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venerdì 31 agosto 2018

i discorsi alati di Veltroni

Volare alto e colpire basso. Questo è un vecchio rituale nella retorica dei dirigenti del partito comunista a cui Veltroni con i suoi ultimi interventi non si sottrae. Quale ingenerosità nel definirlo "l'amerikano" e il "nuovista" da parte di certi ottusi sinistri. Discorsi alati, storicisti, prenderla da lontano, dalla storia, per sferrare ben assestati calci nei testicoli. E allora "badate", "vedete", ma alla fine chi "ha parlato di rottamazione ha usato un termine estraneo alla nostra cultura che usò per primo Berlusconi", insomma Renzi è di destra, come Giorgio Amendola era di destra, poi tra 20 anni faranno proprie le sue teorie come hanno fatto con Amendola, ma poi di quale cultura "umanitaria" parla Veltroni, quella di Gramsci preso letteralmente a sassate dai suoi stessi compagni nelle carceri fasciste o quella di Terracini emarginato e ostracizzato per 20 anni, o quella di Tasca e gli altri espulsi nel '29, la nostra storia è sangue e merda, Veltroni facci il piacere, ti scandalizza la parola rottamazione, ma da quale paesaggio lunare provieni, con le tue figurine, con la tua idea regressiva di sinistra, con il tuo tatticismo non meno esasperato di D'Alema, vai a dormire, formaggino.

Togliatti e il catastrofismo comunista

Per capire la fascinazione per i grillini da parte di una certa parte del Pd forse bisognerebbe ricordare di come Togliatti tentò un'alleanza con i qualunquisti di Giannini nei lontani anni '40 e addirittura arrivò nel 1953 a proporgli di candidarsi come indipendente nelle file del Pci. D'alema, che non perde occasione di presentarsi come l'erede del Migliore, ha in una intervista recente rivendicato la sua linea di dialogo con i grillini non a caso con il precedente togliattiano. E allora per capire la natura di quello che si muove nel mondo degli umiliati e offesi da Renzi bisogna forse capire la figura di Togliatti, indubbiamente la figura chiave della sinistra italiana del novecento. Bollato come "socialdemocratico" dalla sinistra comunista, mai definizione poteva essere più fuorviante e fallace, ma lo stesso si potrebbe dire dei fratelli diversi D'Alema e Veltroni e tutti figli e figliocci del dirigente del comintern. Togliatti era un convinto bolscevico, un irriducibile stalinista, che seppe costruirsi un'immagine di gramsciano e costruire un'immagine di Gramsci a suo uso e consumo. Di socialdemocratico non aveva proprio nulla, come non la aveva il suo erede Berlinguer. La sua linea fu sempre quella del centro comunista, uno schema ripetuto nei decenni e ancora oggi tentato, allearsi con la "destra" interna per sconfiggere la "sinistra" interna e poi recuperare la "sinistra" interna per sconfiggere la "destra". Alla base di questo schema l'irriducibile teoria del catastrofismo economico, l'idea, smentita invece da Gramsci nelle sue riflessioni in carcere, che una crisi economica fosse il preludio della fine del capitalismo. Da questa teoria nasce tutta la linea politica degli ultimi dieci anni da parte dellla "ditta" o del "recinto" che dir si voglia, riformisti in tempo di ritirata strategica e rivoluzionari in tempi di crisi economica.

giovedì 30 agosto 2018

La domanda che nessun giornalista fa

Il tema dell'immigrazione ha ottenuto il monopolio mediatico, questa è la grande vittoria di Salvini, che ha imposto la sua agenda. Eppure, i dati del viminale, il ministero presieduto dall'ex leoncavallino, dicono che dall'inizio del 2018 solo poco più di 15000 richiedenti asilo sono sbarcati in Italia e 5000 sono stati accolti dalla Germania, zero dall'Ungheria di Orban. Allora il punto è, perchè nessun giornale riporta a caratteri cubitali questo dato, perchè nessun giornale chiede a Salvini, Grillo e Borghi: Volete uscire dall'Euro sì o no? E se non rispondete siete dei cialtroni, dei buffoni, dei pagliacci.

mercoledì 29 agosto 2018

La paradossale storia del tricolore

Il tricolore italiano si ispirò al tricolore della rivoluzione francese, era la bandiera della repubblica cispadana, che nacque su impulso della discesa di Napoleone in Italia, attraversata da ideali giacobini. Secondo alcune ricostruzioni storiche addirittura la scelta del verde, bianco e rosso fu dovuta al fatto che i sostenitori della rivoluzione francese in Italia erano convinti che fossero questi i colori della bandiera francese, che fosse la bandiera francese!

Non è curioso che oggi un governo che alimenta lo sciovinismo antifrancese si appropri del tricolore o sostenga la parte vandeana e reazionaria della Francia?

E non è divertente come la prima repubblica padana della storia avesse come simbolo il tricolore? :)

Ma il tricolore rappresenta anche perfettamente la lacerazione che da 100 anni attraversa gli eredi della rivoluzione francese, da una parte i sostenitori del sovranismo popolare e patriottico, dall'altra i sostenitori dei diritti umani universali, due ideali che nel 1789 erano uniti.

D'altra parte questa lacerazione iniziò anche prima di 100 anni fa, perchè 170 anni fa il marxismo volle dividere il popolo dalla patria, ma anche l'universalismo dai diritti umani e individuali, ne venne fuori un mostro che prendeva gli aspetti peggiori, la dittatura del popolo senza il patriottismo e l'universalismo e umanitarismo senza diritti dell'individuo.

Il fascismo invece dimostrò come non esiste solo la dittatura intesa come dittatura di una minoranza, ma se gli ideali democratico-patriottici espellono i diritti universali dell'individuo allora nasce una dittatura della maggioranza all'interno di una comunità chiusa.

Nel frattempo Stalin in Russia aveva recuperato il concetto di patriottismo, finendo con il costruire qualcosa di molto simile al fascismo e al nazismo, pur partendo da presupposti diversi.

Il recupero del patriottismo da parte dei comunisti fu però molto utile per sconfiggere proprio il nazifascismo, inoltre la tattica dei comunisti e di Stalin durante e immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, produsse involontariamente i primi germi di liberalismo all'interno dei comunisti italiani. Il ricongiungimento di patriottismo e popolo e la parziale riunificazione di universalismo con i diritti se non dell'individuo delle minoranze, fu un revisionismo che proprio il dittatore Stalin immise nella circolazione dei comunisti.


L'intersezione del centrosinistra contro la polarizzazione.

La lotta contro questo governo non passa attraverso sinistra contro destra, ma dimostrando che Salvini e Di Maio sono contro l'interesse nazionale, il buon senso, lo sviluppo economico. Belli i tricolori alla manifestazione di Milano, la sinistra del domani passa attraverso l'integrazione tra interesse nazionale e globalizzazione, mettendo nell'angolo nazionalismo ottuso e utopismo universalista. L'intersezione del centrosinistra contro la polarizzazione. Proviamoci.

mercoledì 22 agosto 2018

Liberal-leninisti

Liberali nei contenuti, ma leninisti nei metodi e nelle regole di partito. Questo a mio modesto parere dovrebbe essere la linea politica del Pd. Il Pd è stato duramente attaccato da sinistra, gli hanno detto che era un partito di destra, corrotto, berlusconiano, ma questa è politica, inutile piangere, quando il Partito comunista italiano veniva attaccato da sinistra rispondeva definendo i troschisti "canaglie fasciste", gli extraparlamentari di sinistra "fascisti rossi", non diceva "parliamone", non diceva "noi non cacciamo nessuno perchè siamo democratici". I D'alema, i Bersani, i Franceschini, gli Emiliano andavano cacciati a calci nel culo, trattati come quelli del manifesto nel 1969, magari rompendogli qualche ossa, poi quando gli hai rotto le ossa gli proponi un'alleanza contro il governo Di Maio-Salvini, ma si aveva paura di essere accusati di dittatura, ma in realtà si è passato per deboli, anzi, l'accusa di dittatura c'è stata comunque, ma si è passati pure per coglioni, allora meglio passare per dittatori, ma non per coglioni.

Chi nega il diritto a Israele di esistere è come Salvini

Chi accusa Salvini di razzismo ma al tempo stesso non riconosce il diritto a esistere di Israele e difende organizzazioni fasciste e terroriste come Hamas e Hezbollah è un ipocrita e un razzista anche lui. Ma la risposta non può essere quella di farsi gettare nelle braccia di Salvini e Orban, come molti ebrei stanno facendo, ma di rendere pan per focaccia: chi si autoproclama come la vera sinistra, chi accusa Israele di nazismo, chi bolla la sinistra liberale e riformista come destra, altri non è che un reazionario di destra, un antisemita, un razzista, che nega a Israele il diritto a esistere, che predica l'odio verso il progresso, lo sviluppo delle forze produttive, in nome della decrescita infelice, di un utopismo totalitario che annulla la diversità e si allea con il peggior populismo.

Tu a chi credi?

Se tutti gli economisti tranne Borghi ti dicono che uscire dall'Euro sarebbe un disastro per il tuo paese, tu cosa fai? Se il 99,9% dei medici ti dice che i vaccini fanno bene tranne uno scienziato pazzo che dice che provocano l'autismo, tu a chi credi? Se il 99,9% degli storici ti dice che l'Olocausto è esistito davvero, tu a cosa credi?

Renzi fa ridere, Salvini e Di Maio fanno piangere

Oggettivamente stavo pensando che Renzi fa ridere, o meglio, capisco che molti ridano quando parla, il suo ottimismo, il suo patriottismo di sinistra in Italia è considerato una cosa ridicola, poi gli hanno tolto ogni credibilità, perchè ha detto "Letta stai sereno", o "lascio la politica", non sto qui a spiegare perchè ha detto quelle cose e perchè si è smentito, ma gli hanno fatto il meme, la satira da social e quindi fa ridere. Ed è oggetivamente buffo. Ma fin qui tutto bene, finchè un politico fa ridere e finchè si può ridere di un politico vuol dire che i dati economici hanno tutti il segno più e che c'è libertà, quel bene che alcuni considerano di lusso, ma poi ti manca quando non c'è più e allora hai voglia a parlare di redistribuzione della ricchezza e uguaglianza. Ma è quando i politici fanno piangere, quando ti fanno fare la fine del Venezuela o della Grecia, quando sono degli analfabeti arroganti, quando è vietato ridere di loro, che allora le cose vanno veramente male e rimpiangi il politico che fa ridere e capisci che forse il tuo era solo italico piagnisteo.

La repubblica sulla luna

Non passa giorno che un esponente della maggioranza non attacchi il parlamento e la democrazia rappresentativa, gli investitori esteri stanno fuggendo dall'Italia, un ministro propone un piano in stile Varoufakis, il web è infestato da fake news e cosa chiede la Repubblica al segretario del Pd Martina? "Perchè Renzi non è andato a prendersi i fischi a Genova?" Ammiro la compostezza e la pacatezza con cui ha risposto Martina, ma io un sonoro ceffone a questi insolenti cazzoni non l'avrei risparmiato.

domenica 19 agosto 2018

Forche e tifo

Io onestamente ho appena visto un video dei funerali di Genova in cui c'è un gruppo di gente che acclama Salvini e Di Maio con un tifo da stadio, io non so se erano parenti delle vittime, ma non credo, penso che a un funerale di un parente si ha una maggiore compostezza, poi ho visto la stessa gente fischiare Martina, che mi è sembrato un gesto gratuito, in fondo è l'ultimo arrivato. Io non so cosa sta succedendo a questo paese, sopratutto al popolo, mio nonno era un operaio, ha fatto la quarta elementare e poi è andato a fare il garzone, si è specializzato come saldatore, fabbro e ferramenta, dopo la guerra insegnava negli istituti professionali, non l'ho mai conosciuto ma ne ho conosciuti i racconti e so per certo che non era così, non avrebbe fatto il tifo ad un funerale, era comunista e il suo motto era "fare del bene", anche i comunisti avevano la giustizia tra i loro valori, il chè è discutibile, ma avevano anche un certo stile distintivo, ma che giustizia è questa, di chi un minuto dopo la strage ha deciso che è colpa dell'Europa, di Renzi, di Benetton e della società autostrade, che faccia di tolla ha chi agita il cappio quando si opponeva con toni violentissimi alla Gronda, che avrebbe alleggerito il traffico sul ponte Morandi. Di certo sarebbe ingenuo pensare che è un rigurgito che viene solo dal basso, ci sono imprenditori come Cairo, ci sono intellettuali molto furbi, che stanno agitando le acque, ci sono ambiguità, c'è una situazione internazionale che corrisponde a quello che stiamo vivendo in Italia, per Lenin il popolo era una massa informe, solo gli intellettuali borghesi potevano plasmarlo al comunismo, per Gramsci invece esisteva una cultura popolare, forse non è un problema di classi sociali, ma quello che sappiamo è che c'è un consenso popolare a questo nuovo corso vendicativo e forcaiolo.

venerdì 17 agosto 2018

L'autocritica che non c'è stata

Tra gli errori di Renzi fortunatamente non c'è stato quello di aver fatto autocritica dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo. Quell'autocritica con cui i vari Berja di Gallipoli e Kruscev di Bettola lo aspettavano al varco per finirlo definitivamente. Perchè l'uso della parola autocritica non è stato affatto casuale.

Nella storia della sinistra, infatti, e in particolare dei comunisti, quando si parla di autocritica non si sta parlando di quello che si potrebbe letteralmente pensare. "L'autocritica" è sempre stato qualcosa di molto più pesante; è innanzitutto un rituale, una regola, chiunque venisse messo in minoranza nel partito doveva sempre fare pubblica e solenne autocritica, inteso come atto di sottomissione della minoranza verso la maggioranza, dell'individuo verso il collettivo, solo che Renzi, al momento, non è affatto stato messo in minoranza, pur essendosi dimesso da segretario, ancora nessun congresso o primarie lo ha messo in minoranza. Inoltre, chi gli chiedeva solennemente l'autocritica era ormai fuori dal partito, perciò l'autocritica da parte di Renzi non aveva alcun senso da un punto di vista storico e politico.

Un altro caso in cui nella storia della sinistra e dei comunisti si faceva autocritica era quando si era stati condannati a morte dal partito, la più famosa autocritica della storia della sinistra è infatti quella di Bucharin prima di essere giustiziato, dove l'ex pupillo del partito, si dichiara in toto colpevole e in torto, una sorta di confessione sul modello dei condannati dall'inquisizione cattolica. Anche questo caso non era quello di Renzi, anche se al Berja di Gallipoli sarebbe piaciuto.


domenica 5 agosto 2018

L'odio per la modernità alla base del neopopulismo

Il nostalgismo è una componente essenziale del nazionalpopulismo e del socialpopulismo. E' vero che questi movimenti si presentano come il "nuovo", ma questo solo in un'ottica di sostituire l'attuale ceto politico, giornalistico, scientifico ed economico con la loro burocrazia asservita; sono "rivoluzionari" nella guerra alle istituzioni, ma il loro riflesso culturale è quello di chi rimpiange il novecento, la Prima repubblica, il fascismo, l'Unione Sovietica, e sempre più giù l'era preindustriale e premoderna sognando paradisi ecologici perduti.

Anche la base elettorale appare sempre più quella di vecchi decrepiti, dalla Brexit, votata per lo più dai vecchi della provincia inglese terrorizzati dall'immigrazione e dalla globalizzazione, all'elettorato della Le Pen e di Salvini, che odiano la Fornero, che voleva farli lavorare un paio di anni in più per garantire una pensione ai giovani, ma loro dimostrando tutto il loro abietto e gretto egoismo si sono ribellati. In Italia vivono 16 milioni di pensionati, i giovani devono lavorare per pagare le loro pensioni senza che mai ne avranno una, ma la vulgata è quella dei pensionati che fanno la fame, invece i dati Istat dicono che una pensione lorda media è di 1800 euro al mese, ma molti pensionati hanno inoltre più di una pensione, alla faccia dei giovani.

Anche i leader di questo "nuovo" movimento sono quasi tutti cariatidi, Donald Trump ha 72 anni, il boss russo Putin ne ha 65, l'ideologo del movimento nazionalpopulista Steve Bannon è un classe '53 anche lui, Boris Jonhson è un "giovane" di 55 anni, mentre l'altra faccia della medaglia "sinistra" del populismo, quella sociale ed egualitarista, che in parte affascina anche i millenials, è composta dal 69enne Jeremy Corbyn, addirittura dal 78enne Bernie Sanders, dal defunto Casaleggio e dal settantenne con la bava alla bocca Beppe Grillo.

In Italia è vero c'è una situazione particolare, perchè la teoria rossobruna di Dugin ha trovato già il suo compimento e saldatura unendo socialpopulismo e nazionalpopulismo nel movimento 5 stelle alleato alla Lega di Salvini e perchè a capo del movimento ci sono un 32enne come Di Maio, il quale però è chiaramente un burattino, e il 45enne Salvini. Ma la sostanza non cambia. L'odio per il futuro di un mondo decadente, chiuso in sè stesso, che non crede alla grande industria, alla medicina, alla scienza, alla democrazia liberaldemocratica, all'innovazione, cavia di troll, fake news e allarmismi che generano paure, indignazione e rabbie esagerate su globalizzazione, immigrazione, femminicidio, riscaldamento climatico, diseguaglianze, innovazione tecnologica, sovranità, sono quelli di un mondo morente che si dibatte per non far nascere il nuovo mondo, quello che vedrà l'uomo tra non molti anni debellare malattie, fame, disoccupazione, portando i primi essere umani a vivere sulla luna. Compito della sinistra è combattere questo colpo di coda e guidare questa fase di transizione, non ovviamente con una difesa acritica dello Status quo, ma riportando razionalità e vero progressismo al cuore del proprio programma politico, combattendo questo nuovo patto Molotov-Ribbentropp, questo nazicomunismo che come sempre usa metodi moderni per riportare la lancetta della storia all'indietro, che fa leva sulle libertà, sul relativismo, sull'individualismo delle società occidentali portandole ad un parossistico estremo per distruggerle dialetticamente.

venerdì 3 agosto 2018

La dittatura dei troll

La destra in Italia non esiste. Quella che chiamano destra in Italia da 100 anni sono solo figli storti della sinistra da Mussolini in poi. La grande destra liberale degli Amendola, dei Benedetto Croce, degli Einaudi è stata emarginata, qui abbiamo rossobruni, nazibolscevichi, fasciocomunisti che dicono e intimano il silenzio. Chi non ha letto commenti in fotocopia su internet da parte dei troll che dicono tutti "con tutto quello che ha fatto Renzi ancora parlate, state zitti", oppure "Renzi con la batosta che ha preso ancora parla? faccia silenzio", oppure "Ah chi ha tirato l'uovo all'atleta nera era il figlio di uno del Pd, zitti, chiedete scusa in ginocchio.". D'altronde non sapevamo che le idee politiche si trasmettono per sangue, quindi Di Maio e Di Battista, figli di due militanti fascisti cosa sono? Comunque il messaggio è che bisogna stare zitti, non parlare, il diritto di parola è in bilico, eppure quando si parla di contrastare le fake news, tipo quelle notizie completamente inventate del fratello di Renzi che farebbe il portaborse a spese dello stato, ma in realtà fa il pediatra in America, si possono zittire? Oppure chi dice che il figlio di Poletti ha insultato gli italiani inventandosi di sana pianta le sue presunte frasi può essere silenziato? No, quello sarebbe attacco alla libertà di parola da parte del "pensiero unico globalista".

Perchè Nanni Moretti ha distrutto la sinistra

Nanni Moretti ha distrutto la sinistra. E vi spiego perchè. Poco più di 20 anni fa disse "Dì qualcosa di sinistra" e da più di 20 anni i leader della sinistra sono ossessionati dal dire qualcosa di sinistra, ma dire qualcosa di sinistra è una boiata pazzesca. Bisogna fare qualcosa di sinistra. Nanni Moretti ce l'aveva con D'Alema che a suo dire non attaccava abbastanza Berlsusconi, era timido nei confronti televisivi. Qualcuno potrebbe anche pensare che tutto questo è molto comunista, eppure la tradizione del partito comunista italiano è fatta di segretari che non alzavano mai la voce in pubblico, che usavano toni pacati e riflessivi, da Togliatti a Berlinguer, ed erano capaci di compromessi con i peggiori nemici, da Badoglio alla Democrazia Cristiana. C'è chi dice però Berlusconi era il male assoluto, il nuovo Mussolini, ma questa è una stronzata da brigatisti, come il "regime democristiano". Intorno a ciò poi è ruotato tutto quell'avvitamento che ha portato tutta una serie di analfabeti politici a credere che la vera sinistra, anzi la vera-vera sinistra-sinistra erano i grillini e si riassume in una parola: inciucio. Ricordate Casaleggio al comizio elettorale del 2013 che invitava i gonzi pentastellati a urlare "Berlinguer", un po' di coglionazzi ci sono cascati, ma Berlinguer coi grillini c'entrava poco, anche se è vero che negli ultimi anni ebbe una sterzata movimentista di cui ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.

Qui il discorso si complica, è chiaro che chi ritiene congruenti fascismo e capitalismo tenderà a ritenere fascisti anche liberali, riformisti e conservatori, chi li ritiene diversi o in qualche modo non perfettamente congruenti, ma varianti, potrà allearsi con il capitalismo contro il fascismo oppure potrebbe allearsi con il fascismo contro il capitalismo.

Ad ogni modo questi poveretti alla Orfini e Martina sono ancora terrorizzati dalla frase "dì qualcosa di sinistra" e allora che fanno? Si rifugiano nel rifugio, nella minestra riscaldata. C'è qui il peggior governo della storia della Repubblica, anzi contro la Repubblica, che facciamo, scaviamo un po' nelle loro contraddizioni? Tipo che si definiscono patrioti e sono lacchè di una potenza straniera ostile all'occidente e all'Europa che sferra attacchi al presidente della repubblica? Parliamo di Salvini che si definisce il ministro dei carabinieri e 20 anni fa tirava uova ai carabinieri? No. Ci rifugiamo nell'usato sicuro, un po' di caldo caldo antirazzismo, immigrazione, il tema preferito di Salvini, andiamo dritti dritti nella tana del lupo.

giovedì 2 agosto 2018

Quella sinistra riduttiva e dadaista, Salvini se la ride

La lotta contro il razzismo è giusta, è evidente che il razzismo esiste e va combattuto, da qualsiasi parte provenga, per esempio anche quello verso gli ebrei e gli americani. Il tema dell'immigrazione però deve essere uno dei tanti e non può diventare monopolizzante, perchè si tratta di un tema messo in agenda da Salvini il quale detta tempi e modi detenendone l'egemonìa. E' evidente che su questo terreno Salvini gioca in casa, godendo di una rendita di anni di propaganda più efficace alla quale gli avversari hanno sempre opposto o una serie di slogan vuoti, retorici e speculari o dei discorsi troppo complessi e articolati. Ci troviamo di fronte al classico caso di un'opposizione che si fa dettare dal governo l'agenda scendendo anche sul terreno dell'emergenza e dell'allarmismo. Oggi le priorità sono altre, in tutto il mondo tranne che in Italia si parla delle interferenze della Russia contro gli stati liberali, in Italia l'economia è tornata a rallentare, il governo sta tentando di mettere a capo della Tv pubblica un sociopatico filoPutin e antivaccini. Sarebbe bello pensare che ci troviamo solo davanti a un bifolco razzista e noi siamo i buoni con le nostre bandierine, ma la situazione è molto più grave, l'alleanza Grillo-Salvini è strutturale e si fonda sui concetti di invidia e rabbia. Non è in pericolo l'uguaglianza, ma qualcosa di molto più importante, la libertà di tutti noi, la scienza e la democrazia rappresentativa.

In tutto questo fa venire il latte alle ginocchia la proposta di Veltroni di mettere Saviano a capo della sinistra. Ma come, ci hanno ripetuto ossessivamente per anni "no all'uomo solo al comando" e ora vogliono mettere un divo che ama sentire la propria voce, una sorta di Papa laico che da anni spara a zero sulla comunità del Pd, a capo di quello stesso partito? Non deve sfuggire che ancora adesso, in questi giorni, c'è chi da "sinistra" continua a giocare allo sfascio, ad attaccare il Pd reo di non fare l'opposizione "dura e pura"; i grillini di sinistra, invece di riflettere su dove sono andati i grillini, continuano con l'antipolitica, con la retorica della società dal quale il Pd sarebbe scollato, dall'alto dei loro 2 o tre per cento o del loro dadaista astensionismo. Merdacce.

mercoledì 1 agosto 2018

Lo scontro dei secoli/2

Chi pensa che questo governo gialloverde, ma sarebbe meglio dire rossobruno, sta scatenando una guerra contro il ceto intellettuale dice una cosa giusta, ma solo parzialmente vera. Alla base di questa ondata "populista" e "sovranista", in realtà, ci sono dei filosofi come il russo Dugin e tanti altri intellettuali e filosofi le cui idee sono state sconfitte dalla storia e ora mirano a prendersi una vendetta attraverso una sintesi hegeliana dei perdenti e dei falliti. Chi dirige questa guerra non è un militare o un economista o uno storico o un politico, ma un intellettuale emarginato dal mondo, che mira a rovesciare l'occidente liberale dialetticamente e a sostituire il ceto intellettuale attualmente egemone con il proprio. L'aspetto interessante è che il ceto intellettuale egemone in occidente non è liberale e non è così dissimile dagli euroasiatisti. Si tratta in realtà di uno scontro per certi versi tra simili e per questo l'opposizione dei cosiddetti "radical chic" a questo governo e a questo nuovo ordine mondiale appare debole, perchè per sconfiggere il movimento rossobruno dovrebbe cambiare a sua volta molte sue convinzioni rinunciando a molti propri aspetti che lo rendono assimilabile e sintetizzabile più di quanto creda. In pratica da una parte c'è un'unione tra comunisti, nazisti e fascisti, poi c'è il mondo liberale e poi ci sono gli intellettuali del mondo liberale che ancora tengono un piede nel liberalismo e uno nel comunismo e risultano inadatti allo scontro della nostra epoca. Il novecento è definitivamente finito, è stato bello, è stato brutto, è stato grande o è stato piccolo, ma è finito. Ma era già finito con la fine della seconda guerra mondiale e l'inizio della guerra fredda, che già aveva aperto ad un'altra era. Oggi lo scontro è tra chi ci vuole riportare al patto Molotov-Ribbentropp e chi vuole entrare nel ventunesimo secolo, poi ci sono quelli che vivono a cavallo tra la seconda guerra mondiale e la guerra fredda.