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venerdì 9 giugno 2017
Sinistra regressiva e sinistra progressista
Il vuoto lasciato dal marxismo ha generato una deriva regressiva in quella sinistra che non è diventata liberale. La fine del marxismo, già deteriorato da Lenin in poi, ha creato solo in parte lo spazio per una sinistra moderna, ma gran parte di quello spazio è stato occupato da una sinistra premarxista, che ha rigenerato l'utopismo, il populismo, l'egualitarismo livellante. Sono in questo modo maturate due sinistre incompatibili tra loro, una liberal-socialista, l'altra populista, una sorta di riproposizione dei riformisti e dei massimalisti di un tempo, ma senza più il "centro" marxista. In Italia, ma anche negli altri paesi, chi si ripropone come "centro", è in realtà appiattito sulle posizioni dei populisti. Oggi è necessario, che come il partito comunista occupò lo spazio che era dei riformisti, la sinistra liberale occupi anche lo spazio del centro della sinistra che oggi nel senso comune è ritenuto proprio della sinistra radicale. Serve un'offensiva profondamente di sinistra. Sarebbe necessario che venissero rimarcate le analogìe tra il populismo di estrema sinistra e quello di estrema destra, divisi soltanto dal tema dell'immigrazione, ma uguali in tutto il resto. E' chiaro che oggi i liberali devono andare sempre più a sinistra, di fronte a una destra che non è cambiata, ma che ha mantenuto i caratteri demagogici e la natura antioccidentale di un tempo.
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