Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
mercoledì 14 dicembre 2016
Regole, opinioni e la banda degli onesti
Gli italiani hanno qualche problema con le regole, che tendono a confondere con le proprie opinioni. Si prenda quello che sta succedendo in questi giorni, dove il parlamento e il governo vengono definiti illegittimi, chiamando in causa incautamente la costituzione, ridotta a brandello retorico mai letto. Si può essere dell'opinione che sia meglio andare a votare al più presto, io lo sono, ma non ha senso parlare di parlamento e governo illegittimo, ne' tanto meno farlo in nome della costituzione e della democrazia. Le regole che ci siamo democraticamente dati 70 anni fa, infatti, dicono che nella nostra repubblica una legislatura dura cinque anni e che finchè un governo ha la fiducia della maggioranza del parlamento e il presidente della repubblica non scioglie le camere, è legittimato a governare per tutta la durata della legislatura. E se il presidente del consiglio si dimette, il presidente della repubblica può incaricare un'altra persona a formare un governo, che passerà dal voto parlamentare. C'è chi confonde la costituzione con la democrazia diretta, c'è ci mischia violenza verbale rivoluzionarista con un legalitarismo a suo uso e consumo. l'onestà, tanto cara ai grillini, passa dal rispetto della legge, non attraverso i forconi.
Due note sulla propaganda russa
La propaganda russa parte sempre da un fatto storico vero, ma parziale, e da lì costruisce la sua menzogna. Per esempio si prende il giovane Bin Laden, che negli anni ‘80 combatte in Afghanistan contro l’Urss, e da lì s’inventa che Al Qaeda, nata un decennio dopo e in un contesto completamente mutato, è stata creata in laboratorio dagli Usa. Oppure si prende spunto da un gruppo di ribelli anti-Assad sostenuti dagli Usa, che in seguito si uniscono all’Isis e da lì si afferma che l’Isis è un’invenzione degli Usa. Internet, le bufale e i fake rendono virale ciò che un tempo era appannaggio di gruppuscoli politici settari.
giovedì 8 dicembre 2016
L'urlo del popolo
Renzi, è colpa tua e del tuo governo delle banche e della lobby ebraica se ci sono i poveri al mondo. Due anni fa stavamo tutti bene, poi sei arrivato tu, con il tuo umorismo toscano fuori moda, il tuo sorriso, il tuo ottimismo, la tua retorica del fare. Noi vogliamo solo qualcuno che ingrugnito ci indichi un capro espiatorio per la nostra infelicità, i nostri fallimenti, vogliamo uno che urli, con la bocca distorta in segno di disprezzo o spalancata nell'insulto, che ci dia 1000 euro al mese senza fare nulla, che ci ridia il nostro luminoso passato, la nostra Italia con il proporzionale, la spesa pubblica, la rivoluzione che faremo domani mattina alla macchinetta del caffè e il posto fisso.
martedì 6 dicembre 2016
Perde il partito della nazione, ma Renzi vince a sinistra
Ha vinto nettamente il No. Non è stato un No nel merito della riforma, ma un No volgarmente Politico, Un No esistenziale, un No d'odio, un No antigovernista, che rappresenta soprattutto una contestazione giovanile sterile e rabbiosa, che ci riporta agli anni '70, con Putin e Maduro al posto di Mao e Che Guevara, e un sud nichilista, fomentato dai caudilli locali, un nord spaventato dall'immigrazione. Il sì vince solo a Milano, in Emilia-Romagna, Toscana e stravince tra gli italiani all'estero, non a caso quelli che lasciano il paese proprio a causa del suo immobilismo e più aperti al cambiamento. Cervelli in fuga, ma qui si vota con la pancia. E' stato un No nostalgico, di chi rimpiange la prima Repubblica, la spesa, un No dei figli di chi viveva di clientelismi e favori politici e ora se ne trova privato, pensando che ora i politici pensano solo a mangiare senza spartire più la torta con loro. Un movimento anti-casta che vuole essere casta, con il redditto di cittadinanza da dare a 10 milioni di persone e uno Stato dirigista da restaurare. E' un No, sicuramente, privo di proposta, categorico, senza se e senza ma, disunito, vuoto, ma di sicuro con un vincitore: Beppe Grillo, gli altri sono accattoni che cercano di intestarsi la vittoria. Un No che però ora è privo del suo bersaglio, del suo pungiball preferito, che ha spiazzato tutti dimettendosi e gettando nel silenzio Beppe Grillo, che ha mandato avanti Di Maio e Di Battista, i quali hanno chiesto elezioni subito senza troppa convinzione. Ma è stato anche un No ideologico, di chi si immagina un popolo di costituzionalisti che vota No per difendere la costituzione repubblicana e antifascista dalla deriva autoritaria, addirittura un No contro il populismo per qualche professore bollito. Renzi, con il suo populismo soft e temperato in una solida cultura democratica e liberale, è l'ultimo argine contro il populismo vero e proprio, anche se sicuramente ha commesso anche lui un errore a indire questo referendum pensando di fare breccia in pezzi di elettorato di centrodestra e grillino, indulgendo in questa forma di democrazia diretta, che è sempre anticamera del totalitarismo. Ma d'altronde questo era il progetto del partito della nazione, allargare il perimetro della sinistra ad altri ceti ed elettorati, che si è infranto domenica. Eppure Renzi consolida il proprio voto proprio a sinistra, dove i soloni dicevano che era un intruso, un usurpatore. Il popolo del Pd vota in larga parte per il Sì e di fatto il segretario conferma il 40% delle europee da solo contro tutti, aumentando i voti assoluti, che ora superano i 13 milioni, cioè oltre la fatidica soglia storica della sinistra dei 12 milioni di voti e aumentando comunque di 15 punti percentuali il minimo storico del 2013 di Bersani. L'impressione è che chi ha votato Renzi nel 2014 lo abbia fatto con maggiore convinzione nel 2016, convincendo sia pezzi di sinistra storica, sia il centro ex montiano. Si va verso un bipolarismo Renzi contro Grillo con la destra sempre più a rimorchio di Grillo se dovesse prevalere l'ala salviniana o vittima delle ambivalenze di Berlusconi e una minoranza dem del tutto marginale, ridotta ad esultare scompostamente per la vittoria di Grillo al referendum, una burocrazia parassitaria indifferente agli ideali, priva di elettorato e sopravissuta a tutte le mutazioni storiche del partito solo per il potere. Infine, è un no che delinea un quadro geopolitico della nazione nuovo: Sud grillino, Nordest leghista, Milano, Toscana ed Emilia-Romagna (più italiani all'estero) renziano, Nordovest e resto del centro combattuto.
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