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mercoledì 17 giugno 2015
Qualcuno da odiare
Durante il regime, gli antifascisti nelle carceri e al confino non smisero mai di discutere, di elaborare e di produrre. Al centro della discussione non c'era Mussolini, ma quale società costruire dopo la caduta del fascismo. Gramsci scrisse i quaderni, dove mise appunto la sua idea di cultura nazionale, poi strumentalizzata a fini politici e carrieristici. Altri pensavano già all'Europa unita, mentre cattolici, socialisti e liberali riprendevano il filo interrotto. I conflitti e le discussioni non mancavano, ma al centro non c'era Mussolini, ma il futuro e l'azione. Non voglio edulcorare quella generazione di padri della Patria e antifascisti, ma nel loro dibattito ci fu un'attenta riflessione sugli errori commessi, sul minoritarismo, sul fascismo come fenomeno di massa, almeno da parte di certi leaders e intellettuali, senza dimenticare però Piazzale Loreto e le vendette del dopoguerra. L'odio sul piano personale per l'avversario politico eletto però a bandiera identitaria è un qualcosa che comincia quando la sinistra è diventata gruppettara, atemporale, ritualistica, chiusa dentro canoni antropologici. L'odio concentrato verso una singola persona va di pari passo con il conformismo. Il temporaneo declino di Berlusconi ha mandato in crisi molte persone, che hanno temuto di perdere una ragione di vita, avere qualcuno da odiare, mentre per altri (comici, editorialisti, conduttori tv, costituzionalisti) si trattava di perdere il proprio lavoro, non avendo altre competenze. L'avanzata di Renzi ha dato una nuova linfa ai professionisti dell'odio, ma non era facile far passare per pecora nera il sindaco di Firenze e convincere le altre pecore a buttarlo fuori dal recinto, anzi fuori dal recinto ci sono finiti loro, mentre la pecora nera il recinto lo apriva dando modo di esplorare nuovi terreni e di uscire da una realtà cristallizzata. Ora però c'è un nuovo soggetto da odiare, è Matteo Salvini, parla studiatamente una lingua diversa dalla loro per essere odiato dalla sinistra gruppettara, che vive di codici linguistici molto rigidi da cui non si deve sgarrare, e in questo modo aumenta i consensi. Il bello però è che su molte cose Salvini la pensa come la sinistra minoritaria-gruppettara: l'Euro, la legge Fornero, le simpatìe per Putin e l'antiamericanismo, lo statalismo, le pensioni che guai a chi le tocca, il complottismo. L'unica vera discordìa a ben vedere è sulla faccenda dell'immigrazione, che i sinistri vorrebbero priva di controlli e indiscriminata per sostituire etnicamente gli italiani inferiori con gli amati popoli del terzo mondo, mentre Salvini, con più padano senso pratico, vorrebbe limitare. Ma per il resto potrebbero tranquillamente andare d'accordo, basterebbe trovare qualcuno da odiare.
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