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lunedì 22 marzo 2021

Il governo che odiava il nord

Mentre i media italiani bombardano la regione Lombardia accusandola di tutte le nefandezze sulla gestione della vicenda Covid, il giornale tedesco der Spiegel parla delle mancanze del governo Conte e del ministro della salute Speranza nell'affrontare la pandemia. La procura di Bergamo indaga - dice il quotidiano - e saremmo di fronte al processo del secolo a fronte delle manchevolezze di Roma. 

D'altra parte chi ha buona memoria ricorda quello che il viceministro Sileri ha ammesso in una recente intervista: Finchè il Covid colpiva la Lombardia e il Nord, i vari Conte, Speranza, Zingaretti, lo stesso sindaco di Milano Sala minimizzavano. Speranza arrivò a dire che in fondo la provincia di Lodi rappresentava solo lo 0,001 della popolazione italiana, il premier Conte invitava i cinesi ad arrivare in italia facendo scalo in un altro paese, Zingaretti prendeva la birra a Milano prima di prendersi il Covid, il sindaco Sala in magliettina e scarpe da tennis urlava "Milano non si ferma" e bacchettava i suoi cittadini rei di assaltare i supermercati.

Ma poi quando il Virus ha iniziato a diffondersi nel sud italia il governo repentinamente decise il Lock down totale, il governatore della Puglia, tale Emiliano, invitava i suoi corregionali residenti in Lombardia a non venire al sud a diffondere il "Virus lombardo".

La verità verrà a galla.

martedì 2 marzo 2021

I progressisti regressisti restauratori

La malattia di questo paese è la cultura dell'anti che scimmiotta l'antifascismo, ma senza il sacrificio dei partigiani e con tutti i privilegi del mondo capitalistico. Gli anticraxiani, gli antiberlusconisti, gli antirenzisti, gli antisalvinisti, insomma quel magma delle nuove SS - intese come Supponenti Saccenti, che avevate capito - che si atteggiano a partigiani e si sono sempre scagliate contro quelle figure che tra mille difetti personali e contraddizioni politiche hanno quantomeno cercato di far uscire questo paese da un'arretratezza atavica per modernizzarlo e portarlo tra le grandi potenze occidentali. 

Incapaci di ogni progettualità e produttività, la loro inerzia si compone solo del solito schematismo censorio e moralistico, privo di ogni storicità e rapporto con la base sociale ed economica della realtà, che non sia quella di un tentacolo statale che va dalla magistratura ideologizzata, agli assistiti dallo stato, alla burocrazia ministeriale, arrivando al mainstream, al terziario e al mondo professorale e dei tecnocrati, dei manager non per ultimi. 

Quel mondo di mezzo che è abbastanza intelligente e opportunista da capire che il comunismo non funziona, ma non accetta di fondare il proprio pensiero sui valori liberali e occidentali o integrarli ad esso, magari anche cercandone una via originale, ma si ritrova a voler plasmare la società attraverso la triade sostenibilità-inclusività-uguaglianza che altro non è che una versione del globalismo comunista in salsa ecologista-primitivista, magari nelle punte più avanzate usando la tecnologìa come mezzo per perseguire la restaurazione del paradiso terrestre distrutto dal peccato originale della industrializzazione.

Questi "progressisti" regressisti-restauratori, non sono però conseguenti, ma faziosi. Se ad inquinare è la Cina, allora va bene, in quanto vittima del colonialismo occidentale, la sindrome del Dio punitivo va riversata solo sull'occidente, ma in particolare gli Usa. L'Europa invece, vista come la nuova terza via nello scontro Usa-Cina, anche se con uno scappellamento a destra verso la Cina, sarebbe una sorta di strada salvifica ed espiatoria contro il peccato e Il Male a stelle e striscie o con la stella di Davide.


lunedì 1 marzo 2021

L'antirazzismo e l'antisessismo carrierista

L'antirazzismo è una battaglia nobile se non ha secondi fini o se non è razzismo alla rovescia. Sul secondo si è già detto abbastanza e ormai quasi tutti lo sanno riconoscere, a parte i finti ciechi. Ma è importante soffermarsi anche sul primo, l'antirazzismo carrierista, quello che serve ad acquisire potere, soldi, facendo leva sul senso di colpa storico dei bianchi o sull'egualitarismo ideologico. Tipico esempio è quello dei giocatori neri di basket e football americano, ma ora anche calciatori europei, che si atteggiano a vittime di un'inesistente discriminazione nei loro confronti per scalare posti di potere politici e mediatici, così come anche l'antisessismo carrierista,che facendo leva sullo stesso meccanismo alimenta la carriera politica e mediatica di donne incompetenti e prive di qualità. Fateci caso, queste persone, uomini neri o donne, non hanno nulla da proporre o da dire se non quello di presentarsi come vittime, non hanno soluzioni per i problemi economici e sociali, non hanno una identità sociale, non hanno cultura, la loro unica forza è il vittimismo aggressivo con cui vogliono zittire ogni voce dissenziente alla loro scalata al potere in quanto tale. Fermarli e combatterli è un diritto democratico e liberale.

Sia chiaro, le ambizioni personali, individuali, non sono un delitto, anzi, ma l'ipocrisia sta nel nasconderle dietro una politica socialisteggiante, collettivista ed egualitarista.