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lunedì 19 febbraio 2018

La congiura del silenzio sul Venezuela

Nel 1956 il rapporto Kruscev sui crimini di Stalin fu un vero e proprio trauma per il mondo comunista. In Italia Togliatti, come un padre antiquato e timoroso, cercò di tenerlo nascosto ai militanti fin che potè, ma la bomba esplose suscitando da una parte una sorta di domanda liberatoria di dibattito, dall'altra un irrigidimento e una reazione di orgoglio e in mezzo un tentativo equilibrista di circoscrivere le criticità, senza intaccare il mito dell'Unione Sovietica, la rappresentazione immaginifica della "patria antifascista dei lavoratori".

Alla fine degli anni '70 la deriva sanguinaria delle brigate rosse suscitò un moto di dissociazione nella sinistra, così come le follìe della rivoluzione culturale cinese, ma già il dibattito sulle cause e una approfondita riflessione veniva ancor meno di quanto fosse stato aperto e chiuso negli anni '50.

Oggi, di fronte allo sfacelo dello stato "del socialismo del ventunesimo secolo", il Venezuela, ne cui confronti tutta la sinistra radicale prima e poi i grillini si sono spesi in una esaltazione acritica, assistiamo a quella che è una totale congiura del silenzio, un muro di gomma e un velo di indifferenza verso la marea di profughi che stanno scappando dal paese, verso un popolo alla fame e gli oppositori incarcerati solo per le loro opinioni. Non c'è, ne' una difesa a oltranza e orgogliosa di un regime che si è esaltato fino a ieri, a parte un paio di eccezioni, cosa che avrebbe un suo senso, ne' una riflessione, un dibattito, nemmeno un tentativo di contestualizzare, ma il puro e semplice silenzio di chi fa finta di niente. 

Che dicono i Vendola, i Ferrero, i Fratoianni, le Boldrini addolorate, le Mogherini velate sulla strage umanitaria? Tutto questo mondo di democristiani di estrema sinistra oppone una narcotizzante indifferenza di occidentali snob e annoiati che passano da un mito esotico all'altro. Bertinotti in agosto aveva promesso un suo saggio sul Venezuela, di cui non si trovano tracce.

Le responsabilità di questa coltre sono anche delle altre forze politiche, la destra populista e antiamericanista ha subìto un uguale fascìno nei confronti dell'uomo forte Chavez, persino la destra che si presume moderata ha avuto rapporti bilaterali con la dittatura, mentre la sinistra riformista, l'unica ad avere sempre avuto una posizione critica, non sfruttando l'occasione di attaccare sul tema dimostra la sua atavica e storica subalternità verso le sinistre massimaliste e centriste, che mantengono l'egemonìa sul campo.

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