Qualche mese fa sono stato alla presentazione della mostra, dove un Giuseppe Vacca piuttosto nervoso, ha tenuto a precisare più di una volta che si trattava di una mostra storica, senza nessuna connessione con l'attualità.
L'impatto con la mostra allestita è molto forte, ed essere all'interno di questa mostra mi ha dato il senso di essere in un corpo e in un vento vivo, in un treno in movimento, l'emozione è molto forte ma non è devastante, anzi il senso di articolazione è unito alla solidità che il Pci trasmetteva e aveva.
Un partito che definire partito è riduttivo, dove la minuzia del lavoro non si perdeva in particolarismi dal sentore corporativo, dove ogni aspetto e ogni piano era in trasmissione con l'altro, senza inutili distinguo ombelicali e identitari. Qui si arriva ad un punto interessante, la mostra restituisce un partito mai statico, mai imbalsamato, un partito costantemente teso alla ricerca, che si muove fluidamente nella ricerca e nel passo della storia, e che ha nella ricerca la sua forma vitale. Tutto l'opposto di come veniva e viene dipinto, e tutto l'opposto delle motivazioni e aspirazioni liquidatorie che hanno portato a teorizzare la necessità della chiusura di questa esperienza (difatti chi era più consapevole di ciò, ha fatto sì che il rapporto con la continuità e il mantenimento della struttura prevalesse rispetto alle volontà liquidatorie).
La mostra necessita di parecchio tempo per visitarla tutta, ed è di fatto costituita da documentazione tutta proveniente dal PCI, ciò la rende particolarmente originale, ma non parziale, a riprova di un partito che era nel Paese e nella storia d'Italia.
L'impatto con la mostra allestita è molto forte, ed essere all'interno di questa mostra mi ha dato il senso di essere in un corpo e in un vento vivo, in un treno in movimento, l'emozione è molto forte ma non è devastante, anzi il senso di articolazione è unito alla solidità che il Pci trasmetteva e aveva.
Un partito che definire partito è riduttivo, dove la minuzia del lavoro non si perdeva in particolarismi dal sentore corporativo, dove ogni aspetto e ogni piano era in trasmissione con l'altro, senza inutili distinguo ombelicali e identitari. Qui si arriva ad un punto interessante, la mostra restituisce un partito mai statico, mai imbalsamato, un partito costantemente teso alla ricerca, che si muove fluidamente nella ricerca e nel passo della storia, e che ha nella ricerca la sua forma vitale. Tutto l'opposto di come veniva e viene dipinto, e tutto l'opposto delle motivazioni e aspirazioni liquidatorie che hanno portato a teorizzare la necessità della chiusura di questa esperienza (difatti chi era più consapevole di ciò, ha fatto sì che il rapporto con la continuità e il mantenimento della struttura prevalesse rispetto alle volontà liquidatorie).
La mostra necessita di parecchio tempo per visitarla tutta, ed è di fatto costituita da documentazione tutta proveniente dal PCI, ciò la rende particolarmente originale, ma non parziale, a riprova di un partito che era nel Paese e nella storia d'Italia.
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