Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
venerdì 17 febbraio 2017
I motivi della scissione pd
In un lungo intervento, Bersani ha chiarito i motivi dell'imminente scissione. Innanzitutto, la data delle elezioni, Renzi vuole andare a votare il prima possibile, la minoranza Dem vuole portare a compimento la legislatura. Il secondo motivo è identitario. La minoranza vuole un profondo cambio d'identità del Pd, non più partito riformista e occidentale, ma partito che strizzi l'occhio al grillismo, alla cultura noglobal. In terzo luogo Bersani e compagni vogliono un ritorno all'Ulivo e all'Unione, quindi rifare l'alleanza con l'estrema sinistra, rifare il partito delle tasse, della spesa pubblica, della difesa dei privilegi dei dipendenti statali, della scuola fabbrica di cultura omologata e cattocomunista, che coccoli gli studenti che sfasciano le biblioteche. Dunque non solo uno scontro di potere e antropologico, che sicuramente è, ma due visioni incompatibili della società e della sinistra. L'ultimo punto elencato da Bersani è a dir poco provocatorio, si chiede di archiviare il renzismo in toto, a suo dire frutto di due anni di sconfitte, dimentico del 25% preso da lui nel 2013, che Renzi ha portato al 40%, dell'umiliazione che l'ex segretario ha inflitto al partito ridicolizzandosi di fronte a Beppe Grillo. La minoranza Dem vuole rispondere al populismo di destra con un populismo de sinistra, dimostra che la Bolognina è stata per lei mero opportunismo, non avendo mai superato l'anticapitalismo e avendo distrutto un partito che già aveva raggiunto una maturità riformatrice e ora pensa di cavalcare la protesta antisistema con i suoi tatticismi di palazzo.
giovedì 16 febbraio 2017
Qualche nota autobiografica
Dal 1992 al 2011 ho attraversato tutte le correnti del pensiero comunista. Da utopista a socialista scientifico, da marxista a bakuniniano e viceversa, poi malatestiano, da berlingueriano ad "autonomo", da Kautskyano a guevarista, da zapatista a leninista, da trotskysta a stalinista, da no global a globalista filocinese, gramsciano, castrista, dilibertiano, cossuttiano, togliattiano, amendoliano, ancora berlingueriano, poi la rottura per una grande quantità di motivi, i più disparati. Cosa rimane? Un po' di Marx, un po' di Togliatti, un po' di Bernstein, molto Amendola, molto sviluppo delle forze produttive. Voto Pd dal 2012, prima Bersani, ora Renzi, convinto sostenitore del partito della nazione che raccolga liberali di sinistra, liberal-conservatori, comunisti riformatori, patrioti, tutti quelli ne' con la Boldrini ne' con Salvini. Convinto renziano con differenziazioni su sicurezza, immigrazione, Islam. Convinto che Grillo sia un pericolo per la democrazia, dalla parte di Israele e dell'Occidente.
mercoledì 15 febbraio 2017
Comunisti e democristiani
Spesso ci si riferisce a Renzi come il rappresentante della nuova Dc, colui che vuole rifare la Dc, insomma il democristiano. La minoranza Dem invece, Bersani e D'alema, sarebbero quelli del Pci, del partito comunista. C'è qualcosa che non quadra in questa ricostruzione un po' schematica e superficiale. Se la forma è anche sostanza bisogna guardare quali erano le regole interne nel partito comunista. Nel Pci era assolutamente vietato contestare, criticare, attaccare il segretario pubblicamente, nel Pci vigeva il centralismo democratico. Ogni decisione presa valeva per tutti, anche per le minoranze, non esistevano formalmente correnti. Alla luce di ciò è evidente che elementi come Bersani e D'alema non sarebbero sopravvissuti in quel partito più di due settimane. Altro che eredi della tradizione comunista. Al contrario nella democrazia cristiana delle correnti, delle pugnalate alle spalle, dei veti incrociati e dei compromessi al ribasso, avrebbero sguazzato a meraviglia, un po' meno Renzi.
Breve glossario della minoranza dem
Il linguaggio della minoranza dem non è sempre comprensibile, risponde a liturgie assodate agli iniziati, meno agli altri, parole alate si mischiano a proverbi di oscura provenienza, le espressioni sono serie e pensose, i toni profondi e studiatamente meditati, di chi ha a lungo riflettuto nel solco di una lunga tradizione e scuola politica. Ma ecco un breve glossario per districarsi nel dibattimento:
Serve una profonda riflessione al nostro interno = Renzi fai una profonda autocritica.
No al congresso cotto e mangiato = La cuocitura del segretario dev'essere lenta e dolorosa.
Stiamo perdendo la connessione sentimentale con il nostro popolo = Vogliamo rifare l'alleanza con la sinistra radicale.
E' una sinistra senza idee, servono contenuti non slogan = Le idee liberali non ci piacciono, dobbiamo ancora digerire gli anni '80.
No al leaderismo = Il segretario non deve fare il leader, ma prendere ordini da noi.
Serve un congresso che duri almeno sei mesi = Ora ti logoriamo ben bene, caro Renzi.
Prima del congresso ci vuole una conferenza programmatica = Prima decidiamo noi, poi facciamo credere agli iscritti ed elettori che decidono loro.
Dobbiamo pensare prima di tutto al paese, non al partito. = Non vogliamo andare alle elezioni, ma fare un congresso di sei mesi.
Serve un partito plurale = Vogliamo il diritto di veto su tutto, Renzi affogherai nella nostra palude.
Una vera sinistra non può non pensare alle diseguaglianze della società = Il sindacato non si tocca.
Non dobbiamo copiare la destra = Vogliamo alzare le tasse.
Renzi sii meno arrogante = la Ditta è cosa nostra.
Serve una profonda riflessione al nostro interno = Renzi fai una profonda autocritica.
No al congresso cotto e mangiato = La cuocitura del segretario dev'essere lenta e dolorosa.
Stiamo perdendo la connessione sentimentale con il nostro popolo = Vogliamo rifare l'alleanza con la sinistra radicale.
E' una sinistra senza idee, servono contenuti non slogan = Le idee liberali non ci piacciono, dobbiamo ancora digerire gli anni '80.
No al leaderismo = Il segretario non deve fare il leader, ma prendere ordini da noi.
Serve un congresso che duri almeno sei mesi = Ora ti logoriamo ben bene, caro Renzi.
Prima del congresso ci vuole una conferenza programmatica = Prima decidiamo noi, poi facciamo credere agli iscritti ed elettori che decidono loro.
Dobbiamo pensare prima di tutto al paese, non al partito. = Non vogliamo andare alle elezioni, ma fare un congresso di sei mesi.
Serve un partito plurale = Vogliamo il diritto di veto su tutto, Renzi affogherai nella nostra palude.
Una vera sinistra non può non pensare alle diseguaglianze della società = Il sindacato non si tocca.
Non dobbiamo copiare la destra = Vogliamo alzare le tasse.
Renzi sii meno arrogante = la Ditta è cosa nostra.
venerdì 10 febbraio 2017
L'odio ideologico per il sionismo
L'odio per Israele e per gli ebrei manifestato dalla sinistra postsessantottina ha molteplici motivazioni e fattori che si intersecano. C'è però un aspetto ideologico poco considerato che va riportato: Per prima cosa il sionismo appartiene ad un filone risorgimentale, ad una sinistra ottocentesca fortemente odiata dalla sinistra sessantottina e postesessantottina, dove ogni discorso patriottico e nazionalistico viene visto come fumo negli occhi. In secondo luogo il sionismo moderno è legato alla dissidenza sovietica ebraica, alla riscoperta della identità tradizionale, che la sinistra jonhlennoniana ma anche putiniana-wikileaks, ha sempre detestato.
I tabù della sinistra
Si parla da tempo dei tabù della sinistra. Un tempo era vietato parlare male pubblicamente del partito e del segretario, per non fare il gioco della destra e del capitale, oggi invece va di gran moda a sinistra parlare male del partito e del segretario, ma la sinistra ha comunque ancora un sacco di tabù. Frasi da non dire, ragionamenti da non fare in pubblico, per non essere bollato di destra, razzista, omofobo, xenofobo. Il primo tabù è sulla sicurezza, sulla microcriminalità. Se per Marx i ladruncoli e la teppa erano feccia, sottoproletari da disprezzare, per la nuova sinistra cresciuta a Fanon e terzomondismo, tutto ciò che è microcriminalità va giustificato e contestualizzato. Altro tema tabù è l'Islam, impossibile da criticare, per la sinistra inconsapevolmente figlia del breznevismo, l'Islam è figlio dell'antimperialismo e poco importa se esprime maschilismo, antisemitismo, colonialismo all'incontrario e cultura retrograda, la fascinazione è più forte di ogni razionalità. Altro tabù è l'immigrazione. Una sinistra che odia la globalizzazione, la libera circolazione delle merci, pensa però che le periferie dell'occidente debbano accettare un'immigrazione senza limiti e filtri, un multiculturalismo utopico sulle spalle della povera gente. Tutto ciò è tabù, sacrificato sull'altare del conformismo di sinistra.
Non guardo la 7
Allora, non leggo l'Internazionale, non guardo la 7, per me Crozza è uno squadrista, Scanzi un ragazzino incompetente, Il Fatto Quotidiano un fogliaccio fascista, Travaglio un represso, se volevo il verde andavo a vivere in campagna, i grillini sembrano usciti da un romanzo di Orwell, lì c'erano i maiali, qui le capre millenial, non amo la religione islamica e se per qualcuno sono un razzista per questo vada a vivere in Iran, vediamo come si diverte, amo il mio paese, i gay di destra, i negri repubblicani e Israele, non sopporto i fanatici vegani e gli ecoanimalisti, mi piace quando Marx elogia il colonialismo, leggo Giorgio Amendola, Oriana Fallaci, guardo l'Inter, Woody Allen e la pioggia.
La minoranza Pd e la base reale
Grillo ha posto il problema reale della corruzione e dell'improduttività della politica, Salvini ha posto il problema reale dell'immigrazione, Renzi ha raccolto la bandiera della modernizzazione del paese, altro problema reale, ma la minoranza Pd, cos'ha posto, quale base reale ha?
giovedì 9 febbraio 2017
Gli elementi nuovi del grillismo
Grillo sta costruendo qualcosa di nuovo. Una politica che non è ne' ideologica, ne' culturale, ne' pragmatica, ma esistenziale. Grillo sta mettendo insieme tanti individui uniti unicamente dalla condizione esistenziale di infelicità, frustrazione, vittimismo, aggressività. Nella storia la politica ha sempre attratto questo genere di persone ed è sempre stata una valvola di sfogo per molti infelici, ma mai era successo che un partito politico verticisticamente strutturato avesse come base sociale questa condizione esistenziale. In questi anni da più parti è stato fomentato l'odio generazionale, il dato che i giovani guadagneranno meno dei propri genitori è stato spiegato non come frutto di una congiuntura internazionale sfavorevole all'occidente, non come la saturazione di un mercato non in grado di reggere l'inflazione di laureati e diplomati, oltre che nel caso italiano di politiche economiche del passato sbagliate, ma come un'ingiustizia ordita dalle vecchie generazioni e dal "sistema" a danno dei giovani. Si è paragonato il grillismo al qualunquismo, al comunismo, al fascismo, ma siamo di fronte a un fenomeno nuovo.
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