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giovedì 2 gennaio 2020

Lapidare da morto chi si è osannato da vivo e viceversa

Una legge storica costante dell'intellighenzia di sinistra è lapidare da morto chi si è osannato da vivo e riabilitare da morto chi si è demonizzato da vivo. La creme del creme dell'intellettualità politico-cultural-artistica italiana, da Scalfari a Ingrao, da Bobbio a Dario Fo, fu fervente fascista e mussoliniana negli anni '30-'40, poi fatto a pezzi il cadavere di Mussolini, questi capetti universitari fascisti passarono ad osannare Stalin. Morto però anche il dittatore georgiano, si passò a rinnegarlo inorriditi.

Percorso inverso invece per chi si è massacrato da vivo. Se si trattava di nemici interni, lo si fa per appropriarsi delle loro battaglie e del loro spazio politico, se si trattava di avversari dell'altro campo  lo si fa in chiave strumentale per attaccare il leader contemporaneo dello schieramento avversario o un misto di tutte e due le cose.

Si pensi alla riabilitazione attuale da parte della sinistra di Bossi e Berlusconi, dipinti come il "male assoluto" negli anni '90, quando si passò a riabilitare gli "statisti" della prima repubblica, ora che sono politicamente morti tocca a loro, per dire sempre che il nemico di oggi è catastroficamente il peggiore di sempre e ovviamente riconducibile al peccato originale (che in realtà è il loro peccato originale, ma loro trasferiscono sul popolo italiano), il mussolinismo.

Voglio bene a Bossi, insieme a Natta e Pannella è stato il primo leader che ho seguito, ma oggi i suoi attacchi a Salvini sembrano la ripicca di un bambino dell'asilo, ma sopratutto ne fanno un pupazzo rimbambito della sinistra, quella sinistra che ora si appropria della Questione settentrionale dopo averla dipinta per anni sotto le tinte più fosche del peggiore razzismo barbaro, ignorante e becero.

Va da sè che il Bossi più estremista e velleitario non ottenne alcun risultato, mentre appare più fattibile nel raggiungimento dell'obbiettivo dell'autonomia del Nord la strategia di Salvini di farla con il consenso del Sud e dando l'autonomia da Roma anche al Sud e nel contesto dell'unità nazionale, consapevoli anche che nel 2020 ci sono altre sfide e questioni economiche e geopolitiche da affrontare e coniugare con le battaglie storiche.

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