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sabato 8 luglio 2023

Berlinguer e Scalfari, i falsi liberali

I berlingueriani erano leninisti che pretendevano di farsi passare anche come liberali e di occupare pure lo spazio dei socialdemocratici. Quindi a differenza dei leninisti però, volevano raggiungere il potere con metodi democratici e con una politica delle alleanze basata sul pragmatismo, questo ultimo secondo la lezione di Togliatti, ma a differenza di Togliatti ci immettono un radicalismo azionista e un moralismo fanatico che ne' in Lenin, ne' in Stalin ne' soprattutto in Togliatti c'era. 

In sostanza metodi democratici per instaurare una dittatura, come Togliatti ha insegnato, ma con il fanatismo violento, moralista e intollerante degli azionisti. Come descriveva bene Renzo De Felice, il maggiore storico italiano del fascismo, il partito d'Azione era composto in larga parte da ex studenti militanti fascisti, convertitisi all'antifascismo ma che del fascismo hanno mantenuto la mentalità, la psicologia, la origine movimentista, l'idea che l'avversario vada squalificato moralmente, delegittimato, che chiunque cerchi di comprendere le ragioni dell'avversario vada considerato un complice del nemico. E' la mentalità della Repubblica (di Salò?) di Eugenio Scalfari, ex dirigente dei Gruppi Universitari Fascisti, poi azionista e "antifascista" dell'ultima ora, unito alla narrativa berlingueriana della questione morale, del paese nel paese, l'alternativismo che porta alla psicosi collettiva di chi si fa contemporaneamente Antistato ma allo stesso tempo crea uno stato nello stato attraverso l'occupazione dei gangli statali nella magistratura, nella burocrazia, nell'editoria e così via.


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