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venerdì 23 giugno 2017

Come "diversità" e inclusione distruggono la libertà personale/ 2

Dunque come abbiamo visto il concetto di diversità non è solo unilaterale, ma è anche rinchiuso in un contesto di inclusione collettiva e quindi di eguaglianza. "Diversi, ma uguali" è uno slogan che spesso si sente proferire in varie sedi per rappresentare il mondo che si vorrebbe e che ha una doppia funzione. Da una parte serve a dare una sembianza di pluralità ad un concetto come l'uguaglianza che nel corso del '900, con lo sfacelo degli esperimenti socialisti, si è deteriorato ed è stato sempre più visto come monolitico, omologante e grigio, e dall'altra, come avevamo già visto, rimette in gioco l'uguaglianza a discapito della libertà. Dobbiamo fare un passo di venti-trent'anni indietro a questo punto. Il liberalismo ha sconfitto il socialismo quando sempre più persone si sono convinte che la libertà deve avere più importanza e più peso dell'uguaglianza e che l'uguaglianza può vivere solo nella libertà, ma non viceversa. E' sorta così una sinistra moderna, un nuovo tipo di riformismo che non si poneva più l'obbiettivo di smantellare pezzo per pezzo il capitalismo in forme graduali per giungere al socialismo, ma di migliorare il capitalismo integrandosi con esso. Un'ala sinistra del liberalismo perciò, una collocazione che ha però fatto inorridire tanti trinariciuti sopravvissuti ai disastri dei totalitarismi del '900 e alla bancarotta delle socialdemocrazie, che hanno iniziato così una battaglia ideologica per resuscitare le loro idee egualitariste, riproposte, e qui torniamo al punto di prima, in termini come "diversità", "inclusione", "multiculturalismo". Un'azione di egemonìa linguistica ancor prima che culturale, che ha permesso agli sconfitti del '900 di rientrare in gioco (Ovvio, la crisi economica dal 2008 ad oggi ha favorito un forte ritorno dell'anticapitalismo, ma solo un determinismo economicista può far pensare che sia quello il motivo principale). Proviamo a fare un esempio concreto. La legge dello Ius Soli. Servono però alcune premesse. Lo Ius Soli in Italia esisteva già. I figli degli stranieri cresciuti in Italia e che hanno frequentato le scuole dell'obbligo in Italia al compimento dei diciotto anni possono chiedere la cittadinanza italiana. Sarebbe dunque assurdo opporsi a qualcosa che esiste già. Ma vediamo come la modifica dell'attuale legge crea una finta diversità omologante e inclusiva, ma non aggiunge, anzi toglie libertà. Tralasciamo ovviamente gli aspetti squisitamente politici della vicenda che qui non interessano (pressing del Vaticano, cioè di uno Stato straniero sullo Stato italiano, tentativi di spostare a "sinistra" il Pd, o meglio su posizioni cattocomuniste, nell'ottica di una resurrezione dell'Ulivo con annessa alleanza alla sinistra radicale) e vediamo in cosa consiste la legge. Potranno ottenere la cittadinanza italiana anche i neonati da almeno un genitore straniero residente in Italia da cinque anni o i bambini nati all'estero che hanno fatto un ciclo di studi in Italia. Saranno i genitori a chiedere per loro la cittadinanza senza che dei neonati o dei bambini di dieci anni possano avere la minima consapevolezza di cosa significhi il concetto di cittadinanza e di conseguenza la libertà di scegliere se ottenere quella del paese dei genitori o quella italiana. Un grado in meno di coscienza, di consapevolezza e quindi di libertà, ma maggiore inclusione secondo il dogma un po' xenofobo che recita "nessuno è straniero", come se essere italiani fosse un titolo di merito ed essere stranieri comportasse una condizione negativa sul piano soggettivo o oggettivo. Ricordiamo che gli stranieri legalmente residenti in Italia godono degli stessi diritti degli italiani e sono uguali davanti alla legge, ma sopratutto essere straniero è una condizione di diversità che dovrebbe arricchire la società e dare una personalità a chi la detiene quando questa si integra con il tessuto nazionale e ne accetta i valori fondanti, ma che invece in nome della finta diversità e attraverso questa sorta di nazionalismo del cuore si vuole abolire.

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