Comunque vada a finire Putin ne esce come un leader debole e sfiduciato che non controlla le sue truppe. Un danno d'immagine e reputazione irreparabile e che è la cosa peggiore che possa capitare ad uno come lui che ha costruito il suo mito sull'idea di un leader forte supportato da un consenso monolitico. Già che non fosse uno statista come lo dipingevano i media occidentali (sia quelli pro che quelli contro, che quelli "neutri") lo si era capito con la visionaria idea di entrare a Kiev in tre giorni accolto dagli ucraini come il liberatore di un fantomatico governo neonazista. Ma passare per un debole indeciso e spaventato è molto peggio. L'immagine e la propaganda sono tutto in una dittatura, più degli esiti militari.
Oggi sappiamo che in Russia ci sono almeno quattro opposizioni. L'opposizione democratica e pacifica, di chi va in galera per anni per reati di opinione, l'opposizione di quei ex oligarchi caduti in disgrazia e l'opposizione dei patrioti russi antiPutin che praticano il sabotaggio e la guerriglia armata, ma ora anche la faida interna della Wagner. Sicuramente ce ne sono altre non captate dai distratti radar dei media europei, che per anni ci hanno raccontato di un consenso granitico al dittatore.
D'altra parte media e cancellerìe europee fino al giorno prima dell'invasione negavano che Putin avesse intenzione di invadere l'Ucraina, deridevano le informative della Cia e dei media americani che lanciavano l'allarme sullo spostamento di truppe russe. L'Europa, se Putin avesse finalizzato il suo piano di un blitz repentino, erano già pronte ad accomodarsi come sempre con lo zar, d'altronde la Germania in questi mesi ha continuato il suo ventennale doppio gioco vendendo tecnologia militare ai paesi alleati della Russia, mentre gli aiuti militari dei paesi europei all'Ucraina sono al minimo indispensabile, al contrario di quello che raccontano le solite truppe di finti pacifisti da sempre al servizio della Russia.
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