I cambiamenti climatici sono sempre esistiti nella storia del mondo. L'uomo ha sempre saputo affrontarli e superarli, ma oggi c'è chi dice che sono causati dall'industrialismo, quindi sono colpa dell'uomo, magari in particolare quello occidentale, facendo volutamente finta di non vedere che la produzione industriale si è spostata in altre parti del mondo. Questo nasce anche dalla fantasia ideologica che la natura è buona di natura, scusate la ripetizione. Ma anche e sopratutto dalla volontà politica di accusare l'occidente di ogni male del mondo da parte di chi in Occidente non riesce a prendere pienamente il potere politico, ma ne ha assunto il potere mediatico, culturale, nelle articolazioni statali e nelle istituzioni europee e ora anche nel mondo scientifico o pseudo tale. In realtà chi conosce la natura sa che la natura non è buona di per sè. Un mondo di sradicati, disadattati, climatologi dell'ultima ora e rivoluzionari politici espulsi dalla Storia ora ci vuole convincere catastroficamente che siamo alla fine del mondo per imporre la propria dittatura neocomunista.
I comunisti, persa la propria base sociale alla fine del ventesimo secolo e sconfitti dalla Storia, si sono divisi tra chi si è trincerato in un pannello veterocomunista e lodevolmente conservatore della propria storia e invece in quelli che hanno cercato di reintrodurre in occidente il comunismo dalla finestra attraverso il piano dell'ecologia, delle battaglie unilaterali di genere, dell'indottrinamento dei bambini e degli adolescenti, della globalizzazione proCina, dei conflitti generazionali, dell'africanizzazione e islamizzazione, della dittatura linguistica politically correct.
Come dire, buttato fuori dalla porta della storia, il comunismo prova a rientrare dalla finestra ecologista.
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