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giovedì 13 settembre 2018

La doppiezza comunista

Il grande capolavoro dei comunisti è stato quello di imporre a tutti l'idea che se non sei comunista o filocomunista non sei di sinistra, ma allo stesso tempo imponendo il sentimento e l'idea di un profondo disprezzo per la sinistra, in nome di una rivoluzione antisistema più ampia e totale che superasse i concetti in fondo borghesi e liberali di destra e sinistra. Questa è la vera doppiezza dei comunisti, capaci in questo modo di legare a sè cose diversissime tra loro, ma solo per controllarle, mantenendo di fatto un status quo cristallizzato, funzionale alla eternizzazione della loro burocrazia intellettuale, sindacale e politica. Da una parte l'eterno rimando a tempi migliori per l'ora X rivoluzionaria, dall'altra il soffocamento sul nascere di una sinistra liberale, realmente riformista e occidentale. Alla base una reiterizzazione di un apparato di potere che non ha più alcuna ragione storica di esistere, smentito dalla storia e anche dalle menti più lucide del marxismo revisionista, da Bernstein a Tasca e in parte da Gramsci e Giorgio Amendola, passando per figure come Renzo De Felice, ma che si mantiene in vita appunto occupando posti di potere nello stato liberaldemocratico, godendone di tutti gli agi e allo stesso tempo erodendolo, di fatto favorendo e alimentando le derive populistico-reazionarie delle masse, per poi presentarsi come il salvatore della democrazia.

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