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venerdì 10 febbraio 2017

I tabù della sinistra

Si parla da tempo dei tabù della sinistra. Un tempo era vietato parlare male pubblicamente del partito e del segretario, per non fare il gioco della destra e del capitale, oggi invece va di gran moda a sinistra parlare male del partito e del segretario, ma la sinistra ha comunque ancora un sacco di tabù. Frasi da non dire, ragionamenti da non fare in pubblico, per non essere bollato di destra, razzista, omofobo, xenofobo. Il primo tabù è sulla sicurezza, sulla microcriminalità. Se per Marx i ladruncoli e la teppa erano feccia, sottoproletari da disprezzare, per la nuova sinistra cresciuta a Fanon e terzomondismo, tutto ciò che è microcriminalità va giustificato e contestualizzato. Altro tema tabù è l'Islam, impossibile da criticare, per la sinistra inconsapevolmente figlia del breznevismo, l'Islam è figlio dell'antimperialismo e poco importa se esprime maschilismo, antisemitismo, colonialismo all'incontrario e cultura retrograda, la fascinazione è più forte di ogni razionalità. Altro tabù è l'immigrazione. Una sinistra che odia la globalizzazione, la libera circolazione delle merci, pensa però che le periferie dell'occidente debbano accettare un'immigrazione senza limiti e filtri, un multiculturalismo utopico sulle spalle della povera gente. Tutto ciò è tabù, sacrificato sull'altare del conformismo di sinistra.

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