Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
venerdì 28 aprile 2017
Renzi, Emiliano, Orlando, il confronto su Sky
Il confronto a Sky sulle Primarie Pd è stato molto sereno, ciò non vuol dire che non siano mancate le punzecchiature e i contrasti vigorosi. Emiliano ha dato di sè un'immagine da padre bonario, intento a consigliare il figlio che sbaglia Renzi. Ha evitato di chiamare a raccolta i grillini, come fatto in precedenza, preferendo ripresentarsi come uomo di partito. Non è un caso, la domanda della militante selezionata gli chiedeva proprio come avesse potuto definire - come un grillino qualsiasi - il Pd il partito dei petrolieri e banchieri, offendendo le migliaia di militanti. Va spiegato che per un attivista del Pd il rapporto con i grillini non è certo idilliaco, i seguaci del beppone nazionale su internet non vanno tanto per il sottile, non facendo molta differenza tra Renzi, base e elettori, tutti servi del sistema. Se Emiliano strizza gli occhi ai grillini, non deve stupire poi che tra gli iscritti non abbia preso nessun voto, eccezion fatta per la sua Puglia. Orlando non è riuscito a togliersi quella patina di apparato, alla domanda quale fosse il vostro poster nella cameretta quando avevate quindici anni, è stato l'unico a rispondere con un tutto politico Berlinguer e Mandela, mentre Renzi si divertiva a provocare con i Duran Duran, oltre a Roberto Baggio, mentre persino Emiliano la capiva con un Gigi Riva. per Renzi anche un significativo Bob Kennedy. Per quanto riguarda Renzi ha cercato di gestire il vantaggio, riproponendo qualche incursione sulla sicurezza e i valori occidentali, ma persino Emiliano ha avuto parole sorprendenti sull'immigrazione. I veri toni piccati si sono visti tra Renzi e Orlando, le uniche scintille, con il guardasigilli a giocarla sull'antiberlusconismo, accusando Renzi di inciucio, Renzi ricordandogli di essere stato ministro di un governo di larghe intese con Berlusconi, poi Orlando tacciando Renzi di populismo sull'Europa e agitando la bandiera dell'uguaglianza, ma i sondaggi parlano di un Renzi al 75% e un'affluenza di 2 milioni.
La Russia usa l'immigrazione per destabilizzare l'Unione Europea e L'Italia?/2
Nel precedente articolo dallo stesso titolo avevamo visto come il cosidetto "antirazzismo" (accoglienza illimitata per tutti, abolizione dei confini nazionali e delle frontiere per gli individui, bollare come razzista ogni paura e preoccupazione problematica) in realtà alimentasse il "razzismo". Ora vedremo come i "razzisti" facciano il gioco degli "antirazzisti", alimentandosi a vicenda. Le uscite rozze e spericolate di Di Maio e Salvini, che generalizzano contro tutte le Ong e ingrossano le psicosi nella gente, rendono poi facile ai Saviano e alle Boldrini la difesa generalizzata di tutte le Ong, nascondendo il problema sotto il tappeto e tacciando come razzista chiunque voglia indagare il fenomeno. La loro retorica "no-global" (uscita dall'Euro, chiusura totale delle frontiere, attacco alla democrazia rappresentativa) se messa in atto farebbe fare all'Italia la fine del Venezuela. Il Pd e il governo stanno cercando di prendere le distanze da queste reciproche posizioni ideologiche, ma ancora oggi nella percezione dell'opinione pubblica questo non traspare, o meglio appare evidente la presa di distanza dalla posizione ideologica di "destra", ma non da quella di "sinistra", che appare sempre timida e non netta. Intanto l'indagine dei Pm di Catania va avanti e ipotizza esplicitamente che ci siano degli Stati dietro questa ondata di immigrazione di massa, che assume i contorni ormai dell'invasione. Dietro gli scafisti e le Ong colluse potrebbero esserci le milizie libiche filo-russe oppure elementi radicali del fronte sunnita. Sappiamo come su un altro versante caldo Erdogan usi i profughi siriani come un'arma di ricatto verso l'Europa. Vedremo dove finirà questa inchiesta, per alcuni frutto di illazioni, per altri di informative dei servizi segreti tedeschi e olandesi (la Stampa). Ma una cosa è certa, la sinistra antirenziana da anni corteggia i grillini - ricevendo in cambio ovviamente sberloni - soprassedendo su tutti i deliri paranoici della setta a cinque stelle e sulle derive antidemocratiche, ma è chiaro che sull'immigrazione, che per la sinistra alla Saviano è un tratto identitario, non può far finta di nulla e su questo tema tutto il dialogo, gli ammiccamenti, il non-sono-populisti rischia di dimostrarsi per quello che è, una perdita di tempo. Con il tempo i grillini, come tutti i movimenti populisti, svolteranno decisamente a destra, con buona pace di Bersani e Zagrebelski. Lo scontro in futuro si delineerà tra una sinistra sempre più liberale e le destre sempre più populiste e sarà necessario fare una scelta di campo.
mercoledì 26 aprile 2017
L'ultrapolitica
Quella che è stata definita a lungo come antipolitica è in realtà un fenomeno fortemente politico, ultraideologico, l'odio non è contro la politica, ma contro la democrazia rappresentativa, i partiti della seconda repubblica, il parlamento, in nome di una politica neototalitaria, di un purismo neoidentitario, dietro il finto cinismo, il finto nichilismo, c'è invece una nuova fede fanatica, una nuova religione politica antilaica, una voglia di uniformità, un nuovo conformismo aggressivo sotto le mentite spoglie di una finta ribellione.
martedì 25 aprile 2017
La Russia usa l'immigrazione per destabilizzare l'Italia e l'Unione europea?
Per fermare le derive xenofobe emerse nella società, bisogna dare all'immigrazione dei limiti, perchè si tratta di un fenomeno che può essere retto dal tessuto sociale solo se viene garantita l'integrazione, la legalità, numeri contenuti e se non viene imposto dall'alto. L'immigrazione selvaggia, di massa, senza confini, magari sponsorizzata da alcune Ong di dubbio valore (ovviamente non tutte) e da personaggi politico-mediatici altezzosi, alimenta le risposte xenofobe della popolazione. Si tratta di un circuito vizioso che può essere rotto solo espellendo chi non ha diritto a stare qui e accogliendo chi scappa da guerre e persecuzioni politiche e religiose. Questi ultimi saranno in grado di integrarsi più facilmente, perchè la loro emigrazione è mossa da un desiderio di libertà e democrazia, che è alla basa delle nostre nazioni occidentali. Chi invece emigra mosso dall'idea del guadagno facile, dall'idea che l'Europa sia un eldorado, una volta scoperto che così non è, che la vita è dura anche qui, più difficilmente si integrerà, sarà mosso da rancore e più facilmente cadrà nelle braccia di organizzazioni criminali. Inutile dire di chi emigra pensando a una colonizzazione religiosa del vecchio continente, va espulso ben prima che possa compiere atti terroristici. Bene ha fatto quindi il ministro degli interni, Minniti, a distinguersi dall'estrema sinistra, affermando che il diritto alla sicurezza è un valore di sinistra, cercando un accordo con le autorità libiche per contrastare l'immigrazione clandestina e abolendo un grado di appello per le domande di asilo respinte, restringendo così i tempi delle espulsioni. E' però la geopolitica a determinare le situazioni, questa nuova ondata di immigrazione di massa potrebbe essere favorita da forze che vogliono destabilizzare l'attuale governo libico filo-italiano, per sostituirlo con uno filo-russo attraverso le milizie del generale Haftar. Non è forse un caso che la Russia sostiene contemporaneamente gli opposti estremisti del nostro paese, i populisti di destra antiimmigrazione da una parte, ma anche i populisti di sinistra proimmigrazione illimitata dall'altra, continuando la sua strategìa di destabilizzazione imperialista dei paesi dell'Unione Europea.
mercoledì 19 aprile 2017
Il relativismo antiscientifico è l'essenza dei cinque stelle
Dunque con la vicenda dei vaccini siamo arrivati alla vera essenza del partito a cinque stelle. L'odio contro la scienza, cioè contro la modernità, di cui la politica e la democrazia rappresentativa ne sono un aspetto, ma di cui la medicina, i vaccini contro le malattie che un tempo falcidiavano le popolazioni, la scienza, la cultura scientifica, ne sono il vero motore. Stiamo assistendo al cortocircuito del relativismo, l'idea che non esiste verità, ma solo opinioni tutte pesabili allo stesso modo, abolisce anche la verità scientifica, ogni forma di competenza, di professionalità borghese, dal giornalismo, alla medicina, dall'economia alla storia, per riportarci alla superstizione medievale, al tempo dei sacerdoti, dei guru, dei santoni. Ma in cosa consiste questo cortocircuito? L'uomo moderno ha superato i dogmi, le verità assolute, ma l'effetto collaterale è stato il relativismo, l'abbandono della ricerca costante e revisionista della verità o di una verità, per l'annullarsi in uno scetticismo pregiudiziale verso ogni verità consolidata, nell'apertura acritica verso ogni verità alternativa, ma soprattutto nell'autocondanna al nichilismo, all'infelicità, al livellamento, alla contraddizione fine a sè stessa e invalidante.
giovedì 13 aprile 2017
Storia e cambiamento la forza del Partito
Non c'è una continuità lineare Pcdi-Pci-Pds-Ds-Pd-PdN, ma se c'è una continuità, è proprio nella non-continuità, nelle svolte radicali, di rottura, ma maturate in una lunga elaborazione, che questo partito ha saputo assumere collettivamente e organicamente. Dalla svolta di Salerno, alla Bolognina, dal Partito Nuovo, al Lingotto, ogni svolta ha raccolto con sè chi pensava che fosse una scelta opportunistica, tattica, pensando di mantenersi come prima, e invece sono sempre state svolte strategiche, mutazioni genetiche, di un partito geneticamente modificato che in questo ha trovato la sua forza, insieme all'aver mantenuto il senso tradizionale della sua storia, del suo corpo militante. Storia e cambiamento sono la stessa cosa, un partito di quasi cent'anni, al tempo stesso nuovissimo. Anche gli ultimi stravolgimenti sembravano una lotta per il potere, un marchingegno senz'anima elettoralistico e invece... Una certa sinistra all'amatriciana si è convinta che Renzi fosse quello che vuole rifare la Dc, la retorica annisettantacentrica del regime democristiano, un sinistrismo ammuffito non si è accorto che quella di Renzi è invece una rivoluzione liberale, quella che Berlusconi non è stato capace di fare contorcendosi nel putinismo e avvolgendosi nel populismo di destra, ma il liberalismo non può che essere di sinistra, forse perchè la destra ha perso la sua occasione, dimostrandosi subalterna al populismo di sinistra. Modernità, pensiero scientifico, produttività, sviluppo economico, tutti i lati liberali del marxismo, oggi si ricompongono e trovano nuova linfa, mentre quello che rimane del dichiaratamente marxista è ridotto ad orpello del populismo, dell'utopismo, del terzomondismo, del grillismo.
Noi, il popolo che non c'è
Noi, il popolo. Noi siamo la volontà popolare. In queste tre parole si potrebbe riassumere la linea politica di Beppe Grillo, che si è scagliato contro l'idea legittima e democratica che forze politiche diverse tra loro possano allearsi per contrastare il suo dispotico partito. Peccato, anzi per fortuna, che il popolo non esiste più. L'Italia è composta da tante minoranze e da nessuna maggioranza. Grillo vive ancora nel mondo dove esisteva il popolo e i nemici del popolo da mettere alla gogna o in un gulag, ma si tratta evidentemente di una mistificazione ideologica. Per quanto Grillo abbia tanti sostenitori ed elettori, uno vale uno, il loro voto vale tanto quanto quello di chi vota Pd o Forza Italia, non è più puro o più onesto. In un contesto di minoranze e in un sistema politico che gli italiani con l'ultimo referendum hanno voluto proporzionale, per formare una maggioranza di governo, il buon senso vuole che ci si debba allearsi e mettersi d'accordo. L'identità manichea del partito di Casaleggio, però, non gli consente di fare alleanze, perchè il bene, l'onestà, la purezza, il popolo, non può mischiarsi con il male, la disonestà, la corruzione, la casta. La sua forza è il suo limite e la democrazia, quella vera, non quella diretta dagli psicoguru, se ne giova.
Negare la storia
C'è un cortocircuito in una parte della sinistra italiana nel rapporto tra storia e politica internazionale attuale. La bussola granitica e immobile con la quale si è mosso in questi anni tutto quel mondo erroneamente definito pacifista è che la democrazia non si esporta. Peccato che l'Italia è un classico esempio di democrazia esportata. Fu grazie alla guerra e all'intervento americano in Italia che la dittatura fu sconfitta e un'altra non la sostituì. Un politico avveduto come Togliatti ben lo sapeva e si districò tra l'alimentazione propagandistica del mito della resistenza rossa e una politica realista di compromesso con le forze atlantiche. Negare la storia vuol dire negare la realtà, mitizzare un glorioso passato mai esistito porta a scelte errate e a visioni nostalgiche nel presente.
lunedì 10 aprile 2017
Perchè Renzi ridà il primato a politica e partito
Si può ironizzare sui proverbi di Bersani, ma su una cosa l'ex segretario del Pd è riuscito benissimo: Dipingere Renzi come un uomo solo al comando, in una parola uomo solo. Spariti d'incanto i due milioni di cittadini e persone che lo hanno eletto segretario nel 2013, i 12 milioni che lo hanno votato alle elezioni europee del 2014 e anche quel 40% di elettori che lo ha votato al referendum del 2016 "solo" contro tutti. Ora Renzi sta stravincendo il congresso 2017 tra gli iscritti al partito, ma l'immagine populista di Renzi solo, amico dei banchieri, dei petrolieri, dei tecnocrati, dei plutocrati e degli oligarchi è piuttosto passata nell'immaginario mediatico, ma di certo Renzi è solo tra i cattedratici, i giornalisti, i comici, i sindacalisti, i cantautori e i registi, tutto quel mondo che Togliatti volle coinvolgere per far uscire il partito dal settarismo militante, ma che hanno finito per mangiarsi il partito e la sinistra. Ora Renzi, invece, e a differenza dell'immagine che Bersani e D'alema gli hanno costruito addosso, sta ridando potere proprio al Partito, ai suoi militanti e simpatizzanti, ricostruendo una sinistra politico-popolare, meno cultural-morale. Bene.
Congresso Pd, il demagogico story-telling di Orlando
Lo story-telling di Orlando al congresso del Pd è in estrema sintesi questo: Con Renzi il Pd si è allontanato dal popolo, nello specifico abbiamo perso il contatto con le categorie care a un certo classismo in salsa postmoderna: lavoratori, donne, giovani, migranti. Si tratta di un discorso di una demagogia estrema, ma che dimostra anche due limiti contrastanti tra loro, ma ugualmente significativi: da una parte l'insistenza a voler costruire un blocco sociale su categorie sociali, di genere e generazionali che si vorrebbe strumentalizzare rinchiudendo a sua volta il perimetro della sinistra dentro confini di fatto ideologici, dall'altra parte la pretesa che sia stato Renzi ad allontanare queste categorie, come se con Bersani e D'alema fosse tutto un confluire di operai e giovani nel mitico mondo progressista. La sinistra invece ha perso il rapporto con il popolo perchè negli ultimi decenni ha smarrito il contatto con cose come la modernità, la libertà, lo sviluppo economico, ma anche patria, identità e sicurezza. Tutte cose che con Renzi si stanno ritrovando.
venerdì 7 aprile 2017
Perchè ampi settori della sinistra italiana sono così regrediti quando si parla di politica estera?
Perchè ampi settori della sinistra italiana sono così regrediti quando si parla di politica estera? Fermi ancora alla retorica Antiamerikana, antiimperialista e russodiretti? A mio modo di vedere il motivo va ricercato nel fatto che nel partito comunista italiano gli elementi più innovativi, avanzati e revisionisti non toccavano il tema, essendo già impegnati a lavorare sui temi teorici e nazionali e non potendo esporsi troppo aprendo un terzo fronte. La critica all'Unione Sovietica e in generale sulla politica estera vennero così delegate agli elementi populistici, complottistici e moralistici del partito e delle aree limitrofe, che sostanzialmente o difendevano la Russia o sposavano le critiche di tipo maoiste e guevariste all'Urss, non potendo fare per la loro natura una critica di tipo storica e revisionista, limitandosi ad alimentare una deriva estremistica legata all'invettiva del tradimento e generando quel fenomeno tipicamente italiano degli antistalinisti più stalinisti degli stalinisti. In sostanza, la critica non era una vera critica, ma l'accartocciamento verso le origini perdute, un rilancio genericamente a sinistra che ancora oggi si riflette in una sinistra antioccidentale e ferma alle parole d'ordine pseudopacifiste di cinquant'anni fa.
I due effetti dell'utopia multiculturale e del relativismo
L'utopia multiculturalista basata sulla convinzione che tutte le idee, le opinioni, i sistemi politici e le religioni siano uguali e ponibili sullo stesso piano, tende a negare l'essenza stessa del terrorismo islamico e la sua stessa esistenza, producendo due effetti. Da una parte aumenta l'aggressività del radicalismo islamico, che vede in questa mancanza di dialettica un segno di debolezza da aggredire strumentalizzando il relativismo a proprio favore per ottenere sempre più spazio e potere. Dall'altra parte l'altro effetto è quello di alimentare ed esasperare i sentimenti xenofobi e la chiusura della gente verso il mondo globalizzato aumentando i consensi ai movimenti populisti e sovranisti.
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