Oggi è toccato a Michele Serra finire alla gogna su Twitter, quel luogo dove qualunque imbecille può sentenziare in poche righe, senza prendersi lo sforzo di elaborare un ragionamento. Ho sempre creduto che o sei un battutista umorista o hai un grande dono della sintesi, cosa rara, oppure Twitter è la massima espressione di come la libertà assoluta sia nemica della libertà regolata.
Ma a parte questo quello che è successo è presto detto: Michele Serra ha scritto un articolo dove ha ripetuto quello che dice da decenni, mentre l'Italia e il mondo cambiavano, ma lui non se ne è accorto. Ha sostanzialmente ribadito la vecchia teoria leninista secondo cui il popolo è ignorante, violento e imbruttito, ma lo è per colpa della borghesia sfruttatrice e diabolica che tiene nella miseria e nell'ignoranza il popolo, così che i figli del popolo finiscono con il picchiare gli insegnanti. Uno schematismo primonovecentesco tipico di uno come lui convinto che solo la pedagogìa degli intellettuali possa redimere un mondo dominato da cattivi borghesi sfruttatori e pieno di plebei rozzi e subalterni alla classe dominante.
Un discorso quindi che si può definire classista ma sul piano oggettivo, nel senso che a detta di Serra è la realtà ad esserlo, ma anticlassista sul piano soggettivo e volontaristico, seppur intriso di quella aurea rieducativa e dirigista dell'intellettuale organico, che sotto sotto se vogliamo è pieno di disprezzo solidaristico.
Invece su Twitter una massa di ritardati lo ha accusato di essere un borghese snob e classista, dove per classista s'intendeva che molti italioti (per usare una espressione storica di Serra) si sono sentiti discriminati dalle sue parole, dimostrando loro malgrado che in fondo Serra è sì rimasto ai primi del '900, ma su certi aspetti finisce per altre vie con il non avere tutti i torti, e cioè che la maggioranza degli italiani non è in grado di leggere un testo scritto di una minima complessità.
Ora però la colpa non è del fatto che gli italiani non hanno fatto il liceo, bensì gli istituti tecnici diabolicamente orditi dalla borghesia, perchè non è vero. Casomai la maggioranza degli italiani non è andata oltre la terza media, (mentre gli istituti tecnici purtroppo sono stati quasi del tutto aboliti, per non parlare delle scuole professionali), ma nella maggior parte dei casi non perchè non hanno potuto studiare, ma perchè non hanno voluto.
Se poi si aggiunge che ci sono laureati di 40, 50 anni, che si vantano di non aver più aperto un libro dopo il conseguimento della laurea, si capisce che il problema dell'analfabetismo funzionale è ben più esteso e "interclassista" di quello che pensa Serra.
La verità è che quello che domina la nostra società è quello che è stata ben definita in un brillante libro dei primi anni '90, "la cultura del piagnisteo", in cui tutti si atteggiano a vittime di una immaginaria discriminazione e persino un epigono del politicamente corretto come Michele Serra finisce nel tritacarne del popolo sovrano, che in quanto sovrano, si comporta come un monarca viziato e non accetta la benchè minima critica, anche se poi quella critica era in realtà un attacco ai ricchi, mentre pure un presunto eroe del politicamente scorretto come Salvini finisce con il piagnucolare accusando Serra di razzismo. Ma ha ragione Serra, viviamo in un paese di ignoranti, ma non per colpa dei ricchi classisti, ma del popolo, ignorante per scelta o peggio ancora indottrinato su internet.
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