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giovedì 13 aprile 2017
Storia e cambiamento la forza del Partito
Non c'è una continuità lineare Pcdi-Pci-Pds-Ds-Pd-PdN, ma se c'è una continuità, è proprio nella non-continuità, nelle svolte radicali, di rottura, ma maturate in una lunga elaborazione, che questo partito ha saputo assumere collettivamente e organicamente. Dalla svolta di Salerno, alla Bolognina, dal Partito Nuovo, al Lingotto, ogni svolta ha raccolto con sè chi pensava che fosse una scelta opportunistica, tattica, pensando di mantenersi come prima, e invece sono sempre state svolte strategiche, mutazioni genetiche, di un partito geneticamente modificato che in questo ha trovato la sua forza, insieme all'aver mantenuto il senso tradizionale della sua storia, del suo corpo militante. Storia e cambiamento sono la stessa cosa, un partito di quasi cent'anni, al tempo stesso nuovissimo. Anche gli ultimi stravolgimenti sembravano una lotta per il potere, un marchingegno senz'anima elettoralistico e invece... Una certa sinistra all'amatriciana si è convinta che Renzi fosse quello che vuole rifare la Dc, la retorica annisettantacentrica del regime democristiano, un sinistrismo ammuffito non si è accorto che quella di Renzi è invece una rivoluzione liberale, quella che Berlusconi non è stato capace di fare contorcendosi nel putinismo e avvolgendosi nel populismo di destra, ma il liberalismo non può che essere di sinistra, forse perchè la destra ha perso la sua occasione, dimostrandosi subalterna al populismo di sinistra. Modernità, pensiero scientifico, produttività, sviluppo economico, tutti i lati liberali del marxismo, oggi si ricompongono e trovano nuova linfa, mentre quello che rimane del dichiaratamente marxista è ridotto ad orpello del populismo, dell'utopismo, del terzomondismo, del grillismo.
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