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giovedì 28 gennaio 2016

Il libero Iran e il regime di Renzi

Sbavare per tornare a fare affari con l'Iran e coprire le nostre opere d'arte non vuol dire avere una politica estera. Ma si può fare di peggio, come fece Berlusconi con Gheddafi anni fa o come hanno rigirato la frittata in queste ore Libero, il tg4, Porta a Porta e Vittorio Sgarbi, che hanno negato che qualsivoglia richiesta fosse arrivata dal dittatore iraniano, dipinto come un autorevole ospite che mai si sognerebbe di imporre alcunchè, proveniente da un "grande paese", dove le donne e gli omosessuali sono liberi e c'è democrazia, a differenza dell'oscuro regime di Renzi, evidentemente.

martedì 26 gennaio 2016

C'è una contraddizione tra sinistra e terzomondismo?

C'è un conflitto tra l'ideologia terzomondista e il femminismo? E più in generale, c'è un conflitto tra l'ideologia terzomondista e la stessa sinistra? L'idea che la sinistra debba parteggiare sempre e comunque con i paesi del terzo mondo, accogliendo acriticamente anche ogni aspetto delle loro culture, anche quando queste calpestano i diritti delle donne, sono reazionarie, antimoderne, razziste, omofobe, non va contro l'idea stessa di sinistra? Ci sono più punti di contatto tra il terzomondismo e la sinistra o tra il terzomondismo e l'idea mussoliniana delle nazioni proletarie? La contraddizione è esplosa in questi giorni, con i noti fatti di Colonia e di tante città europee, allorquando di fronte ad un'aggressione organizzata e premeditata da parte di migliaia di mussulmani provenienti dal NordAfrica e dai paesi arabi nei confronti delle donne occidentali, alcune femministe e l'estrema sinistra hanno dato la colpa al.. maschio, bianco e occidentale. Pare incredibile, ma si è riusciti a relativizzare in maniera grottesca un fenomeno premeditato, sociale e motivato da pregiudizio razziale, mentre si definisce impropriamente come femminicidio, cioè genocidio, ogni caso di omicidio commesso in Italia, nonostante le statistiche dicano che in Italia gli omicidi da parte di ex mariti e fidanzati siano in diminuzione e siano in numero minore che in altri paesi non cattolici. Lo stesso tipo però di rapporto e di subordinazione lo si vede tra la lotta per i diritti degli omosessuali e il terzomondismo. Per la sinistra radicale e le associazioni gay la battaglia per i diritti civili delle coppie gay vale finchè non entra in contraddizione con il terzomondismo, alla quale pare subordinata. Basti vedere come la visita in Italia del premier dell'Iran - un paese che impicca i gay in quanto tali e opprime le donne - non è stata accompagnata da nessun tipo di protesta, mentre verso chiunque si esprima semplicemente in difesa della famiglia tradizionale si rivolge un odio fanatico e viscerale. Perchè tanta ipocrisia? L'impressione è che le donne e i gay siano strumentalizzati da fini politici che con i diritti civili c'entrano ben poco.

martedì 12 gennaio 2016

Populisti ovunque

A differenza di Benedetto Croce, che considerava il fascismo una parentesi superficiale nella storia d'Italia, un qualcosa che non aveva realmente attecchito nell'humus degli italiani, che vi avevano aderito senza reale convinzione, ma per paura del pericolo rosso, la maggior parte dei leaders della resistenza e dei fondatori della repubblica definì il fascismo invece come un fenomeno di massa profondamente entrato nelle viscere dei popoli italiani. Questa convinzione ha portato ad una doppia soluzione. Da un lato, in alcuni casi e per certi aspetti, rari a dire il vero, una (auto)critica del minoritarismo, dell'autoreferenzialità, dell'elitarismo, ma dall'altro lato anche la profonda convinzione che la sovranità popolare porti inevitabilmente al plebiscitarismo e vada riequilibrata con poteri costituzionali, legislativi e giudiziari molto forti, talora più forti dell'esecutivo, così come è seguito l'immediato sospetto verso qualunque leader che abbia avuto un largo seguito popolare, considerato un possibile nuovo duce. Da qui l'ossessiva critica ai populismi, ai plebiscitarismi, all'uomo solo al comando, anche nella sua forma più o meno accettata di "populismo soft" renziano. E' la sclerotizzazione del costituzionalismo e dell'antifascismo, figlie anche di quel razzismo antropologico che le "elites culturali" esprimono verso il popolo. L'accusa di populismo si rivolge così praticamente a tutti i movimenti politici. E' populista Forza Italia, la Lega, il Movimento 5 stelle e persino il primo Renzi rottamatore. Nessuno si salva, tranne le mitiche forze progressiste. Ma più l'accusa di populismo viene mossa, più la popolarità dei "populisti" sale. Sarebbe invece meglio sottolineare la deriva neototalitaria della democrazia diretta grillina, il comunitarismo coniugato in salsa putiniana di Lega e parte di Forza Italia, l'incompetenza ancora dei grillini e la loro retorica fatta di decrescita economica, avventurismo utopista e deliri antioccidentali, tutti argomenti che passano in secondo piano, coperti dall'accusa controproducente di populismo.

domenica 3 gennaio 2016

La favola di Saddam Hussein laico e l'Italia filo-Putin

Uno dei fenomeni più significativi degli ultimi anni, ignorato dai commentatori, è la convergenza tra forze di destra, di sinistra e di varia provenienza nel campo geopolitico su posizioni filo-russe. E' vero che è sempre esistito un antiamericanismo sia di destra che di sinistra, ma mai era successo che questi due poli venissero attratti e riorganizzati da un unico centro di potere con base a Mosca e di fatto riunificati in una piattaforma di opinioni e tendenze convergenti. Indubbiamente in questo hanno influito anche gli errori dell'amministrazione Usa e della sinistra liberal che con le sue scelte ha fatto di Putin quello che in realtà non è: a seconda dei casi e della platea un baluardo contro la colonizzazione islamica o un uomo di pace o un "antimperialista". E' poi anche indubbio che in chiave antiIsis l'occidente con Putin dovrà parlare e forse anche allearsi. Ma sul piano delle sintonìe culturali appare interessante come la convergenza appare sempre più organica, meno esplicita in Italia, ma già operativa in Grecia con l'alleanza in chiave filo-russa tra Tsipras e nazionalisti di destra. Chiaramente anche le motivazioni storiche sono importanti, caduta l'Unione Sovietica, molte forze di estrema destra hanno abbandonato il filoamericanismo tattico per tornare al loro congenito antiamericanismo. Che invece forze di sinistra facciano gli interessi di Putin ritorna più alla categoria che Lenin chiamava degli "utili idioti", a un pigro riflesso da guerra fredda o all'antiamericanismo complottista sessantottino a senso unico. C'è poi il caso sui generis di Forza Italia, dove il filo-putinismo di un partito nato per fare la rivoluzione liberale sembra dettato più dall'amicizia personale del suo capo, o il caso di Salvini che scambia Putin per il salvatore contro l'Islam, lui stretto alleato dell'Iran. ma alla base di ciò c'è sopratutto l'occupazione di un vuoto. Come in geopolitica Putin approfitta del vuoto lasciato dall'inerzia di Obama, sul piano della propaganda si sente solo la voce della Russia nel silenzio di qualsiasi altra voce. L'offensiva mediatica di Putin, iniziata almeno dieci anni fa ed esplosa cinque anni fa - quando le rivoluzioni iraniane e ucraine furono abbandonate a loro stesse, bollate dal cretino collettivo controinformatosi nella spazzatura di Internet come colpi di stato della Cia - è particolarmente forte sul web, dove per ogni platea c'è un Putin: c'è il Putin comunista, il Putin duce, il Putin baluardo della cristianità e dei valori morali, il Putin antiislam, il Putin socialdemocratico e il Putin uomo del fare. E se Putin bombarda la Siria nessuno ha da ridire, pronti a tirar fuori le bandiere della pace appena l'occidente muoverà un dito. Alla base di tutto ciò c'è una narrazione divenuta egemone e verità incontestabile che suona più o meno così: "Milosevic, Saddam Hussein, Gheddafi e Assad erano dei popolari leaders laici e socialisti, magari non del tutto democratici, ma garanti della stabilità e argini contro gli estremisti integralisti islamici, che in combutta con con gli Usa e gli ebrei hanno destabilizzato l'area, così come le rivoluzioni arancioni, che sono in realtà dei colpi di stato della Cia". Si tratta di false idee in cui fino a dieci anni fa si identificava solo qualche gruppuscolo di estrema sinistra o di estrema destra, ma che oggi sono senso comune di un grillino come di un berlusconiano, di un leghista come di un prodiano, di un comunista come di un fascista, dicendo molto anche della deriva neototalitaria della nostra società. Ovviamente non c'era niente di laico, ne' di stabilizzatore in quei dittatori, i rapporti tra Al Qaeda e Saddam sono precedenti al 2003 e L'Isis è formato in larga parte da ufficiali baathisti, mentre la convergenza tra Isis e Assad in chiave antiopposizioni è fattuale, per non parlare di Gheddafi, patrocinatore di tutti i possibili terrorismi destabilizzanti degli ultimi quarant'anni ed integralista islamico non meno di Bin Laden. Appare quindi chiaro che se nella guerra al terrore possono essere stati commessi degli errori, gli obbiettivi non erano sbagliati, se non per chi ha interesse a reprimere lo sviluppo democratico, dividere l'Europa dagli Stati Uniti o crede che l'aggressione islamica si neutralizzi con la codardìa e la difesa di un apparente status quo.