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martedì 11 luglio 2017

I pregiudizi verso Renzi, questione politico-ideologica, odio antropologico o mera questione d'immagine?

Abbiamo visto in precedenza come Renzi rompe con la tradizione della sinistra anticapitalista, antioccidentale, con lo schema della sinistra ulivista alleata con la sinistra radicale, ma tutto questo non basta di certo a spiegare lo schieramento antirenzi, il quale è composto anche da una larga fetta di sinistra che di marxista o vagamente tale e nemmeno socialdemocratico non ha più nulla, se mai lo ha avuto. L'odio per Renzi allora è antropologico, riguarda la sua persona, il suo ottimismo boy-scout, le sue giacche di pelle, le sue camice bianche, le sue cravatte scure e azzurre, il fatto di non essere uno pseudointellettuale borghese, il suo navigare nelle ragioni degli altri, ma anche tutto questo non basta a spiegare. L'odio per Renzi in definitiva è l'odio per la sua comunicazione da parte di una sinistra senza sostanza per la quale la forma, l'immagine, la comunicazione, la narrazione è tutto. La colpa di Renzi è la colpa di chi ha affermato che la comunicazione di Berlusconi è più efficace di quella manipolatoria e mobilitante di Repubblica, delle poesie barocche di Vendola e di quella bombardante de La 7. Con le sue slides, i toni informali, le battute da toscano, l'ottimismo della ragione, la sinistra del fare, è lontanissimo dai toni fintamente e posatamente riflessivi delle madonne addolorate della sinistra etica e dai soporiferi toni professorali di un Letta o di un Monti, ma anche lontano dall'indignazione psicomoralista della sinistra filogrillina. Per una sinistra per cui la comunicazione e l'immagine è tutto, la comunicazione e l'immagine di Renzi è intollerabile, a scapito magari di contenuti che non risulterebbero così insopportabili in bocca ad un altro.

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