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domenica 3 gennaio 2016

La favola di Saddam Hussein laico e l'Italia filo-Putin

Uno dei fenomeni più significativi degli ultimi anni, ignorato dai commentatori, è la convergenza tra forze di destra, di sinistra e di varia provenienza nel campo geopolitico su posizioni filo-russe. E' vero che è sempre esistito un antiamericanismo sia di destra che di sinistra, ma mai era successo che questi due poli venissero attratti e riorganizzati da un unico centro di potere con base a Mosca e di fatto riunificati in una piattaforma di opinioni e tendenze convergenti. Indubbiamente in questo hanno influito anche gli errori dell'amministrazione Usa e della sinistra liberal che con le sue scelte ha fatto di Putin quello che in realtà non è: a seconda dei casi e della platea un baluardo contro la colonizzazione islamica o un uomo di pace o un "antimperialista". E' poi anche indubbio che in chiave antiIsis l'occidente con Putin dovrà parlare e forse anche allearsi. Ma sul piano delle sintonìe culturali appare interessante come la convergenza appare sempre più organica, meno esplicita in Italia, ma già operativa in Grecia con l'alleanza in chiave filo-russa tra Tsipras e nazionalisti di destra. Chiaramente anche le motivazioni storiche sono importanti, caduta l'Unione Sovietica, molte forze di estrema destra hanno abbandonato il filoamericanismo tattico per tornare al loro congenito antiamericanismo. Che invece forze di sinistra facciano gli interessi di Putin ritorna più alla categoria che Lenin chiamava degli "utili idioti", a un pigro riflesso da guerra fredda o all'antiamericanismo complottista sessantottino a senso unico. C'è poi il caso sui generis di Forza Italia, dove il filo-putinismo di un partito nato per fare la rivoluzione liberale sembra dettato più dall'amicizia personale del suo capo, o il caso di Salvini che scambia Putin per il salvatore contro l'Islam, lui stretto alleato dell'Iran. ma alla base di ciò c'è sopratutto l'occupazione di un vuoto. Come in geopolitica Putin approfitta del vuoto lasciato dall'inerzia di Obama, sul piano della propaganda si sente solo la voce della Russia nel silenzio di qualsiasi altra voce. L'offensiva mediatica di Putin, iniziata almeno dieci anni fa ed esplosa cinque anni fa - quando le rivoluzioni iraniane e ucraine furono abbandonate a loro stesse, bollate dal cretino collettivo controinformatosi nella spazzatura di Internet come colpi di stato della Cia - è particolarmente forte sul web, dove per ogni platea c'è un Putin: c'è il Putin comunista, il Putin duce, il Putin baluardo della cristianità e dei valori morali, il Putin antiislam, il Putin socialdemocratico e il Putin uomo del fare. E se Putin bombarda la Siria nessuno ha da ridire, pronti a tirar fuori le bandiere della pace appena l'occidente muoverà un dito. Alla base di tutto ciò c'è una narrazione divenuta egemone e verità incontestabile che suona più o meno così: "Milosevic, Saddam Hussein, Gheddafi e Assad erano dei popolari leaders laici e socialisti, magari non del tutto democratici, ma garanti della stabilità e argini contro gli estremisti integralisti islamici, che in combutta con con gli Usa e gli ebrei hanno destabilizzato l'area, così come le rivoluzioni arancioni, che sono in realtà dei colpi di stato della Cia". Si tratta di false idee in cui fino a dieci anni fa si identificava solo qualche gruppuscolo di estrema sinistra o di estrema destra, ma che oggi sono senso comune di un grillino come di un berlusconiano, di un leghista come di un prodiano, di un comunista come di un fascista, dicendo molto anche della deriva neototalitaria della nostra società. Ovviamente non c'era niente di laico, ne' di stabilizzatore in quei dittatori, i rapporti tra Al Qaeda e Saddam sono precedenti al 2003 e L'Isis è formato in larga parte da ufficiali baathisti, mentre la convergenza tra Isis e Assad in chiave antiopposizioni è fattuale, per non parlare di Gheddafi, patrocinatore di tutti i possibili terrorismi destabilizzanti degli ultimi quarant'anni ed integralista islamico non meno di Bin Laden. Appare quindi chiaro che se nella guerra al terrore possono essere stati commessi degli errori, gli obbiettivi non erano sbagliati, se non per chi ha interesse a reprimere lo sviluppo democratico, dividere l'Europa dagli Stati Uniti o crede che l'aggressione islamica si neutralizzi con la codardìa e la difesa di un apparente status quo.

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