Mussolini era un socialista massimalista, che capì che la nazione, la patria, il senso di comunità nazionale non è un fattore sovrastrutturale come credevano i marxisti ortodossi, ma un qualcosa di più profondo dell'appartenenza di classe, volle così fare un socialismo senza il conflitto capitale-lavoro, ma nazionale.
Paradossalmente o forse non paradossalmente, è quello che aveva capito anche Stalin (e quello in cui in fondo approda il comunismo in realtà abolendo ogni diversità sociale, territoriale e religiosa), che però mantenne in certe fasi vivo il conflitto di classe nella società russa, ma sempre in una chiave strumentale a perpetrare il potere del partito e in ultima analisi il suo potere personale, mentre in altre fasi andò a parlare e organizzare in senso unitario e uniformante di patria socialista.
La condanna del fascismo ha portato ad una condanna generalizzata del nazionalismo, ma il vero problema forse stava nel socialismo. La nazione è un contenitore, se ci metti lo stato-partito che controlla tutto, l'autarchia, l'odio per l'individualismo e i valori occidentali, che sia in chiave "rossa" o in chiave "nera", può diventare qualcosa di brutto, ma se nella comunità ci metti la libertà, il pluralismo, la democrazia, il mercato, ma anche la competenza, la libertà individuale, l'uguaglianza di fronte alla legge, ma non sociale, allora il senso di comunità può essere qualcosa che avvolge queste componenti rendendole migliori, più giuste e più forti, meno narcisistiche, meno nichilistiche e meno individualistiche nel senso deteriore del termine.
Oggi l'occidente sembra aver perso il senso di sè e sembra debole di fronte ai suoi nemici, che siano gli stati autoritari asiatici o l'islamismo integrale, forse proprio perchè non sa ricomporre i proprio valori in un unico tessuto patriottico, in un senso di comunità e ancor di più nel renderli non negoziabili questi valori, ma diluendosi in un'unica melassa multiculturale e globalista dove il burka, l'antisionismo e il complottismo fascistoide antiamericanista hanno diritto di cittadinanza.
Serve quindi uno scatto e una presa di coscienza che facciano capire che l'occidente deve essere libero e tollerante, ma non compatibile con ogni cosa e talmente liberale da tollerare tutto ciò che lo vuole distruggere. Si, è vero, si è detto e si è visto che l'occidente ha sconfitto il comunismo anche dando la libertà ai comunisti di poter professare la propria fede in occidente, mentre gli anticomunisti erano perseguitati negli stati socialisti, dalla Russia a Cuba, ma attenzione, perchè questa superiorità valeva con il marxismo, che seppur stravolto dalle teorie fanatiche di Lenin, è sempre rimasto un'ideologia ancorata all'occidente, nata in occidente e figlia dell'occidente liberale, dove il confronto con i diritti democratici e di libertà lo potevano mettere in imbarazzo e squalificare di fronte ai propri cittadini e ai cittadini dell'occidente, ma lo stesso non si può dire ne' dell'Islam ne' dell'euroasiatismo rossobruno del regime putiniano e probabilmente nemmeno del neonazionalismo cinese, la cui identità andrebbe studiata meglio, perchè questi non hanno la libertà unita alla democrazia come valore conclamato, in particolare l'Islam radicale.
La competizione con il comunismo può risolversi in linea di massima ad armi pari e in parte sullo stesso piano, seppur tenendo conto delle doppiezze dialettiche del comunismo, ma quando ci si trova di fronte ad un nuovo nazismo asiatico e mediorientale, l'occidente deve ritrovare, insieme ai valori del liberalismo, il senso della spada e della crociata, senza falsi pudori e ipocrisie, e sopratutto senza nessuna forma di appeasement.
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