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mercoledì 20 giugno 2018

La lotta per l'egemonìa in Italia

Un vecchio stampo comunista definisce tutto ciò che è "ne' destra ne' sinistra" come di fatto destra e come destra il fascismo. In realtà in questo modo si crea una dialettica dove si legittimano dentro il campo della democrazia parlamentare le forze antisistema e antiparlamentari, ma così facendo si squalifica il campo della destra presentando come unica forza democratica la sinistra sotto egemonìa dei comunisti (e quindi di fatto i comunisti), al fine di erodere il terreno alle forze liberali, già "espulse" dalla sinistra dai marxisti e poi schiacciate a destra dalle forze antisistema accreditate come "destra" dai comunisti, o relegate a sinistra sotto il cappello dei comunisti in una logica frontista contro "il pericolo autoritario di destra".

Anche così alla fine della seconda guerra mondiale si erano creati i presupposti per una democrazia liberale monca, fase di passaggio verso la dittatura del partito comunista oppure dall'altra parte per un ritorno del fascismo. A sconfiggere il piano furono i cattolico-liberali di De Gasperi, che crearono un grande centro che fu in grado di darsi uno spazio marginalizzando la "destra" e mettendo nell'angolo i comunisti sottraendo i socialisti dalla loro egemonìa.

Caduta la Dc, il campo sembrava aperto per i comunisti da una parte, nel frattempo ridenominatisi frettolosamente a causa della caduta dell'Unione Sovietica e dipintisi come improbabili riformisti, e per un ritorno dei populisti dall'altra, ambedue cavalcando la stagione di "tangentopoli". A rompere i piani fu questa volta Berlusconi, che con il suo mix di populismo e liberalismo contenne la crescita della destra sociale a sua volta protagonista di una metamorfosi interna e sbarrò la strada alla gioiosa macchina da guerra, sullo sfondo ci pensarono la fase globale di onda liberale e crisi del marxismo, che produssero alcuni sommovimenti all'interno della sinistra da cui anni dopo è sorta una forza liberale capitanata da Renzi che ha spezzato l'egemonìa dei postcomunisti in questo campo.

Ma in questi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio terremoto politico. Oltre alla fine dell'egemonìa postleninista a sinistra, sono sorte due forze populiste alimentate tra le altre cose dalla delusione per le mancate riforme negli anni '90-2000 e dalla crisi economica del 2008: la nuova Lega di Salvini, trasformata rispetto alla Lega di Bossi, e il movimento 5 stelle, i quali insieme ai postcomunisti hanno portato avanti una campagna durissima contro le forze liberali, che per contrastarla hanno prima creato il patto del nazareno, il quale poi è stato rotto, mentre i postcomunisti credevano di usare i grillini in chiave antiliberale. La perdita del controllo della sinistra, ha infatti portato molti di loro su posizioni neomassimaliste e neobordighiste, abbandonando i tatticismi del passato e cercando invece una convergenza con le forze antisistema, mentre un'altra parte di loro è rimasta nel partito in attesa di tempi migliori e sta riemergendo proprio ora.

Il risultato elettorale però ha portato alla netta vittoria delle due forze populiste che si sono quindi unite, mentre la sinistra antiliberale che era uscita dal Pd ha scoperto di essere stata usata dai grillini ed è quasi scomparsa, ma anche i liberali e i liberalpopulisti di Berlusconi hanno subìto una dura sconfitta. Ora, con i due partiti qualunquisti, populisti e sfascisti al potere, che hanno l'obbiettivo di smantellare la democrazia parlamentare e costituzionale, sono in campo due opzioni di opposizione: o la creazione di un fronte repubblicano che unisca destra e sinistra contro il governo antigovernista in difesa della democrazia rappresentativa o la creazione di un fronte di "sinistra" che definisce come "destra" il governo gialloverde. Cosa cambia? E' chiaro che il primo metterebbe al centro la sinistra liberale, mentre il secondo rimetterebbe in campo la vecchia sinistra postcomunista che potrebbe risfoderare le vecchie categorie, dove ai fascisti gialloverdi viene assegnato il ruolo della destra e alla sinistra novecentesca il ruolo della sinistra marginalizzando tutti gli altri.

Anche le mosse di Salvini possono favorire questa o quella opposizione. Le sue sparate di questi giorni sono apparse esagerate ed estremiste anche per un personaggio come lui.Tutto ciò infatti, non porta certo a più miti consigli l'Europa e non ferma nemmeno gli sbarchi, ne' ci saranno espulsioni di rom, che sono in maggioranza di cittadinanza italiana o apolidi, ma ha l'effetto di ridare voce alla sinistra-sinistra in una logica di scontro speculare, allontanando l'ala rossa dell'elettorato grillino dai cinque stelle e riportandoli nell'area della sinistra dando una chanche alla sinistra di lotta e di governo di reingrossare le proprie fila nello scontro con la sinistra liberale. Salvini sostanzialmente con la sua propaganda, oltre ovviamente ad aumentare i propri consensi, indebolisce i grillini e fornisce un assist ai sinistri antirenzi. Il tema dell'immigrazione infatti è una bandiera sia per Salvini, sia per la sinistra di orientamento anticapitalista, seppur con segni opposti, ma non lo è per i liberali e se si parla solo di questo tema in maniera monopolizzante è chiaro che questi ultimi finiscono in sordina o si ritrovano in imbarazzo o a dover inseguire i socialcomunisti. 

Anche in questo senso va letta la campagna di Orfini a definire sistematicamente "destra" questo governo, nell'ottica di riportare nel suo alveo tutti quelli che si considerano di sinistra e hanno votato Grillo o si sono astenuti e nello stesso di spingere nelle braccia di Salvini tutti quelli che non si considerano di sinistra.

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