guerra alle istituzioni, ma il loro riflesso culturale è quello di chi rimpiange il novecento, la Prima repubblica, il fascismo, l'Unione Sovietica, e sempre più giù l'era preindustriale e premoderna sognando paradisi ecologici perduti.
Anche la base elettorale appare sempre più quella di vecchi decrepiti, dalla Brexit, votata per lo più dai vecchi della provincia inglese terrorizzati dall'immigrazione e dalla globalizzazione, all'elettorato della Le Pen e di Salvini, che odiano la Fornero, che voleva farli lavorare un paio di anni in più per garantire una pensione ai giovani, ma loro dimostrando tutto il loro abietto e gretto egoismo si sono ribellati. In Italia vivono 16 milioni di pensionati, i giovani devono lavorare per pagare le loro pensioni senza che mai ne avranno una, ma la vulgata è quella dei pensionati che fanno la fame, invece i dati Istat dicono che una pensione lorda media è di 1800 euro al mese, ma molti pensionati hanno inoltre più di una pensione, alla faccia dei giovani.
Anche i leader di questo "nuovo" movimento sono quasi tutti cariatidi, Donald Trump ha 72 anni, il boss russo Putin ne ha 65, l'ideologo del movimento nazionalpopulista Steve Bannon è un classe '53 anche lui, Boris Jonhson è un "giovane" di 55 anni, mentre l'altra faccia della medaglia "sinistra" del populismo, quella sociale ed egualitarista, che in parte affascina anche i millenials, è composta dal 69enne Jeremy Corbyn, addirittura dal 78enne Bernie Sanders, dal defunto Casaleggio e dal settantenne con la bava alla bocca Beppe Grillo.
In Italia è vero c'è una situazione particolare, perchè la teoria rossobruna di Dugin ha trovato già il suo compimento e saldatura unendo socialpopulismo e nazionalpopulismo nel movimento 5 stelle alleato alla Lega di Salvini e perchè a capo del movimento ci sono un 32enne come Di Maio, il quale però è chiaramente un burattino, e il 45enne Salvini. Ma la sostanza non cambia. L'odio per il futuro di un mondo decadente, chiuso in sè stesso, che non crede alla grande industria, alla medicina, alla scienza, alla democrazia liberaldemocratica, all'innovazione, cavia di troll, fake news e allarmismi che generano paure, indignazione e rabbie esagerate su globalizzazione, immigrazione, femminicidio, riscaldamento climatico, diseguaglianze, innovazione tecnologica, sovranità, sono quelli di un mondo morente che si dibatte per non far nascere il nuovo mondo, quello che vedrà l'uomo tra non molti anni debellare malattie, fame, disoccupazione, portando i primi essere umani a vivere sulla luna. Compito della sinistra è combattere questo colpo di coda e guidare questa fase di transizione, non ovviamente con una difesa acritica dello Status quo, ma riportando razionalità e vero progressismo al cuore del proprio programma politico, combattendo questo nuovo patto Molotov-Ribbentropp, questo nazicomunismo che come sempre usa metodi moderni per riportare la lancetta della storia all'indietro, che fa leva sulle libertà, sul relativismo, sull'individualismo delle società occidentali portandole ad un parossistico estremo per distruggerle dialetticamente.
Anche la base elettorale appare sempre più quella di vecchi decrepiti, dalla Brexit, votata per lo più dai vecchi della provincia inglese terrorizzati dall'immigrazione e dalla globalizzazione, all'elettorato della Le Pen e di Salvini, che odiano la Fornero, che voleva farli lavorare un paio di anni in più per garantire una pensione ai giovani, ma loro dimostrando tutto il loro abietto e gretto egoismo si sono ribellati. In Italia vivono 16 milioni di pensionati, i giovani devono lavorare per pagare le loro pensioni senza che mai ne avranno una, ma la vulgata è quella dei pensionati che fanno la fame, invece i dati Istat dicono che una pensione lorda media è di 1800 euro al mese, ma molti pensionati hanno inoltre più di una pensione, alla faccia dei giovani.
Anche i leader di questo "nuovo" movimento sono quasi tutti cariatidi, Donald Trump ha 72 anni, il boss russo Putin ne ha 65, l'ideologo del movimento nazionalpopulista Steve Bannon è un classe '53 anche lui, Boris Jonhson è un "giovane" di 55 anni, mentre l'altra faccia della medaglia "sinistra" del populismo, quella sociale ed egualitarista, che in parte affascina anche i millenials, è composta dal 69enne Jeremy Corbyn, addirittura dal 78enne Bernie Sanders, dal defunto Casaleggio e dal settantenne con la bava alla bocca Beppe Grillo.
In Italia è vero c'è una situazione particolare, perchè la teoria rossobruna di Dugin ha trovato già il suo compimento e saldatura unendo socialpopulismo e nazionalpopulismo nel movimento 5 stelle alleato alla Lega di Salvini e perchè a capo del movimento ci sono un 32enne come Di Maio, il quale però è chiaramente un burattino, e il 45enne Salvini. Ma la sostanza non cambia. L'odio per il futuro di un mondo decadente, chiuso in sè stesso, che non crede alla grande industria, alla medicina, alla scienza, alla democrazia liberaldemocratica, all'innovazione, cavia di troll, fake news e allarmismi che generano paure, indignazione e rabbie esagerate su globalizzazione, immigrazione, femminicidio, riscaldamento climatico, diseguaglianze, innovazione tecnologica, sovranità, sono quelli di un mondo morente che si dibatte per non far nascere il nuovo mondo, quello che vedrà l'uomo tra non molti anni debellare malattie, fame, disoccupazione, portando i primi essere umani a vivere sulla luna. Compito della sinistra è combattere questo colpo di coda e guidare questa fase di transizione, non ovviamente con una difesa acritica dello Status quo, ma riportando razionalità e vero progressismo al cuore del proprio programma politico, combattendo questo nuovo patto Molotov-Ribbentropp, questo nazicomunismo che come sempre usa metodi moderni per riportare la lancetta della storia all'indietro, che fa leva sulle libertà, sul relativismo, sull'individualismo delle società occidentali portandole ad un parossistico estremo per distruggerle dialetticamente.
venerdì 3 agosto 2018
La dittatura dei troll
La destra in Italia non esiste. Quella che chiamano destra in Italia da 100 anni sono solo figli storti della sinistra da Mussolini in poi. La grande destra liberale degli Amendola, dei Benedetto Croce, degli Einaudi è stata emarginata, qui abbiamo rossobruni, nazibolscevichi, fasciocomunisti che dicono e intimano il silenzio. Chi non ha letto commenti in fotocopia su internet da parte dei troll che dicono tutti "con tutto quello che ha fatto Renzi ancora parlate, state zitti", oppure "Renzi con la batosta che ha preso ancora parla? faccia silenzio", oppure "Ah chi ha tirato l'uovo all'atleta nera era il figlio di uno del Pd, zitti, chiedete scusa in ginocchio.". D'altronde non sapevamo che le idee politiche si trasmettono per sangue, quindi Di Maio e Di Battista, figli di due militanti fascisti cosa sono? Comunque il messaggio è che bisogna stare zitti, non parlare, il diritto di parola è in bilico, eppure quando si parla di contrastare le fake news, tipo quelle notizie completamente inventate del fratello di Renzi che farebbe il portaborse a spese dello stato, ma in realtà fa il pediatra in America, si possono zittire? Oppure chi dice che il figlio di Poletti ha insultato gli italiani inventandosi di sana pianta le sue presunte frasi può essere silenziato? No, quello sarebbe attacco alla libertà di parola da parte del "pensiero unico globalista".
Perchè Nanni Moretti ha distrutto la sinistra
Nanni Moretti ha distrutto la sinistra. E vi spiego perchè. Poco più di 20 anni fa disse "Dì qualcosa di sinistra" e da più di 20 anni i leader della sinistra sono ossessionati dal dire qualcosa di sinistra, ma dire qualcosa di sinistra è una boiata pazzesca. Bisogna fare qualcosa di sinistra. Nanni Moretti ce l'aveva con D'Alema che a suo dire non attaccava abbastanza Berlsusconi, era timido nei confronti televisivi. Qualcuno potrebbe anche pensare che tutto questo è molto comunista, eppure la tradizione del partito comunista italiano è fatta di segretari che non alzavano mai la voce in pubblico, che usavano toni pacati e riflessivi, da Togliatti a Berlinguer, ed erano capaci di compromessi con i peggiori nemici, da Badoglio alla Democrazia Cristiana. C'è chi dice però Berlusconi era il male assoluto, il nuovo Mussolini, ma questa è una stronzata da brigatisti, come il "regime democristiano". Intorno a ciò poi è ruotato tutto quell'avvitamento che ha portato tutta una serie di analfabeti politici a credere che la vera sinistra, anzi la vera-vera sinistra-sinistra erano i grillini e si riassume in una parola: inciucio. Ricordate Casaleggio al comizio elettorale del 2013 che invitava i gonzi pentastellati a urlare "Berlinguer", un po' di coglionazzi ci sono cascati, ma Berlinguer coi grillini c'entrava poco, anche se è vero che negli ultimi anni ebbe una sterzata movimentista di cui ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.
Qui il discorso si complica, è chiaro che chi ritiene congruenti fascismo e capitalismo tenderà a ritenere fascisti anche liberali, riformisti e conservatori, chi li ritiene diversi o in qualche modo non perfettamente congruenti, ma varianti, potrà allearsi con il capitalismo contro il fascismo oppure potrebbe allearsi con il fascismo contro il capitalismo.
Ad ogni modo questi poveretti alla Orfini e Martina sono ancora terrorizzati dalla frase "dì qualcosa di sinistra" e allora che fanno? Si rifugiano nel rifugio, nella minestra riscaldata. C'è qui il peggior governo della storia della Repubblica, anzi contro la Repubblica, che facciamo, scaviamo un po' nelle loro contraddizioni? Tipo che si definiscono patrioti e sono lacchè di una potenza straniera ostile all'occidente e all'Europa che sferra attacchi al presidente della repubblica? Parliamo di Salvini che si definisce il ministro dei carabinieri e 20 anni fa tirava uova ai carabinieri? No. Ci rifugiamo nell'usato sicuro, un po' di caldo caldo antirazzismo, immigrazione, il tema preferito di Salvini, andiamo dritti dritti nella tana del lupo.
Qui il discorso si complica, è chiaro che chi ritiene congruenti fascismo e capitalismo tenderà a ritenere fascisti anche liberali, riformisti e conservatori, chi li ritiene diversi o in qualche modo non perfettamente congruenti, ma varianti, potrà allearsi con il capitalismo contro il fascismo oppure potrebbe allearsi con il fascismo contro il capitalismo.
Ad ogni modo questi poveretti alla Orfini e Martina sono ancora terrorizzati dalla frase "dì qualcosa di sinistra" e allora che fanno? Si rifugiano nel rifugio, nella minestra riscaldata. C'è qui il peggior governo della storia della Repubblica, anzi contro la Repubblica, che facciamo, scaviamo un po' nelle loro contraddizioni? Tipo che si definiscono patrioti e sono lacchè di una potenza straniera ostile all'occidente e all'Europa che sferra attacchi al presidente della repubblica? Parliamo di Salvini che si definisce il ministro dei carabinieri e 20 anni fa tirava uova ai carabinieri? No. Ci rifugiamo nell'usato sicuro, un po' di caldo caldo antirazzismo, immigrazione, il tema preferito di Salvini, andiamo dritti dritti nella tana del lupo.
giovedì 2 agosto 2018
Quella sinistra riduttiva e dadaista, Salvini se la ride
La lotta contro il razzismo è giusta, è evidente che il razzismo esiste e va combattuto, da qualsiasi parte provenga, per esempio anche quello verso gli ebrei e gli americani. Il tema dell'immigrazione però deve essere uno dei tanti e non può diventare monopolizzante, perchè si tratta di un tema messo in agenda da Salvini il quale detta tempi e modi detenendone l'egemonìa. E' evidente che su questo terreno Salvini gioca in casa, godendo di una rendita di anni di propaganda più efficace alla quale gli avversari hanno sempre opposto o una serie di slogan vuoti, retorici e speculari o dei discorsi troppo complessi e articolati. Ci troviamo di fronte al classico caso di un'opposizione che si fa dettare dal governo l'agenda scendendo anche sul terreno dell'emergenza e dell'allarmismo. Oggi le priorità sono altre, in tutto il mondo tranne che in Italia si parla delle interferenze della Russia contro gli stati liberali, in Italia l'economia è tornata a rallentare, il governo sta tentando di mettere a capo della Tv pubblica un sociopatico filoPutin e antivaccini. Sarebbe bello pensare che ci troviamo solo davanti a un bifolco razzista e noi siamo i buoni con le nostre bandierine, ma la situazione è molto più grave, l'alleanza Grillo-Salvini è strutturale e si fonda sui concetti di invidia e rabbia. Non è in pericolo l'uguaglianza, ma qualcosa di molto più importante, la libertà di tutti noi, la scienza e la democrazia rappresentativa.
In tutto questo fa venire il latte alle ginocchia la proposta di Veltroni di mettere Saviano a capo della sinistra. Ma come, ci hanno ripetuto ossessivamente per anni "no all'uomo solo al comando" e ora vogliono mettere un divo che ama sentire la propria voce, una sorta di Papa laico che da anni spara a zero sulla comunità del Pd, a capo di quello stesso partito? Non deve sfuggire che ancora adesso, in questi giorni, c'è chi da "sinistra" continua a giocare allo sfascio, ad attaccare il Pd reo di non fare l'opposizione "dura e pura"; i grillini di sinistra, invece di riflettere su dove sono andati i grillini, continuano con l'antipolitica, con la retorica della società dal quale il Pd sarebbe scollato, dall'alto dei loro 2 o tre per cento o del loro dadaista astensionismo. Merdacce.
In tutto questo fa venire il latte alle ginocchia la proposta di Veltroni di mettere Saviano a capo della sinistra. Ma come, ci hanno ripetuto ossessivamente per anni "no all'uomo solo al comando" e ora vogliono mettere un divo che ama sentire la propria voce, una sorta di Papa laico che da anni spara a zero sulla comunità del Pd, a capo di quello stesso partito? Non deve sfuggire che ancora adesso, in questi giorni, c'è chi da "sinistra" continua a giocare allo sfascio, ad attaccare il Pd reo di non fare l'opposizione "dura e pura"; i grillini di sinistra, invece di riflettere su dove sono andati i grillini, continuano con l'antipolitica, con la retorica della società dal quale il Pd sarebbe scollato, dall'alto dei loro 2 o tre per cento o del loro dadaista astensionismo. Merdacce.
mercoledì 1 agosto 2018
Lo scontro dei secoli/2
Chi pensa che questo governo gialloverde, ma sarebbe meglio dire rossobruno, sta scatenando una guerra contro il ceto intellettuale dice una cosa giusta, ma solo parzialmente vera. Alla base di questa ondata "populista" e "sovranista", in realtà, ci sono dei filosofi come il russo Dugin e tanti altri intellettuali e filosofi le cui idee sono state sconfitte dalla storia e ora mirano a prendersi una vendetta attraverso una sintesi hegeliana dei perdenti e dei falliti. Chi dirige questa guerra non è un militare o un economista o uno storico o un politico, ma un intellettuale emarginato dal mondo, che mira a rovesciare l'occidente liberale dialetticamente e a sostituire il ceto intellettuale attualmente egemone con il proprio. L'aspetto interessante è che il ceto intellettuale egemone in occidente non è liberale e non è così dissimile dagli euroasiatisti. Si tratta in realtà di uno scontro per certi versi tra simili e per questo l'opposizione dei cosiddetti "radical chic" a questo governo e a questo nuovo ordine mondiale appare debole, perchè per sconfiggere il movimento rossobruno dovrebbe cambiare a sua volta molte sue convinzioni rinunciando a molti propri aspetti che lo rendono assimilabile e sintetizzabile più di quanto creda. In pratica da una parte c'è un'unione tra comunisti, nazisti e fascisti, poi c'è il mondo liberale e poi ci sono gli intellettuali del mondo liberale che ancora tengono un piede nel liberalismo e uno nel comunismo e risultano inadatti allo scontro della nostra epoca. Il novecento è definitivamente finito, è stato bello, è stato brutto, è stato grande o è stato piccolo, ma è finito. Ma era già finito con la fine della seconda guerra mondiale e l'inizio della guerra fredda, che già aveva aperto ad un'altra era. Oggi lo scontro è tra chi ci vuole riportare al patto Molotov-Ribbentropp e chi vuole entrare nel ventunesimo secolo, poi ci sono quelli che vivono a cavallo tra la seconda guerra mondiale e la guerra fredda.
lunedì 30 luglio 2018
Ricordi di LondonDerry
Mi presento a LondonDerry carichissimo, mi accoglie una camionetta militare, le strade deserte e un ostello lungo una strada in salita. I padroni dell'ostello non sembrano molto interessati alla parata unionista che si svolgerà l'indomani, "non me ne frega niente del nazionalismo e della religione", mi dice la proprietaria e anche il folto gruppo di turisti israeliani non nasconde lo schifo per le bandiere palestinesi lungo le strade. Io cerco di far da paciere, ma non c'è verso, quando la doccia gelata arriva dal racconto di una donna locale in un pub della città il giorno dopo, "mio fratello non lavora e lo stato inglese gli dà una casa e un sussidio, ma vi sembra giusto"? Alla faccia dell'imperialismo. La padrona dell'ostello al momento del mio addio mi congeda con un "take it easy", mentre un gruppo di turiste finlandesi non sembravano apprezzare molto le mie simpatìe comuniste, memori dell'invasione sovietica degli anni '40.
Un'opposizione ampia e profonda
Siamo di fronte ad un governo profondamente pericoloso. In politica internazionale agiscono secondo gli ordini di Putin, per rompere il patto atlantico e destabilizzare l'Europa, che con tutti i difetti e le ipocrisie che ha rimane comunque l'unica possibilità di sviluppo e libertà per il nostro paese. Chi pensa che la democrazia non si esporta con le bombe ha capito male, questo è un paese plasmato dai fascisti e la libertà che abbiamo la dobbiamo alle basi Nato sul territorio. Se cade la Nato addio libertà. Nelle politiche del lavoro questi fomentatori d'odio hanno redatto un decreto che produrrà disoccupazione e neanche un bambino demente di terza media avrebbe scritto. Sul piano della libertà di stampa si apprestano a mettere a capo della Rai un leone da tastiera che insulta il presidente della repubblica, è contro i vaccini e lecca il culo, manco a dirlo, a Putin. Nelle strade, altro che sicurezza, stanno alimentando la caccia la negro e allo zingaro da parte di squadracce di paramafiosi. Serve l'opposizione più ampia e plurale possibile, che vada oltre la destra e la sinistra mettendo insieme tutti i patrioti di buona volontà. Non abbiamo bisogno di chi pensa che si può fare opposizione a questi sfascisti facendo a meno del Pd e dei partiti, non servono giornalisti e intellettuali primi della classe, che magari hanno aperto la strada ai grillini per anni e ora si autoproclamano campioni del nuovo antifascismo, chi ha promosso il patto Molotov-Ribbentrop fino a ieri ora non può avere pretese di egemonia su un'opposizione che dev'essere la più ampia e profonda possibile e non può indossare una maglietta di un solo colore. Serve un'opposizione che non alimenti un clima esacerbato e di odio, ma ridia voce alla cultura scientifica e razionale, il vero nemico di questo governo. Serve un'opposizione degli argomenti e non degli slogan perentori, della cultura contro l'odio per la cultura, dell'ammirazione contro l'invidia, realmente inclusiva e garante della vera diversità, realmente diversa senza veti e diktat, non speculare a questo governo giallo invidia e verde rabbia. Una opposizione nella forma e nella sostanza a questo liquame grumoso e felpasquadrista fatto di mediocrità, livore, fake-news, provincialismo.
Chi la fa l'aspetti
Spesso viene da pensare alle sghangherate mitologìe della sinistra liturgica, a come queste appaiono strumentali. Si pensi all'accusa rivolta a Renzi di essere stato un segretario dittatore da parte di chi rimpiange grandi leader del passato come Berlinguer, dimenticando i processi interni che il segretario Berlinguer faceva nel partito a chi osava esprimere pubblicamente anche solo un velato dissenso, magari commettendo il sacrilegio di farlo sulla stampa "borghese", rispetto alla linea del segretario. Di come venivano emarginati anche vecchi leader che avevano fatto la storia del partito se non si allineavano alle giravolte dettate dai cambiamenti di fase, altro che rottamazione.
D'altronde la storia di questo partito è sempre stata anche una storia di scontri generazionali continui, vedere questi figiciotti degli anni '70-'80 piagnucolare per come il ragazzaccio Renzi li ha trattati fa sorridere chi ha memoria storica, per come trattarono loro i Natta e gli Amendola.
D'altronde la storia di questo partito è sempre stata anche una storia di scontri generazionali continui, vedere questi figiciotti degli anni '70-'80 piagnucolare per come il ragazzaccio Renzi li ha trattati fa sorridere chi ha memoria storica, per come trattarono loro i Natta e gli Amendola.
lunedì 23 luglio 2018
L'isolazionista Trump, elogio dell'imperialismo americano
Ma qual'è la strategìa di Trump? dove va la sua America? Se ci pensate nessun analista ha ancora capito quale sia la linea di questo istrionico imprenditore che un giorno dice una cosa e un giorno un'altra e il suo opposto.
Proviamo allora ad analizzare le sue parole partendo dal suo slogan, "America first", ma cosa vuol dire? Proviamo a metterci nei suoi panni, Trump dice, ma perchè dobbiamo difendere la democrazia in Europa, in Medioriente, in Afghanistan, quando i primi a disprezzarci sono quelli che liberiamo dai loro dittatori? Perchè dobbiamo spendere milioni di dollari e sacrificare migliaia di vite umane dei nostri soldati mentre i nostri operai in Ohio soffrono la crisi, se poi quello che riceviamo in cambio è solo disprezzo, bombe e odio? Abbiamo liberato l'Europa dal nazismo e l'abbiamo salvata dal comunismo, in cambio gli europei ci trattano come i loro proletari immigrati arricchiti, con la loro spocchia aristocratica, sono nostri alleati, ma non contribuiscono se non in minima parte alle spese della Nato, ci riempono di dazi sui nostri prodotti che esportiamo e noi in cambio gli mettiamo dei dazi simbolici ai loro prodotti che esportano in America, non solo, sotto banco e nemmeno tanto sotto banco strizzano l'occhio ai nostri nemici, alla Russia, all'Iran, per di più sono ancora rimasti odiosamente antisemiti, dopo aver sterminato gli ebrei 70 anni fa, anche se ipocritamente si fanno chiamare antisionisti e hanno dato una riverniciata di rosso e dirittiumanismo al loro hitlerismo. E che dire degli arabi, gli abbiamo liberati da un fanatico dittatore come Saddam Hussein e bruciano le nostre bandiere in piazza e ci riempiono di bombe mentre l'Iraq vive una crescita economica senza precedenti da quando c'è la democrazia. Ma allora, perchè non gli mandiamo tutti affanculo, perchè non ci mettiamo d'accordo proprio con il nostro nemico storico, la Russia, gli consegniamo a lei la patata bollente del medioriente e pure l'Europa, che tanto noi abbiamo raggiunto l'autosufficienza energetica, altro che imperialismo, ci ritiriamo dal mondo e prosperiamo con il commercio?
Onestamente, questo discorso non fa una grinza, se fossi americano ne sarei affascinato, ma, come direbbe Lenin, pecca di economicismo. La realtà, non è solo fatta di rapporti economici, ma politici. L'America, nonostante tutto, ha bisogno di quelle merde degli europei, non può abbandonare Israele al falso amico Putin, che un giorno lo rassicura e intanto foraggia Assad e l'Iran, l'America ha bisogno di non isolarsi perchè la geopolitica viene prima dell'economia e se ti isoli politicamente prima o poi finisce isolato anche economicamente. La verità è che la globalizzazione fa parte dell'interesse nazionale di ogni paese e non è contraria ad esso. Quindi Trump, non ci mollare in mano a Salvini e Putin e torna a fare l'imperialista!
Proviamo allora ad analizzare le sue parole partendo dal suo slogan, "America first", ma cosa vuol dire? Proviamo a metterci nei suoi panni, Trump dice, ma perchè dobbiamo difendere la democrazia in Europa, in Medioriente, in Afghanistan, quando i primi a disprezzarci sono quelli che liberiamo dai loro dittatori? Perchè dobbiamo spendere milioni di dollari e sacrificare migliaia di vite umane dei nostri soldati mentre i nostri operai in Ohio soffrono la crisi, se poi quello che riceviamo in cambio è solo disprezzo, bombe e odio? Abbiamo liberato l'Europa dal nazismo e l'abbiamo salvata dal comunismo, in cambio gli europei ci trattano come i loro proletari immigrati arricchiti, con la loro spocchia aristocratica, sono nostri alleati, ma non contribuiscono se non in minima parte alle spese della Nato, ci riempono di dazi sui nostri prodotti che esportiamo e noi in cambio gli mettiamo dei dazi simbolici ai loro prodotti che esportano in America, non solo, sotto banco e nemmeno tanto sotto banco strizzano l'occhio ai nostri nemici, alla Russia, all'Iran, per di più sono ancora rimasti odiosamente antisemiti, dopo aver sterminato gli ebrei 70 anni fa, anche se ipocritamente si fanno chiamare antisionisti e hanno dato una riverniciata di rosso e dirittiumanismo al loro hitlerismo. E che dire degli arabi, gli abbiamo liberati da un fanatico dittatore come Saddam Hussein e bruciano le nostre bandiere in piazza e ci riempiono di bombe mentre l'Iraq vive una crescita economica senza precedenti da quando c'è la democrazia. Ma allora, perchè non gli mandiamo tutti affanculo, perchè non ci mettiamo d'accordo proprio con il nostro nemico storico, la Russia, gli consegniamo a lei la patata bollente del medioriente e pure l'Europa, che tanto noi abbiamo raggiunto l'autosufficienza energetica, altro che imperialismo, ci ritiriamo dal mondo e prosperiamo con il commercio?
Onestamente, questo discorso non fa una grinza, se fossi americano ne sarei affascinato, ma, come direbbe Lenin, pecca di economicismo. La realtà, non è solo fatta di rapporti economici, ma politici. L'America, nonostante tutto, ha bisogno di quelle merde degli europei, non può abbandonare Israele al falso amico Putin, che un giorno lo rassicura e intanto foraggia Assad e l'Iran, l'America ha bisogno di non isolarsi perchè la geopolitica viene prima dell'economia e se ti isoli politicamente prima o poi finisce isolato anche economicamente. La verità è che la globalizzazione fa parte dell'interesse nazionale di ogni paese e non è contraria ad esso. Quindi Trump, non ci mollare in mano a Salvini e Putin e torna a fare l'imperialista!
mercoledì 18 luglio 2018
E allora l'America? Putin il capo dei troll
Il giornalista americano di Fox News fa la domanda all'intervistato, quella che nessun giornalista in Russia gli ha potuto fare. Lui è Putin, la star del web, il leader indiscusso della Russia fascio-comunista-cristianortodossa. La domanda è "perchè tutti i suoi oppositori casualmente muoiono?" Chi ingerendo inavvertitamente veleno, chi inciampando in una pallottola, ma muoiono tutti, ma proprio tutti. Avete presente quando i troll grillini o salvinisti di fronte ad una critica rispondono "e allora il PD???". Beh, non ci crederete, ma Putin ha fatto uguale, ha risposto "E allora l'America?".
Il punto non era più che a morire sono i suoi oppositori, ma Putin l'ha messa sul generale, "Anche negli Stati Uniti la gente muore, hanno ammazzato il presidente degli Stati Uniti, Kennedy era americano, non russo". E' fantastico, troll e anche bimbominkia, cioè se negli Stati Uniti ammazzano il presidente e nella Russia ammazzano gli oppositori del presidente per lui è uguale, "e allora l'America???" Che poi a uccidere Kennedy fu un comunista legato all'Urss non fa una piega. "E allora il Pd??" "E allora l'America??" Poi l'ex colonello del KGB ha sancito la continuità con l'Unione Sovietica tirando fuori le tensioni razziali negli Usa, strumentalizzando gli afroamericani come faceva la Pravda negli anni '50, inutile dire che i russi sono il popolo più razzista del mondo che odia negri, asiatici, ebrei (fu loro l'invezione dei protocolli dei savi di Sion usati poi da Hitler), gli anglosassoni, che gli studenti angolani e degli altri regimi filosovietici africani che vincevano una borsa di studio nelle università russe venivano pestati dagli studenti locali, come mi raccontò il console di Bielorussia. Ma alla fine basta dire "E allora l'America???" e il gregge applaude.
Il punto non era più che a morire sono i suoi oppositori, ma Putin l'ha messa sul generale, "Anche negli Stati Uniti la gente muore, hanno ammazzato il presidente degli Stati Uniti, Kennedy era americano, non russo". E' fantastico, troll e anche bimbominkia, cioè se negli Stati Uniti ammazzano il presidente e nella Russia ammazzano gli oppositori del presidente per lui è uguale, "e allora l'America???" Che poi a uccidere Kennedy fu un comunista legato all'Urss non fa una piega. "E allora il Pd??" "E allora l'America??" Poi l'ex colonello del KGB ha sancito la continuità con l'Unione Sovietica tirando fuori le tensioni razziali negli Usa, strumentalizzando gli afroamericani come faceva la Pravda negli anni '50, inutile dire che i russi sono il popolo più razzista del mondo che odia negri, asiatici, ebrei (fu loro l'invezione dei protocolli dei savi di Sion usati poi da Hitler), gli anglosassoni, che gli studenti angolani e degli altri regimi filosovietici africani che vincevano una borsa di studio nelle università russe venivano pestati dagli studenti locali, come mi raccontò il console di Bielorussia. Ma alla fine basta dire "E allora l'America???" e il gregge applaude.
venerdì 13 luglio 2018
Sui vitalizi i media continuano a fare propaganda per il governo
Il governo grillino-salviniano avrebbe abolito i vitalizi dei parlamentari. Così dicono i giornali, che a detta dei populisti sono dei servi delle elite e degli amici delle banche alla Renzi, quindi nemici del popolo e di questo governo del popolo. In realtà i vitalizi sono stati già aboliti dal precedente governo, anche se la cosa all'epoca non fu strombazzata dai giornali. Quello che è stato fatto oggi è il ricalcolo dei vitalizi degli ex deputati (ma non degli ex senatori) su base contributiva. In pratica si interviene con una legge in parte retroattiva, creando un pericoloso precedente che lede lo stato di diritto, andando a toccare chi ormai il diritto al vitalizio lo aveva già acquisito, ma non tutti, solo i vecchi deputati e non i senatori, aprendo la strada ad una serie scontata di ricorsi che monopolizzerà l'attenzione insieme agli show del ministro degli interni su un paio di barche, alimentando il consenso di questo non-governo, che nel frattempo non sta facendo assolutamente nulla, ma continuerà la sua simbiotica luna di miele con il paese che si identifica nel vittimismo e nella furbizia di un popolo di pensionati che ha vissuto a spese della politica per 40 anni e ora torna a reclamare i propri vitalizi e il proprio assistenzialismo.
domenica 8 luglio 2018
La cultura dell'emergenza, dell'allarmismo e del catastrofismo o quella della negazione ideologica/ 1 L'immigrazione
Oggi la sinistra liberale e di governo si trova a dover affrontare un fuoco incrociato e intrecciato di campagne allarmistiche e indignazioniste contrapposte ad una negazione ideologica della realtà, con sullo sfondo una permanente cultura del conflitto, che vede di volta in volta la "destra" populista cavalcare l'onda e la "sinistra" qualunquista opporre la sua negazione ideologica, ma anche viceversa, oppure i due fronti schematici, ma sempre sullo stesso terreno, convergere su alcuni temi uniti contro la cultura di governo e riformista. Andiamo quindi a vedere qual è questa agenda mediatica dell'allarme e dell'indignazione, che alimenta complottismi o negazioni ideologiche prima da una parte e poi dall'altra. Cominciamo con l'immigrazione:
Gli immigrati in Italia sono l'8% della popolazione, a cui si aggiungono circa 100mila clandestini. Si tratta di un numero inferiore a tutti gli altri paesi europei e agli Stati Uniti. Una cifra che non giustifica il clima di allarmismo apocalittico portato avanti dai populisti, ma che ovviamente comporta tutta una serie di problemi culturali e di convivenza che la sinistra qualunquista al contrario nega ottusamente.
Inoltre, nel corso del 2016 abbiamo effettivamente vissuto un'emergenza eccezionale quando, a causa dello stato di anarchia in Libia, c'è stato un alto numero di sbarchi disordinati sulle coste siciliane da parte non solo di profughi in fuga dalla guerra in Siria ma anche e sopratutto di immigrati economici, che hanno ovviamente creato un clima di paura e instabilità tra gli italiani. Questa emergenza però è stata gestita e ridimensionata dai governi Renzi e Gentiloni, nella figura del ministro dell'interno Minniti, che senza proclami, ma con un sotterraneo lavoro diplomatico ha trovato un accordo con il precario governo libico per bloccare i flussi, che ha determinato un calo del 70% degli sbarchi nel corso del 2017.
Un lavoro poco pubblicizzato, una timidezza dovuta alla paura di essere tacciati da sinistra di razzismo e disumanità, cosa puntualmente verificatisi e che ha prodotto lo spettacolo surreale di un paese che da destra accusava il Pd di essere il responsabile e l'artefice di un'invasione straniera e da sinistra accusava il Pd di essere un partito razzista, reazionario e fascista. Una fotografia del degrado di un paese ridotto ai livelli massimi di incomunicabilità e manicheismo schematico, un fuoco incrociato che preannunciava poi il voto del 4 marzo, ma che denunciava anche il persistente, ancora oggi nel 2018, grado di soggezione della sinistra riformista nei confronti della sinistra postmarxista, la quale oggi si è ridotta a cercare maldestramente di calvalcare la tigre populista finendo per esserne invece una forza ausiliaria in chiave antiriformista e antisinistra.
Ma quali sono i problemi culturali e di convivenza, la destabilizzazione del tessuto comunitario che l'immigrazione comporta? Innanzitutto molti immigrati provengono da paesi e culture che non riconoscono i diritti delle donne, poi molti di loro tradiscono un radicato antisemitismo, in generale non hanno una cultura democratica, nel senso occidentale del termine, altri entrando illegalmente in Italia cadono nella criminalità. E' chiaro che si tratta di argomenti che dovrebbero essere naturalmente condotti dalla sinistra e invece vengono strumentalizzati dalla destra populista, che occupa lo spazio lasciato libero, così come è chiaro che i principali problemi di integrazione sorgono tra gli immigrati di fede islamica.
Detto del razzismo della destra populista, che in realtà di destra ha ben poco, perchè destra è ordine e conservazione, mentre invece tribuni come Salvini alimentano i conflitti, soffiano sul fuoco, creano artificiosamente indignazione dal basso, bisogna dire che anche l'atteggiamento della sinistra antiPD di sinistra ha ben poco nel pretendere, in nome di una finta tolleranza terzomondista, di accettare culture maschiliste, omofobe, antisemite. Allo stesso tempo l'immigrato, visto come povero e disederedato, viene messo in conflitto con i poveri italiani dalla "destra" populista, mentre la "sinistra" qualunquista lo vorrebbe alleare con i poveri italiani per fare la guerra ai ricchi e ai ceti medi. In un modo o nell'altro l'immigrato è uno strumento, una categoria etnica o sociale, privato della sua individualità e della sua umanità.
Abbiamo visto di come un fenomeno storico e concreto, può essere governato oppure può servire per alimentare la cultura dell'allarmismo e dell'indignazione oppure del conflitto oppure della negazione ideologica. I populisti si sconfiggono con gli argomenti e non con le magliette rosse identitarie, con la giusta comunicazione e non con gli slogan contrapposti, come ha fatto il direttore dell'Inps Boeri, che ha ricordato una dura verità: In Italia c'è un calo demografico e gli immigrati sono necessari, ma ogni forza politica dovrebbe dire chiaramente quanti ne siamo in grado di accogliere, perchè l'immigrazione è anche una questione di quantità e non solo di qualità, e parallelamente bisognerebbe mettere in piedi una politica di sostegno concreto e strutturale alle coppie italiane che fanno figli, anche qui, senza soggezioni e pudori verso le reazioni isteriche che possono sorgere alla propria "sinistra".
Gli immigrati in Italia sono l'8% della popolazione, a cui si aggiungono circa 100mila clandestini. Si tratta di un numero inferiore a tutti gli altri paesi europei e agli Stati Uniti. Una cifra che non giustifica il clima di allarmismo apocalittico portato avanti dai populisti, ma che ovviamente comporta tutta una serie di problemi culturali e di convivenza che la sinistra qualunquista al contrario nega ottusamente.
Inoltre, nel corso del 2016 abbiamo effettivamente vissuto un'emergenza eccezionale quando, a causa dello stato di anarchia in Libia, c'è stato un alto numero di sbarchi disordinati sulle coste siciliane da parte non solo di profughi in fuga dalla guerra in Siria ma anche e sopratutto di immigrati economici, che hanno ovviamente creato un clima di paura e instabilità tra gli italiani. Questa emergenza però è stata gestita e ridimensionata dai governi Renzi e Gentiloni, nella figura del ministro dell'interno Minniti, che senza proclami, ma con un sotterraneo lavoro diplomatico ha trovato un accordo con il precario governo libico per bloccare i flussi, che ha determinato un calo del 70% degli sbarchi nel corso del 2017.
Un lavoro poco pubblicizzato, una timidezza dovuta alla paura di essere tacciati da sinistra di razzismo e disumanità, cosa puntualmente verificatisi e che ha prodotto lo spettacolo surreale di un paese che da destra accusava il Pd di essere il responsabile e l'artefice di un'invasione straniera e da sinistra accusava il Pd di essere un partito razzista, reazionario e fascista. Una fotografia del degrado di un paese ridotto ai livelli massimi di incomunicabilità e manicheismo schematico, un fuoco incrociato che preannunciava poi il voto del 4 marzo, ma che denunciava anche il persistente, ancora oggi nel 2018, grado di soggezione della sinistra riformista nei confronti della sinistra postmarxista, la quale oggi si è ridotta a cercare maldestramente di calvalcare la tigre populista finendo per esserne invece una forza ausiliaria in chiave antiriformista e antisinistra.
Ma quali sono i problemi culturali e di convivenza, la destabilizzazione del tessuto comunitario che l'immigrazione comporta? Innanzitutto molti immigrati provengono da paesi e culture che non riconoscono i diritti delle donne, poi molti di loro tradiscono un radicato antisemitismo, in generale non hanno una cultura democratica, nel senso occidentale del termine, altri entrando illegalmente in Italia cadono nella criminalità. E' chiaro che si tratta di argomenti che dovrebbero essere naturalmente condotti dalla sinistra e invece vengono strumentalizzati dalla destra populista, che occupa lo spazio lasciato libero, così come è chiaro che i principali problemi di integrazione sorgono tra gli immigrati di fede islamica.
Detto del razzismo della destra populista, che in realtà di destra ha ben poco, perchè destra è ordine e conservazione, mentre invece tribuni come Salvini alimentano i conflitti, soffiano sul fuoco, creano artificiosamente indignazione dal basso, bisogna dire che anche l'atteggiamento della sinistra antiPD di sinistra ha ben poco nel pretendere, in nome di una finta tolleranza terzomondista, di accettare culture maschiliste, omofobe, antisemite. Allo stesso tempo l'immigrato, visto come povero e disederedato, viene messo in conflitto con i poveri italiani dalla "destra" populista, mentre la "sinistra" qualunquista lo vorrebbe alleare con i poveri italiani per fare la guerra ai ricchi e ai ceti medi. In un modo o nell'altro l'immigrato è uno strumento, una categoria etnica o sociale, privato della sua individualità e della sua umanità.
Abbiamo visto di come un fenomeno storico e concreto, può essere governato oppure può servire per alimentare la cultura dell'allarmismo e dell'indignazione oppure del conflitto oppure della negazione ideologica. I populisti si sconfiggono con gli argomenti e non con le magliette rosse identitarie, con la giusta comunicazione e non con gli slogan contrapposti, come ha fatto il direttore dell'Inps Boeri, che ha ricordato una dura verità: In Italia c'è un calo demografico e gli immigrati sono necessari, ma ogni forza politica dovrebbe dire chiaramente quanti ne siamo in grado di accogliere, perchè l'immigrazione è anche una questione di quantità e non solo di qualità, e parallelamente bisognerebbe mettere in piedi una politica di sostegno concreto e strutturale alle coppie italiane che fanno figli, anche qui, senza soggezioni e pudori verso le reazioni isteriche che possono sorgere alla propria "sinistra".
giovedì 5 luglio 2018
Slogan contro slogan, vince Salvini
I quattro migliori alleati di Salvini al momento sembrano essere Saviano, Balotelli, il punkabbestia tedesco sulle navi ong e gli appelli degli artisti e dei musicisti. Una finta opposizione a Salvini che in realtà ne replica i toni perentori e granitici scendendo sul suo terreno congeniale e fornendogli assist facili facili per le sue risposte efficaci a una tribuna social, ma non è con gli schematismi semplicistici, l'estremismo verbale e la politica fatta con gli slogan che si sconfigge l'ondata populista. L'opposizione a Salvini deve essere invece nelle forme e nell'estetica, prima ancora che nei contenuti. Non è con un populismo da salotto o da manifestazione di piazza che si combatte il populismo da bar dei grillini e del leader leghista, ma costruendo un altro modo di pensare, fuori dalla cultura dell'emergenza, dell'allarmismo e del catastrofismo, così come dall'altra parte dalla negazione ideologica dei problemi.
giovedì 21 giugno 2018
Non è diversità, ma egualitarismo
Vietato discriminare sulla base di razza, religione o genere. Questo è scritto sulla nostra costituzione e questo è un principio basilare e giusto, ma cosa si intende per discriminare? Oggi noi vediamo come l'interpretazione si muove sempre più verso l'idea che sia vietato criticare una religione, un gruppo etnico, un genere che non appartenga al genere maschile, bianco, borghese e cristiano o ebraico. Ma criticare non vuol dire discriminare. Ci troviamo sempre più verso una forma di neocensura, dove chiunque si possa ritenere offeso nei propri credi o nelle proprie appartenenze può invocare la censura e il divieto, ma ancora di più ci troviamo sempre più nell'ottica di un razzismo alla rovescia, dove una persona, invece di sentirsi tale come individuo, si sente affermata nella propria identità solo su base etnica e religiosa o di genere. La diversità non è più l'affermazione dell'individuo che non deve essere giudicato per il colore della sua pelle, la sua classe sociale, il suo genere, ma al contrario diventa il mettere tutte le religioni, le idee, le etnìe, i generi, sullo stesso piano. Non è diversità, ma egualitarismo. Non è rispetto dell'individuo, ma socialismo. Il multiculturalismo non è pluralismo e differenze di idee, ma il mettere sullo stesso piano tutte le culture. In questo modo è vietato dire che esistono culture e paesi più avanzati o migliori, è negazione del concetto di progresso, è un multiculturalismo di senso reazionario, dove tutto ciò che è arretrato e retrogado si prende la sua rivincita.
mercoledì 20 giugno 2018
La lotta per l'egemonìa in Italia
Un vecchio stampo comunista definisce tutto ciò che è "ne' destra ne' sinistra" come di fatto destra e come destra il fascismo. In realtà in questo modo si crea una dialettica dove si legittimano dentro il campo della democrazia parlamentare le forze antisistema e antiparlamentari, ma così facendo si squalifica il campo della destra presentando come unica forza democratica la sinistra sotto egemonìa dei comunisti (e quindi di fatto i comunisti), al fine di erodere il terreno alle forze liberali, già "espulse" dalla sinistra dai marxisti e poi schiacciate a destra dalle forze antisistema accreditate come "destra" dai comunisti, o relegate a sinistra sotto il cappello dei comunisti in una logica frontista contro "il pericolo autoritario di destra".
Anche così alla fine della seconda guerra mondiale si erano creati i presupposti per una democrazia liberale monca, fase di passaggio verso la dittatura del partito comunista oppure dall'altra parte per un ritorno del fascismo. A sconfiggere il piano furono i cattolico-liberali di De Gasperi, che crearono un grande centro che fu in grado di darsi uno spazio marginalizzando la "destra" e mettendo nell'angolo i comunisti sottraendo i socialisti dalla loro egemonìa.
Caduta la Dc, il campo sembrava aperto per i comunisti da una parte, nel frattempo ridenominatisi frettolosamente a causa della caduta dell'Unione Sovietica e dipintisi come improbabili riformisti, e per un ritorno dei populisti dall'altra, ambedue cavalcando la stagione di "tangentopoli". A rompere i piani fu questa volta Berlusconi, che con il suo mix di populismo e liberalismo contenne la crescita della destra sociale a sua volta protagonista di una metamorfosi interna e sbarrò la strada alla gioiosa macchina da guerra, sullo sfondo ci pensarono la fase globale di onda liberale e crisi del marxismo, che produssero alcuni sommovimenti all'interno della sinistra da cui anni dopo è sorta una forza liberale capitanata da Renzi che ha spezzato l'egemonìa dei postcomunisti in questo campo.
Ma in questi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio terremoto politico. Oltre alla fine dell'egemonìa postleninista a sinistra, sono sorte due forze populiste alimentate tra le altre cose dalla delusione per le mancate riforme negli anni '90-2000 e dalla crisi economica del 2008: la nuova Lega di Salvini, trasformata rispetto alla Lega di Bossi, e il movimento 5 stelle, i quali insieme ai postcomunisti hanno portato avanti una campagna durissima contro le forze liberali, che per contrastarla hanno prima creato il patto del nazareno, il quale poi è stato rotto, mentre i postcomunisti credevano di usare i grillini in chiave antiliberale. La perdita del controllo della sinistra, ha infatti portato molti di loro su posizioni neomassimaliste e neobordighiste, abbandonando i tatticismi del passato e cercando invece una convergenza con le forze antisistema, mentre un'altra parte di loro è rimasta nel partito in attesa di tempi migliori e sta riemergendo proprio ora.
Il risultato elettorale però ha portato alla netta vittoria delle due forze populiste che si sono quindi unite, mentre la sinistra antiliberale che era uscita dal Pd ha scoperto di essere stata usata dai grillini ed è quasi scomparsa, ma anche i liberali e i liberalpopulisti di Berlusconi hanno subìto una dura sconfitta. Ora, con i due partiti qualunquisti, populisti e sfascisti al potere, che hanno l'obbiettivo di smantellare la democrazia parlamentare e costituzionale, sono in campo due opzioni di opposizione: o la creazione di un fronte repubblicano che unisca destra e sinistra contro il governo antigovernista in difesa della democrazia rappresentativa o la creazione di un fronte di "sinistra" che definisce come "destra" il governo gialloverde. Cosa cambia? E' chiaro che il primo metterebbe al centro la sinistra liberale, mentre il secondo rimetterebbe in campo la vecchia sinistra postcomunista che potrebbe risfoderare le vecchie categorie, dove ai fascisti gialloverdi viene assegnato il ruolo della destra e alla sinistra novecentesca il ruolo della sinistra marginalizzando tutti gli altri.
Anche le mosse di Salvini possono favorire questa o quella opposizione. Le sue sparate di questi giorni sono apparse esagerate ed estremiste anche per un personaggio come lui.Tutto ciò infatti, non porta certo a più miti consigli l'Europa e non ferma nemmeno gli sbarchi, ne' ci saranno espulsioni di rom, che sono in maggioranza di cittadinanza italiana o apolidi, ma ha l'effetto di ridare voce alla sinistra-sinistra in una logica di scontro speculare, allontanando l'ala rossa dell'elettorato grillino dai cinque stelle e riportandoli nell'area della sinistra dando una chanche alla sinistra di lotta e di governo di reingrossare le proprie fila nello scontro con la sinistra liberale. Salvini sostanzialmente con la sua propaganda, oltre ovviamente ad aumentare i propri consensi, indebolisce i grillini e fornisce un assist ai sinistri antirenzi. Il tema dell'immigrazione infatti è una bandiera sia per Salvini, sia per la sinistra di orientamento anticapitalista, seppur con segni opposti, ma non lo è per i liberali e se si parla solo di questo tema in maniera monopolizzante è chiaro che questi ultimi finiscono in sordina o si ritrovano in imbarazzo o a dover inseguire i socialcomunisti.
Anche in questo senso va letta la campagna di Orfini a definire sistematicamente "destra" questo governo, nell'ottica di riportare nel suo alveo tutti quelli che si considerano di sinistra e hanno votato Grillo o si sono astenuti e nello stesso di spingere nelle braccia di Salvini tutti quelli che non si considerano di sinistra.
Anche così alla fine della seconda guerra mondiale si erano creati i presupposti per una democrazia liberale monca, fase di passaggio verso la dittatura del partito comunista oppure dall'altra parte per un ritorno del fascismo. A sconfiggere il piano furono i cattolico-liberali di De Gasperi, che crearono un grande centro che fu in grado di darsi uno spazio marginalizzando la "destra" e mettendo nell'angolo i comunisti sottraendo i socialisti dalla loro egemonìa.
Caduta la Dc, il campo sembrava aperto per i comunisti da una parte, nel frattempo ridenominatisi frettolosamente a causa della caduta dell'Unione Sovietica e dipintisi come improbabili riformisti, e per un ritorno dei populisti dall'altra, ambedue cavalcando la stagione di "tangentopoli". A rompere i piani fu questa volta Berlusconi, che con il suo mix di populismo e liberalismo contenne la crescita della destra sociale a sua volta protagonista di una metamorfosi interna e sbarrò la strada alla gioiosa macchina da guerra, sullo sfondo ci pensarono la fase globale di onda liberale e crisi del marxismo, che produssero alcuni sommovimenti all'interno della sinistra da cui anni dopo è sorta una forza liberale capitanata da Renzi che ha spezzato l'egemonìa dei postcomunisti in questo campo.
Ma in questi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio terremoto politico. Oltre alla fine dell'egemonìa postleninista a sinistra, sono sorte due forze populiste alimentate tra le altre cose dalla delusione per le mancate riforme negli anni '90-2000 e dalla crisi economica del 2008: la nuova Lega di Salvini, trasformata rispetto alla Lega di Bossi, e il movimento 5 stelle, i quali insieme ai postcomunisti hanno portato avanti una campagna durissima contro le forze liberali, che per contrastarla hanno prima creato il patto del nazareno, il quale poi è stato rotto, mentre i postcomunisti credevano di usare i grillini in chiave antiliberale. La perdita del controllo della sinistra, ha infatti portato molti di loro su posizioni neomassimaliste e neobordighiste, abbandonando i tatticismi del passato e cercando invece una convergenza con le forze antisistema, mentre un'altra parte di loro è rimasta nel partito in attesa di tempi migliori e sta riemergendo proprio ora.
Il risultato elettorale però ha portato alla netta vittoria delle due forze populiste che si sono quindi unite, mentre la sinistra antiliberale che era uscita dal Pd ha scoperto di essere stata usata dai grillini ed è quasi scomparsa, ma anche i liberali e i liberalpopulisti di Berlusconi hanno subìto una dura sconfitta. Ora, con i due partiti qualunquisti, populisti e sfascisti al potere, che hanno l'obbiettivo di smantellare la democrazia parlamentare e costituzionale, sono in campo due opzioni di opposizione: o la creazione di un fronte repubblicano che unisca destra e sinistra contro il governo antigovernista in difesa della democrazia rappresentativa o la creazione di un fronte di "sinistra" che definisce come "destra" il governo gialloverde. Cosa cambia? E' chiaro che il primo metterebbe al centro la sinistra liberale, mentre il secondo rimetterebbe in campo la vecchia sinistra postcomunista che potrebbe risfoderare le vecchie categorie, dove ai fascisti gialloverdi viene assegnato il ruolo della destra e alla sinistra novecentesca il ruolo della sinistra marginalizzando tutti gli altri.
Anche le mosse di Salvini possono favorire questa o quella opposizione. Le sue sparate di questi giorni sono apparse esagerate ed estremiste anche per un personaggio come lui.Tutto ciò infatti, non porta certo a più miti consigli l'Europa e non ferma nemmeno gli sbarchi, ne' ci saranno espulsioni di rom, che sono in maggioranza di cittadinanza italiana o apolidi, ma ha l'effetto di ridare voce alla sinistra-sinistra in una logica di scontro speculare, allontanando l'ala rossa dell'elettorato grillino dai cinque stelle e riportandoli nell'area della sinistra dando una chanche alla sinistra di lotta e di governo di reingrossare le proprie fila nello scontro con la sinistra liberale. Salvini sostanzialmente con la sua propaganda, oltre ovviamente ad aumentare i propri consensi, indebolisce i grillini e fornisce un assist ai sinistri antirenzi. Il tema dell'immigrazione infatti è una bandiera sia per Salvini, sia per la sinistra di orientamento anticapitalista, seppur con segni opposti, ma non lo è per i liberali e se si parla solo di questo tema in maniera monopolizzante è chiaro che questi ultimi finiscono in sordina o si ritrovano in imbarazzo o a dover inseguire i socialcomunisti.
Anche in questo senso va letta la campagna di Orfini a definire sistematicamente "destra" questo governo, nell'ottica di riportare nel suo alveo tutti quelli che si considerano di sinistra e hanno votato Grillo o si sono astenuti e nello stesso di spingere nelle braccia di Salvini tutti quelli che non si considerano di sinistra.
venerdì 8 giugno 2018
La strumentalizzazione dei gay
Il gay pride a Tel Aviv, dove sfilano 250000 manifestanti in nome dell'orgoglio omossessuale stride con l'immagine dei gay impiccati sulle gru in Iran, eppure nessuna parola viene detta in tal senso da parte di chi equipara i due paesi in un nome di un "anticlericalismo" posticcio o peggio ancora parteggiando in nome di un antiimperialismo vetusto dalla parte del regime sciita e fascista. La questione dei diritti gay oggi appare più stringente in paesi come la Russia, l'Iran, la Siria, la Cina rispetto all'occidente, eppure un certo strumentalismo ideologico porta a stringere l'occhio solo verso questioni complesse, come l'adozione dei bambini d parte di due padri e due madri, un tema che solo gli specialisti possono risolvere e che non può essere ostaggio della propaganda o di infantilismi fatti con i cuoricini, perchè la crescita di un bambino e la gestione della demografia da parte di uno Stato è un complesso di fattori che non può essere ridotto ad un intollerante agglomerato di slogan perentori.
Israele è sempre meno sola
L'immagine che giornali come il Corriere della sera, La repubblica, Il fatto quotidiano, per non parlare di Tg1, Tg3, La7 e Sky, danno del conflitto mediorientale è quello schematico e immobile di una realtà cristallizzata dove aggressori e vittime sono bene definiti da 70 anni. La realtà è ben diversa, non solo per le radici storiche del conflitto, ma anche per quello che si sta muovendo negli ultimi anni. Lungi dall'essere un governo di "ultraortodossi" ed "estremisti di destra", il governo israeliano di Netanyahu sta allacciando una serie di rapporti proficui con i paesi arabi che stanno cambiano la geopolitica dell'area. Oltre al partner storico giordano, oggi Israele è molto vicino a paesi come l'Arabia Saudita, la quale con il lavoro del nuovo principe ereditario sta intraprendendo un percorso di riforme liberalizzatrici, ma anche ad uno storico ex "nemico" come l'Egitto, con il quale contiene la minaccia di Hamas lungo la striscia di Gaza e collabora con la stella di Davide su un piano di intelligence, ma la grande novità dei prossimi mesi potrebbe essere anche il nuovo Iraq emerso dalle ultime elezioni, che potrebbe distanziarsi dall'Iran e avvicinarsi anch'esso ad Israele. Un'altra grande vittoria diplomatica del governo israeliano è stata però sicuramente l'accordo con la Russia degli ultimi giorni di limitare la presenza iraniana in Siria, con l'ammonimento russo agli sciiti di abbandonare il paese dopo la sconfitta dei "terroristi" (termine in realtà aleatorio con cui Putin definisce non solo l'Isis e Al Qaeda, ma anche gli indipendentisti curdi e i ribelli democratici siriani). Si è inoltre consolidato lo storico sodalizio con gli Stati Uniti, dopo le ambiguità della precedente amministrazione, ma Israele risulta sempre meno isolato nel mondo, allacciando rapporti commerciali, diplomatici e solidaristici con paesi dell'Africa, dell'Asia e del Sud e CentroAmerica. Oggi, ad esprimere ostilità verso il legittimo stato Ebraico, risultano solo l'Iran, la Turchia del neosultano Erdogan e ahinoi l'Unione Europea, sempre più succube dei due sopracitati dittatoriali paesi. Per non parlare della sempre più screditata Onu, un'organizzazione che elegge a presiedere le commissioni per i diritti umani paesi come la Siria, l'Iran e la Corea del Nord.
giovedì 31 maggio 2018
Chi ha aperto le porte al cavallo di troia
Il travaso di voti avvenuto in questi anni da Forza Italia a Salvini e i grillini ci dice di una estremizzazione del popolo del centrodestra. All'inizio degli anni '90 Eugenio Scalfari accusò Berlusconi di aver sdoganato i fascisti, poi divenne un fan di quel fascista, Gianfranco Fini. Intanto in questi anni innumerevoli intellettuali e rivoluzionari da salotto ci hanno spiegato che i grillini erano una costola della sinistra, che il patto del Nazareno era il patto del diavolo, intanto Renzi e Berlusconi, con il loro populismo soft, facevano da argine al nuovo fascismo, ma ora l'argine si è rotto, distrutto da chi ha aperto il varco ai nuovi barbari. Da una parte il cavallo di Troia, dall'altra chi gli ha aperto le porte.
mercoledì 2 maggio 2018
Lo scontro dei secoli
Perchè si dice che un leader di sinistra come Renzi è di destra? Per rispondere a questa domanda bisogna conoscere la storia della sinistra e sapere che sono sempre esistite due sinistre: una utopista, massimalista, populista e un'altra riformista, revisionista, ma poi da 100 anni e oltre a questa parte è esistita una terza sinistra, che occupa tatticamente lo spazio della sinistra riformista, ma porta avanti le istanze e la natura della sinistra utopista e massimalista. Per questo la nascita e lo sviluppo di una sinistra riformista è sempre stato soffocato, bollato come destra, mentre tutto ciò che è il pauperismo, la rabbia e l'invidia sociale, l'egualitarismo, il totalitarismo, il terzomondismo, sono comunemente considerati "la vera sinistra". Perchè la sinistra tattica teneva a bada la sinistra massimalista, ma aveva come nemico ultimo la sinistra riformista. Ma allora cosa distingue la sinistra riformista dalla destra? In realtà bisognerebbe chiedersi cosa distingue la destra più radicale dalla "vera sinistra", perchè hanno molte più cose in comune. Dall'odio verso l'America e i valori occidentali, passando per l'odio per gli ebrei e la simpatìa per l'Islam, all'idea dirigista, corporativa e statalista dell'economia e della società, fino al giovanilismo, il ribellismo, l'odio per le istituzioni e la democrazia rappresentativa, ma anche l'ecologismo radicale, il mito di un'età dell'oro perduta e la nostalgìa del passato, il primitivismo, il cameratismo, fino non da ultimo all'anticapitalismo, inteso anche come sospetto verso i mass-media "ufficiali", la retorica antisistema e il vittimismo correlato. In un paese come l'Italia esiste sempre più un trasversalismo, dove chi rimane ancorato alle idee del '900 tende a convergere, mentre chi le supera tende a convergere a sua volta. Oggi lo scontro appare sempre più di natura storica, da una parte chi vuole allungare il secolo breve, dall'altra chi vuole entrare nel secolo nuovo.
Antirazzismo o censura?
La dichiarazione del rapper afroamericano Kanye West, secondo il quale i negri sono stati deportati in catene, ma poi sono stati schiavi per 400 anni senza esserne obbligati ha suscitato grande scandalo. Siamo di fronte ad un attacco verso la libertà di parola? Sempre più affermazioni vengono definite inaccettabili, muovono scandalo, riprovazione pubblica, richieste di censura. Eppure chi ha studiato la storia degli afroamericani sà che i gruppi e i leaders più radicali del movimento afro come Malcolm X definivano il negro medio o anche leaders importanti come Martin Luther King quali "negri da cortile", "zio Tom", seppur da un punto di vista che rivendicava apertamente la superiorità della razza negra, così come è noto come gli afroamericani fino agli anni '50 odiassero il colore della loro pelle e si stirassero i capelli per renderli lisci. Perchè tanto scandalo per un'affermazione che invece dovrebbe stimolare il dibattito e mostrare quante sfumature ci siano in ogni dichiarazione? Cosa sta succedendo alla sinistra americana, sempre più politically correct?
Dati economici e percezione ideologica
Gli ultimi dati Istat parlano di un paese che non è ancora tornato ai livelli precrisi, ma continua a crescere. Il tasso di disoccupazione è ai livelli più bassi dal 2012 e il rapporto occupati-popolazione è già superiore al 2008. Anche la cosidetta disoccupazione giovanile (15-24 anni) è scesa ai livelli del 2011. perchè dico cosidetta, perchè in questa fascia vengono conteggiati anche gli studenti, che come si può immaginare sono una percentuale molto alta. Piuttosto bisognerebbe occuparsi della situazione dei 35-49 anni, a quanto pare ben più critica, sempre secondo i dati e dove l'occupazione cala. Cresce invece anche tra gli over 50, un'altra categoria di cui si fa un gran parlare a sproposito. Anche l'occupazione femminile non è mai stata così alta nella storia d'Italia. Invece tutta questa retorica dei giovani senza futuro e degli esodati disperati e mandati sul lastrico dalla Fornero è una delle grandi puttanate catastrofiste in cui siamo avvolti da anni, da parte di chi continua a dipingere un paese allo stremo manco fosse l'ultimo dei paese africani (tra l'altro un continente che sta crescendo tantissimo) e continua ad alimentare rancore, rabbia sociale, divisione e destabilizzazione. A che pro?
C'è poi la grande sfida epocale della demografia: per anni ci hanno detto che non fare figli era giusto, laico e progressista e chi lo negava era un retrogrado reazionario, ora si scopre che non fare figli fa male all'economia di un paese, che l'Italia sta invecchiando troppo, che dobbiamo importare immigrati per sopperire..
C'è poi la grande sfida epocale della demografia: per anni ci hanno detto che non fare figli era giusto, laico e progressista e chi lo negava era un retrogrado reazionario, ora si scopre che non fare figli fa male all'economia di un paese, che l'Italia sta invecchiando troppo, che dobbiamo importare immigrati per sopperire..
domenica 22 aprile 2018
Comunità e liberalismo devono stare insieme
Mussolini era un socialista massimalista, che capì che la nazione, la patria, il senso di comunità nazionale non è un fattore sovrastrutturale come credevano i marxisti ortodossi, ma un qualcosa di più profondo dell'appartenenza di classe, volle così fare un socialismo senza il conflitto capitale-lavoro, ma nazionale.
Paradossalmente o forse non paradossalmente, è quello che aveva capito anche Stalin (e quello in cui in fondo approda il comunismo in realtà abolendo ogni diversità sociale, territoriale e religiosa), che però mantenne in certe fasi vivo il conflitto di classe nella società russa, ma sempre in una chiave strumentale a perpetrare il potere del partito e in ultima analisi il suo potere personale, mentre in altre fasi andò a parlare e organizzare in senso unitario e uniformante di patria socialista.
La condanna del fascismo ha portato ad una condanna generalizzata del nazionalismo, ma il vero problema forse stava nel socialismo. La nazione è un contenitore, se ci metti lo stato-partito che controlla tutto, l'autarchia, l'odio per l'individualismo e i valori occidentali, che sia in chiave "rossa" o in chiave "nera", può diventare qualcosa di brutto, ma se nella comunità ci metti la libertà, il pluralismo, la democrazia, il mercato, ma anche la competenza, la libertà individuale, l'uguaglianza di fronte alla legge, ma non sociale, allora il senso di comunità può essere qualcosa che avvolge queste componenti rendendole migliori, più giuste e più forti, meno narcisistiche, meno nichilistiche e meno individualistiche nel senso deteriore del termine.
Oggi l'occidente sembra aver perso il senso di sè e sembra debole di fronte ai suoi nemici, che siano gli stati autoritari asiatici o l'islamismo integrale, forse proprio perchè non sa ricomporre i proprio valori in un unico tessuto patriottico, in un senso di comunità e ancor di più nel renderli non negoziabili questi valori, ma diluendosi in un'unica melassa multiculturale e globalista dove il burka, l'antisionismo e il complottismo fascistoide antiamericanista hanno diritto di cittadinanza.
Serve quindi uno scatto e una presa di coscienza che facciano capire che l'occidente deve essere libero e tollerante, ma non compatibile con ogni cosa e talmente liberale da tollerare tutto ciò che lo vuole distruggere. Si, è vero, si è detto e si è visto che l'occidente ha sconfitto il comunismo anche dando la libertà ai comunisti di poter professare la propria fede in occidente, mentre gli anticomunisti erano perseguitati negli stati socialisti, dalla Russia a Cuba, ma attenzione, perchè questa superiorità valeva con il marxismo, che seppur stravolto dalle teorie fanatiche di Lenin, è sempre rimasto un'ideologia ancorata all'occidente, nata in occidente e figlia dell'occidente liberale, dove il confronto con i diritti democratici e di libertà lo potevano mettere in imbarazzo e squalificare di fronte ai propri cittadini e ai cittadini dell'occidente, ma lo stesso non si può dire ne' dell'Islam ne' dell'euroasiatismo rossobruno del regime putiniano e probabilmente nemmeno del neonazionalismo cinese, la cui identità andrebbe studiata meglio, perchè questi non hanno la libertà unita alla democrazia come valore conclamato, in particolare l'Islam radicale.
La competizione con il comunismo può risolversi in linea di massima ad armi pari e in parte sullo stesso piano, seppur tenendo conto delle doppiezze dialettiche del comunismo, ma quando ci si trova di fronte ad un nuovo nazismo asiatico e mediorientale, l'occidente deve ritrovare, insieme ai valori del liberalismo, il senso della spada e della crociata, senza falsi pudori e ipocrisie, e sopratutto senza nessuna forma di appeasement.
Paradossalmente o forse non paradossalmente, è quello che aveva capito anche Stalin (e quello in cui in fondo approda il comunismo in realtà abolendo ogni diversità sociale, territoriale e religiosa), che però mantenne in certe fasi vivo il conflitto di classe nella società russa, ma sempre in una chiave strumentale a perpetrare il potere del partito e in ultima analisi il suo potere personale, mentre in altre fasi andò a parlare e organizzare in senso unitario e uniformante di patria socialista.
La condanna del fascismo ha portato ad una condanna generalizzata del nazionalismo, ma il vero problema forse stava nel socialismo. La nazione è un contenitore, se ci metti lo stato-partito che controlla tutto, l'autarchia, l'odio per l'individualismo e i valori occidentali, che sia in chiave "rossa" o in chiave "nera", può diventare qualcosa di brutto, ma se nella comunità ci metti la libertà, il pluralismo, la democrazia, il mercato, ma anche la competenza, la libertà individuale, l'uguaglianza di fronte alla legge, ma non sociale, allora il senso di comunità può essere qualcosa che avvolge queste componenti rendendole migliori, più giuste e più forti, meno narcisistiche, meno nichilistiche e meno individualistiche nel senso deteriore del termine.
Oggi l'occidente sembra aver perso il senso di sè e sembra debole di fronte ai suoi nemici, che siano gli stati autoritari asiatici o l'islamismo integrale, forse proprio perchè non sa ricomporre i proprio valori in un unico tessuto patriottico, in un senso di comunità e ancor di più nel renderli non negoziabili questi valori, ma diluendosi in un'unica melassa multiculturale e globalista dove il burka, l'antisionismo e il complottismo fascistoide antiamericanista hanno diritto di cittadinanza.
Serve quindi uno scatto e una presa di coscienza che facciano capire che l'occidente deve essere libero e tollerante, ma non compatibile con ogni cosa e talmente liberale da tollerare tutto ciò che lo vuole distruggere. Si, è vero, si è detto e si è visto che l'occidente ha sconfitto il comunismo anche dando la libertà ai comunisti di poter professare la propria fede in occidente, mentre gli anticomunisti erano perseguitati negli stati socialisti, dalla Russia a Cuba, ma attenzione, perchè questa superiorità valeva con il marxismo, che seppur stravolto dalle teorie fanatiche di Lenin, è sempre rimasto un'ideologia ancorata all'occidente, nata in occidente e figlia dell'occidente liberale, dove il confronto con i diritti democratici e di libertà lo potevano mettere in imbarazzo e squalificare di fronte ai propri cittadini e ai cittadini dell'occidente, ma lo stesso non si può dire ne' dell'Islam ne' dell'euroasiatismo rossobruno del regime putiniano e probabilmente nemmeno del neonazionalismo cinese, la cui identità andrebbe studiata meglio, perchè questi non hanno la libertà unita alla democrazia come valore conclamato, in particolare l'Islam radicale.
La competizione con il comunismo può risolversi in linea di massima ad armi pari e in parte sullo stesso piano, seppur tenendo conto delle doppiezze dialettiche del comunismo, ma quando ci si trova di fronte ad un nuovo nazismo asiatico e mediorientale, l'occidente deve ritrovare, insieme ai valori del liberalismo, il senso della spada e della crociata, senza falsi pudori e ipocrisie, e sopratutto senza nessuna forma di appeasement.
sabato 21 aprile 2018
Michele Serra alla gogna su twitter: ha torto, ma ha ragione
Oggi è toccato a Michele Serra finire alla gogna su Twitter, quel luogo dove qualunque imbecille può sentenziare in poche righe, senza prendersi lo sforzo di elaborare un ragionamento. Ho sempre creduto che o sei un battutista umorista o hai un grande dono della sintesi, cosa rara, oppure Twitter è la massima espressione di come la libertà assoluta sia nemica della libertà regolata.
Ma a parte questo quello che è successo è presto detto: Michele Serra ha scritto un articolo dove ha ripetuto quello che dice da decenni, mentre l'Italia e il mondo cambiavano, ma lui non se ne è accorto. Ha sostanzialmente ribadito la vecchia teoria leninista secondo cui il popolo è ignorante, violento e imbruttito, ma lo è per colpa della borghesia sfruttatrice e diabolica che tiene nella miseria e nell'ignoranza il popolo, così che i figli del popolo finiscono con il picchiare gli insegnanti. Uno schematismo primonovecentesco tipico di uno come lui convinto che solo la pedagogìa degli intellettuali possa redimere un mondo dominato da cattivi borghesi sfruttatori e pieno di plebei rozzi e subalterni alla classe dominante.
Un discorso quindi che si può definire classista ma sul piano oggettivo, nel senso che a detta di Serra è la realtà ad esserlo, ma anticlassista sul piano soggettivo e volontaristico, seppur intriso di quella aurea rieducativa e dirigista dell'intellettuale organico, che sotto sotto se vogliamo è pieno di disprezzo solidaristico.
Invece su Twitter una massa di ritardati lo ha accusato di essere un borghese snob e classista, dove per classista s'intendeva che molti italioti (per usare una espressione storica di Serra) si sono sentiti discriminati dalle sue parole, dimostrando loro malgrado che in fondo Serra è sì rimasto ai primi del '900, ma su certi aspetti finisce per altre vie con il non avere tutti i torti, e cioè che la maggioranza degli italiani non è in grado di leggere un testo scritto di una minima complessità.
Ora però la colpa non è del fatto che gli italiani non hanno fatto il liceo, bensì gli istituti tecnici diabolicamente orditi dalla borghesia, perchè non è vero. Casomai la maggioranza degli italiani non è andata oltre la terza media, (mentre gli istituti tecnici purtroppo sono stati quasi del tutto aboliti, per non parlare delle scuole professionali), ma nella maggior parte dei casi non perchè non hanno potuto studiare, ma perchè non hanno voluto.
Se poi si aggiunge che ci sono laureati di 40, 50 anni, che si vantano di non aver più aperto un libro dopo il conseguimento della laurea, si capisce che il problema dell'analfabetismo funzionale è ben più esteso e "interclassista" di quello che pensa Serra.
La verità è che quello che domina la nostra società è quello che è stata ben definita in un brillante libro dei primi anni '90, "la cultura del piagnisteo", in cui tutti si atteggiano a vittime di una immaginaria discriminazione e persino un epigono del politicamente corretto come Michele Serra finisce nel tritacarne del popolo sovrano, che in quanto sovrano, si comporta come un monarca viziato e non accetta la benchè minima critica, anche se poi quella critica era in realtà un attacco ai ricchi, mentre pure un presunto eroe del politicamente scorretto come Salvini finisce con il piagnucolare accusando Serra di razzismo. Ma ha ragione Serra, viviamo in un paese di ignoranti, ma non per colpa dei ricchi classisti, ma del popolo, ignorante per scelta o peggio ancora indottrinato su internet.
Ma a parte questo quello che è successo è presto detto: Michele Serra ha scritto un articolo dove ha ripetuto quello che dice da decenni, mentre l'Italia e il mondo cambiavano, ma lui non se ne è accorto. Ha sostanzialmente ribadito la vecchia teoria leninista secondo cui il popolo è ignorante, violento e imbruttito, ma lo è per colpa della borghesia sfruttatrice e diabolica che tiene nella miseria e nell'ignoranza il popolo, così che i figli del popolo finiscono con il picchiare gli insegnanti. Uno schematismo primonovecentesco tipico di uno come lui convinto che solo la pedagogìa degli intellettuali possa redimere un mondo dominato da cattivi borghesi sfruttatori e pieno di plebei rozzi e subalterni alla classe dominante.
Un discorso quindi che si può definire classista ma sul piano oggettivo, nel senso che a detta di Serra è la realtà ad esserlo, ma anticlassista sul piano soggettivo e volontaristico, seppur intriso di quella aurea rieducativa e dirigista dell'intellettuale organico, che sotto sotto se vogliamo è pieno di disprezzo solidaristico.
Invece su Twitter una massa di ritardati lo ha accusato di essere un borghese snob e classista, dove per classista s'intendeva che molti italioti (per usare una espressione storica di Serra) si sono sentiti discriminati dalle sue parole, dimostrando loro malgrado che in fondo Serra è sì rimasto ai primi del '900, ma su certi aspetti finisce per altre vie con il non avere tutti i torti, e cioè che la maggioranza degli italiani non è in grado di leggere un testo scritto di una minima complessità.
Ora però la colpa non è del fatto che gli italiani non hanno fatto il liceo, bensì gli istituti tecnici diabolicamente orditi dalla borghesia, perchè non è vero. Casomai la maggioranza degli italiani non è andata oltre la terza media, (mentre gli istituti tecnici purtroppo sono stati quasi del tutto aboliti, per non parlare delle scuole professionali), ma nella maggior parte dei casi non perchè non hanno potuto studiare, ma perchè non hanno voluto.
Se poi si aggiunge che ci sono laureati di 40, 50 anni, che si vantano di non aver più aperto un libro dopo il conseguimento della laurea, si capisce che il problema dell'analfabetismo funzionale è ben più esteso e "interclassista" di quello che pensa Serra.
La verità è che quello che domina la nostra società è quello che è stata ben definita in un brillante libro dei primi anni '90, "la cultura del piagnisteo", in cui tutti si atteggiano a vittime di una immaginaria discriminazione e persino un epigono del politicamente corretto come Michele Serra finisce nel tritacarne del popolo sovrano, che in quanto sovrano, si comporta come un monarca viziato e non accetta la benchè minima critica, anche se poi quella critica era in realtà un attacco ai ricchi, mentre pure un presunto eroe del politicamente scorretto come Salvini finisce con il piagnucolare accusando Serra di razzismo. Ma ha ragione Serra, viviamo in un paese di ignoranti, ma non per colpa dei ricchi classisti, ma del popolo, ignorante per scelta o peggio ancora indottrinato su internet.
Il bullismo contro gli insegnanti viene da lontano
Gli episodi di cosidetto "bullismo" verso gli insegnanti (espressione che in realtà minimizza il fenomeno) non devono scandalizzare nella misura in cui non sono una novità, ma risalgono a quando nel '68 i professori venivano rinchiusi negli armadi o a quando nella Cina di Mao venivano mandati a zappare la terra o messi alla gogna mettendo gli studenti a dirigere le scuole e gli ospedali. Quello che si dovrebbe ristabilire è un minimo di disciplina e senso delle istituzioni e dell'autorità, che non è fascismo come gli imbecilli e gli ignoranti pensano, perchè il fascismo fu il primo movimento giovanilista, ribellista e antiistituzionale dell'epoca contemporanea, ma è in realtà democrazia, liberalismo ma anche in linea con la più solida tradizione comunista italiana.
Trump e Putin non sono la stessa cosa e la geopolitica è superiore all'ideologia
Le vicende di questi giorni in Siria, ma anche quelle dei mesi precedenti sulla Corea, ci dicono ancora una volta che la geopolitica è più importante della ideologia. L'idea che Trump e Putin fossero la stessa cosa è stata smentita, se non altro, prima di tutto dalla collocazione geopolitica dei due presidenti. Gli interessi inconciliabili di Usa e Russia, ma anche le loro identità incompatibili, hanno fatto a stracci le tesi semplicistiche, come la realtà irrompe sui sogni, che a sostenerle siano populisti rosso-bruni alla Salvini o "radical-chic" arancioni-rosa snob. E a proposito, avete notato che le tesi di populisti e sinistri da salotto, sovranisti e globalisti, sostenitori di società multiculturali e "aperte" o identitari e "chiusi" dall'altra, sono sempre speculari e sullo stesso piano? E se la realtà fosse su un altro piano? E se avesse altre sfumature e altre tonalità di colori?
lunedì 2 aprile 2018
Grillini postideologici, ma anche molto ideologici
I grillini, si è detto, sono un movimento postideologico, sono ne' destra ne' sinistra, ma attenzione a pensare che l'ideologia sia sparita del tutto. Certo, è un movimento morale, territoriale, tematico, ma l'ideologia c'è tutta nel loro movimento, anzi partito, c'è nel bis-pensiero orwelliano, per cui il Pd fa inciuci, mentre loro fanno compromessi necessari e programmatici, c'è nel senso per cui chi ruba da loro è una mela marcia in un corpo sano, mentre un avviso di garanzia per il Pd è la prova della corruzione strutturale di quel partito, c'è nella disciplina ferrea, nell'unità granitica, c'è nell'idea che i media tradizionali mentono sempre e sono servi del sistema e non bisogna credere a nulla di quello che dicono, mentre bisogna credere ciecamente e fideisticamente a tutte le fake-news che i portali a cinque stelle diffondono nella rete. L'ideologia non si è estinta. anzi è più viva che mai.
Cosa deve fare il Pd per sconfiggere questo nuovo neo-ideologismo? Tornare ad essere un partito ideologico come era un tempo? Certo che no, ma un minimo di unità, la lealtà al segretario, un minimo di spirito e orgoglio di partito va recuperato. Il quotidiano bombardamento delle minoranze contro la maggioranza del partito non è stato certo il principale motivo della recente sconfitta elettorale, ma certamente ha influito e cambiare rotta rispetto alla disciplina interna deve essere necessario.
Cosa deve fare il Pd per sconfiggere questo nuovo neo-ideologismo? Tornare ad essere un partito ideologico come era un tempo? Certo che no, ma un minimo di unità, la lealtà al segretario, un minimo di spirito e orgoglio di partito va recuperato. Il quotidiano bombardamento delle minoranze contro la maggioranza del partito non è stato certo il principale motivo della recente sconfitta elettorale, ma certamente ha influito e cambiare rotta rispetto alla disciplina interna deve essere necessario.
domenica 1 aprile 2018
Il ruolo della sinistra antirenziana
Il queste ore, in questi giorni, si sta dispiegando quello che nei precedenti cinque anni è stato solo dentro i risvolti: La sinistra antirenziana altro non è stata che l'utile idiota (senza offesa, per dirla alla Lenin) del nuovo governo Salvini-Di Maio, il suo migliore alleato. Aveva ragione Bertinotti, che era un genio, la sinistra, anche quella che votava Pds, ha bisogno di stare all'opposizione, non sopporta le responsabilità di governo, i compromessi, mentre il miscuglio di azionismo e postberlinguerismo non si traduce in un nuovo riformismo, ma nella rinascita della peggiore sinistra massimalista e bordighista.
giovedì 22 marzo 2018
Zuckerberg, l'utile idiota dei russi
Zuckerberg non è il grande fratello, ma l'espressione massima dell'ingenuità di un libertario ebreo americano, che voleva connettere le persone e il mondo e si è fatto strumento delle strategìe mediatiche degli stati autoritari, in primis la Russia.
Quello a cui abbiamo assistito in questi anni non ha precedenti nella storia. Uno stato straniero ha potuto entrare nelle case di milioni di cittadini occidentali, manipolandoli e usando la totale libertà di espressione che vige su internet per destabilizzare gli stati democratici. Usare le libertà occidentali, usare i valori occidentali per distruggere l'occidente. Questa è la leva, la massima che ha spinto la condotta dei cosidetti troll di Putin.
Non si tratta di fare del complottismo, cosa in cui invece sono maestri Putin e i suoi fan, ma forse è vero che chi accusa gli altri di complotto lo fa perchè è il primo a complottare. Ma il fatto è che sicuramente la Russia ha fatto leva sull'insoddisfazione, sul malcontento, ovviamente già esistente nei nostri paesi, in particolare dalla crisi economica del 2008, ma sempre di fatto si è trattata di una colonizzazione culturale senza precedenti nella storia.
Gente che si definisce nazionalista, patriota, sovranista, che dice che i loro avversari politici "andrebbero processati per tradimento della patria", sono in realtà stati in questi anni burattini di uno Stato straniero, autoritario, antidemocratico, antioccidentale, in guerra con gli Sati Uniti e l'Europa. Riflettiamoci. Dall'altra parte gente che si definisce antimperialista, comunista e pacifista è stata in questi anni strumento del nuovo impero fascista Cino-russo.
Da parte sua, il povero Zuckerberg dimostra come l'utopismo sia da sempre al servizio della tirannide, ovviamente suo malgrado. Di come le più belle utopìe, sempre, generano totalitarismi. La sua idea totale di libertà d'espressione non ha fatto i conti con la miserìa dell'hater, la sua idea globalista di mondo interconnesso non ha fatto i conti con la vecchia geopolitica. Ci pensino i cantori della globalizzazione, a non diventare gli eterni utili idioti dello Zar e del nuovo imperatore cinese.
Quello a cui abbiamo assistito in questi anni non ha precedenti nella storia. Uno stato straniero ha potuto entrare nelle case di milioni di cittadini occidentali, manipolandoli e usando la totale libertà di espressione che vige su internet per destabilizzare gli stati democratici. Usare le libertà occidentali, usare i valori occidentali per distruggere l'occidente. Questa è la leva, la massima che ha spinto la condotta dei cosidetti troll di Putin.
Non si tratta di fare del complottismo, cosa in cui invece sono maestri Putin e i suoi fan, ma forse è vero che chi accusa gli altri di complotto lo fa perchè è il primo a complottare. Ma il fatto è che sicuramente la Russia ha fatto leva sull'insoddisfazione, sul malcontento, ovviamente già esistente nei nostri paesi, in particolare dalla crisi economica del 2008, ma sempre di fatto si è trattata di una colonizzazione culturale senza precedenti nella storia.
Gente che si definisce nazionalista, patriota, sovranista, che dice che i loro avversari politici "andrebbero processati per tradimento della patria", sono in realtà stati in questi anni burattini di uno Stato straniero, autoritario, antidemocratico, antioccidentale, in guerra con gli Sati Uniti e l'Europa. Riflettiamoci. Dall'altra parte gente che si definisce antimperialista, comunista e pacifista è stata in questi anni strumento del nuovo impero fascista Cino-russo.
Da parte sua, il povero Zuckerberg dimostra come l'utopismo sia da sempre al servizio della tirannide, ovviamente suo malgrado. Di come le più belle utopìe, sempre, generano totalitarismi. La sua idea totale di libertà d'espressione non ha fatto i conti con la miserìa dell'hater, la sua idea globalista di mondo interconnesso non ha fatto i conti con la vecchia geopolitica. Ci pensino i cantori della globalizzazione, a non diventare gli eterni utili idioti dello Zar e del nuovo imperatore cinese.
martedì 20 marzo 2018
L'analisi della sconfitta/2, esiste ancora l'Italia?
A differenza di quello che dice Di Maio e qualche sociologo pronto a saltare sul carro dei grillini, il voto ai cinque stelle non è l'unico voto nazionale di queste elezioni, ma è decisamente territoriale, come tutti i voti a tutti gli altri partiti.
L'altro giorno Il Giornale ha mostrato una cartina dell'Italia preunitaria, ebbene la macchia gialla dove i cinque stelle stravincono nei collegi uninominali corrisponde perfettamente e in ogni metro quadrato ai confini del Regno delle Due Sicilie. Il centrodestra invece vince in tutta la provincia del centronord con un rapporto di due a uno in favore della Lega rispetto a Forza Italia che si diluisce andando verso il Lazio e si ribalta al sud.
Il Pd è a tutti gli effetti un partito urbano del centronord, che va bene solo a Torino città, Milano città, Bologna e Firenze, oltre a qualche isola in Toscana e Romagna.
L'Emilia è ormai leghista. Salvini inoltre prende un seppur ragguardevole 6% al Sud (inimmaginabile cinque anni fa), ma tutto sommato per come si è speso per "nazionalizzare" la Lega togliendo anche la dicitura "Nord" dal simbolo, tanto valeva rimanere come prima.
Non è un caso che Leu prenda in maniera omogenea tra il 2,5 e il 4% su tutto il territorio nazionale, trattandosi forse dell'ultimo voto ideologico presente sul campo, insieme ai partitini di estrema sinistra e estrema destra.
E' stato un voto territoriale, forse solo Forza Italia si mantiene distribuita su tutto il territorio, ma perde terreno al sud. Questo voto segna la fine politica dell'Italia e c'è una forte sottovalutazione rispetto a questo dato.
Un altro aspetto è che è un voto fluttuante. Mesi fa scrissi come storicamente gli italiani tendevano ad essere fedeli al proprio partito, mi aspettavo quindi una stabilizzazione del voto rispetto al 2013, ma mi sbagliavo. Ormai per almeno la metà dell'elettorato il voto non è più di appartenenza e cambia da una tornata all'altra. Anche così si spiega l'exploit del Pd di Renzi nel 2014 e il suo tracollo quattro anni dopo. Un monito anche per chi ora canta vittoria, ma che potrebbe essere abbandonato se non rispetterà le promesse, e sappiamo come il reddito di cittadinanza e l'uscita dall'euro sono una chimera.
E' stato poi come detto un voto tematico, immigrazione, insicurezza, percezione di precarietà hanno fatto da padrone, il Pd non è riuscito ad imporre nessun tema e si è fatto imporre i temi in agenda, come abbiamo visto, la cosa peggiore che questo è avvenuto da destra come da sinistra, con un fuoco incrociato che ha stritolato la linea "centrista" del partito.
C'è poi, quindi, un altro aspetto, che s'intreccia con il voto territoriale, Il Pd si è presentato come il partito di un'Italia unita che non esiste più. Ha provato a fare da ponte tra le varie Italie, ma sopratutto si è illuso che in politica si possa vincere senza individuare un nemico preciso. Il Pd non aveva nemici, mentre per tutti gli altri il nemico era il Pd. E' triste da dire, ma la campagna elegante di Renzi non ha pagato, l'unico a non insultare gli elettori degli altri partiti, ma sopratutto l'unico senza un nemico chiaro, diviso al suo interno tra chi combatteva la destra e chi i grillini, ma sopratutto pervaso dall'idea che non bisognava andare contro qualcuno, puntando al contrario tutto su proposte concrete, pragmatismo e rivendicazione del lavoro fatto al governo. Temo invece bisognerà recuperare una vecchia lezione dei comunisti, che sapevano sempre scegliere un nemico principale e costruire alleanze su questo. Ed è chiaro che il nemico del Pd non può che essere il cinque stelle.
L'altro giorno Il Giornale ha mostrato una cartina dell'Italia preunitaria, ebbene la macchia gialla dove i cinque stelle stravincono nei collegi uninominali corrisponde perfettamente e in ogni metro quadrato ai confini del Regno delle Due Sicilie. Il centrodestra invece vince in tutta la provincia del centronord con un rapporto di due a uno in favore della Lega rispetto a Forza Italia che si diluisce andando verso il Lazio e si ribalta al sud.
Il Pd è a tutti gli effetti un partito urbano del centronord, che va bene solo a Torino città, Milano città, Bologna e Firenze, oltre a qualche isola in Toscana e Romagna.
L'Emilia è ormai leghista. Salvini inoltre prende un seppur ragguardevole 6% al Sud (inimmaginabile cinque anni fa), ma tutto sommato per come si è speso per "nazionalizzare" la Lega togliendo anche la dicitura "Nord" dal simbolo, tanto valeva rimanere come prima.
Non è un caso che Leu prenda in maniera omogenea tra il 2,5 e il 4% su tutto il territorio nazionale, trattandosi forse dell'ultimo voto ideologico presente sul campo, insieme ai partitini di estrema sinistra e estrema destra.
E' stato un voto territoriale, forse solo Forza Italia si mantiene distribuita su tutto il territorio, ma perde terreno al sud. Questo voto segna la fine politica dell'Italia e c'è una forte sottovalutazione rispetto a questo dato.
Un altro aspetto è che è un voto fluttuante. Mesi fa scrissi come storicamente gli italiani tendevano ad essere fedeli al proprio partito, mi aspettavo quindi una stabilizzazione del voto rispetto al 2013, ma mi sbagliavo. Ormai per almeno la metà dell'elettorato il voto non è più di appartenenza e cambia da una tornata all'altra. Anche così si spiega l'exploit del Pd di Renzi nel 2014 e il suo tracollo quattro anni dopo. Un monito anche per chi ora canta vittoria, ma che potrebbe essere abbandonato se non rispetterà le promesse, e sappiamo come il reddito di cittadinanza e l'uscita dall'euro sono una chimera.
E' stato poi come detto un voto tematico, immigrazione, insicurezza, percezione di precarietà hanno fatto da padrone, il Pd non è riuscito ad imporre nessun tema e si è fatto imporre i temi in agenda, come abbiamo visto, la cosa peggiore che questo è avvenuto da destra come da sinistra, con un fuoco incrociato che ha stritolato la linea "centrista" del partito.
C'è poi, quindi, un altro aspetto, che s'intreccia con il voto territoriale, Il Pd si è presentato come il partito di un'Italia unita che non esiste più. Ha provato a fare da ponte tra le varie Italie, ma sopratutto si è illuso che in politica si possa vincere senza individuare un nemico preciso. Il Pd non aveva nemici, mentre per tutti gli altri il nemico era il Pd. E' triste da dire, ma la campagna elegante di Renzi non ha pagato, l'unico a non insultare gli elettori degli altri partiti, ma sopratutto l'unico senza un nemico chiaro, diviso al suo interno tra chi combatteva la destra e chi i grillini, ma sopratutto pervaso dall'idea che non bisognava andare contro qualcuno, puntando al contrario tutto su proposte concrete, pragmatismo e rivendicazione del lavoro fatto al governo. Temo invece bisognerà recuperare una vecchia lezione dei comunisti, che sapevano sempre scegliere un nemico principale e costruire alleanze su questo. Ed è chiaro che il nemico del Pd non può che essere il cinque stelle.
lunedì 19 marzo 2018
Marco Biagi, la solitudine di un riformista
Il miglior modo di ricordare Marco Biagi, il professore ucciso dalle brigate rosse nel 2002, è sicuramente leggere Marco Biagi, il suo lavoro, la sua proposta non banale di riforma del lavoro che trovò tanti nemici, non solo tra i brigatisti. Come un tempo i riformisti venivano accusati di essere reazionari di destra, oggi l'accusa infamante è quella di essere liberisti. Marco Biagi era un coraggioso perchè non era un ipocrita, voleva dare a chi lavora in nero o a chi è disoccupato un contratto di lavoro. Per questo, chi dipinge il passato come un eden, lo accusò di aver precarizzato i lavoratori. La perfidìa di chi difende solo una minoranza di lavoratori ipergarantiti si unì alla stupidità dei giovani che non sanno nemmeno individuare chi è il vero nemico. In mezzo tante zone d'ombra, tante zone grigie, a destra come a sinistra e la consapevolezza che in Italia, da 100 anni a questa parte, i riformisti e i liberali sono sempre in mezzo ad un fuoco incrociato.
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