Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
sabato 27 febbraio 2016
Non siamo tutti uguali
La legge Cirinnà deve essere una buona legge, indipendentemente dal fatto che la firmataria è la stessa che vorrebbe imporre un menu vegano a tutti i bar e ristoranti d'Italia. Lo si intuisce dagli strepitii, dagli insulti e le minacce che arrivano dagli estremisti di una parte e dell'altra. Lobbisti che vorrebbero che il paese fosse a loro immagine e somiglianza, movimentisti che vorrebbero sostituire le piazze intolleranti al parlamento, odiatori frustrati da Twitter, grulli del vaffa, tutti accomunati dal non accettare il fondamento della politica e del lavoro parlamentare, il compromesso, a cui vorrebbero sostituire la guerra di religione, come quei pseudolaici che volevano fare di una questione etica e di coscienza una bandiera identitaria, riducendo la destra, ma sopratutto la sinistra, a due sette religiose. E' una vicenda dove c'è stata molta confusione, dove i desideri sono stati scambiati per diritti, gli interessi di minoranze organizzate per diritti individuali, ma non reggono nemmeno le dicotomie sinistra-destra o laicicivilievoluti-cattolicioscurantisticavernicoli. Non solo perchè ci sono cattolici che hanno preso posizione a favore delle adozioni omossessuali e atei convinti che si sono espressi a sfavore, ma anche perchè gli episodi di inciviltà e intolleranza hanno riguardato maggiormente il fronte dirittista. Questo perchè, a dispetto della rivestitura che è stata data a questa battaglia - che ha assunto ben presto i toni della crociata - che è la rivestitura dei diritti civili, ci troviamo invece di fronte all'idea illiberale che ogni condizione vada estesa a tutti, in una logica omologante, uniformante e livellante. Per cui si pretende di abolire ogni diversità, si vuole equiparare l'unione tra un uomo e una donna con l'unione di una coppia dello stesso sesso, e se è vero che quest'ultima ha diritto al riconoscimento e a tutele come la riversibilità della pensione, è evidente che non ci troviamo di fronte alla stessa cosa e con le stesse caratteristiche, a cominciare dalla possibilità di avere figli, al quale solo con la barbarie incivile dell'utero in affitto si può ovviare.
lunedì 1 febbraio 2016
Cossutta ultimo baluardo comunista, parte seconda
Cossutta vide lucidamente come nella mozione 1 del congresso della bolognina che sancì la fine del Pci, non c'era una reale autocritica della storia del comunismo, ma un'operazione opportunistica e trasformistica di chi voleva cambiare formalmente nome e simbolo al partito solo perchè capiva che il vento era cambiato, oltre che perchè per accedere al governo del paese era necessario farlo. Paradossalmente il vecchio comunista, bollato come "ortodosso" e "conservatore", invitava invece ad una profonda revisione, autocritica e rinnovamento, ma senza cambiare il nome e il simbolo, senza perdere gli ideali comunisti. In questo riecheggiava la posizione originale di Togliatti rispetto al xx congresso del Pcus, quando difese Stalin dalle critiche opportunistiche invitando invece ad una seria riflessione su tutto il sistema sovietico. Cossutta vide come il partito stava perdendo la sua base elettorale popolare, e non certo perchè l'Unione Sovietica aveva represso Solidarnosc o perchè era intervenuta in Afghanistan, ma perchè non interpretava più le istanze popolari. Lui stesso però mise le basi per l'alienazione della rifondazione comunista da un elettorato di massa, quando analizzò il fenomeno dell'immigrazione non su basi marxiste, ma con la retorica "anti-eurocentrica" e terzomondista, cadendo per primo nel cortocircuito di sposare le tesi pro-immigrazione della Confindustria e del Vaticano. Inoltre non capì il conflitto tra il pubblico e privato, schierandosi acriticamente per il pubblico, anche quando questo era deformazione burocratica. Infine perseverò nell'errore di scambiare la guerra dei palestinesi come una guerra patriottica e nazionalistica e non per quello che era, una guerra fondamentalista e antisemita di religione, e in generale sottovalutò il tema dell'Islam radicale. Questi tre elementi formano il paradosso della rifondazione comunista, che mentre cercava di combattere la liquidazione del comunismo da parte di Occhetto e D'alema, metteva in piedi una Rifondazione Comunista che smarriva le basi dell'analisi marxista; mentre criticava il vecchio partito di non interpretare più le istanze popolari, commetteva lo stesso errore nei tre temi sopracitati. La storia ha poi confermato questi errori teorici.
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