Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
venerdì 25 settembre 2015
Tutto questo
L'Occidente sta perdendo. L'Occidente si sta ritirando. Ma quando è iniziato tutto questo? Tutto è iniziato da quando abbiamo iniziato a sentirci in colpa per Hiroshima. Quando alla base della nostra società abbiamo sostituito la condanna del nazismo con la condanna della guerra in quanto tale. Da qui si è passati alla condanna della violenza politica, ma insieme, cosa essenziale, alla giustificazione della violenza dei nostri nemici.
domenica 20 settembre 2015
Comunismo e neocomunismo postmarxista
25 anni fa, con la caduta dell'Unione Sovietica e la svolta "capitalista" della Cina, furono molteplici le voci che sancirono la fine del comunismo. Alcuni si spinsero a codificare la fine della storia, perchè la società liberale doveva essere l'ultimo stadio della storia umana. Un'analisi fallace, che sottovalutava la crescita dell'islamismo politico, ma rivelatasi sbagliata anche in merito al comunismo. Quello che è scomparso, infatti, è stato solo il marxismo come lo avevamo conosciuto in Europa occidentale, l'euromarxismo, quella rivestitura razionale e pragmatica su di un'ideologia messianica, irrazionale e utopistica, quel marxismo distante dall'estremismo, dall'egualitarismo straccione, dal pauperismo, dal primitivismo, dalle sottoculture e finanche dal terzomondismo, cosa oggi impensabile per chiunque si definisca "comunista" o dovremmo dire neocomunista o comunque di sinistra radicale. Intanto in Russia con Putin rivive la dottrina Breznev, mentre si è visto come in Cina il partito Comunista ha usato lo sviluppo economico e il mercato per consolidare il proprio potere, al contrario di certe ingenue aspettative che correlavano lo sviluppo tecnologico con l'espandersi delle libertà politiche e civili. Tornando all'occidente, vediamo come il neocomunismo postmarxista ha sostituito la dialettica con il complottismo, la coscienza con l'indignazione, l'analisi della fase storica con la cristallizzazione per slogan, l'identitarismo sociale con un melting pot dove far confluire tutto ciò che venga percepito come minoritario e debole, il pensiero forte con il pensiero debole e multiculturalista. Ciò comunque non vuol dire che ci sia stata una cesura netta tra quello che era il pensiero comunista nei secoli scorsi e quello attuale. Le teorie di Marx che si volevano nel campo della scienza sociale e prive di ideologismi, attraversavano le porte girevoli dell'idealismo, inserendosi nella traiettoria del comunismo utopista e religioso, piuttosto che superarlo. Ma è con la svolta leninista che gli elementi ideologici riprendono già il soppravvento sulla base oggettiva e dove il comunismo assume un connotato antimperialista, oggi ancora molto in voga nel neocomunismo, seppur tritato in un dozzinale antiamericanismo e filoislamismo. Degli altri sviluppi del marxismo novecentesco, invece, non vi è rimasta traccia: il rinnovato rapporto con le identità nazionali e la scoperta del valore strutturale di esse, il revisionismo beirnsteiniano, il superamento di un certo tipo di anticlericalismo, il "liberalismo" berlingueriano, sono stati tutti sotterrati sotto la retorica antisistema.
sabato 12 settembre 2015
Deliri senza confini
Nei giorni scorsi La Stampa, il Corriere, la Repubblica, Skytg24, Rainews24 hanno portato avanti una propaganda da regime mistico in favore dell'immigrazione, in particolare da non perdere il piagnucoloso e zuccheroso inviato di Sky Pio D'Emilia, intento non a raccontare i fatti, ma a dirci quanto sono cattivi gli ungheresi che non aprono le loro frontiere e i loro cuori al mondo. Quasi tutti i media sono stati impegnati in una campagna rieducativa volta a convincere i cittadini europei su quanto sia bello farci invadere da milioni di islamici, su come anzi - secondo Suor Boldrina Superiora - ne facciamo entrare troppo pochi, economisti in pieno delirio immaginifico ci hanno illuminato su come la decrescita demografica non la si combatte con politiche per la famiglia, ma con la pulizia etnica degli autoctoni e per pagare le pensioni non è più necessario alzare l'età pensionabile come ovvio che sia di fronte all'innalzamento dell'aspettativa di vita, ma facendo entrare 260 milioni di islamici nei prossimi 40 anni, facendogli fare quali lavori non si sa visto che non ce ne è per gli italiani e gli europei. Tutto ciò è sfociato in un eccitato comizio di Renzi che, sudando più di Nichi Vendola, ha sbraitato che la lotta ora è tra gli umani e le bestie (sic). Non male come proclama antirazzista. La disumanizzazione dell'avversario politico è sempre stato il punto di partenza di ogni movimento razzista o classista. Non poteva mancare la discesa in campo del mondo della cosidetta cultura dei comunisti da movida, per l'occasione sceso per le strade a piedi nudi e con la testa completamente vuota, scandendo slogan deliranti, ma dimenticandosi di dire ai loro amici coranici che non c'è lavoro per tutti, non ci sono case per tutti, non c'è assistenza sanitaria per tutti. Ma la realtà, si sa, è senza cuore, meglio sragionare o all'occorrenza, requisire le case agli italiani per darle ai "poveri".
sabato 5 settembre 2015
Stop (demographic) War
Gli islamici in Europa sono circa venti milioni, i governi europei hanno deciso in questi giorni di far entrare almeno altri venti milioni di mussulmani nei prossimi 15 anni. Questo vuol dire che in pochi anni diventeranno il 10% della popolazione europea. Si può quindi prevedere che, mantenendo il loro alto tasso demografico e in contemporanea gli europei mantenendo un tasso di crescita demografica pari a zero, nel giro di 70-80 anni l'Europa sarà islamizzata, considerando anche che molti europei si saranno nel frattempo entusiasticamente convertiti all'Islam (in primis politici, intellettuali, donne sposate a mussulmani).
venerdì 4 settembre 2015
Il D'alema picconato
L'ex presidente del consiglio D'alema in un'intervista al corriere ha lamentato metodi staliniani nei suoi confronti da parte della maggioranza renziana. Credo che non abbia tutti i torti, effettivamente nei confronti dei dissidenti c'è un clima che potremmo definire staliniano, non tanto da parte dell'attuale segretario che al di là delle battute continua a mediare con i suoi oppositori interni vendendogli continuamente incontro, ma nell'humus del partito. Si tratta non dello stalinismo delle purghe e delle persecuzioni sovietiche verso i dissidenti, come a un D'alema novello trotsky piace far credere, ma di quella disciplina "staliniana" che vigeva nel Pc italiano e che potremmo anche chiamare con toni meno drammatici semplicemente rispetto per le regole interne di un partito e che alla base del Pd è ancora molto sentita e sostanzialmente si può riassumere in tre semplici regolette: All'interno del partito ci può essere libertà di criticare, ma non è permesso a nessuno votare contro il proprio partito sistematicamente in parlamento, scendere in piazza contro il proprio governo, delegittimare e insultare il proprio segretario. Una disciplina di partito che viene da lontano e che D'alema in diverse interviste ha spesso ridicolizzato raccontando dei suoi esordi da giovane militante in quel che era il Pci, che lui ha contribuito a distruggere.
giovedì 3 settembre 2015
Chi se ne frega della sinistra
L'ex presidente Monti con la sua aria sardonica ha lanciato la battuta e di fronte ad un ammirato Travaglio, parlando della proposta di Renzi di abolire la tassa sulla prima casa, ha rivendicato che il suo governo non lo avrebbe mai fatto, essendo molto più a sinistra di quello di Renzi. Tralasciando l'idea masochistica che mettere una tassa sulla casa sia di sinistra, quello che può essere interessante chiedersi è: Il partito democratico può preoccuparsi di apparire più di sinistra degli altri? O meglio, il partito comunista italiano, si preoccupava di apparire di sinistra o più di sinistra? La risposta è no, il Pci non solo combatteva senza mezzi termini il radicalismo di sinistra a cui Bersani e D'alema sono tanto affezionati e con il quale non si sarebbe mai alleato, ma spesso si pose alla destra anche del partito socialista italiano senza preoccuparsi di apparire di "destra" agli occhi della gauche da salotto e dei comunisti da movida. Fu così nel rapporto con i cattolici, nell'affrontare il terrorismo, nel contrastare i movimenti sessantottini e in un' attitudine generale che lo pose sempre all'altezza di una vocazione maggioritaria e nazionale, anche se certi giovinastri della Fgci non erano d'accordo.
Intervento militare in Siria
Pubblicare la foto di un bambino morto in prima pagina dimostra solo il cinismo e l'insensibilità di chi vuole manipolare l'opinione pubblica per i propri fini politici usando l'emotività. Ma se dobbiamo essere cinici allora facciamolo per guardare in faccia la realtà, per un cinismo realista e non per il falso pietismo, per la nostra falsa solidarietà, perchè l'unica soluzione è un intervento militare.
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