L'Undici settembre non è solo una data che ha cambiato la storia, ma segna anche la nascita del neocomplottismo contemporaneo. Se il secolo scorso era stato il secolo dei protocolli dei savi di Sion, che generarono l'olocausto, il nostro secolo è segnato da una nuova teoria del complotto che nega la natura islamica degli attentati dell'11 settembre (e di tutti gli altri) per addossare le colpe agli ebrei o agli americani stessi. Come nel caso dei protocolli dei savi di Sion, la matrice non è tanto culturale o economica, ma statuale e geopolitica: Come allora, è la Russia a diffondere attraverso la sua propaganda la leggenda nera. Il complottismo non è dunque un fenomeno da sottovalutare, ma è molto pericoloso, perchè è destabilizzante, e perchè il complottista è un individuo capace di accusare un soggetto di ogni nefandezza possibile senza nessuna prova o evidenza. Se la sua origine geopolitica è chiara (Russia e mondo islamico), gli aspetti su cui fa presa sono i più disparati. Ovviamente il principale è la necessità in molte persone nel trovare un capro espiatorio alle proprie frustrazioni e senso d'impotenza, quindi è chiaro che in un periodo in cui le cose vanno male molta più gente aderirà al complottismo. C'è poi la tendenza a ridurre tutto a motivazioni date da occulti interessi economici, ma non da ultimo il bisogno che hanno i conformisti di apparire come persone indipendenti che non credono alle verità ufficiali e istituzionali, affidandosi a verità alternative schematiche e manichee. La specificità del complottismo contemporaneo è il suo acutizzato nichilismo e il suo diramarsi alle diverse sfere della società. Non esisterebbe più solo un grande complotto giudaico, ma tanti complotti. Da parte dei complottisti non c'è solo la volontà di colpire il banchiere (ebreo) o l'intellettuale (ebreo), ma anche gli uomini di scienza, i medici, oltre che i politici, gli economisti, i giornalisti, in pratica tutto quel mondo delle professioni creato dalla modernità occidentale. In particolare è proprio la scienza e la medicina moderna il nuovo campo d'azione dei complottisti. Le teorie complottiste sui vaccini, sul cancro, minano alla base la civiltà e sono riconducibili ai canoni classici del complottismo, ci sarebbero gli interessi economici delle multinazionali farmaceutiche, i loro proprietari che sarebbero tutti ebrei, ma in fondo l'attacco alla scienza è l'obiettivo più naturale per un complottista, il cui pensiero è in quanto tale antiscientifico, non corrobato da nessuna prova o fatto, ma un enorme disegno i cui puntini vengono uniti arbitrariamente secondo uno schema prefissato.
Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
venerdì 16 settembre 2016
mercoledì 7 settembre 2016
La biografia di Togliatti di Giorgio Bocca/ parte 2
La seconda storica accusa a Togliatti veniva da "sinistra", o per meglio dire dalle componenti utopistiche della sinistra: Togliatti avrebbe tradito la mitica rivoluzione, che sarebbe potuta avvenire sull'onda del movimento partigiano ed era in realtà un riformista (social)democratico? Nel suo libro Giorgio Bocca, da storico serio, liquida in poche battute come sciocchezze queste supposizioni, che pure hanno fatto da base alla retorica della Nuova Sinistra negli anni a venire, con tutte le lugubri conseguenze che ne vennero. Tutti sanno che non c'era la benchè minima possibilità di una rivoluzione proletaria in Italia al termine della guerra, i primi a saperlo erano i leaders dell'ala rivoluzionaria del partito, come Secchia, colti del tutto impreparati dal moto insurrezionale seguito all'attentato a Togliatti, ma non era certo solo una questione di preparazione, anche se è indicativo anche questo aspetto; una rivoluzione non avrebbe avuto nessun appoggio da parte dell'Unione Sovietica, ma nemmeno della stragrande maggioranza del popolo italiano e avrebbe aperto la strada ad avventure autoritarie in un senso o nell'altro. Nonostante ciò lo stesso Bocca non potè fare a meno di rimproverare a Togliatti di non aver usato a fondo il peso del movimento partigiano per spostare più a sinistra la composizione delle riforme costituzionali. Secondo il partigiano Bocca, Togliatti sottovalutava la forza del movimento resistenziale e da uomo di stato, cresciuto dove ci si chiedeva quante divisioni aveva il papa, non credeva che i partigiani potessero avere un'influenza vasta sulla popolazione e sulla politica, e forse li considerava anche un movimento di avventurieri e piantagrane. Lo stesso Bocca però deve ammettere che la vastità dell'amnistia ai fascisti non era responsabilità del guardasigilli Togliatti, ma di come il corpo della magistratura, composto da post fascisti, la interpretò. Anche la polemica anticlericale contro Togliatti, per lo stesso Bocca, è rabbiosa e sterile, in un paese profondamente cattolico parlare anche alle masse cattoliche era il compito necessario di un leader non settario e non elitario. Definire Togliatti una sorta di cattocomunista antelitteram è storicamente sbagliato, Togliatti concepiva il rapporto con il cattolicesimo in senso gramsciano e competitivo, rifiutava lo scontro frontale ed era anche convinto delle sue capacità di persuasione, ma alla fine con lo scoppio della guerra fredda dovette rivedere le sue convinzioni. Sul fatto di essere un riformista, probabilmente Togliatti era un comunista riformista, sicuramente era un democratico, anche se concepiva la democrazia in termini di unità di tutte le forze antifasciste e la sovranità popolare inquadrata nelle strutture di partito e nelle organizzazioni di massa, cosa però forse non diversamente concepibile all'epoca. Ma non era un socialdemocratico in senso contemporaneo, almeno non nel senso di liberalsocialista, non considerava perciò compatibile il capitalismo con la libertà e la democrazia, non avendo fatto in tempo a cogliere negli ultimi anni della sua vita le profonde trasformazioni della società dei consumi e la capacità di riformarsi in senso democratico del capitalismo.
sabato 3 settembre 2016
La strega Lorenzina
La folla inferocita si era già radunata, mancava solo il sacerdote Savianus, ma c'era il branco twitteratorio, con scribenti al seguito, ovviamente la setta dei savianesi, i talebanus laicus, gli anus orgogliosi, le donne che odiano le femmine, "al rogo", "fascista!", "mettiamola a testa in giù!", urlavano brandendo i mouse. E in mezzo lei, la strega Lorenzina, con un cartello al collo che recitava "puttana democristiana". L'accusa, aver sciolto delle pozioni della fertilità nel Rancio Quotidiano a cui tutti si abbeveravano dal cuoco Travaglius. "Vuole obbligarci ad avere figli!", "Offende le donne che non possono avere figli!" in un boame contradditorio e confuso, "Vuole ricostituire lo scudo con la croce!" dicevano i più politicizzati. "Fascista! Fascista!" ripetevano alcuni istericamente, e non c'era modo di fermarli. E lei da giorni ripeteva: "No, non era questa la mia intenzione, volevo fare solo prevenzione". "Perchè non ci dai le monete per fare figli, invece dei tuoi intrugli!" dissero gli hominus sindacali aumentando confusione a confusione. "Ma è stato un errore di comunicazione, spiegherò meglio la mia intenzione!" supplicava lei. "Balle, nei paesi civili le avrebbero già tagliato la testa" sentenziò qualcuno. Quando poi comparve il sacerdote Savianus, tutti trattennero il fiato, quale sarebbe stata la sua sentenza? Ditino indice alzato, voleva dire che la puttana democristiana avrebbe dovuto mandare a memoria cento suoi sermoni, ditino indice abbassato, partecipare con il capo cosparso di cenere alle trasmissioni della Setta, lì l'aspettavano i chierici Formichiglio e Floro Flores per metterla al pubblico ludibrio davanti a una platea di indignatodipendenti. Tutti sapevano che il sacerdote non l'amava, la Lorenzina si era opposta alla legalizzazione della sua erba magica, che Savianus voleva distribuire ai più giovani per renderli ancora più indignati e uguali l'uno all'altro. "Prima però - disse Savianus, tendendo ieraticamente la mano verso la folla adorante - vi leggerò il mio ultimo editoriale, ci vorranno solo sei ore."
venerdì 2 settembre 2016
La biografia di Togliatti di Giorgio Bocca/ parte 1
La biografia di Togliatti scritta da Giorgio Bocca ha cambiato per sempre la storiografia del comunismo italiano. Per la prima volta emersero in piena luce i contrasti interni al partito comunista, che non apparve più come un monolite granitico e ieratico. Emerse tutta la debolezza del centralismo democratico, quell'idea di dare un'immagine del partito ultraunitaria all'esterno s'infrangeva con l'immagine contradditoria, problematica e amletica che Bocca dava del partito e sopratutto del suo leader, rendendolo in questo modo molto più umano e accattivante. Dirigenti comunisti come Pajetta non lo capirono e reagirono aspramente stizziti alla pubblicazione del libro, che pure avevano largamente contribuito a scrivere rilasciando ampie confidenze all'autore in fase di stesura, che poi liquidarono come pettegolezzi, delegittimando Bocca con la tipica campagna di diffamazione ad personam alla maniera sovietica, che la sinistra italiana ancora oggi non ha abbandonato. Ma la realtà è che Togliatti era cordialmente detestato dai dirigenti comunisti filosovietici, pur non avendo nessuno di loro il carisma e la preparazione per mettere in discussione il suo potere. Eppure da questa ricca biografia basata - come detto - tantissimo sulle testimonianze orali dei diretti protagonisti, scritta a 10 anni dalla morte del Migliore, Togliatti ne esce alla fine bene, senza eroismi, con tutte le sfumature e le doppiezze, che spesso però altro non erano che il riflesso della dialettica interna. "Uomo dei tempi lunghi", mai di rottura, seppe gettare i semi del pensiero nazionale e democratico, seppur alla maniera guardinga e egemone verso le altre culture, in un partito ancora inconsapevolmente bordighiano e massimalista, amante dei riti ortodossi e delle romanticherie rivoluzionarie, ma sotto sotto consapevole di aver bisogno di un leader realista e preparato, tacitamente revisionista, senza mai rinnegare. Accusato da destra di essere un finto democratico e un agente dell'Unione Sovietica, da sinistra di aver tradito la rivoluzione e di essere un riformista (social)democratico, da destra e da sinistra di essere un sicario di Stalin, Palmiro Togliatti - secondo Bocca - non era nessuno dei tre. Era la sua linea dalla svolta di Salerno in poi una astuzia tattica per far abbassare la guardia agli anticomunisti e nel frattempo occupare le casematte dello stato? Così sicuramente la intendevano i colonelli Secchia e Longo, sicuramente Togliatti sapeva che la vera lotta per il potere si faceva nei gangli dello Stato e non con le lotte sindacali, ma la sua intenzione di affrancarsi dall'Unione Sovietica e di non tornare indietro dalla linea nazional-democratica è netta, e quando scoppia la guerra fredda e ritorna la paranoia staliniana, rifiuta di farsi coinvolgere, si oppone alla ricostituzione della terza internazionale sotto forma di cominform negandosi a Stalin, che lo voleva a capo della nuova struttura internazionalista, trovandosi solo nel partito, che decisamente più staliniano di lui, cercò di liquidarlo rimandandolo all'Est e acconsentendo quasi in blocco alla richiesta di Stalin. La solitudine dei numero uno, fortunata opera dei nostri giorni, si potrebbe riportare alla vicenda di Togliatti, che fu costretto a tornare in Urss accompagnato dalla fedele Nilde Iotti, ma solo per dire no a Stalin, deciso a rimanere segretario del partito comunista italiano e sopratutto a tornare e rimanere in Italia, fedele alla via nazionale al socialismo, contro il suo stesso partito. L'amarezza fu tanta, così come le cattiverie di chi imputava alla compagna Nilde Iotti il suo rifiuto al piccolo padre georgiano, ma anche la sua deriva antirivoluzionaria.
Governo ladro
Posso definirmi un renziano? Più che un renziano sono un anti-antirenziano, non sopporto gli antirenziani. Non parlo ovviamente delle critiche circonstanziate e argomentate a Renzi, alle sue idee e al suo governo (ma ce ne sono in giro?), ma a quella lagna antigovernista che si alza nel paese. Sei una capra millenial ignorante e incompetente e pensi che nel 2016 ti basti una laurea o un diploma che ti hanno tirato dietro per avere un lavoro da manager con stipendio e benefit incorporati, ma ti ritrovi a fare un lavoro precario? Colpa del governo e di Renzi! Sei una cariatide sessantottina che scambia la democrazia liberale per fascismo, ma è pronta a innamorarsi di qualunque dittatore tropicale o mediorientale e non ti capaciti della bancarotta storica delle tue idee? Colpa del governo e di Renzi che ha tradito i veri valori della sinistra! Sei un troglodita grillino che passa il tempo a smascherare complotti farmaceutici e delle multinazionali da dietro una tastiera? Colpa di Renzi e del suo governo servo delle lobby ebraiche! Sei un fiero fascista che vuole risollevare la patria vendendola a un colonnello del Kgb? Colpa di Renzi e delle sue sanzioni alla Russia! Ecco, finchè l'alternativa a Renzi è questa, mi tengo stretto Renzi.
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