La deriva estremista e grillina degli pseudoriformisti provenienti dall'area Pds ha qualcosa davvero di curioso. Etichettavano proprio come estremista chi negli anni 90-2000 ha osato rimanere comunista, che certo non era estremismo, ma casomai un sano conservatorismo, perchè questo voleva dire essere comunisti in quei anni, non certo un' emulazione dell'extraparlamentarismo anni 70, ma un orgoglioso veterocomunismo, una difesa di una storia passata e antica contro il nuovismo e il trasformismo, un veterocomunismo unitosi poi in maniera contradditoria e burlesque con le creative provocazioni dandy bertinottiane. Un matrimonio quest'ultimo che non funzionò ma che avrebbe potuto creare qualcosa di speciale. E invece ora eccoli lì i finti riformisti di sopra, Renzi li ha spiazzati e li ha spinti in preda alle convulsioni manichee agitandosi per voler apparire i nuovi partigiani radicalmente contro tutto ciò che non solo è destra, ma anche è solo ragionevole buon senso, intrisi di un odio verso il ceto medio, di un disprezzo inorridito paternalistico per il popolo, demonizzando anche gli imprenditori, compattamente uniti in quel ceto di intellettuali organici a se stessi e alle proprie cricche, di professionisti frustrati dalla concorrenza dei parvenu, di artisti conformisti e raccomandati terrorizzati da ogni cambio di corso politico, tremebondi nella paura di perdere il proprio poterino.
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