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martedì 28 maggio 2013

Amministrative 26-27 maggio - Perchè Grillo è crollato

Tutti i media mettono giustamente l'accento sulla forte astensione alle ultime amministrative. La disaffezione dalla politica però per una volta c'entra poco o quanto meno non come si potrebbe credere. Pd e Pdl infatti confermano sostanzialmente i voti di febbraio. Chi viene colpito dall'astensione è solo Grillo, che smarrisce due terzi dei voti e arriva a perdere fino a tre quarti dei voti in Veneto. L'astensione è concentrata tutta qui, tra chi aveva votato 5 stelle tre mesi fa. Cos'è successo in questi tre mesi? Prima di tutto Grillo ha rifiutato ogni soluzione di governo, rendendosi inutile agli occhi della maggioranza dei suoi elettori, che evidentemente non lo aveva votato per mera protesta e antipolitica, ma per portare qualche cambiamento. La favoletta propagandistica di Grillo pronto ad appoggiare un governo Bersani in cambio di Rodotà presidente non è stata creduta dagli elettori. C'è quindi un dato positivo, la protesta sterile non piace agli italiani. Altro aspetto è la tenuta del Pd. Non è riuscita l'opa sul centrosinistra di Grillo, che a questo fine aveva imbracciato la bandiera dell'antiberlusconismo dopo la nascita del governo Pd-PdL. Grillo forse si è fidato troppo di certi commentatori che dipingevano una base elettorale del centrosinistra in rivolta, tradita dall'inciucio e pronta ad abbandonare il Pd. La narrativa un po' isterica dell'inciucio invece non ha attecchito nella base elettorale, che ha capito che non c'era alternativa al governo Letta e lo ha collocato nel giusto contesto. Quella che veniva raccontata come la sinistra tout-court era invece la solita frangia radical-chic dell'antiberlusconismo militante e Grillo è rimasto con un pugno di mosche in mano. Ma la decisa virata verso l'estrema sinistra del leader 5 stelle (Dario Fo, i No Tav, Rodotà, l'antiberlusconismo militante) lo ha privato anche del voto di destra e di quello dei piccoli imprenditori, non a caso in Veneto il tracollo è stato ancora maggiore. Probabilmente ora Grillo cercherà di recuperare da questa parte e il suo ultimo post sull'Italia ostaggio di dipendenti pubblici e pensionati e in favore dei lavoratori autonomi torna già in questa direzione.
Dall'altra parte il Pd non può cantare vittoria, il buon risultato, o più modestamente la tenuta, è data anche dalla credibilità dei candidati locali e non solo dalla popolarità del governo Letta, comunque buona (Letta, Napolitano e Renzi sono i tre politici di centrosinistra che godono di maggiore popolarità).

I voti in termini assoluti nelle principali città e il raffronto con febbraio:

Roma

Centrosinistra - febbraio 539000 maggio 512000

Centrodestra - febbraio 374000 maggio 364000

5 stelle - febbraio 436000 maggio 149000


Brescia

centrosinistra - febbraio 37000 maggio 34000

centrodestra - febbraio 34000 maggio 34000

5 stelle - febbraio 18000 maggio 6000

Ivrea

Centrosinistra - febbraio 5000 maggio 6000

Centrodestra - febbraio 3000 maggio 2000

5 stelle - febbraio 3000 maggio 1000


Siena

Centrosinistra - febbraio 13000 maggio 11000

Centrodestra - febbraio 6000 maggio 6000

5 stelle - febbraio 7000 maggio 3000


Vicenza

Centrosinistra - febbraio 18000 maggio 28000

Centrodestra - febbraio 17000 maggio 14000

5 stelle - febbraio 14000 maggio 3000


Treviso

centrosinistra - febbraio 14000 maggio 17000

centrodestra febbraio 12000 maggio 14000

5 stelle - febbraio 11000 maggio 3000


Imola

centrosinistra - febbraio 19000 maggio 17000

centrodestra - febbraio 7000 maggio 3000

5 stelle - febbraio 11000 maggio 6000


Imperia

centrosinistra - febbraio 6000 maggio 10000

centrodestra - febbraio 5000 maggio 6000

5 stelle - febbraio 8000 maggio 2000


Pisa

Centrosinistra - febbraio 22000 maggio 20000

Centrodestra - febbraio 10000 maggio 4000

5 stelle - febbraio 11000 maggio 4000


Barletta

Centrosinistra - febbraio 12000 maggio 24000

Centrodestra - febbraio 16000 maggio 15000

5 stelle - febbraio 14000 maggio 4000


Avellino

Centrosinistra - febbraio 11000 maggio 9000

Centrodestra - febbraio 7000 maggio 6000

5 stelle - febbraio 6000 maggio 2000

mercoledì 15 maggio 2013

Ricomposizioni e diversificazioni a sinistra

Si stanno delineando due sinistre, ovviamente ci saranno anche posizioni intermedie o viceversa più estreme o altre più controverse o ibride, ma fondamentalmente si stanno delineando due campi ben distinti. A grandi linee questi potrebbero essere i tratti distintivi:

Da una parte c'è una sinistra che unisce le componenti più tradizionali e identitarie della sinistra con la "novità" dell'antiberlusconismo, cioè quella nuova identità secondo la quale basta essere antiberlusconiani per essere di sinistra e nei casi più estremi riduce l'essere di sinistra ad essere antiberlusconiani.
La parte identitario-tradizionale si muove come cinghia di trasmissione del sindacato, ha come blocco sociale di riferimento dipendenti pubblici e pensionati, cioè gli iscritti alla cgil, è per un forte intervento dello Stato in economia, ma non sempre rispetta le istituzioni dello Stato (almeno non nelle sue frange più radicali) e non ha senso dell'interesse generale, ma si fa portavoce di interessi particolari, minoritari, territoriali, di retroguardia. Ha una posizione ambigua sull'Europa, in pratica ostile.

Dall'altra parte c'è l'altra sinistra, che si pone in autonomia dal sindacato, vuole allargare il blocco sociale di riferimento alle parte più dinamiche e innovative della società (borghesia, giovani, piccola e media impresa), vuole superare l'antiberlusconismo e la ventennale divisione dell'Italia tra berlusconiani e antiberlusconiani che ha preso il sopravvento sulla divisione destra-sinistra necessaria ad ogni democrazia. Si propone di sbloccare il mercato del lavoro tutelando gli interessi dei lavoratori non garantiti rispetto al consolidamento della protezione dei lavoratori già garantiti. Non è statalista, ma ha come tassello imprescindibile il rispetto delle istituzioni e antepone l'interesse generale a quello particolare o territoriale. E' per un'intensificazione del processo d'integrazione europea.

Renzi pare già il leader designato di questa sinistra. Sull'altro campo la situazione è più confusa, vuoi perchè la fusione tra identitari-tradizionali e antiberlusconismo militante genera contraddizioni, vuoi perchè la mappa è fatta di tanti leaderini e circoli chiusi, vuoi perchè sono diversamente collocati, vuoi perchè su di loro grava un terzo polo di attrazione che da quando è sorto il governo di larghe intese ha scatenato un'opa sull'antiberlusconismo, cioè il polo del 5stelle. Grillo infatti ha imbracciato la bandiera dell'antiberlusconismo, con la quale conta di attrarre a sè tutti i delusi del Pd e gli orfani dell'antiberlusconismo, cosa che probabilmente gli riuscirà in pieno.


mercoledì 1 maggio 2013

Il governo Letta e il ritorno della sinistra intollerante

Grillo ha rifiutato ogni accordo (ammesso che cercare un accordo con lui fosse una buona idea), mentre la strada del voto vorrebbe dire una vittoria certa di Berlusconi e una sconfitta della politica e della democrazia incapace di esprimere un governo dopo le elezioni (una democrazia che vota in continuazione è una democrazia debole) e costretta a tornare al voto ancora con la stessa legge elettorale. Non ci sono alternative al governo Letta. Non ci sono alternative anche per quello che è il Pd, una sinistra di governo e non di testimonianza, pronta a confrontarsi con la realtà e che finchè è minoranza nel paese è costretta ad allearsi ora con la sinistra radicale ora con la destra, due realtà affini per esercizio del ricatto, scarso senso dello Stato e scarsa cultura democratica.
Lo scontento della base è però comprensibile e le scelte vanno spiegate, senza dimenticare però che se fosse stato per la base non avremmo avuto la svolta di Salerno, il compromesso storico, lo strappo da Mosca e tutte quelle scelte che hanno visto la sinistra anteporre l'interesse generale allo spirito di parte. E non bisogna dimenticare che la base militante spesso è molto lontana da quello che pensa il resto dell'elettorato di sinistra.
Detto questo però bisogna distinguere il dissenso e la normale dialettica con chi lavora da mesi per una scissione del Pd. Si pensi per esempio a tutti quei commentatori che si oppongono al governo Letta e al tempo stesso lamentano l'esclusione della sinistra dall'esecutivo, lanciando allarmi sulla scomparsa della sinistra, magari da ricostruire nel nuovo cantiere di Vendola. Riemerge la solita vecchia sinistra sessantottina che rifiuta di confrontarsi con la realtà e il potere ma poi si rode di non averlo. D'altronde non è affatto vero che la sinistra è stata esclusa, visto che l'artefice di questo governo è il presidente Napolitano, che appartiene alla migliore tradizione del Pci e della sinistra. Ma ecco come lo liquida sprezzantemente Michele Serra, con la spocchia che lo contraddistingue: "Giorgio Napolitano, riconfermato al colle e primo artefice del nuovo governo. Meritato coronamento della vocazione governativa e lealista della destra comunista, da sempre capace di interpretare , nella lunga storia repubblicana, il punto di vista dello Stato ben più di quello della società, dei movimenti, degli umori popolari". Cosa ci sia di male nell'essere leali allo Stato repubblicano non si sa, ben venga una sinistra che sa farsi Stato, uno Stato democratico, mentre movimenti e umori popolari spesso si sono rilevati profondamente antidemocratici e intolleranti. Ma per quelli come Serra chi non la pensa come loro è di destra. E' la sinistra arrogante che ha sempre ragione e che ora sta regredendo alla contrapposizione tra Stato e società, tra partiti e movimenti e non a caso è sempre più succube dell'estremismo di Grillo, tanto da non essere capace di chiedergli conto di mesi d'incitamento alla violenza dopo il gravissimo attentato di domenica, delegando questo compito alla destra.