Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
lunedì 30 luglio 2018
Ricordi di LondonDerry
Mi presento a LondonDerry carichissimo, mi accoglie una camionetta militare, le strade deserte e un ostello lungo una strada in salita. I padroni dell'ostello non sembrano molto interessati alla parata unionista che si svolgerà l'indomani, "non me ne frega niente del nazionalismo e della religione", mi dice la proprietaria e anche il folto gruppo di turisti israeliani non nasconde lo schifo per le bandiere palestinesi lungo le strade. Io cerco di far da paciere, ma non c'è verso, quando la doccia gelata arriva dal racconto di una donna locale in un pub della città il giorno dopo, "mio fratello non lavora e lo stato inglese gli dà una casa e un sussidio, ma vi sembra giusto"? Alla faccia dell'imperialismo. La padrona dell'ostello al momento del mio addio mi congeda con un "take it easy", mentre un gruppo di turiste finlandesi non sembravano apprezzare molto le mie simpatìe comuniste, memori dell'invasione sovietica degli anni '40.
Un'opposizione ampia e profonda
Siamo di fronte ad un governo profondamente pericoloso. In politica internazionale agiscono secondo gli ordini di Putin, per rompere il patto atlantico e destabilizzare l'Europa, che con tutti i difetti e le ipocrisie che ha rimane comunque l'unica possibilità di sviluppo e libertà per il nostro paese. Chi pensa che la democrazia non si esporta con le bombe ha capito male, questo è un paese plasmato dai fascisti e la libertà che abbiamo la dobbiamo alle basi Nato sul territorio. Se cade la Nato addio libertà. Nelle politiche del lavoro questi fomentatori d'odio hanno redatto un decreto che produrrà disoccupazione e neanche un bambino demente di terza media avrebbe scritto. Sul piano della libertà di stampa si apprestano a mettere a capo della Rai un leone da tastiera che insulta il presidente della repubblica, è contro i vaccini e lecca il culo, manco a dirlo, a Putin. Nelle strade, altro che sicurezza, stanno alimentando la caccia la negro e allo zingaro da parte di squadracce di paramafiosi. Serve l'opposizione più ampia e plurale possibile, che vada oltre la destra e la sinistra mettendo insieme tutti i patrioti di buona volontà. Non abbiamo bisogno di chi pensa che si può fare opposizione a questi sfascisti facendo a meno del Pd e dei partiti, non servono giornalisti e intellettuali primi della classe, che magari hanno aperto la strada ai grillini per anni e ora si autoproclamano campioni del nuovo antifascismo, chi ha promosso il patto Molotov-Ribbentrop fino a ieri ora non può avere pretese di egemonia su un'opposizione che dev'essere la più ampia e profonda possibile e non può indossare una maglietta di un solo colore. Serve un'opposizione che non alimenti un clima esacerbato e di odio, ma ridia voce alla cultura scientifica e razionale, il vero nemico di questo governo. Serve un'opposizione degli argomenti e non degli slogan perentori, della cultura contro l'odio per la cultura, dell'ammirazione contro l'invidia, realmente inclusiva e garante della vera diversità, realmente diversa senza veti e diktat, non speculare a questo governo giallo invidia e verde rabbia. Una opposizione nella forma e nella sostanza a questo liquame grumoso e felpasquadrista fatto di mediocrità, livore, fake-news, provincialismo.
Chi la fa l'aspetti
Spesso viene da pensare alle sghangherate mitologìe della sinistra liturgica, a come queste appaiono strumentali. Si pensi all'accusa rivolta a Renzi di essere stato un segretario dittatore da parte di chi rimpiange grandi leader del passato come Berlinguer, dimenticando i processi interni che il segretario Berlinguer faceva nel partito a chi osava esprimere pubblicamente anche solo un velato dissenso, magari commettendo il sacrilegio di farlo sulla stampa "borghese", rispetto alla linea del segretario. Di come venivano emarginati anche vecchi leader che avevano fatto la storia del partito se non si allineavano alle giravolte dettate dai cambiamenti di fase, altro che rottamazione.
D'altronde la storia di questo partito è sempre stata anche una storia di scontri generazionali continui, vedere questi figiciotti degli anni '70-'80 piagnucolare per come il ragazzaccio Renzi li ha trattati fa sorridere chi ha memoria storica, per come trattarono loro i Natta e gli Amendola.
D'altronde la storia di questo partito è sempre stata anche una storia di scontri generazionali continui, vedere questi figiciotti degli anni '70-'80 piagnucolare per come il ragazzaccio Renzi li ha trattati fa sorridere chi ha memoria storica, per come trattarono loro i Natta e gli Amendola.
lunedì 23 luglio 2018
L'isolazionista Trump, elogio dell'imperialismo americano
Ma qual'è la strategìa di Trump? dove va la sua America? Se ci pensate nessun analista ha ancora capito quale sia la linea di questo istrionico imprenditore che un giorno dice una cosa e un giorno un'altra e il suo opposto.
Proviamo allora ad analizzare le sue parole partendo dal suo slogan, "America first", ma cosa vuol dire? Proviamo a metterci nei suoi panni, Trump dice, ma perchè dobbiamo difendere la democrazia in Europa, in Medioriente, in Afghanistan, quando i primi a disprezzarci sono quelli che liberiamo dai loro dittatori? Perchè dobbiamo spendere milioni di dollari e sacrificare migliaia di vite umane dei nostri soldati mentre i nostri operai in Ohio soffrono la crisi, se poi quello che riceviamo in cambio è solo disprezzo, bombe e odio? Abbiamo liberato l'Europa dal nazismo e l'abbiamo salvata dal comunismo, in cambio gli europei ci trattano come i loro proletari immigrati arricchiti, con la loro spocchia aristocratica, sono nostri alleati, ma non contribuiscono se non in minima parte alle spese della Nato, ci riempono di dazi sui nostri prodotti che esportiamo e noi in cambio gli mettiamo dei dazi simbolici ai loro prodotti che esportano in America, non solo, sotto banco e nemmeno tanto sotto banco strizzano l'occhio ai nostri nemici, alla Russia, all'Iran, per di più sono ancora rimasti odiosamente antisemiti, dopo aver sterminato gli ebrei 70 anni fa, anche se ipocritamente si fanno chiamare antisionisti e hanno dato una riverniciata di rosso e dirittiumanismo al loro hitlerismo. E che dire degli arabi, gli abbiamo liberati da un fanatico dittatore come Saddam Hussein e bruciano le nostre bandiere in piazza e ci riempiono di bombe mentre l'Iraq vive una crescita economica senza precedenti da quando c'è la democrazia. Ma allora, perchè non gli mandiamo tutti affanculo, perchè non ci mettiamo d'accordo proprio con il nostro nemico storico, la Russia, gli consegniamo a lei la patata bollente del medioriente e pure l'Europa, che tanto noi abbiamo raggiunto l'autosufficienza energetica, altro che imperialismo, ci ritiriamo dal mondo e prosperiamo con il commercio?
Onestamente, questo discorso non fa una grinza, se fossi americano ne sarei affascinato, ma, come direbbe Lenin, pecca di economicismo. La realtà, non è solo fatta di rapporti economici, ma politici. L'America, nonostante tutto, ha bisogno di quelle merde degli europei, non può abbandonare Israele al falso amico Putin, che un giorno lo rassicura e intanto foraggia Assad e l'Iran, l'America ha bisogno di non isolarsi perchè la geopolitica viene prima dell'economia e se ti isoli politicamente prima o poi finisce isolato anche economicamente. La verità è che la globalizzazione fa parte dell'interesse nazionale di ogni paese e non è contraria ad esso. Quindi Trump, non ci mollare in mano a Salvini e Putin e torna a fare l'imperialista!
Proviamo allora ad analizzare le sue parole partendo dal suo slogan, "America first", ma cosa vuol dire? Proviamo a metterci nei suoi panni, Trump dice, ma perchè dobbiamo difendere la democrazia in Europa, in Medioriente, in Afghanistan, quando i primi a disprezzarci sono quelli che liberiamo dai loro dittatori? Perchè dobbiamo spendere milioni di dollari e sacrificare migliaia di vite umane dei nostri soldati mentre i nostri operai in Ohio soffrono la crisi, se poi quello che riceviamo in cambio è solo disprezzo, bombe e odio? Abbiamo liberato l'Europa dal nazismo e l'abbiamo salvata dal comunismo, in cambio gli europei ci trattano come i loro proletari immigrati arricchiti, con la loro spocchia aristocratica, sono nostri alleati, ma non contribuiscono se non in minima parte alle spese della Nato, ci riempono di dazi sui nostri prodotti che esportiamo e noi in cambio gli mettiamo dei dazi simbolici ai loro prodotti che esportano in America, non solo, sotto banco e nemmeno tanto sotto banco strizzano l'occhio ai nostri nemici, alla Russia, all'Iran, per di più sono ancora rimasti odiosamente antisemiti, dopo aver sterminato gli ebrei 70 anni fa, anche se ipocritamente si fanno chiamare antisionisti e hanno dato una riverniciata di rosso e dirittiumanismo al loro hitlerismo. E che dire degli arabi, gli abbiamo liberati da un fanatico dittatore come Saddam Hussein e bruciano le nostre bandiere in piazza e ci riempiono di bombe mentre l'Iraq vive una crescita economica senza precedenti da quando c'è la democrazia. Ma allora, perchè non gli mandiamo tutti affanculo, perchè non ci mettiamo d'accordo proprio con il nostro nemico storico, la Russia, gli consegniamo a lei la patata bollente del medioriente e pure l'Europa, che tanto noi abbiamo raggiunto l'autosufficienza energetica, altro che imperialismo, ci ritiriamo dal mondo e prosperiamo con il commercio?
Onestamente, questo discorso non fa una grinza, se fossi americano ne sarei affascinato, ma, come direbbe Lenin, pecca di economicismo. La realtà, non è solo fatta di rapporti economici, ma politici. L'America, nonostante tutto, ha bisogno di quelle merde degli europei, non può abbandonare Israele al falso amico Putin, che un giorno lo rassicura e intanto foraggia Assad e l'Iran, l'America ha bisogno di non isolarsi perchè la geopolitica viene prima dell'economia e se ti isoli politicamente prima o poi finisce isolato anche economicamente. La verità è che la globalizzazione fa parte dell'interesse nazionale di ogni paese e non è contraria ad esso. Quindi Trump, non ci mollare in mano a Salvini e Putin e torna a fare l'imperialista!
mercoledì 18 luglio 2018
E allora l'America? Putin il capo dei troll
Il giornalista americano di Fox News fa la domanda all'intervistato, quella che nessun giornalista in Russia gli ha potuto fare. Lui è Putin, la star del web, il leader indiscusso della Russia fascio-comunista-cristianortodossa. La domanda è "perchè tutti i suoi oppositori casualmente muoiono?" Chi ingerendo inavvertitamente veleno, chi inciampando in una pallottola, ma muoiono tutti, ma proprio tutti. Avete presente quando i troll grillini o salvinisti di fronte ad una critica rispondono "e allora il PD???". Beh, non ci crederete, ma Putin ha fatto uguale, ha risposto "E allora l'America?".
Il punto non era più che a morire sono i suoi oppositori, ma Putin l'ha messa sul generale, "Anche negli Stati Uniti la gente muore, hanno ammazzato il presidente degli Stati Uniti, Kennedy era americano, non russo". E' fantastico, troll e anche bimbominkia, cioè se negli Stati Uniti ammazzano il presidente e nella Russia ammazzano gli oppositori del presidente per lui è uguale, "e allora l'America???" Che poi a uccidere Kennedy fu un comunista legato all'Urss non fa una piega. "E allora il Pd??" "E allora l'America??" Poi l'ex colonello del KGB ha sancito la continuità con l'Unione Sovietica tirando fuori le tensioni razziali negli Usa, strumentalizzando gli afroamericani come faceva la Pravda negli anni '50, inutile dire che i russi sono il popolo più razzista del mondo che odia negri, asiatici, ebrei (fu loro l'invezione dei protocolli dei savi di Sion usati poi da Hitler), gli anglosassoni, che gli studenti angolani e degli altri regimi filosovietici africani che vincevano una borsa di studio nelle università russe venivano pestati dagli studenti locali, come mi raccontò il console di Bielorussia. Ma alla fine basta dire "E allora l'America???" e il gregge applaude.
Il punto non era più che a morire sono i suoi oppositori, ma Putin l'ha messa sul generale, "Anche negli Stati Uniti la gente muore, hanno ammazzato il presidente degli Stati Uniti, Kennedy era americano, non russo". E' fantastico, troll e anche bimbominkia, cioè se negli Stati Uniti ammazzano il presidente e nella Russia ammazzano gli oppositori del presidente per lui è uguale, "e allora l'America???" Che poi a uccidere Kennedy fu un comunista legato all'Urss non fa una piega. "E allora il Pd??" "E allora l'America??" Poi l'ex colonello del KGB ha sancito la continuità con l'Unione Sovietica tirando fuori le tensioni razziali negli Usa, strumentalizzando gli afroamericani come faceva la Pravda negli anni '50, inutile dire che i russi sono il popolo più razzista del mondo che odia negri, asiatici, ebrei (fu loro l'invezione dei protocolli dei savi di Sion usati poi da Hitler), gli anglosassoni, che gli studenti angolani e degli altri regimi filosovietici africani che vincevano una borsa di studio nelle università russe venivano pestati dagli studenti locali, come mi raccontò il console di Bielorussia. Ma alla fine basta dire "E allora l'America???" e il gregge applaude.
venerdì 13 luglio 2018
Sui vitalizi i media continuano a fare propaganda per il governo
Il governo grillino-salviniano avrebbe abolito i vitalizi dei parlamentari. Così dicono i giornali, che a detta dei populisti sono dei servi delle elite e degli amici delle banche alla Renzi, quindi nemici del popolo e di questo governo del popolo. In realtà i vitalizi sono stati già aboliti dal precedente governo, anche se la cosa all'epoca non fu strombazzata dai giornali. Quello che è stato fatto oggi è il ricalcolo dei vitalizi degli ex deputati (ma non degli ex senatori) su base contributiva. In pratica si interviene con una legge in parte retroattiva, creando un pericoloso precedente che lede lo stato di diritto, andando a toccare chi ormai il diritto al vitalizio lo aveva già acquisito, ma non tutti, solo i vecchi deputati e non i senatori, aprendo la strada ad una serie scontata di ricorsi che monopolizzerà l'attenzione insieme agli show del ministro degli interni su un paio di barche, alimentando il consenso di questo non-governo, che nel frattempo non sta facendo assolutamente nulla, ma continuerà la sua simbiotica luna di miele con il paese che si identifica nel vittimismo e nella furbizia di un popolo di pensionati che ha vissuto a spese della politica per 40 anni e ora torna a reclamare i propri vitalizi e il proprio assistenzialismo.
domenica 8 luglio 2018
La cultura dell'emergenza, dell'allarmismo e del catastrofismo o quella della negazione ideologica/ 1 L'immigrazione
Oggi la sinistra liberale e di governo si trova a dover affrontare un fuoco incrociato e intrecciato di campagne allarmistiche e indignazioniste contrapposte ad una negazione ideologica della realtà, con sullo sfondo una permanente cultura del conflitto, che vede di volta in volta la "destra" populista cavalcare l'onda e la "sinistra" qualunquista opporre la sua negazione ideologica, ma anche viceversa, oppure i due fronti schematici, ma sempre sullo stesso terreno, convergere su alcuni temi uniti contro la cultura di governo e riformista. Andiamo quindi a vedere qual è questa agenda mediatica dell'allarme e dell'indignazione, che alimenta complottismi o negazioni ideologiche prima da una parte e poi dall'altra. Cominciamo con l'immigrazione:
Gli immigrati in Italia sono l'8% della popolazione, a cui si aggiungono circa 100mila clandestini. Si tratta di un numero inferiore a tutti gli altri paesi europei e agli Stati Uniti. Una cifra che non giustifica il clima di allarmismo apocalittico portato avanti dai populisti, ma che ovviamente comporta tutta una serie di problemi culturali e di convivenza che la sinistra qualunquista al contrario nega ottusamente.
Inoltre, nel corso del 2016 abbiamo effettivamente vissuto un'emergenza eccezionale quando, a causa dello stato di anarchia in Libia, c'è stato un alto numero di sbarchi disordinati sulle coste siciliane da parte non solo di profughi in fuga dalla guerra in Siria ma anche e sopratutto di immigrati economici, che hanno ovviamente creato un clima di paura e instabilità tra gli italiani. Questa emergenza però è stata gestita e ridimensionata dai governi Renzi e Gentiloni, nella figura del ministro dell'interno Minniti, che senza proclami, ma con un sotterraneo lavoro diplomatico ha trovato un accordo con il precario governo libico per bloccare i flussi, che ha determinato un calo del 70% degli sbarchi nel corso del 2017.
Un lavoro poco pubblicizzato, una timidezza dovuta alla paura di essere tacciati da sinistra di razzismo e disumanità, cosa puntualmente verificatisi e che ha prodotto lo spettacolo surreale di un paese che da destra accusava il Pd di essere il responsabile e l'artefice di un'invasione straniera e da sinistra accusava il Pd di essere un partito razzista, reazionario e fascista. Una fotografia del degrado di un paese ridotto ai livelli massimi di incomunicabilità e manicheismo schematico, un fuoco incrociato che preannunciava poi il voto del 4 marzo, ma che denunciava anche il persistente, ancora oggi nel 2018, grado di soggezione della sinistra riformista nei confronti della sinistra postmarxista, la quale oggi si è ridotta a cercare maldestramente di calvalcare la tigre populista finendo per esserne invece una forza ausiliaria in chiave antiriformista e antisinistra.
Ma quali sono i problemi culturali e di convivenza, la destabilizzazione del tessuto comunitario che l'immigrazione comporta? Innanzitutto molti immigrati provengono da paesi e culture che non riconoscono i diritti delle donne, poi molti di loro tradiscono un radicato antisemitismo, in generale non hanno una cultura democratica, nel senso occidentale del termine, altri entrando illegalmente in Italia cadono nella criminalità. E' chiaro che si tratta di argomenti che dovrebbero essere naturalmente condotti dalla sinistra e invece vengono strumentalizzati dalla destra populista, che occupa lo spazio lasciato libero, così come è chiaro che i principali problemi di integrazione sorgono tra gli immigrati di fede islamica.
Detto del razzismo della destra populista, che in realtà di destra ha ben poco, perchè destra è ordine e conservazione, mentre invece tribuni come Salvini alimentano i conflitti, soffiano sul fuoco, creano artificiosamente indignazione dal basso, bisogna dire che anche l'atteggiamento della sinistra antiPD di sinistra ha ben poco nel pretendere, in nome di una finta tolleranza terzomondista, di accettare culture maschiliste, omofobe, antisemite. Allo stesso tempo l'immigrato, visto come povero e disederedato, viene messo in conflitto con i poveri italiani dalla "destra" populista, mentre la "sinistra" qualunquista lo vorrebbe alleare con i poveri italiani per fare la guerra ai ricchi e ai ceti medi. In un modo o nell'altro l'immigrato è uno strumento, una categoria etnica o sociale, privato della sua individualità e della sua umanità.
Abbiamo visto di come un fenomeno storico e concreto, può essere governato oppure può servire per alimentare la cultura dell'allarmismo e dell'indignazione oppure del conflitto oppure della negazione ideologica. I populisti si sconfiggono con gli argomenti e non con le magliette rosse identitarie, con la giusta comunicazione e non con gli slogan contrapposti, come ha fatto il direttore dell'Inps Boeri, che ha ricordato una dura verità: In Italia c'è un calo demografico e gli immigrati sono necessari, ma ogni forza politica dovrebbe dire chiaramente quanti ne siamo in grado di accogliere, perchè l'immigrazione è anche una questione di quantità e non solo di qualità, e parallelamente bisognerebbe mettere in piedi una politica di sostegno concreto e strutturale alle coppie italiane che fanno figli, anche qui, senza soggezioni e pudori verso le reazioni isteriche che possono sorgere alla propria "sinistra".
Gli immigrati in Italia sono l'8% della popolazione, a cui si aggiungono circa 100mila clandestini. Si tratta di un numero inferiore a tutti gli altri paesi europei e agli Stati Uniti. Una cifra che non giustifica il clima di allarmismo apocalittico portato avanti dai populisti, ma che ovviamente comporta tutta una serie di problemi culturali e di convivenza che la sinistra qualunquista al contrario nega ottusamente.
Inoltre, nel corso del 2016 abbiamo effettivamente vissuto un'emergenza eccezionale quando, a causa dello stato di anarchia in Libia, c'è stato un alto numero di sbarchi disordinati sulle coste siciliane da parte non solo di profughi in fuga dalla guerra in Siria ma anche e sopratutto di immigrati economici, che hanno ovviamente creato un clima di paura e instabilità tra gli italiani. Questa emergenza però è stata gestita e ridimensionata dai governi Renzi e Gentiloni, nella figura del ministro dell'interno Minniti, che senza proclami, ma con un sotterraneo lavoro diplomatico ha trovato un accordo con il precario governo libico per bloccare i flussi, che ha determinato un calo del 70% degli sbarchi nel corso del 2017.
Un lavoro poco pubblicizzato, una timidezza dovuta alla paura di essere tacciati da sinistra di razzismo e disumanità, cosa puntualmente verificatisi e che ha prodotto lo spettacolo surreale di un paese che da destra accusava il Pd di essere il responsabile e l'artefice di un'invasione straniera e da sinistra accusava il Pd di essere un partito razzista, reazionario e fascista. Una fotografia del degrado di un paese ridotto ai livelli massimi di incomunicabilità e manicheismo schematico, un fuoco incrociato che preannunciava poi il voto del 4 marzo, ma che denunciava anche il persistente, ancora oggi nel 2018, grado di soggezione della sinistra riformista nei confronti della sinistra postmarxista, la quale oggi si è ridotta a cercare maldestramente di calvalcare la tigre populista finendo per esserne invece una forza ausiliaria in chiave antiriformista e antisinistra.
Ma quali sono i problemi culturali e di convivenza, la destabilizzazione del tessuto comunitario che l'immigrazione comporta? Innanzitutto molti immigrati provengono da paesi e culture che non riconoscono i diritti delle donne, poi molti di loro tradiscono un radicato antisemitismo, in generale non hanno una cultura democratica, nel senso occidentale del termine, altri entrando illegalmente in Italia cadono nella criminalità. E' chiaro che si tratta di argomenti che dovrebbero essere naturalmente condotti dalla sinistra e invece vengono strumentalizzati dalla destra populista, che occupa lo spazio lasciato libero, così come è chiaro che i principali problemi di integrazione sorgono tra gli immigrati di fede islamica.
Detto del razzismo della destra populista, che in realtà di destra ha ben poco, perchè destra è ordine e conservazione, mentre invece tribuni come Salvini alimentano i conflitti, soffiano sul fuoco, creano artificiosamente indignazione dal basso, bisogna dire che anche l'atteggiamento della sinistra antiPD di sinistra ha ben poco nel pretendere, in nome di una finta tolleranza terzomondista, di accettare culture maschiliste, omofobe, antisemite. Allo stesso tempo l'immigrato, visto come povero e disederedato, viene messo in conflitto con i poveri italiani dalla "destra" populista, mentre la "sinistra" qualunquista lo vorrebbe alleare con i poveri italiani per fare la guerra ai ricchi e ai ceti medi. In un modo o nell'altro l'immigrato è uno strumento, una categoria etnica o sociale, privato della sua individualità e della sua umanità.
Abbiamo visto di come un fenomeno storico e concreto, può essere governato oppure può servire per alimentare la cultura dell'allarmismo e dell'indignazione oppure del conflitto oppure della negazione ideologica. I populisti si sconfiggono con gli argomenti e non con le magliette rosse identitarie, con la giusta comunicazione e non con gli slogan contrapposti, come ha fatto il direttore dell'Inps Boeri, che ha ricordato una dura verità: In Italia c'è un calo demografico e gli immigrati sono necessari, ma ogni forza politica dovrebbe dire chiaramente quanti ne siamo in grado di accogliere, perchè l'immigrazione è anche una questione di quantità e non solo di qualità, e parallelamente bisognerebbe mettere in piedi una politica di sostegno concreto e strutturale alle coppie italiane che fanno figli, anche qui, senza soggezioni e pudori verso le reazioni isteriche che possono sorgere alla propria "sinistra".
giovedì 5 luglio 2018
Slogan contro slogan, vince Salvini
I quattro migliori alleati di Salvini al momento sembrano essere Saviano, Balotelli, il punkabbestia tedesco sulle navi ong e gli appelli degli artisti e dei musicisti. Una finta opposizione a Salvini che in realtà ne replica i toni perentori e granitici scendendo sul suo terreno congeniale e fornendogli assist facili facili per le sue risposte efficaci a una tribuna social, ma non è con gli schematismi semplicistici, l'estremismo verbale e la politica fatta con gli slogan che si sconfigge l'ondata populista. L'opposizione a Salvini deve essere invece nelle forme e nell'estetica, prima ancora che nei contenuti. Non è con un populismo da salotto o da manifestazione di piazza che si combatte il populismo da bar dei grillini e del leader leghista, ma costruendo un altro modo di pensare, fuori dalla cultura dell'emergenza, dell'allarmismo e del catastrofismo, così come dall'altra parte dalla negazione ideologica dei problemi.
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