Milano. La mia città. Sta vivendo un periodo difficile, come tanti del passato da cui poi è uscita più forte che mai. Abbiamo giustamente esultato negli anni scorsi per gli effetti benefici dell'Expo. Oggi però ci rendiamo conto che una città internazionale e turistica comporta dei problemi, se la sua economia non ha altri sbocchi, Venezia a suo modo Docet. La Milano industriale non esiste più, distrutta da Mani pulite e la delocalizzazione, qualcuno esulta perchè è meno inquinata in questo modo, ma la case del centro sono sempre più di proprietà di stranieri che vivono il borgo solo tre mesi all'anno e si svuota sempre di più.. intanto l'inflazione, forse ad essi connessa, è alle stelle, gli affitti sono al massimo, entrare in un supermercato oggi è come entrare in gioielleria.. Ma poi c'è un'altra inflazione, quella dei furti in metro, in strada e negli appartamenti. Forse il problema è anche un sindaco che non parla di tutto questo, ma solo di piste ciclabili e matrimoni gay, argomenti interessanti, ma solo se non assunti in maniera ossessivo-ideologica e di certo non prioritari. E' tempo di cambiare, Milano è sempre più un corpo estraneo alla Lombardia, invece di esserne il capoluogo, serve quindi una proposta di centrodestra che sappia riconciliare Milano e la sua vocazione internazionale con la sua regione, il suo territorio e la sua storia, rispetto ad una sinistra ZTL che odia la storia, il territorio, le ragioni della gente comune e i suoi problemi quotidiani. Amala.
Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
lunedì 24 aprile 2023
venerdì 21 aprile 2023
Per la sinistra di oggi i marxisti sono dei razzisti e colonialisti
Carlo Marx un razzista e colonialista occidentale? Per la sinistra politically correct zelante alla cancel culture attuale sicuramente sì. Le teorie dell'intellettuale comunista tedesco, secondo cui ogni uomo è un prodotto dell'ambiente sociale da cui proviene (tranne ovviamente gli intellettuali borghesi rivoluzionari-politici di professione, ma questo è un altro discorso) sarebbero considerate una discriminazione di stampo sociologico da parte delle nuove leve della sinistra. Figuriamoci Gramsci, che addirittura considerava la nazionalità di ognuno un prodotto storico e non ideologico, tanto meno razziale. Che dire poi dell'idea di progresso di Marx, che pensava la rivoluzione industriale e il colonialismo anche un'opportunità di sviluppo dialettico per l'umanità e il proletariato.
Quindi la nuova sinistra del ventunesimo secolo ha sposato un nuovo individualismo, dove l'individuo non può essere associato ad alcunchè? Sarebbe bello, ma purtroppo no. In realtà l'idea è che l'individuo debba annullarsi in un neoegualitarismo globalista e universalista, in un'idea e in una causa di persona-umanità omologata senza nessuna connotazione familiare, geografica, nazionale, sociale, religiosa, ma ora anche storica, ma anche sull'altro versante senza idee e interessi (in tutti i sensi) individuali. Quindi un nuovo totalitarismo che scende strumentalmente a patti con l'individualismo di massa sorto a cavallo dei due secoli per distorcerlo in modo che l'unica discriminazione permessa è quella ideologica, per cui chi non la pensa come il pensiero unico politically correct va espulso dal vivere civile e sanzionato penalmente, ovviamente tutto in nome dell'inclusività. Includere per espellere, espellere per includere chi si omologa.
Ci troviamo di fronte ad una sorta di annientamento dell'individuo in nome fraudolento della libertà personale, in nome di un'idea di persona unica omologata universale. L'individuo non può avere nessuna radice e connessione territoriale, familiare, sociale, religiosa, ma poi si va oltre, ora nemmeno storica, sociologica, ma al contempo non può avere nemmeno nessuna connessione con sè stesso, un'identità propria, un interesse e profitto proprio, ma deve conformarsi ad un'idea di umanità-persona perfetta ed all'unica ideologia imperante. E' l'annullamento dell'individuo in una idea ideologica di persona universale. Alla libertà si sostituisce il concetto di liberazione, la rottura di ogni legame tranne quello verso l'ideologia unica. All'individuo si sostituisce la persona che è per qualcosa senza legami se non con il per, per la causa, contro l'individuo indivisibile ma con le sue connessioni non causali, ma senza causa.
La parola persona, infatti, deriva dall'etrusco, dove la persona era una maschera teatrale, la persona è la maschera che l'individuo mette in società, è il personaggio, è l'individuo inteso solo in legame con la società, che è universale nel caso del totalitarismo, quindi senza legami ne' con sè stesso ne' con la propria famiglia e la propria comunità particolare, mentre la parola individuo dal greco significa ciò che non si può dividere, è l'unità con sè stessi.
Da dove nasce tutto questo? Il socialismo nel secolo scorso ha perso attrattività tra le popolazioni perchè non valorizzava il singolo, perciò tutta l'ultima controffensiva nel nuovo secolo del socialismo è connotata invece dal cercare di convincere che nel capitalismo-democratico-liberale in realtà l'individuo non è valorizzato, anzi è discriminato, bullizzato, considerato nella maggior parte dei casi un fallito, e viceversa nel dare un'idea di iniziativa personale al socialismo. E' sotto attacco l'idea stessa di meritocrazia, che sarebbe foriera di ansia tra i giovani (un tema che invece andrebbe allargato e approfondito diversamente). Ma nel liberalismo l'individuo si realizza di per sè stesso, attraverso i propri progetti, senza perdere i legami familiari, territoriali, sociali, amicali, comunitari e così via, mentre nel socialismo l'individuo si realizza solo nella causa socialista, comunista o adesso ecocomunista.