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venerdì 1 novembre 2024

Lo psicosocialismo dei social

I social sono un meccanismo che mettono in pubblico il privato degli individui, facendo leva sulla loro vanità innocente, ma anche sulla voglia di protagonismo, di esserci, di contare qualcosa. Questo indotta una forma di psicosocialismo di mercato, potremmo dire orwelliano. Una raccolta dati di ogni persona per ritrasmettere la loro personalità in forma aziendale e politica. Quindi un impulso alla bolla del fanatismo ideologico narcisistico e al conflitto sterile tra persone, al contempo alla fidelizzazione aziendalista. Un meccanismo che si sarebbe concatenato apparentemente non per un disegno, anzi, inizialmente i social dovevano servire a ricontattare i compagni di scuola e tenere in contatto le persone, poi la cosa potrebbe essere sfuggita di mano o forse si è trasformata in qualcosa d'altro per lo scorrere degli eventi, è diventata proprio "social". Poi il tutto è diventato geopolitico, i social sono diventati un terreno di conquista dei regimi totalitari antioccidentali nel privato degli individui occidentali, di converso potevano diventare un terreno di espansione per le idee democratiche tra gli individui dei regimi totalitari, ma questi regimi con più astuzia hanno saputo "bloccarli" e usarli solo a proprio fine. Zuckerberg non si è dimostrato all'altezza delle sfide della storia, ma forse Musk lo saprà essere.

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