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mercoledì 15 aprile 2020

Tratti di storia sociale della sinistra

La base sociale rimane una caratteristica principale per analizzare ogni partito e movimento politico. Il partito comunista italiano fino agli anni '40 era composto al 90% da operai e braccianti e da un 10% di intellettuali, che avevano come si diceva allora "tradito" la borghesia per la causa del proletariato. Si trattava di una scelta diametralmente opposta ai tanti intellettuali che scelgono la sinistra oggi, era anzi tutto il contrario, la scelta di una vita di sacrifici per una causa tutt'altro che in divenire, a differenza di una scelta che oggi viene fatta per garantirsi opportunità e carriere.

Quando il segretario del partito comunista Togliatti scrisse il libello "il partito nuovo" alla fine della seconda guerra mondiale pensò invece tra tante resistenze interne ad un partito aperto ai ceti medi, intellettuali, artistici, artigiani e contadini, ma anche urbani dei mondi professionali. L'idea era comunque di una classe operaia che dirigesse questo nuovo blocco sociale, ma il tempo ha pressochè ribaltato le cose. La classe operaia, ma anche i ceti artigiani e contadini, ne sono col tempo di fatto venuti esclusi non solo nella direzione, ma anche nella impostazione politicostrategica.

Di poco si è parlato del dibattito teorico interno al partito comunista che si svolse negli anni '60 dove in una maniera apparentemente paradossale l'ala destra capeggiata da Amendola rivendicava la centralità operaia mentre l'ala sinistra capeggiata da Ingrao riteneva esaurito il ruolo rivoluzionario degli operai e puntava sui ceti intellettuali, professionistici, ma ancor più su studenti (comunque figli della borghesia) e nuove realtà come le femministe e i sottoproletari. L'altra sinistra del partito, capeggiata da Secchia e Longo, rimaneva legata alla concezione operaista, ma era ormai destinata all'isolamento senza quella predisposizione alle alleanze che invece Amendola manteneva sul solco di Togliatti.

La maldestra "sintesi" di Berlinguer porterà di fatto ad una grande confusione, dove il segretario sardo cercherà di tenere tutto insieme ondeggiando prima verso una parte e poi verso l'altra, ma di fatto la storia dirà che dalla fine degli anni '80 la classe operaia e i ceti popolari in generale abbandoneranno il partito, nel frattempo rinominatosi in Pds (partito democratico della sinistra), e la sinistra diventerà sempre più una espressione di ceti professionistici urbani, intellettuali, dipendenti pubblici, ma anche elite statali e private, anche perchè l'altro partito della sinistra, il Psi, verrà spazzato via dalle controverse inchieste giudiziarie. Dall'altra parte nascerà Rifondazione comunista, che per un certo periodo manterrà una base operaia e poi verso la fine degli anni '90 diverrà una realtà eclettica e variegata puntando tantissimo sul movimento no global, che però verso la fine degli anni 2000 verrà assorbito dalla corrente filocinese proglobal da una parte e dall'altra parte da un minestrone neohippy e paraqualunquista-pacifista che finirà con il confluire nel movimento cinque stelle.

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