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venerdì 4 settembre 2015
Il D'alema picconato
L'ex presidente del consiglio D'alema in un'intervista al corriere ha lamentato metodi staliniani nei suoi confronti da parte della maggioranza renziana. Credo che non abbia tutti i torti, effettivamente nei confronti dei dissidenti c'è un clima che potremmo definire staliniano, non tanto da parte dell'attuale segretario che al di là delle battute continua a mediare con i suoi oppositori interni vendendogli continuamente incontro, ma nell'humus del partito. Si tratta non dello stalinismo delle purghe e delle persecuzioni sovietiche verso i dissidenti, come a un D'alema novello trotsky piace far credere, ma di quella disciplina "staliniana" che vigeva nel Pc italiano e che potremmo anche chiamare con toni meno drammatici semplicemente rispetto per le regole interne di un partito e che alla base del Pd è ancora molto sentita e sostanzialmente si può riassumere in tre semplici regolette: All'interno del partito ci può essere libertà di criticare, ma non è permesso a nessuno votare contro il proprio partito sistematicamente in parlamento, scendere in piazza contro il proprio governo, delegittimare e insultare il proprio segretario. Una disciplina di partito che viene da lontano e che D'alema in diverse interviste ha spesso ridicolizzato raccontando dei suoi esordi da giovane militante in quel che era il Pci, che lui ha contribuito a distruggere.
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