I social sono la droga del nuovo millenio. La sua struttura che vorrebbe metterti in contatto con il mondo intero stando chiuso in una stanza ha già qualcosa di inumano e aberrante. Il senso di intimità apparente che fa dire alla gente tutto quello che pensa pensando di parlare da sola o solo ad una cerchia ristretta di amici, è in realtà un modo per permettere tra virgolette di leggere nel pensiero da parte di molte altre persone. Dall'altro verso chi scrive parla ad un pubblico senza vederlo in faccia e senza vederne le reazioni o limitate a quell'assurda serie di likes, faccine arrabbiate, che piangono. Per questo bisogna ritrovare il senso di comunità fisica e al tempo stesso riaffermare l'individuo.
Da qualche tempo si fa un gran parlare degli haters, i cosidetti haters, nella quale categoria vengono messi i più disparati personaggi, diversissimi tra loro, dal bullo al troll, a chi si sfoga, a tutta la gente sottopagata e sfruttata, non ascoltata dai politici e dai media mainstream, o derisa da loro, che magari ha delle ragioni per essere arrabbiata e non viene ascoltata.
La gente crede di parlare al bar o a casa sua e invece sta parlando in pubblico. Quante volte avrete sentito nei bar dire "bisognerebbe ammazzare tutti i politici" o "quel tal politico", o anche a cena con gli amici. Ovviamente se questi propositi fossero veri oggi avremmo una strage o la guerra civile, ma per fortuna non è così, perchè l'italiano è un popolo buono. Chiaramente si tratta di frasi sbagliate, ma a milioni di italiani è capitato di dirlo in un momento di emotività o impulsività, non per questo ne avevano intenzione. Persino a me è capitato di scriverlo.
Oggi su Ibs, la libreria online da cui mi rifornisco, ho letto il titolo dell'ultimo libro di Veltroni: "Odiare l'odio". Mi sembra un totale controsenso, come si fa a odiare l'odio senza odiare? E' la logica delle brigate rosse, dei giustizieri, ma in forma non-violenta, virtuale, gentile, farsesca, attraverso una violenza psicologica che porta via via a censurare ogni espressione difforme, partendo dalla virulenza verbale che giustamente andrebbe contenuta, al bullismo che giustamente va condannato, ma finendo con censurare ogni opinione non conformista e mettendo tutte le opinioni diverse in un unico calderone chiamato "nuovo nazismo".
Fermo restando la condanna verso ogni bullismo, paragonare i cosidetti haters (o tutti quelli che vengono etichettati come haters) ai persecutori delle tragedie della storia è abbastanza grottesco e un insulto ai veri perseguitati nella storia, come gli ebrei o gli schiavi africani, gli armeni, e tanti altri popoli vittime della violenza del nazismo e del comunismo, senza dimenticare i tanti italiani emigrati vittime di razzismo. Si tratta di una vera e propria caccia alle streghe e ai fantasmi del passato da parte di chi non capisce più la realtà odierna e appartiene ad un mondo finito e forse non ha nemmeno molto senso dell'umorismo. Ma anche una gran perdita di tempo, un trastullo per intellettuali annoiati, che invece di occuparsi del lavoro, della sanità, delle famiglie, dei problemi del popolo, questi politici e intellettuali di sinistra danno la caccia agli haters o alle persone isolate. Mah. Ci sarebbe di meglio e più utile alla società da fare.
Qualcuno diceva, "quando i comunisti perdono il senso dell'umorismo diventano persone pericolose". E fanatiche aggiungo io. Aggiungo anche, quando provano ad avere senso dell'umorismo non fanno ridere. Oggi i comunisti non esistono più, ma esistono i loro eredi, si sono dati una ripulita, si sono rifatti il look, cucinano un minestrone di idee smart e alla moda con cui fare bella figura in società. Ma il loro odio per il diverso è rimasto uguale.
Tornando ai social, bisogna veramente avere cura degli adolescenti e dei bambini, si tratta di uno strumento molto pericoloso che rischia di alienare le giovani generazioni. Un tema da approfondire e che gli psicologici dovranno affrontare sempre di più.
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