Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
venerdì 7 aprile 2017
Perchè ampi settori della sinistra italiana sono così regrediti quando si parla di politica estera?
Perchè ampi settori della sinistra italiana sono così regrediti quando si parla di politica estera? Fermi ancora alla retorica Antiamerikana, antiimperialista e russodiretti? A mio modo di vedere il motivo va ricercato nel fatto che nel partito comunista italiano gli elementi più innovativi, avanzati e revisionisti non toccavano il tema, essendo già impegnati a lavorare sui temi teorici e nazionali e non potendo esporsi troppo aprendo un terzo fronte. La critica all'Unione Sovietica e in generale sulla politica estera vennero così delegate agli elementi populistici, complottistici e moralistici del partito e delle aree limitrofe, che sostanzialmente o difendevano la Russia o sposavano le critiche di tipo maoiste e guevariste all'Urss, non potendo fare per la loro natura una critica di tipo storica e revisionista, limitandosi ad alimentare una deriva estremistica legata all'invettiva del tradimento e generando quel fenomeno tipicamente italiano degli antistalinisti più stalinisti degli stalinisti. In sostanza, la critica non era una vera critica, ma l'accartocciamento verso le origini perdute, un rilancio genericamente a sinistra che ancora oggi si riflette in una sinistra antioccidentale e ferma alle parole d'ordine pseudopacifiste di cinquant'anni fa.
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