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sabato 10 dicembre 2011

Fare politica, fare antipolitica

Fare politica, partire dalle condizioni in cui ci si trova, spiegarle ai cittadini, distinguere ciò che è frutto della propria azione soggettiva e ciò che è la condizione data dalle circostanze, spiegare la differenza ai cittadini, non usare slogan ripetitivi, ma articolare il proprio discorso pubblico, intervenire nei luoghi dove si opera per migliorare la situazione il più possibile a vantaggio dei ceti che si rappresenta e del bene comune, con lungimiranza, ottenere dei risultati concreti (Es. di questi giorni: evitare Letta ministro, alzare l'indicizzazione delle pensioni anche sopra i mille euro, ridare dignità al parlamento).
Fare politica, essere politico.

Fare antipolitica, ridurre ogni cosa ad effetti di azioni soggettive, ripetere ossessivamente slogan roboanti e cruenti, accusare i propri vicini politici di inciuciare con la parte avversa, ma al contempo teorizzare che non esistano parti in politica, ma solo onesti (noi) e disonesti (gli altri), non proporre nulla di concretamente raggiungibile, ma accusare i propri vicini e alleati di aver impedito il raggiungimento, in maniera del tutto infondata. Negare la complessità della realtà, al fine di speculare su di essa per trarre vantaggio alla propria fazione, anche quando questo consegue lo spaccare la parte politica in cui ci si colloca e mentire spudoratamente. Non ottenere nulla di concreto nei confronti dei ceti che si dice di rappresentare e del bene comune, ma usare la frustrazione della gente per drenare voti dai partiti di massa, senza aver nessun progetto nel breve e nel lungo termine.
Fare antipolitica, essere politicante, essere Antonio Di Pietro, Umberto Bossi.

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