Il quadro politico nazionale si sta sempre più delineando. Salvini è il vincitore, una volta vinta la battaglia sull'immigrazione, ora è atteso al varco del tema che diventerà primario nei prossimi mesi: l'economia: se la flat tax funzionerà il leader leghista potrebbe sfondare il 40% assorbendo anche Fratelli d'Italia, altrimenti cadrebbe in crisi.
Nell'area di centrosinistra l'unità è solo apparente, Zingaretti è il segretario, ma Calenda è il candidato che ha preso più preferenze sfiorando le 300000. Un eventuale partito Renzi-Calenda potrebbe partire da una base del 10% e puntare al 20. La rifondazione del Pds si fossilizzerebbe intorno al 10-15%, incapace di attrattiva esterna. A questo punto partirebbe la caccia ai voti in uscita dai grillini e da Forza Italia. Questi ultimi sarebbero preda in parte di Salvini e in parte di Renzi-Calenda, il voto grillino invece è molto più variegato e mobile di quanto si possa pensare, ma in qualche maniera il voto rosso-grillino è già rientrato nel Pd-pds e sarebbe ancora una volta una contesa Salvini-Calenda. Si tratta di un voto principalmente meridionale, quindi molto dipenderebbe da cosa vuole fare il sud, pretendere ancora assistenzialismo o puntare su una svolta. In questo senso se il voto politico del 2018 ha tratto una cartina geografica che sembrava quasi preunitaria, con il regno delle due sicilie legato ai 5 stelle e al redditto di cittadinanza, lo sfondamento di Salvini al sud in queste europee mostra una realtà maggiormente contradditoria, a suo modo una voglia di cambiare.
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