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sabato 6 luglio 2019

Come siamo arrivati a questo punto?

Quello a cui stiamo assistendo in Italia non è solo uno scontro tra opposti estremismi, anche se la Lega di Salvini in questo momento sta sfondando al centro e la sinistra sta invece avendo una deriva sempre più a estrema sinistra, ma ci troviamo di fronte anche ad uno scontro di classe, ma non solo, come vedremo anche tra due nazionalità diverse.

Da una parte il mondo degli intellettuali, del professionismo, della comunicazione, dell'arte e dello spettacolo, dall'altra la classe operaia e i ceti medi. "Assente" la classe dirigente, il grande capitale e lo stato non hanno un indirizzo univoco, ma al suo interno si produce uno scontro e una tendenza verso tutte e due le parti, senza riuscire a costruire una tendenza indipendente. La mancanza di una classe dirigente è una costante nella storia italiana, ma come dicevo lo scontro è anche tra nazionalità diverse. Il mondo intellettuale, dei chierici, delle professioni e delle arti nei secoli è sempre stato al servizio delle corti straniere, dei francesi, del vaticano, degli spagnoli, degli austriaci. Essi non sono italiani (divisi a loro volta tra norditaliani-padani, centroitaliani e suditaliani, oltre che tra le identità comunali, ma che Salvini sta cercando di reunificare), sono estranei al volgo e ai ceti medi, solo una parte della borghesia nella storia costruì ed edificò la causa del risorgimento e poi delle ideologie ottocentonovecentesche, dividendosi nel tempo a loro volta tra liberali, fascisti e marxisti. In tempi diversi, però, prima i fascisti e poi i comunisti hanno perso il contatto con il popolo italiano, reisolandosi, mentre i liberali non hanno mai saputo creare una struttura organizzativa autonoma e di massa. I ceti medi scelsero allora la democrazia cristiana e poi Forza Italia come male minore rispetto a fascismo, sovietismo, cattocomunismo, mentre i liberali rimanevano marginali, intanto la classe operaia comunista virò verso la lega nord, a loro volta i ceti intellettuali-professionali-artistici-clericali negli ultimi 25 anni si sono ulteriormente sempre più isolati, rinchiudendosi in un elitarismo diviso tra tecnocrazia e terzomondismo.

"Fatta l'Italia bisogna fare gli italiani", disse qualcuno. Questo valeva per il popolo e i ceti medi, ma anche per gran parte degli intellettuali. Il grande paradosso è che ora proprio la Lega nord in qualche modo sta unificando o cercando di unificare i ceti medio-bassi, per decenni rimasti estranei alla nazione e poi divisi localmente tra loro, mentre la borghesia intellettuale appare sempre più estranea alla nazione e la grande borghesia assente. Inoltre il sentimento europeo non integra la nazionalità italiana, ma la vuole superare o cancellare.

Da non dimenticare il durissimo scontro interno alla chiesa cattolica, tra chi si rifà alla tradizione giudaico-cristiano-liberale e dall'altra parte l'ala catto-islamico-comunista, sempre più lontana ed estranea al popolo italiano e sempre più fautrice della causa dei migranti.

Oggi serve più che mai la rinascita di un movimento liberaldemocratico, interclassista, sostenuto dalla presenza di una borghesia nazionaldemocratica ma con una base popolare, autonomo dai populisti come dai tecnocratici e dai cattocomunisti. Chiaramente si tratta di una realtà che ad oggi parte da una base del 10% e può arrivare al 25%. Con chi allearsi? Con chi tra gli altri saprà rivolgersi verso verso posizioni meno estreme, ma sopratutto tenendosi lontano sia dalla demagogia ma anche dall'elitarismo tecnocratico.

Patrie, ideologie, classi sociali, cose che alcuni credevano anacronistiche oggi appaiono più attuali che mai e con cui bisogna fare i conti, ma non per tornare indietro nel tempo, ma per saperle governare, interpretare, darle un senso, identificare e unificare.

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