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sabato 14 ottobre 2023

Il bipolarismo italiano, non c'entra nulla con quello anglosassone

Nel 1993, decapitato il centrosinistra italiano, composto in larga parte da Dci e Psi, ma anche da altri partiti repubblicani minori, ma non meno importanti, giusto per dare un significato meno clericale di quello che molti pensano, la sinistra comunista all'inizio degli anni '90 si trovava di fronte ad un bivio. Eccolo: Veltroni proponeva di creare un bipolarismo, spacciato di stampo occidentale, ma che nella versione italiana consisteva nel conglobare il centro e la sinistra radicale nel partito unitario della sinistra, ma di matrice comunista, la famosa vocazione maggioritaria che di contro consisteva nel legittimare la destra, ma relegandola ai postfascisti in un clima di falsa riconciliazione. Per D'alema invece gli italiani sono in maggioranza nel loro Dna di destra, senza fare distinzioni tra fascisti e liberali, quindi l'idea era di compattare la sinistra con la sinistra radicale, portando a sè un pezzetto del centro in maniera scomposta in nome del pericolo neofascista, ma solo come portatori d'acqua, così come doveva portare di fatto l'acqua anche la sinistra radicale, seppur in un rapporto maggiormente privilegiato rispetto al centro. Nella pratica elettorale si traduceva nel rimanere all'opposizione, ma mantenendo il controllo dello Stato, dalla magistratura, alle forze armate alla istruzione e così via, condizionando l'esecutivo e il legislativo di fatto neutralizzandolo in una palude perpetua, oppure dall'altra parte come detto c'era il tentare la chiave veltroniana maggioritaria, coinvolgendo fattivamente tutto il centro dandogli magari quel minimo di sovranità decisionale, ma dando meno potere alla sinistra radicale.

La versione Veltroni non teneva conto del fattore Berlusconi, che ha scompaginando lo schema, facendo capire a molti elettori centristi che quello era sempre il vecchio partito comunista cammuffato. D'alema invece si è dimostrato un uomo per tutte le stagioni, che ancora tiene le redini della sinistra, finchè tiene le redini delle cinghie di trasmissione del vecchio Pci, il sindacato, la magistratura o almeno parte di essa, l'istruzione, la sanità, il mondo delle arti e delle professioni e così via, e finchè la destra non abbandona ogni reminiscenza fascista. Infatti nel frattempo Berlusconi ha abbandonato la rivoluzione liberale perdendosi nell'amicizia con Putin, per motivi ancora da indagare, Salvini ha fatto altrettanto, la sinistra ha ipocritamente potuto cavalcare queste sbandate antioccidentali della destra, pur essendo anche lei ovviamente ancora legata in larga parte ad una politica antioccidentale. L'Italia è così diventato un paese inaffidabile a livello Nato. Renzi però si è creato uno spazio in quel frattempo, mentre il centrodestra declinava poteva proporsi come un veltroni meno compromesso col passato comunista di fronte all'elettorato moderato.

La soluzione per sconfiggere la sinistra D'alemiana, ma anche il mellifluo maquillage veltroniano era però che TUTTO il centro si allei con la destra, che a sua volta però deve liberarsi di ogni tendenza fascista, antioccidentale, ma anche e sopratutto paraculocomunista nel caso di Salvini. D'altra parte chi conosce la storia sa che il fascismo era qualcosa di paracomunista a sua volta. 

Alla Meloni quindi l'onere e l'onore di costruire una destra defascistizzata e quindi decomunistizzata, come Fini stava già costruendo, svelando al contempo la truffa del comunismo cammuffato da centrosinistra, ma anche di quel pezzo di centrodestra per fortuna minoritario ancora ancorato al fascismo antisemita. Ne sarà alla altezza? E' la sua grande sfida. Mentre Renzi non ha voluto spostare l'asse sul  centrodestra, illudendosi che esistesse in Italia una sinistra riformista che in realtà non esiste. Ma questo è un altro discorso da approfondire. 

A proposito di retorica bipolare, il sistema anglossassone è da sempre tripolare, laburisti, centro liberale e conservatori. In America ci sono invece due partiti fondamentalmente, ma decisamente variegati al loro interno, con un sistema di primarie che può sconvolgere ogni pronostico nell'identità del partito.

A mio modesto modo di vedere c'è una idea elitaria in Italia che il potere del popolo deve essere limitato, attraverso la retorica costituzionalista, perchè la sua opinione è razzista, fascistoide, qualunquista anche se poi la sinistra elitaria con un movimento qualunquista come i cinque stelle ci ha sguazzato, quindi è più il fastidio della borghesia intellettuale, artistica e professionale verso un popolo che ha senso della famiglia, della piccola impresa, dei valori occidentali, che ha un sano individualismo all'americana, vuole la limitazione del potere dello Stato e delle imprese di Stato, anticomunismo ma anche odio per il centralismo fascista, rispetto per la propria tradizione cattolica superandola in un individualismo di massa, e pure senza nessuna cancel culture, ma allo stesso tempo nessuna dipendenza dalle derive terzomondiste del cattolicesimo, d'altronde un paese che ha inventato le banche, il commercio, divisissimo a livello comunale e regionale e territoriale, ma che potrebbe trovare un compromesso con una giusta politica fiscale, che non penalizzi le regioni virtuose e spinga le regioni arretrate ad uscire dall'atavico assistenzialismo. L'Europa francotedesca, in tutto questo, non è la soluzione, ma il problema.



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