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domenica 8 luglio 2018

La cultura dell'emergenza, dell'allarmismo e del catastrofismo o quella della negazione ideologica/ 1 L'immigrazione

Oggi la sinistra liberale e di governo si trova a dover affrontare un fuoco incrociato e intrecciato di campagne allarmistiche e indignazioniste contrapposte ad una negazione ideologica della realtà, con sullo sfondo una permanente cultura del conflitto, che vede di volta in volta la "destra" populista cavalcare l'onda e la "sinistra" qualunquista opporre la sua negazione ideologica, ma anche viceversa, oppure i due fronti schematici, ma sempre sullo stesso terreno, convergere su alcuni temi uniti contro la cultura di governo e riformista. Andiamo quindi a vedere qual è questa agenda mediatica dell'allarme e dell'indignazione, che alimenta complottismi o negazioni ideologiche prima da una parte e poi dall'altra. Cominciamo con l'immigrazione:

Gli immigrati in Italia sono l'8% della popolazione, a cui si aggiungono circa 100mila clandestini. Si tratta di un numero inferiore a tutti gli altri paesi europei e agli Stati Uniti. Una cifra che non giustifica il clima di allarmismo apocalittico portato avanti dai populisti, ma che ovviamente comporta tutta una serie di problemi culturali e di convivenza che la sinistra qualunquista al contrario nega ottusamente. 

Inoltre, nel corso del 2016 abbiamo effettivamente vissuto un'emergenza eccezionale quando, a causa dello stato di anarchia in Libia, c'è stato un alto numero di sbarchi disordinati sulle coste siciliane da parte non solo di profughi in fuga dalla guerra in Siria ma anche e sopratutto di immigrati economici, che hanno ovviamente creato un clima di paura e instabilità tra gli italiani. Questa emergenza però è stata gestita e ridimensionata dai governi Renzi e Gentiloni, nella figura del ministro dell'interno Minniti, che senza proclami, ma con un sotterraneo lavoro diplomatico ha trovato un accordo con il precario governo libico per bloccare i flussi, che ha determinato un calo del 70% degli sbarchi nel corso del 2017.

Un lavoro poco pubblicizzato, una timidezza dovuta alla paura di essere tacciati da sinistra di razzismo e disumanità, cosa puntualmente verificatisi e che ha prodotto lo spettacolo surreale di un paese che da destra accusava il Pd di essere il responsabile e l'artefice di un'invasione straniera e da sinistra accusava il Pd di essere un partito razzista, reazionario e fascista. Una fotografia del degrado di un paese ridotto ai livelli massimi di incomunicabilità e manicheismo schematico, un fuoco incrociato che preannunciava poi il voto del 4 marzo, ma che denunciava anche il persistente, ancora oggi nel 2018, grado di soggezione della sinistra riformista nei confronti della sinistra postmarxista, la quale oggi si è ridotta a cercare maldestramente di calvalcare la tigre populista finendo per esserne invece una forza ausiliaria in chiave antiriformista e antisinistra.

Ma quali sono i problemi culturali e di convivenza, la destabilizzazione del tessuto comunitario che l'immigrazione comporta? Innanzitutto molti immigrati provengono da paesi e culture che non riconoscono i diritti delle donne, poi molti di loro tradiscono un radicato antisemitismo, in generale non hanno una cultura democratica, nel senso occidentale del termine, altri entrando illegalmente in Italia cadono nella criminalità. E' chiaro che si tratta di argomenti che dovrebbero essere naturalmente condotti dalla sinistra e invece vengono strumentalizzati dalla destra populista, che occupa lo spazio lasciato libero, così come è chiaro che i principali problemi di integrazione sorgono tra gli immigrati di fede islamica.

Detto del razzismo della destra populista, che in realtà di destra ha ben poco, perchè destra è ordine e conservazione, mentre invece tribuni come Salvini alimentano i conflitti, soffiano sul fuoco, creano artificiosamente indignazione dal basso, bisogna dire che anche l'atteggiamento della sinistra antiPD di sinistra ha ben poco nel pretendere, in nome di una finta tolleranza terzomondista, di accettare culture maschiliste, omofobe, antisemite. Allo stesso tempo l'immigrato, visto come povero e disederedato, viene messo in conflitto con i poveri italiani dalla "destra" populista, mentre la "sinistra" qualunquista lo vorrebbe alleare con i poveri italiani per fare la guerra ai ricchi e ai ceti medi. In un modo o nell'altro l'immigrato è uno strumento, una categoria etnica o sociale, privato della sua individualità e della sua umanità.

Abbiamo visto di come un fenomeno storico e concreto, può essere governato oppure può servire per alimentare la cultura dell'allarmismo e dell'indignazione oppure del conflitto oppure della negazione ideologica. I populisti si sconfiggono con gli argomenti e non con le magliette rosse identitarie, con la giusta comunicazione e non con gli slogan contrapposti, come ha fatto il direttore dell'Inps Boeri, che ha ricordato una dura verità: In Italia c'è un calo demografico e gli immigrati sono necessari, ma ogni forza politica dovrebbe dire chiaramente quanti ne siamo in grado di accogliere, perchè l'immigrazione è anche una questione di quantità e non solo di qualità, e parallelamente bisognerebbe mettere in piedi una politica di sostegno concreto e strutturale alle coppie italiane che fanno figli, anche qui, senza soggezioni e pudori verso le reazioni isteriche che possono sorgere alla propria "sinistra".

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