Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
martedì 12 dicembre 2017
L'Intifada dei media europei contro la realtà
La decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele, decisione già presa anche da Putin nell'Aprile scorso, anche se con sfumature diverse (Putin ha riconosciuto solo Gerusalemme Ovest, ma lo stesso Trump non ha chiuso ad un futuro riconoscimento di Gerusalemme Est palestinese), ha scatenato una nuova intifada. Ma questa intifada non è scoppiata a Gaza o a Betlemme, dove poche centinaia di militanti di Hamas sono scesi in piazza, ne' a Gerusalemme, dove la calma è regnata sovrana, ma sui media europei e nelle cancellerie del vecchio continente, o forse dovremmo cominciare a chiamarlo anacronistico continente. Sì, perchè qualcuno ha scambiato i propri desideri con la realtà, titolando a nove colonne di "Intifada di sangue", "il mondo contro Trump", mentre in medio oriente si registravano poche scaramucce, con la propaganda di Hamas - che parlava di un numero di feriti (quasi mille) superiore ai manifestanti effettivi - subito pappagallescamente ripetuta dai media europei. E invece nel mondo, oltre agli europei, incendiavano la diplomazia dei comunicati solo Iran e Turchia, mentre la "condanna " di paesi come Egitto, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati arabi era ponderata e formale. Ma allora, cosa sta succedendo realmente? Succede che mentre gli europei continuano a usare i palestinesi per sfogare il proprio antisemitismo represso, come da 70 anni a questa parte, e per mostrare la propria codarda sottomissione ai fratelli mussulmani di Erdogan e agli islamico-nazisti iraniani, il mondo va da tutt'altra parte. Usa, Giordania, Arabia Saudita ed altri paesi del golfo da una parte, Russia ed Egitto dall'altra con modalità e tempistiche differenti, ma con una sostanziale convergenza, preparano un processo di pace che costringa Abu Mazen e Hamas a riconoscere finalmente Israele e quindi la sua capitale, Gerusalemme, prima condizione per la creazione di uno stato palestinese entro confini che garantiscano la sicurezza e la libertà dello stato ebraico. A rompere le uova nel paniere Erdogan, che dopo il riavvicinamento ad Israele dell'ultimo anno, ora tuona e si candida a nuovo califfo dei palestinesi, oltre all'Iran. Toccherà a Putin, che si è accollato il medio oriente dopo il disimpegno americano, tenerli a bada. Ma intanto succede che gli arabi non ne possono più degli iraniani e dei loro accoliti palestinesi, che il processo di pace è avviato, a dispetto dei finti pacifisti e dei finti equidistanti, dei fanatici e dei disagiati che nelle metropoli occidentali giocano ancora all'intifada. Il mondo va avanti, anche senza di loro. Non sono gli Stati Uniti ad essere fuori dai giochi e dalla realtà, ma la vecchia Europa delle facce di cera alla Mogherini.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento