Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
sabato 22 settembre 2018
Il metodo sovietico-grillino
L'audio del portavoce 5stelle Casalino che dice che "i burocrati del ministero non ci danno i soldi per il reddito di cittadinanza e che vuoi che siano 10 miliardi (all'anno però), quindi nel 2019 ci dedicheremo solo a cacciare questi pezzi di m..." è innanzitutto un audio non rapito, ma volutamente fatto arrivare alla stampa dallo stesso Casalino, un messaggio per far trasmettere l'idea ai gonzi che li votano che se non ci sarà il reddito di cittadinanza, se l'economia ha ripreso ad andar male, se le promesse del governo non vengono mantenute è colpa dei sabotatori che si annidano dentro lo Stato, messi lì da quelli che c'erano prima della rivoluzione. E' il metodo sovietico, in Russia nel '900 quando l'economia andava male, quando i piani quinquennali non rispettavano il programma, quando le promesse del socialismo e del paradiso dei lavoratori non venivano mantenute, i dirigenti sovietici davano la colpa ai sabotatori interni, accusandoli di minare la produzione, oppure al complotto internazionale ordito dalle plutocrazie occidentali. Oggi al posto del produttivismo, dello sviluppo economico e del progresso si è sostituito l'ideale del sussidio, del pauperismo, della decrescita infelice, ma il metodo è lo stesso, al posto delle plutocrazie occidentali c'è l'Unione Europea, ma il complottismo è uguale.
Diego Bianchi sostiene i fascisti
La vicenda del cane della polizia chiamato X Mas, ha scatenato uno schema già visto e rivisto. Un consigliere del Pd ha fatto un'interrogazione, è emerso che X Mas era il nome del canile da cui proveniva, il consigliere ha rimarcato comunque l'inopportunità che un cane della polizia della repubblica italiana venga chiamato col nome di una nota organizzazione fascista e poi, scontato, è partito il fuoco incrociato. Da una parte gli sghignazzi goliardici dei consiglieri della Lega, che ironizzano bollando il consigliere Pd di aver accusato il cane di essere fascista, ma dall'altra parte ecco l'ausiliario dei leghisti, il komunistello all'amatriciana Diego Bianchi, in arte Zoro, che fa il pagliaccio per la Tv grillina La7, anche lui nella sua trasmissione ironizza come se il consigliere Pd avesse interpellato il cane e non la polizia. Che bella combriccola.
martedì 18 settembre 2018
La situazione politica in termini numerici
La situazione: Oggi partiamo da un'area governativa sostenuta da 20 milioni di persone (lega felpaputiniana-grillini-ala filo salvini di forza italia-Meloni e suoi i nazionalisti all'amatriciana), un'opposizione di nove milioni di persone, sette (in larga parte PdRenzi più Pd Martina, pd orfini, bonino, liberalsocialisti, sinistra cattolica della provaccini Lorenzin), più due l'ala liberal-conservatrice antipopulista di forza italia, poi 1,5 milioni di fuoco amico stronzo antiPd. Perciò, 20 fasciocomunisti rossobruni, 7 sinistra liberaldemoprogressisti più due milioni lib-con, 1,5 marroni, per il resto 500mila neocamorrafascisti, 500mila neoDc, centomila dignitosi, ma anche deliranti veterocom, più piccole minoranze sparse repubblicane, poi cattoretrograde, liste civiche improbabili, più 15 (QUINDICI) milioni di astenuti e/o indecisi.
All'interno dell'area fasciosovieticoortodossocomunista di governo troviamo circa sei milioni di minchioni che si ritengono di sinistra, i famosi voti persi dal Pd, i classici "delusi dal Pd e dalla sinistra", ma "nemmeno rifondazione era abbastanza de sinistra e antisistema per la mia panza revolucionaria", un'area di 10 milioni di "non toccatemi Salvini che gli darei anche la moglie", e quattro milioni di grillini veri e propri, tra i quali in realtà molti che vogliono solo mille euro al mese dallo Stato per non fare nulla e appena scoprono che non arrivano sparigliano e spariscono. In uno scenario del genere i grillini appaiono spacciati, a meno che non virano pesantemente sul sinistrismo guatemalteco fasciohippie alla Di Battista che tanto piace, cosa che faranno. Salvini è in cassaforte, risucchia da tutti gli alleati, finchè la gente non scoprirà che non può cacciare tutti gli immigrati e mandare tutti quei sessantenni livorosi che lo votano in pensione, d'altronde questo e quell'altro va contro l'interesse nazionale.
Interessante 15 milioni di astenuti, ma forse sarà così sempre. Onestamente non saprei dove recuperare i voti. I Martina, gli Zingaretti, i Franceschini, gli Orlando e il traditore Emiliano pensano che bisogna riprenderli dai sei milioni di Che Guevara de noantri che votano giggino. Io e probabilmente anche Renzi pensa a quei due milioni di liberali di forza italia stufi del doppio gioco di Berluscone e allergici a Salvini, i 500mila neoDC più sempre quei 15 milioni di astenuti... Ma forse prima di tutto anche compattare quei sette milioni, una situazione ribaltata rispetto a cinque anni fa, quando Renzi puntava a far uscire dal recinto la sinistra e Bersani a tenercela. Ora i renziani devono recintare e prendersi definitivamente il Pd. La traversata nel deserto è iniziata, perchè oggi sul piano culturale la situazione è ribaltata, ora sono i renziani a riprendere in mano l'analisi togliattiana (e non solo togliattiana) di un paese visceralmente reazionario, mentre la sinistra antirenzi riprende in mano la tesi bislacca del paese che va a destra perchè la sinistra non lo capisce o ne tradisce le spinte rivoluzionarie e anticapitalistiche, che in realtà non sono altro che spinte antimoderne e antioccidentali.
All'interno dell'area fasciosovieticoortodossocomunista di governo troviamo circa sei milioni di minchioni che si ritengono di sinistra, i famosi voti persi dal Pd, i classici "delusi dal Pd e dalla sinistra", ma "nemmeno rifondazione era abbastanza de sinistra e antisistema per la mia panza revolucionaria", un'area di 10 milioni di "non toccatemi Salvini che gli darei anche la moglie", e quattro milioni di grillini veri e propri, tra i quali in realtà molti che vogliono solo mille euro al mese dallo Stato per non fare nulla e appena scoprono che non arrivano sparigliano e spariscono. In uno scenario del genere i grillini appaiono spacciati, a meno che non virano pesantemente sul sinistrismo guatemalteco fasciohippie alla Di Battista che tanto piace, cosa che faranno. Salvini è in cassaforte, risucchia da tutti gli alleati, finchè la gente non scoprirà che non può cacciare tutti gli immigrati e mandare tutti quei sessantenni livorosi che lo votano in pensione, d'altronde questo e quell'altro va contro l'interesse nazionale.
Interessante 15 milioni di astenuti, ma forse sarà così sempre. Onestamente non saprei dove recuperare i voti. I Martina, gli Zingaretti, i Franceschini, gli Orlando e il traditore Emiliano pensano che bisogna riprenderli dai sei milioni di Che Guevara de noantri che votano giggino. Io e probabilmente anche Renzi pensa a quei due milioni di liberali di forza italia stufi del doppio gioco di Berluscone e allergici a Salvini, i 500mila neoDC più sempre quei 15 milioni di astenuti... Ma forse prima di tutto anche compattare quei sette milioni, una situazione ribaltata rispetto a cinque anni fa, quando Renzi puntava a far uscire dal recinto la sinistra e Bersani a tenercela. Ora i renziani devono recintare e prendersi definitivamente il Pd. La traversata nel deserto è iniziata, perchè oggi sul piano culturale la situazione è ribaltata, ora sono i renziani a riprendere in mano l'analisi togliattiana (e non solo togliattiana) di un paese visceralmente reazionario, mentre la sinistra antirenzi riprende in mano la tesi bislacca del paese che va a destra perchè la sinistra non lo capisce o ne tradisce le spinte rivoluzionarie e anticapitalistiche, che in realtà non sono altro che spinte antimoderne e antioccidentali.
giovedì 13 settembre 2018
La doppiezza comunista
Il grande capolavoro dei comunisti è stato quello di imporre a tutti l'idea che se non sei comunista o filocomunista non sei di sinistra, ma allo stesso tempo imponendo il sentimento e l'idea di un profondo disprezzo per la sinistra, in nome di una rivoluzione antisistema più ampia e totale che superasse i concetti in fondo borghesi e liberali di destra e sinistra. Questa è la vera doppiezza dei comunisti, capaci in questo modo di legare a sè cose diversissime tra loro, ma solo per controllarle, mantenendo di fatto un status quo cristallizzato, funzionale alla eternizzazione della loro burocrazia intellettuale, sindacale e politica. Da una parte l'eterno rimando a tempi migliori per l'ora X rivoluzionaria, dall'altra il soffocamento sul nascere di una sinistra liberale, realmente riformista e occidentale. Alla base una reiterizzazione di un apparato di potere che non ha più alcuna ragione storica di esistere, smentito dalla storia e anche dalle menti più lucide del marxismo revisionista, da Bernstein a Tasca e in parte da Gramsci e Giorgio Amendola, passando per figure come Renzo De Felice, ma che si mantiene in vita appunto occupando posti di potere nello stato liberaldemocratico, godendone di tutti gli agi e allo stesso tempo erodendolo, di fatto favorendo e alimentando le derive populistico-reazionarie delle masse, per poi presentarsi come il salvatore della democrazia.
mercoledì 12 settembre 2018
Destra e sinistra per Norberto Bobbio
Ritrovarmi tra le mani il libello di Norberto Bobbio "Destra e sinistra" scritto dal filosofo torinese nel 1994 è un'esperienza davvero gratificante. Farne un commento dopo averne riletto solo dieci pagine intrise di falsa modestia dove il mite e umile intellettuale risponde ai suoi critici può apparire presuntuoso, ma appunto, privo di falsa modestia. Il successo editoriale che ebbe questo libricino non stupisce affatto, dopo la caduta dell'Unione Sovietica molta gente si interrogava su cosa fossero la destra e la sinistra, a conferma che queste categorie cambiano a seconda dell'epoca storica e l'epoca storica cambia a seconda dei rapporti geopolitici mutati. Bobbio fornisce una risposta schematica, morale e restauratrice dei rapporti destra-sinistra dell'epoca precedente, quella della guerra fredda, avendo cura di proporla in una veste oggettiva, non moralisteggiante e questo è il segreto del suo successo. Molto più difficile convincere le persone che esistono tre sinistre e due destre o che cambiano a seconda dell'epoca o del fattore geopolitico. Per Bobbio non ci sono spazio ai dubbi, a dispetto della prosa non perentoria e dialogante, il contenuto è radicale ed estremizzante: la sinistra è l'uguaglianza, la destra è la diseguaglianza rappresentata anche dalla libertà quando non è al servizio dell'egualitarismo, cioè gli odiati liberal-liberisti ben rappresentati in quel momento storico da Berlusconi, un equivoco negli anni alimentato dallo stesso cavaliere, che la storia ha dimostrato appartenere più al populismo autoritario che al liberalismo, pur rimanendo valide oggettivamente le sue denunce nei confronti di una sinistra a sua volta illiberale. L'utilitarismo alla bisogna della politica del momento in questo libro è ai miei occhi evidente, ma sicuramente molta gente ci vide solo una nobile speculazione filosofica. Quindici anni fa da comunista ne criticai il moderatismo, che oggi appare solo nella forma. La libertà per Bobbio ha senso solo se al servizio di un fine superiore egualitario, nel senso totale del termine, per lui le dittature fasciste sono dittature dei ceti alti, quindi in fondo liberali e fascisti sono assimilabili, secondo l'analisi del comintern degli anni '20 che stalinisti elastici come Togliatti superarono più del socialista democratico Bobbio. Viene in mente la sorte del partito d'azione nel dopoguerra, ma anche quella del partito socialista, divisi tra personaggi succubi del partito comunista e "autonomisti" che rivendicavano la diversità dai comunisti e anche un fiero anticomunismo di sinistra. L'impressione è che Bobbio appartenesse più ai primi, anche se forse molti pensarono che stava tra i secondi.
martedì 11 settembre 2018
Sinistra sociale, sinistra identitaria e sinistra modernista
Lo scontro che si sta delineando, il conflitto interno alla sinistra che si sta raffigurando dentro il Pd in vista del prossimo congresso, ricorda incredibilmente quello visto al congresso di Chianciano del 2008 nel partito della rifondazione comunista. Stupiti? E invece pare proprio di sì.. Oggi come allora si scontrano tre idee di sinistra; Mettete per il momento da parte "destra" interna, "centro" interno" e "sinistra" interna, dimenticate al momento liberali, socialdemocratici e comunisti, accantonate riformisti, tatticisti e massimalisti, anche se ovviamente ci sono ancora molti fili conduttori con queste distinzioni del passato, ma lo scontro oggi è tra sinistra modernista, sinistra identitaria e sinistra sociale.
Dopo la debacle elettorale del 2008, Rifondazione comunista si ritrovò a interrogarsi sulle cause della sconfitta, l'analisi che ne fu fatta determinò ulteriori e ben peggiori sconfitte, portando il partito della rifondazione comunista sull'orlo della scomparsa.
La sinistra sociale, rappresentata da Paolo Ferrero, diagnosticò che si era stati troppo da Bruno Vespa e troppo poco nelle periferie. La colpa era del segretario Fausto Bertinotti, che aveva fatto un partito mediatico e non intriso nel tessuto sociale della sofferenza. Per inciso, Paolo Ferrero era stato un ministro del governo di centrosinistra, era stato un bertinottiano; non ricorda in tutto ciò Martina, ministro del governo Renzi che con aria da parroco di campagna oggi certifica il bisogno del Pd di ritornare nelle periferie con il capo cosparso di cenere? Ma in Rifondazione il rifugio nel movimentismo, nell'associazionismo e in iniziative volontaristiche di volontariato non si produssero in risultati elettorali, anzi il movimento interno denominato proprio "sinistra sociale" vide alla fine confluire molti suoi elementi direttamente e letteralmente nella destra sociale e non certo per caso.
Inutile davvero dire che l'attuale "governo del popolo" sta congelando il meno lacrimoso ma ben più concreto Piano Periferie messo appunto dal governo Renzi nel più totale silenzio mediatico, 1,6 miliardi per progetti edilizi e culturali che avrebbero dovuto partire nel 2019 riqualificando le zone più difficili d'Italia, inoltre si prepara ad abolire gli 80 euro per i lavoratori, quella cosa che fu definita "televendita" e "mancia elettorale" dai populisti e dalla "vera sinistra".
Ma torniamo al nostro viaggio dentro la sinistra, al congresso del 2008 c'era poi la sinistra identitaria, quella della falce e martello, quella del rifondiamo il PCI, quella del L'unione Sovietica e la storia non si tocca, quella conservatrice nel senso non deteriore del termine al quale io appartenevo. Era in realtà una opzione minoritaria ma come spesso capita alle opzioni minoritarie era anche l'ago della bilancia nello scontro tra sinistra modernista e sinistra sociale. E decise di schierarsi con la sinistra sociale, determinandone la vittoria al congresso, che vide l'elezione a segretario di Paolo Ferrero, ma per poi venire marginalizzata. Oggi nel Pd la sinistra identitaria è rappresentata da Orfini e dagli ex giovani turchi, in grado di capire a differenza della sinistra sociale che il populismo dei grillini è antisinistra e non è "compagni che sbagliano" o peggio "compagni traditi dalla sinistra", ma incapaci poi di fare quella scelta di campo a favore della sinistra modernista a causa una tendenza antiliberale di fondo irrisolta, tipica di quel marxismo indeciso se governare la modernità o esserne la leva che la sconfigge.
Ed eccoci alla sinistra modernista, al congresso di Chianciano era rappresentata da Nichi Vendola, quindi in un partito strutturalmente identitario-sociale non poteva che proporre una idea di sinistra modernista che in realtà fosse in fondo funzionale alla soppravvivenza della sinistra identitario-sociale, come il posteriore antirenzismo di Vendola ha certificato, anche se questo non veniva capito dai rivali di partito, mentre in un partito come il Pd, la proposta modernista può collocarsi in un'idea di governo della modernità, anzichè rovesciamento dialettico della modernità secondo la tradizione marxista.
Ma in cosa consiste la sinistra modernista? In sostanza nell'unione tra le idee libertario-liberal-liberiste e quelle socialiste, laddove il liberalismo puro non va identificato come destra, che invece è meglio rappresentata da un comunitarismo senza libertà che paradossalmente viene spesso identificato come"sinistra", ma come una sinistra anarchica convinta nell'autoregolamentazione del mercato e della democrazia. La sinistra moderna è però una sinistra che invece conosce bene i limiti della democrazia pura e diretta e del mercato puro, sapendo che la democrazia pura e diretta porta alla tirannìa dell'hitlerismo, del mussolinismo e dello stalinismo, che il mercato puro porta ai trust e ai monopoli, e sa, senza abolirli o soffocarli, governarli. Ma è anche una sinistra che non propone rotture rivoluzionarie verso le età intermedie per un ritorno ad un primitivismo tribale o a un universalismo assolutista, ma è consapevole dell'evoluzione che la storia comporta, degli elementi laici che si possono ravvisare nella tradizione giudaico-cristiana e al contrario del fondamentalismo e dell'intolleranza che al contrario l'ateismo può scatenare.
Dopo la debacle elettorale del 2008, Rifondazione comunista si ritrovò a interrogarsi sulle cause della sconfitta, l'analisi che ne fu fatta determinò ulteriori e ben peggiori sconfitte, portando il partito della rifondazione comunista sull'orlo della scomparsa.
La sinistra sociale, rappresentata da Paolo Ferrero, diagnosticò che si era stati troppo da Bruno Vespa e troppo poco nelle periferie. La colpa era del segretario Fausto Bertinotti, che aveva fatto un partito mediatico e non intriso nel tessuto sociale della sofferenza. Per inciso, Paolo Ferrero era stato un ministro del governo di centrosinistra, era stato un bertinottiano; non ricorda in tutto ciò Martina, ministro del governo Renzi che con aria da parroco di campagna oggi certifica il bisogno del Pd di ritornare nelle periferie con il capo cosparso di cenere? Ma in Rifondazione il rifugio nel movimentismo, nell'associazionismo e in iniziative volontaristiche di volontariato non si produssero in risultati elettorali, anzi il movimento interno denominato proprio "sinistra sociale" vide alla fine confluire molti suoi elementi direttamente e letteralmente nella destra sociale e non certo per caso.
Inutile davvero dire che l'attuale "governo del popolo" sta congelando il meno lacrimoso ma ben più concreto Piano Periferie messo appunto dal governo Renzi nel più totale silenzio mediatico, 1,6 miliardi per progetti edilizi e culturali che avrebbero dovuto partire nel 2019 riqualificando le zone più difficili d'Italia, inoltre si prepara ad abolire gli 80 euro per i lavoratori, quella cosa che fu definita "televendita" e "mancia elettorale" dai populisti e dalla "vera sinistra".
Ma torniamo al nostro viaggio dentro la sinistra, al congresso del 2008 c'era poi la sinistra identitaria, quella della falce e martello, quella del rifondiamo il PCI, quella del L'unione Sovietica e la storia non si tocca, quella conservatrice nel senso non deteriore del termine al quale io appartenevo. Era in realtà una opzione minoritaria ma come spesso capita alle opzioni minoritarie era anche l'ago della bilancia nello scontro tra sinistra modernista e sinistra sociale. E decise di schierarsi con la sinistra sociale, determinandone la vittoria al congresso, che vide l'elezione a segretario di Paolo Ferrero, ma per poi venire marginalizzata. Oggi nel Pd la sinistra identitaria è rappresentata da Orfini e dagli ex giovani turchi, in grado di capire a differenza della sinistra sociale che il populismo dei grillini è antisinistra e non è "compagni che sbagliano" o peggio "compagni traditi dalla sinistra", ma incapaci poi di fare quella scelta di campo a favore della sinistra modernista a causa una tendenza antiliberale di fondo irrisolta, tipica di quel marxismo indeciso se governare la modernità o esserne la leva che la sconfigge.
Ed eccoci alla sinistra modernista, al congresso di Chianciano era rappresentata da Nichi Vendola, quindi in un partito strutturalmente identitario-sociale non poteva che proporre una idea di sinistra modernista che in realtà fosse in fondo funzionale alla soppravvivenza della sinistra identitario-sociale, come il posteriore antirenzismo di Vendola ha certificato, anche se questo non veniva capito dai rivali di partito, mentre in un partito come il Pd, la proposta modernista può collocarsi in un'idea di governo della modernità, anzichè rovesciamento dialettico della modernità secondo la tradizione marxista.
Ma in cosa consiste la sinistra modernista? In sostanza nell'unione tra le idee libertario-liberal-liberiste e quelle socialiste, laddove il liberalismo puro non va identificato come destra, che invece è meglio rappresentata da un comunitarismo senza libertà che paradossalmente viene spesso identificato come"sinistra", ma come una sinistra anarchica convinta nell'autoregolamentazione del mercato e della democrazia. La sinistra moderna è però una sinistra che invece conosce bene i limiti della democrazia pura e diretta e del mercato puro, sapendo che la democrazia pura e diretta porta alla tirannìa dell'hitlerismo, del mussolinismo e dello stalinismo, che il mercato puro porta ai trust e ai monopoli, e sa, senza abolirli o soffocarli, governarli. Ma è anche una sinistra che non propone rotture rivoluzionarie verso le età intermedie per un ritorno ad un primitivismo tribale o a un universalismo assolutista, ma è consapevole dell'evoluzione che la storia comporta, degli elementi laici che si possono ravvisare nella tradizione giudaico-cristiana e al contrario del fondamentalismo e dell'intolleranza che al contrario l'ateismo può scatenare.
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