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mercoledì 12 settembre 2018
Destra e sinistra per Norberto Bobbio
Ritrovarmi tra le mani il libello di Norberto Bobbio "Destra e sinistra" scritto dal filosofo torinese nel 1994 è un'esperienza davvero gratificante. Farne un commento dopo averne riletto solo dieci pagine intrise di falsa modestia dove il mite e umile intellettuale risponde ai suoi critici può apparire presuntuoso, ma appunto, privo di falsa modestia. Il successo editoriale che ebbe questo libricino non stupisce affatto, dopo la caduta dell'Unione Sovietica molta gente si interrogava su cosa fossero la destra e la sinistra, a conferma che queste categorie cambiano a seconda dell'epoca storica e l'epoca storica cambia a seconda dei rapporti geopolitici mutati. Bobbio fornisce una risposta schematica, morale e restauratrice dei rapporti destra-sinistra dell'epoca precedente, quella della guerra fredda, avendo cura di proporla in una veste oggettiva, non moralisteggiante e questo è il segreto del suo successo. Molto più difficile convincere le persone che esistono tre sinistre e due destre o che cambiano a seconda dell'epoca o del fattore geopolitico. Per Bobbio non ci sono spazio ai dubbi, a dispetto della prosa non perentoria e dialogante, il contenuto è radicale ed estremizzante: la sinistra è l'uguaglianza, la destra è la diseguaglianza rappresentata anche dalla libertà quando non è al servizio dell'egualitarismo, cioè gli odiati liberal-liberisti ben rappresentati in quel momento storico da Berlusconi, un equivoco negli anni alimentato dallo stesso cavaliere, che la storia ha dimostrato appartenere più al populismo autoritario che al liberalismo, pur rimanendo valide oggettivamente le sue denunce nei confronti di una sinistra a sua volta illiberale. L'utilitarismo alla bisogna della politica del momento in questo libro è ai miei occhi evidente, ma sicuramente molta gente ci vide solo una nobile speculazione filosofica. Quindici anni fa da comunista ne criticai il moderatismo, che oggi appare solo nella forma. La libertà per Bobbio ha senso solo se al servizio di un fine superiore egualitario, nel senso totale del termine, per lui le dittature fasciste sono dittature dei ceti alti, quindi in fondo liberali e fascisti sono assimilabili, secondo l'analisi del comintern degli anni '20 che stalinisti elastici come Togliatti superarono più del socialista democratico Bobbio. Viene in mente la sorte del partito d'azione nel dopoguerra, ma anche quella del partito socialista, divisi tra personaggi succubi del partito comunista e "autonomisti" che rivendicavano la diversità dai comunisti e anche un fiero anticomunismo di sinistra. L'impressione è che Bobbio appartenesse più ai primi, anche se forse molti pensarono che stava tra i secondi.
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