La mappa politica del Piemonte e della Lombardia è completamente ribaltata, il centrosinistra con il PD come perno vince quasi ovunque. Vittorie storiche a Como, Monza, nei centri della Brianza, nelle roccaforti leghiste, e nell'Interland milanese, in comuni dove governava il centrodestra da dieci, vent'anni. Meda, Magenta, Lissone, l'onda lunga di Pisapia e la voglia di cambiamento arrivano anche qui. Si tratta di un cambiamento storico nei feudi del centrodestra e della Lega che non può essere derubricato con le divisioni del centrodestra o oscurata con la vittoria di Grillo a Parma. Stiamo parlando delle zone più popolose e importanti sul piano economico del Paese. Agevole la vittoria anche a Sesto San Giovanni dopo la vicenda Penati. Ma anche in Piemonte il centrosinistra torna a vincere ad Alessandria e Asti.
Nessuna sorpresa a Genova dove il candidato di SeL sostenuto da tutto il centrosinistra vince, vittoria del centrosinistra a Piacenza, nello storico feudo di centrodestra di Lucca.
Solo al Sud il centrodestra tiene in alcuni capoluoghi come Frosinone, Trani, Trapani e già al primo turno Lecce, mentre al Nord fa eccezione Verona con la vittoria di Tosi al primo turno, quasi una vittoria personale più che di partito. Con la lista civica a suo sostegno di gran lunga la più votata.
Su 180 comuni sopra i 15000 abitanti, in 98 vince il PD e il centrosinistra.
A Parma il candidato grillino vince il ballottaggio triplicando i voti rispetto al primo turno, Parma e gli altri comuni dove c'era un grillino al ballottaggio come Garbagnate sono le uniche città dove gli elettori sono tornati al voto per il ballottaggio in numero quasi uguale, e tutti quelli che avevano votato liste escluse dal ballottaggio si sono dirottati sul candidato grillino. Si delinea un elettorato trasversale, principalmente proveniente da destra (Parma è una città di destra) e in parte dall'estrema sinistra, che se c'è un candidato 5 stelle al ballottaggio va a votarlo, mentre se al ballottaggio c'è un pezzo di centrodestra rimane a casa, segno di una profonda frantumazione e divisione a destra, dove la rottura tra PdL e Lega non è faccenda tra apparati, ma riguarda l'elettorato. La coalizione di centrodestra non esiste più come base sociale, alcuni votano ancora il singolo partito, altri si astengono, tutti scelgono solo Grillo come seconda scelta, e non l'altro partito di destra. Si tratta di uno schema non ripetibile a livello nazionale, dove non c'è il doppio turno, ma che denota un'area di espansione da parte del mov. 5 stelle che il centrosinistra attualmente non ha.
Il PD è il primo partito italiano, l'unico partito di massa e presente su tutto il territorio nazionale, la coalizione di centrosinistra oggi sarebbe vincente a livello nazionale, ma non si vede una proiezione espansiva nei confronti del resto del'elettorato, su questo bisognerà lavorare. Al secondo turno il centrosinistra vince praticamente ovunque tranne a Parma, ma ribadendo sostanzialmente i voti del primo turno o in alcuni casi faticando a riportare al voto tutti i propri elettori.
In conclusione il PD ha vinto senza ombra di dubbio queste elezioni, nonostante l'astio antipolitico dei mass-media che lo voleva equiparare agli altri partiti in caduta libera, nonostante il lisciare simpatizzante dei media nei confronti del movimento 5 stelle che dura da almeno l'estate scorsa e coinvolge i centri mediatici più disparati, da Libero.it a Il Corriere della Sera.
Ma vi sono come detto dei segnali da non sottovalutare, il centrosinistra non ha in questo momento capacità espansiva, mentre il mov. 5 stelle è un'opzione in seconda battuta per un vasto elettorato, senza però dimenticare che stiamo parlando di un Movimento che attualmente non esiste al centro e al Sud.