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domenica 20 settembre 2015

Comunismo e neocomunismo postmarxista

25 anni fa, con la caduta dell'Unione Sovietica e la svolta "capitalista" della Cina, furono molteplici le voci che sancirono la fine del comunismo. Alcuni si spinsero a codificare la fine della storia, perchè la società liberale doveva essere l'ultimo stadio della storia umana. Un'analisi fallace, che sottovalutava la crescita dell'islamismo politico, ma rivelatasi sbagliata anche in merito al comunismo. Quello che è scomparso, infatti, è stato solo il marxismo come lo avevamo conosciuto in Europa occidentale, l'euromarxismo, quella rivestitura razionale e pragmatica su di un'ideologia messianica, irrazionale e utopistica, quel marxismo distante dall'estremismo, dall'egualitarismo straccione, dal pauperismo, dal primitivismo, dalle sottoculture e finanche dal terzomondismo, cosa oggi impensabile per chiunque si definisca "comunista" o dovremmo dire neocomunista o comunque di sinistra radicale. Intanto in Russia con Putin rivive la dottrina Breznev, mentre si è visto come in Cina il partito Comunista ha usato lo sviluppo economico e il mercato per consolidare il proprio potere, al contrario di certe ingenue aspettative che correlavano lo sviluppo tecnologico con l'espandersi delle libertà politiche e civili. Tornando all'occidente, vediamo come il neocomunismo postmarxista ha sostituito la dialettica con il complottismo, la coscienza con l'indignazione, l'analisi della fase storica con la cristallizzazione per slogan, l'identitarismo sociale con un melting pot dove far confluire tutto ciò che venga percepito come minoritario e debole, il pensiero forte con il pensiero debole e multiculturalista. Ciò comunque non vuol dire che ci sia stata una cesura netta tra quello che era il pensiero comunista nei secoli scorsi e quello attuale. Le teorie di Marx che si volevano nel campo della scienza sociale e prive di ideologismi, attraversavano le porte girevoli dell'idealismo, inserendosi nella traiettoria del comunismo utopista e religioso, piuttosto che superarlo. Ma è con la svolta leninista che gli elementi ideologici riprendono già il soppravvento sulla base oggettiva e dove il comunismo assume un connotato antimperialista, oggi ancora molto in voga nel neocomunismo, seppur tritato in un dozzinale antiamericanismo e filoislamismo. Degli altri sviluppi del marxismo novecentesco, invece, non vi è rimasta traccia: il rinnovato rapporto con le identità nazionali e la scoperta del valore strutturale di esse, il revisionismo beirnsteiniano, il superamento di un certo tipo di anticlericalismo, il "liberalismo" berlingueriano, sono stati tutti sotterrati sotto la retorica antisistema.

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