Cala Renzi, Salvini fa il botto, soppravvive Berlusconi, tiene il M5S, vivacchiano la Lista Tsipras e Fratelli d'Italia, spunta un drappello civatiano. Questi i dati delle elezioni regionali di ieri. Il fenomeno sociale più evidente è invece l'inizio di una venetizzazione delle regioni rosse. Appare invece non esportabile il modello Liguria.
In termini di voti assoluti l'unico a registrare un aumento è Salvini. La Lega raddoppia i voti in Veneto, quasi triplica in Liguria, quadruplica e quintuplica nelle regioni centrali-rosse e fonda un primo presidio al sud. Tutti gli altri partiti in termini assoluti perdono voti, quindi o a favore del'astensione o a favore di Salvini. La sinistra conservatrice aumenta i propri voti solo in Liguria e in Puglia, grazie all'apporto dei civatiani, che in termini percentuali portano un 3-5% in più. Non tale comunque da fare la differenza, perchè in Liguria il Pd perde 13 punti percentuali e 150mila voti, che vanno per lo più in astensione e in parte alla Lega, mentre Pastorino porta via sostanzialmente solo 25-35mila voti che si vanno ad aggiungere ai 35mila che erano già della Lista Tsipras alle ultime europee in Liguria. La sinistra di minoranza quindi non è stata così determinante nella sconfitta della Paita affermando comunque di essere in grado di ricreare uno spazio del 4-8% come era di Rifondazione. In Liguria la Lega rispetto alle europee prende 70mila voti in più e Forza Italia ne perde 40mila. Quindi solo una parte dei voti in più alla Lega sono travaso da Forza Italia, il resto proviene in buona parte dal Pd e da Grillo. Possiamo ipotizzare che almeno la metà dei voti persi dal Pd in Liguria sia andato all'astensione, un 25% lo ha portato via Civati, un altro 15% sia andato alla Lega e un 5-10% a Grillo e altri partiti. In Veneto invece assistiamo ad un fenomeno opposto, dove gran parte dei 400mila voti persi dal Pd sono andati alla Lista Zaia, che prende oltre 400mila voti, più della lista di partito, che si conferma poco oltre il 15%. In Toscana la Lega prende 170mila voti in più, Forza Italia perde 110mila voti, il Pd perde 400mila voti, anche qui almeno un 15% sono finiti a Salvini e in larga parte all'astensione, ma poco o nulla va a sinistra. Il dato più interessante è quindi notare come nelle regioni rosse si assiste ad un processo di venetizzazione piuttosto che di ligurizzazione. Infatti il Pd qui perde terreno, ma alla sua sinistra rimane tutto immutato o addirittura c'è un calo come in Umbria o nelle Marche, mentre cresce la Lega vertiginosamente. Il Veneto quindi appare molto più laboratorio nazionale della piccola Liguria ed è facile immaginare che un processo di venetizzazione sia in atto anche in Emilia e Lombardia. Renzi quindi commetterebbe un errore a riposizionarsi a sinistra tornando sui suoi passi. D'altronde ci sarà sempre qualcuno più a sinistra di te e se il premier dovesse venire incontro alle richieste di Civati&c. questi si sposterebbero ancora più a sinistra tirando la corda all'infinito. Bisogna invece combattere Salvini sul suo stesso terreno, come fu fatto con Grillo, quando Renzi fece sue le tematiche anticasta dandogli una veste più propositiva e meno estremista, evitando la litanìa del fascista/razzista/xenofobo che non fa altro che aumentargli i consensi. E' evidente che Il Pd è ancora scoperto sul tema della sicurezza e dell'immigrazione e ancora sconta un ritardo in quel processo di trasformazione da partito di sinistra-sinistra a partito di sinistra in grado di interpretare anche istanze (erroneamente considerate) di destra o centrodestra.
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