Il vero problema del fascismo non era il nazionalismo, ma il socialismo. Questo movimento aveva infatti una idea dirigista dell'economia, che è già di par suo dittatoriale, un'idea collettivista della patria, nemica dei territori locali, degli individui e della iniziativa privata, ma anche della famiglia, perchè i fanciulli dovevano essere educati dallo stato, come in Unione Sovietica. Tutto diverso dal nazionalismo liberale, conservatore e democratico che costruisce la patria nella libertà, nel rispetto del particolare e del popolo così com'è e non in un popolo immaginario. Anche l'imperialismo del fascismo nasce dall'incapacità del governo e dello stato di risolvere i problemi economici del popolo, data dalla sua idea socialista dell'economia. Questo succede quando lo stato diventa un fine dove tutti devono realizzarsi anzichè un mezzo per favorire l'iniziativa privata. La sinistra pasticciona e banale invece confonde il nazionalismo con il fascismo, con il quale invece ha tante cose in comune, lo statalismo, l'indottrinamento dei bambini e dei giovani, l'antifederalismo, l'odio per i valori occidentali, l'idea della costruzione di una umanità nuova e perfetta. La megalomanìa ingovernabile del globalismo della sinistra, di fronte al suo fallimento, si riduce poi nel cercare un patriottismo "buono", magari continentale, ma sempre ideologico. La storia della sinistra è sempre la stessa, si parte da un'idea, del tutto scollegata dalla realtà, si va al popolo con il nuovo verbo, ma il popolo pragmatico la rifiuta, allora si pretende di farne una scienza elitaria, è stato così col marxismo-leninismo, è così col neoecologismo, ma sempre ideologia e pseudoscienza è.
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