Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
giovedì 21 giugno 2018
Non è diversità, ma egualitarismo
Vietato discriminare sulla base di razza, religione o genere. Questo è scritto sulla nostra costituzione e questo è un principio basilare e giusto, ma cosa si intende per discriminare? Oggi noi vediamo come l'interpretazione si muove sempre più verso l'idea che sia vietato criticare una religione, un gruppo etnico, un genere che non appartenga al genere maschile, bianco, borghese e cristiano o ebraico. Ma criticare non vuol dire discriminare. Ci troviamo sempre più verso una forma di neocensura, dove chiunque si possa ritenere offeso nei propri credi o nelle proprie appartenenze può invocare la censura e il divieto, ma ancora di più ci troviamo sempre più nell'ottica di un razzismo alla rovescia, dove una persona, invece di sentirsi tale come individuo, si sente affermata nella propria identità solo su base etnica e religiosa o di genere. La diversità non è più l'affermazione dell'individuo che non deve essere giudicato per il colore della sua pelle, la sua classe sociale, il suo genere, ma al contrario diventa il mettere tutte le religioni, le idee, le etnìe, i generi, sullo stesso piano. Non è diversità, ma egualitarismo. Non è rispetto dell'individuo, ma socialismo. Il multiculturalismo non è pluralismo e differenze di idee, ma il mettere sullo stesso piano tutte le culture. In questo modo è vietato dire che esistono culture e paesi più avanzati o migliori, è negazione del concetto di progresso, è un multiculturalismo di senso reazionario, dove tutto ciò che è arretrato e retrogado si prende la sua rivincita.
mercoledì 20 giugno 2018
La lotta per l'egemonìa in Italia
Un vecchio stampo comunista definisce tutto ciò che è "ne' destra ne' sinistra" come di fatto destra e come destra il fascismo. In realtà in questo modo si crea una dialettica dove si legittimano dentro il campo della democrazia parlamentare le forze antisistema e antiparlamentari, ma così facendo si squalifica il campo della destra presentando come unica forza democratica la sinistra sotto egemonìa dei comunisti (e quindi di fatto i comunisti), al fine di erodere il terreno alle forze liberali, già "espulse" dalla sinistra dai marxisti e poi schiacciate a destra dalle forze antisistema accreditate come "destra" dai comunisti, o relegate a sinistra sotto il cappello dei comunisti in una logica frontista contro "il pericolo autoritario di destra".
Anche così alla fine della seconda guerra mondiale si erano creati i presupposti per una democrazia liberale monca, fase di passaggio verso la dittatura del partito comunista oppure dall'altra parte per un ritorno del fascismo. A sconfiggere il piano furono i cattolico-liberali di De Gasperi, che crearono un grande centro che fu in grado di darsi uno spazio marginalizzando la "destra" e mettendo nell'angolo i comunisti sottraendo i socialisti dalla loro egemonìa.
Caduta la Dc, il campo sembrava aperto per i comunisti da una parte, nel frattempo ridenominatisi frettolosamente a causa della caduta dell'Unione Sovietica e dipintisi come improbabili riformisti, e per un ritorno dei populisti dall'altra, ambedue cavalcando la stagione di "tangentopoli". A rompere i piani fu questa volta Berlusconi, che con il suo mix di populismo e liberalismo contenne la crescita della destra sociale a sua volta protagonista di una metamorfosi interna e sbarrò la strada alla gioiosa macchina da guerra, sullo sfondo ci pensarono la fase globale di onda liberale e crisi del marxismo, che produssero alcuni sommovimenti all'interno della sinistra da cui anni dopo è sorta una forza liberale capitanata da Renzi che ha spezzato l'egemonìa dei postcomunisti in questo campo.
Ma in questi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio terremoto politico. Oltre alla fine dell'egemonìa postleninista a sinistra, sono sorte due forze populiste alimentate tra le altre cose dalla delusione per le mancate riforme negli anni '90-2000 e dalla crisi economica del 2008: la nuova Lega di Salvini, trasformata rispetto alla Lega di Bossi, e il movimento 5 stelle, i quali insieme ai postcomunisti hanno portato avanti una campagna durissima contro le forze liberali, che per contrastarla hanno prima creato il patto del nazareno, il quale poi è stato rotto, mentre i postcomunisti credevano di usare i grillini in chiave antiliberale. La perdita del controllo della sinistra, ha infatti portato molti di loro su posizioni neomassimaliste e neobordighiste, abbandonando i tatticismi del passato e cercando invece una convergenza con le forze antisistema, mentre un'altra parte di loro è rimasta nel partito in attesa di tempi migliori e sta riemergendo proprio ora.
Il risultato elettorale però ha portato alla netta vittoria delle due forze populiste che si sono quindi unite, mentre la sinistra antiliberale che era uscita dal Pd ha scoperto di essere stata usata dai grillini ed è quasi scomparsa, ma anche i liberali e i liberalpopulisti di Berlusconi hanno subìto una dura sconfitta. Ora, con i due partiti qualunquisti, populisti e sfascisti al potere, che hanno l'obbiettivo di smantellare la democrazia parlamentare e costituzionale, sono in campo due opzioni di opposizione: o la creazione di un fronte repubblicano che unisca destra e sinistra contro il governo antigovernista in difesa della democrazia rappresentativa o la creazione di un fronte di "sinistra" che definisce come "destra" il governo gialloverde. Cosa cambia? E' chiaro che il primo metterebbe al centro la sinistra liberale, mentre il secondo rimetterebbe in campo la vecchia sinistra postcomunista che potrebbe risfoderare le vecchie categorie, dove ai fascisti gialloverdi viene assegnato il ruolo della destra e alla sinistra novecentesca il ruolo della sinistra marginalizzando tutti gli altri.
Anche le mosse di Salvini possono favorire questa o quella opposizione. Le sue sparate di questi giorni sono apparse esagerate ed estremiste anche per un personaggio come lui.Tutto ciò infatti, non porta certo a più miti consigli l'Europa e non ferma nemmeno gli sbarchi, ne' ci saranno espulsioni di rom, che sono in maggioranza di cittadinanza italiana o apolidi, ma ha l'effetto di ridare voce alla sinistra-sinistra in una logica di scontro speculare, allontanando l'ala rossa dell'elettorato grillino dai cinque stelle e riportandoli nell'area della sinistra dando una chanche alla sinistra di lotta e di governo di reingrossare le proprie fila nello scontro con la sinistra liberale. Salvini sostanzialmente con la sua propaganda, oltre ovviamente ad aumentare i propri consensi, indebolisce i grillini e fornisce un assist ai sinistri antirenzi. Il tema dell'immigrazione infatti è una bandiera sia per Salvini, sia per la sinistra di orientamento anticapitalista, seppur con segni opposti, ma non lo è per i liberali e se si parla solo di questo tema in maniera monopolizzante è chiaro che questi ultimi finiscono in sordina o si ritrovano in imbarazzo o a dover inseguire i socialcomunisti.
Anche in questo senso va letta la campagna di Orfini a definire sistematicamente "destra" questo governo, nell'ottica di riportare nel suo alveo tutti quelli che si considerano di sinistra e hanno votato Grillo o si sono astenuti e nello stesso di spingere nelle braccia di Salvini tutti quelli che non si considerano di sinistra.
Anche così alla fine della seconda guerra mondiale si erano creati i presupposti per una democrazia liberale monca, fase di passaggio verso la dittatura del partito comunista oppure dall'altra parte per un ritorno del fascismo. A sconfiggere il piano furono i cattolico-liberali di De Gasperi, che crearono un grande centro che fu in grado di darsi uno spazio marginalizzando la "destra" e mettendo nell'angolo i comunisti sottraendo i socialisti dalla loro egemonìa.
Caduta la Dc, il campo sembrava aperto per i comunisti da una parte, nel frattempo ridenominatisi frettolosamente a causa della caduta dell'Unione Sovietica e dipintisi come improbabili riformisti, e per un ritorno dei populisti dall'altra, ambedue cavalcando la stagione di "tangentopoli". A rompere i piani fu questa volta Berlusconi, che con il suo mix di populismo e liberalismo contenne la crescita della destra sociale a sua volta protagonista di una metamorfosi interna e sbarrò la strada alla gioiosa macchina da guerra, sullo sfondo ci pensarono la fase globale di onda liberale e crisi del marxismo, che produssero alcuni sommovimenti all'interno della sinistra da cui anni dopo è sorta una forza liberale capitanata da Renzi che ha spezzato l'egemonìa dei postcomunisti in questo campo.
Ma in questi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio terremoto politico. Oltre alla fine dell'egemonìa postleninista a sinistra, sono sorte due forze populiste alimentate tra le altre cose dalla delusione per le mancate riforme negli anni '90-2000 e dalla crisi economica del 2008: la nuova Lega di Salvini, trasformata rispetto alla Lega di Bossi, e il movimento 5 stelle, i quali insieme ai postcomunisti hanno portato avanti una campagna durissima contro le forze liberali, che per contrastarla hanno prima creato il patto del nazareno, il quale poi è stato rotto, mentre i postcomunisti credevano di usare i grillini in chiave antiliberale. La perdita del controllo della sinistra, ha infatti portato molti di loro su posizioni neomassimaliste e neobordighiste, abbandonando i tatticismi del passato e cercando invece una convergenza con le forze antisistema, mentre un'altra parte di loro è rimasta nel partito in attesa di tempi migliori e sta riemergendo proprio ora.
Il risultato elettorale però ha portato alla netta vittoria delle due forze populiste che si sono quindi unite, mentre la sinistra antiliberale che era uscita dal Pd ha scoperto di essere stata usata dai grillini ed è quasi scomparsa, ma anche i liberali e i liberalpopulisti di Berlusconi hanno subìto una dura sconfitta. Ora, con i due partiti qualunquisti, populisti e sfascisti al potere, che hanno l'obbiettivo di smantellare la democrazia parlamentare e costituzionale, sono in campo due opzioni di opposizione: o la creazione di un fronte repubblicano che unisca destra e sinistra contro il governo antigovernista in difesa della democrazia rappresentativa o la creazione di un fronte di "sinistra" che definisce come "destra" il governo gialloverde. Cosa cambia? E' chiaro che il primo metterebbe al centro la sinistra liberale, mentre il secondo rimetterebbe in campo la vecchia sinistra postcomunista che potrebbe risfoderare le vecchie categorie, dove ai fascisti gialloverdi viene assegnato il ruolo della destra e alla sinistra novecentesca il ruolo della sinistra marginalizzando tutti gli altri.
Anche le mosse di Salvini possono favorire questa o quella opposizione. Le sue sparate di questi giorni sono apparse esagerate ed estremiste anche per un personaggio come lui.Tutto ciò infatti, non porta certo a più miti consigli l'Europa e non ferma nemmeno gli sbarchi, ne' ci saranno espulsioni di rom, che sono in maggioranza di cittadinanza italiana o apolidi, ma ha l'effetto di ridare voce alla sinistra-sinistra in una logica di scontro speculare, allontanando l'ala rossa dell'elettorato grillino dai cinque stelle e riportandoli nell'area della sinistra dando una chanche alla sinistra di lotta e di governo di reingrossare le proprie fila nello scontro con la sinistra liberale. Salvini sostanzialmente con la sua propaganda, oltre ovviamente ad aumentare i propri consensi, indebolisce i grillini e fornisce un assist ai sinistri antirenzi. Il tema dell'immigrazione infatti è una bandiera sia per Salvini, sia per la sinistra di orientamento anticapitalista, seppur con segni opposti, ma non lo è per i liberali e se si parla solo di questo tema in maniera monopolizzante è chiaro che questi ultimi finiscono in sordina o si ritrovano in imbarazzo o a dover inseguire i socialcomunisti.
Anche in questo senso va letta la campagna di Orfini a definire sistematicamente "destra" questo governo, nell'ottica di riportare nel suo alveo tutti quelli che si considerano di sinistra e hanno votato Grillo o si sono astenuti e nello stesso di spingere nelle braccia di Salvini tutti quelli che non si considerano di sinistra.
venerdì 8 giugno 2018
La strumentalizzazione dei gay
Il gay pride a Tel Aviv, dove sfilano 250000 manifestanti in nome dell'orgoglio omossessuale stride con l'immagine dei gay impiccati sulle gru in Iran, eppure nessuna parola viene detta in tal senso da parte di chi equipara i due paesi in un nome di un "anticlericalismo" posticcio o peggio ancora parteggiando in nome di un antiimperialismo vetusto dalla parte del regime sciita e fascista. La questione dei diritti gay oggi appare più stringente in paesi come la Russia, l'Iran, la Siria, la Cina rispetto all'occidente, eppure un certo strumentalismo ideologico porta a stringere l'occhio solo verso questioni complesse, come l'adozione dei bambini d parte di due padri e due madri, un tema che solo gli specialisti possono risolvere e che non può essere ostaggio della propaganda o di infantilismi fatti con i cuoricini, perchè la crescita di un bambino e la gestione della demografia da parte di uno Stato è un complesso di fattori che non può essere ridotto ad un intollerante agglomerato di slogan perentori.
Israele è sempre meno sola
L'immagine che giornali come il Corriere della sera, La repubblica, Il fatto quotidiano, per non parlare di Tg1, Tg3, La7 e Sky, danno del conflitto mediorientale è quello schematico e immobile di una realtà cristallizzata dove aggressori e vittime sono bene definiti da 70 anni. La realtà è ben diversa, non solo per le radici storiche del conflitto, ma anche per quello che si sta muovendo negli ultimi anni. Lungi dall'essere un governo di "ultraortodossi" ed "estremisti di destra", il governo israeliano di Netanyahu sta allacciando una serie di rapporti proficui con i paesi arabi che stanno cambiano la geopolitica dell'area. Oltre al partner storico giordano, oggi Israele è molto vicino a paesi come l'Arabia Saudita, la quale con il lavoro del nuovo principe ereditario sta intraprendendo un percorso di riforme liberalizzatrici, ma anche ad uno storico ex "nemico" come l'Egitto, con il quale contiene la minaccia di Hamas lungo la striscia di Gaza e collabora con la stella di Davide su un piano di intelligence, ma la grande novità dei prossimi mesi potrebbe essere anche il nuovo Iraq emerso dalle ultime elezioni, che potrebbe distanziarsi dall'Iran e avvicinarsi anch'esso ad Israele. Un'altra grande vittoria diplomatica del governo israeliano è stata però sicuramente l'accordo con la Russia degli ultimi giorni di limitare la presenza iraniana in Siria, con l'ammonimento russo agli sciiti di abbandonare il paese dopo la sconfitta dei "terroristi" (termine in realtà aleatorio con cui Putin definisce non solo l'Isis e Al Qaeda, ma anche gli indipendentisti curdi e i ribelli democratici siriani). Si è inoltre consolidato lo storico sodalizio con gli Stati Uniti, dopo le ambiguità della precedente amministrazione, ma Israele risulta sempre meno isolato nel mondo, allacciando rapporti commerciali, diplomatici e solidaristici con paesi dell'Africa, dell'Asia e del Sud e CentroAmerica. Oggi, ad esprimere ostilità verso il legittimo stato Ebraico, risultano solo l'Iran, la Turchia del neosultano Erdogan e ahinoi l'Unione Europea, sempre più succube dei due sopracitati dittatoriali paesi. Per non parlare della sempre più screditata Onu, un'organizzazione che elegge a presiedere le commissioni per i diritti umani paesi come la Siria, l'Iran e la Corea del Nord.
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