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domenica 11 giugno 2017
Bassa affluenza, vera democrazia
Ogni volta che si verifica una bassa affluenza ad una tornata elettorale, c'è sempre chi si affretta a proclamare il funerale della democrazia rappresentativa: si tratta di uno dei tanti tasselli dell'opera di delegittimazione che da 25 anni viene portata avanti in Italia e in tutto il mondo occidentale nei confronti della democrazia parlamentare, precisamente da quando, caduto il socialismo reale, molte forze della destra populista hanno potuto abbandonare la loro alleanza tattica con la democrazia occidentale in chiave anticomunista, per ribadire le loro posizioni antidemocratiche, mentre dall'altra parte, sulle ceneri della crisi del marxismo e della socialdemocrazia, è sorta una sinistra neoutopista e antiliberale. In realtà è vero il contrario, è nei regimi totalitari che assistiamo alle code davanti ai seggi di gente trascinata più o meno a forze dalle squadre di partito e a percentuali bulgare di votanti. Nelle democrazie liberali una medio-bassa affluenza è un buon segno, dovuto al fatto che evidentemente non sono andati a votare coloro che odiano la politica (almeno quella intesa come arte del possibile e del compromesso, quindi quella tipica delle democrazie mature non legate ad un'idea totale di popolo), ma che se ci andassero sarebbero attratti dalle forze antisistema. L'affermazione di Macron in Francia e il flop dei grillini alle amministrative vanno lette in quest'ottica.
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